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Grazie e i suoi fratelli
Post n°86 pubblicato il 21 Agosto 2018 da korov_ev
Mi chiedo come saranno, una volta cresciuti, i figli di questa terra dal sangue nero e dai fiumi color porpora. Si ricorderanno di noi, di queste mani tese? AL FINE DI EVITARE PERICOLOSI ASSEMBRAMENTI A RIDOSSO DELLO STABILIMENTO SI FA DIVIETO AD OGNUNO DI DISTRIBUIRE CIBO O QUALUNQUE ALTRO GENERE A CHIUNQUE SOSTI OLTRE LA RECINZIONE C’è un bimbo, uno tra i tanti che sbucano dalle ferite polverose del reticolato; un tralcio di vite selvatica, uno stralcio di vita selvatica; torso magro di giunco e mani aperte come pampini. Aspetta me ogni mattina. Quando mi vede arrivare sorride scoprendo una fila di denti bianchi sotto due occhi neri, neri. Io mi avvicino, allungo la mano e lui non ha fretta: lo sa che quella brioche è sua, non la darò a nessun altro. La prende e mi dice: “Grazie” in un italiano quasi senza inflessione. Forse è l’unica parola che conosce, ma la dice con un senso così pieno che per forza penso ne intuisca un significato più profondo.
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