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Post n°86 pubblicato il 21 Agosto 2018 da korov_ev
Mi chiedo come saranno, una volta cresciuti, i figli di questa terra dal sangue nero e dai fiumi color porpora. Si ricorderanno di noi, di queste mani tese? AL FINE DI EVITARE PERICOLOSI ASSEMBRAMENTI A RIDOSSO DELLO STABILIMENTO SI FA DIVIETO AD OGNUNO DI DISTRIBUIRE CIBO O QUALUNQUE ALTRO GENERE A CHIUNQUE SOSTI OLTRE LA RECINZIONE C’è un bimbo, uno tra i tanti che sbucano dalle ferite polverose del reticolato; un tralcio di vite selvatica, uno stralcio di vita selvatica; torso magro di giunco e mani aperte come pampini. Aspetta me ogni mattina. Quando mi vede arrivare sorride scoprendo una fila di denti bianchi sotto due occhi neri, neri. Io mi avvicino, allungo la mano e lui non ha fretta: lo sa che quella brioche è sua, non la darò a nessun altro. La prende e mi dice: “Grazie” in un italiano quasi senza inflessione. Forse è l’unica parola che conosce, ma la dice con un senso così pieno che per forza penso ne intuisca un significato più profondo.
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nelle loro grida eccitate, nei loro vestiti "scaciati", nei corpi magri come giunchi: in tutto io rivedevo me bambino.
Prima era calma e silenzio. L'agitazione cominciava non appena i primi di noi svoltavano l'angolo dell'edifici e dal reticolato i bambini potevano vederli arrivare. Lui però no, lui aspettava tranquillo al suo posto, aspettava che arrivassi io, prendeva la sua brioche e poi mi diceva grazie.
E adesso io lo dico a te per le tue parole, ma la prossima volta voglio quelle alla nutella ! :-) Ciao, Wood.
Non avrei saputo dirlo meglio, madame qmr.
Il lavoro che faccio mi ha portato spesso a dover guardare in faccia una sofferenza a volte abissale. Ancor più terribile perché causata dagli uomini, senza nemmeno lo straccio di un dio o di una natura da poter incolpare, da poter bestemmiare.
Da anni ho lasciato quella parte del mio lavoro ad altri, ma certe istantanee non se ne andranno mai dalla mia mente, questa è una di quelle più belle e tristi insieme.
Grazie per le sue parole, madame qmr e buona giornata.
Saluti.
CARLO
Pensavo avessi chiuso il blog, sono venuto più volte nel tuo profilo ultimamente, ma il tasto link al blog era bianco come quando non è attivo. Ho riprovato ora e me l'ha dato buono. Mi ha fatto lo stesso scherzo anche con altri profili, e no so se sia il mio pc o un problema di libero.
Va be', comunque sia sono proprio contento di ritrovarti.
Grazie per la fiducia accordata alla mia intelligenza... io non mi sarei fidato di me così tanto :-) Verrò presto a trovarti.
P.S. La spiegazione era d'obbligo, coi tempi che corrono, l'interpretazione più immediata era quella che ha dato lei.
Sa madame Psike, la radice "Pa" della parola padre è la stessa di quella della parola pane. "Pa" è un termine di origine indoeuropea che possiede il doppio significato di "proteggere" e "nutrire": un padre è colui che nutre e protegge. La domanda che lei pone è una domanda che potrebbe fare ad ogni padre e la risposta sarebbe sempre la stessa: ci si sente felici e terribilmente responsabili. Ci si sente benedetti.
P.S. Lei la deve smettere di fare commenti che sembrano migliori dei post! Badi che la segno alla lavagna dalla parte dei cattivi e quando torna la maestra... sono Beeepzzi suoi!!! Buona giornata, madame Psike :-)