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I dolori del giovane Korov'ev (post-umi di un tempo che fu :-)

Post n°106 pubblicato il 25 Giugno 2019 da korov_ev

L'altro giorno stavo riordinando vecchi incartamenti e scritti diciamo... vintage, quando, da uno dei tanti quaderno, salta fuori una mia foto di tanti anni fa con dietro scritto "Lago di Soanne, estate 1994". Un po' più sotto, parole in corsivo:

Terra e pietra disegnate dal tempo,
e l'immobile gorgoglio di vite nude

recitate tra favole di battaglie
e sconfitte di marce e scarpe rotte

 e ancora:

E’ polvere di acqua e sale,
confine di cielo,

quella linea sottile che non so
e mi accorgo già di amare.

Ora, al di là del fatto che sarebbe carino scrivere qualcosa sulla triste e romantica leggenda del pastorello Andreuccio per la quale quello specchio d'acqua alle mie spalle è conosciuto da queste parti, ciò che mi ha colpito come un pugno allo stomaco, guardando la foto qui sopra, è qualcosa che in gioventù non ho mai realizzato e che ora, purtroppo, non serve più a molto capire, e cioè:
minchia, che bel pischelletto che ero!
E chi cazzo se l'immaginava, allora. Io vedevo solo che le ragazze non mi filavano più di tanto, ma vallo a capire che era per via del fatto che la mia imbranataggine, i miei silenzi timidi e le mie rare parole forse troppo complicate, mi facevano passare per uno che se la tirava (cosa di cui sono venuto a conoscenza solo durante l'ultima cena dei coscritti qualche mese fa per bocca di una mia cara amica d'infanzia).
Se mi guardo da qui dove sono oggi, dall'alto della mia esperienza semisecolare, con tanti anni in più e molti capelli in meno... anzi, diciamo pure tutti i capelli in meno, l'unica cosa che mi viene di dire a quel giovane con lo sguardo altrove e l'aria un po' sognante  è: PIRLA!
Avresti potuto farti tutte le meglio gnocche da qui a Capo Nord, e invece niente, nisba, nulla, nada, rien de rien.
Ma dico io, giovane Korov'ev, con tutte le tedesche che c'erano in giro a quel tempo sulla riviera, non era meglio se invece di stare lì a cazzeggiare e scrivere fesserie ti facevi dare qualche lezione da Zanza su come abbordare e, magari, imparavi a sfruttare meglio quella giovinezza che, purtroppo, si fugge  (silenziosa) tutta via?
Il fatto è che a quel tempo ti mettevano in testa fin da piccolo un sacco di cazzate e ti insegnavano a cercare cose che non esistono, e allora tu sognavi l'amore, quello con la A maiuscola, e pensavi che l'unica cosa che avrebbe contato sarebbe stata quell'unità tra te e la tua donna; lo zoccolo duro di quel "Noi" che avrebbe resistito quali che fossero state le avversità della vita.
Tutte cazzate, ma probabilmente, anche fossi stato cosciente di tutto non avrei saputo essere diverso. Come si dice: quando uno nasce coglione...
Va be', quel che è fatto è fatto e quel che non è fatto... be', p
arliamone :-)

 
 
 
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