Creato da korov_ev il 06/02/2013

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Scrittori

Post n°31 pubblicato il 24 Settembre 2013 da korov_ev

Tempo fa curiosando tra gli scaffali di una libreria, notai diversi volumi che facevano a gara in quanto a numero di copie vendute: centomila, trecentomila, un milione, fino ai settanta (no, dico SETTANTA) milioni e oltre, del fenomeno “50 sfumature…”
Ne sfogliai  qualcuno:  vampiri, maghetti, serial killers, giovani masochiste e mariti cuckold (cornuti inglesi). Per un attimo pensai di aver sbagliato tutto, ma proprio tutto, nella vita. Poi
arrivai alla fine dello scaffale e ne ebbi la certezza:  Cazzo,  Geronimo Stilton vendeva più di Maggiani, Allende e Kristòf messi insieme!

Vuoi fare la scrittrice? Scrivi della mediocrità, scrivi di cose che conoscono e di quelle che desiderano. Di ciò che hanno e di ciò che  temono e bramano.
Leggere è una scopata, Cleo’: devi scoparteli con la penna.
Non parlare della guerra a chi mangia da Mc Donnald’s: cazzo me ne frega di un birmano morto ammazzato? Raccontami invece come imbratta la jungla il suo cervello! Quello lo conosco, quello mi piace: lo vedo anch’io C.S.I.
E che m’importa se hanno arrestato una cinese con un nome che mi si accartoccia la lingua solo a pensarlo? Dimmi, piuttosto, come la violentano ogni giorno! Ché se ne scrivi tu è arte, mica perversione,  e io posso masturbarmici in pace.
Oppure… oppure raccontami di come ti fai sbattere. Raccontami come ti usa quell’uomo che chiami padrone e per cui daresti l’anima. Però, no, non dirmi che è amore, appartenenza, no, dimmi solo che sei un oggetto e ti piace così. Dimmi che sei una schiava, anzi, no, una slave, che mi eccita di più.
Non parlare della vita a chi non è vivo, e della morte parlane a chi è ancora vivo, ché dopo non fa più effetto.
Devi essere pulp, Cleo’. Se vuoi fare la scrittrice devi essere  pulp.
Lascia stare le menate. Non parlare al cuore, all’anima; parla alle viscere, alle reni, ai coglioni. Ecco,  sì, parla ai coglioni. Parlagli. Riempigli i testicoli di quello che hai sentito dire, ché non serve che tu le sappia davvero, le cose; anzi, raccontagli di quello che non sarà mai: incantali.
Devi essere pifferaio ad Hamelin e loro ti seguiranno.
Sono sorci, Cleo’: ti seguiranno.

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Commenti al Post:
BacardiAndCola
BacardiAndCola il 25/09/13 alle 01:49 via WEB
Io credo che non si possa scrivere bene senza sentire dal di dentro quello che si scrive. La scrittura è come la musica o come sono i colori, se abbini tra loro note e tubetti pastello senza emozione, difficilmente trasmetti qualcosa. E poi non credo che quel qualcosa non possa essere già detto o già visto, le canzoni o le poesie che preferiamo sono quelle che ci riportano a qualche cosa di nostro. Non credo che sia necessario stupire...penso che chi compone note, quadri, sculture, poesie, racconti... lo faccia più per se stesso, per esprimere/si... il suo successo viene dalla semplicità, la semplicità nel farsi capire....e più ci metti del tuo, più ci stai dentro, più trasmetti immagini, sensazioni, emozioni.
 
 
korov_ev
korov_ev il 25/09/13 alle 10:00 via WEB
E’ vero che si apprezzano di più gli scritti che ci riportano a qualcosa di nostro, ma questo non è “il lettore”, madame, bensì un suo limite. Succede perché ciò che si conosce è più rassicurante, è un terreno poco sdrucciolevole su cui ci possiamo confrontare, dire la nostra, sentirci partecipi. E tutto senza dover compiere lo sforzo di imparare (l’essere umano è una macchina a risparmio: se può faticare di meno, lo fa). Solo che se da un lato questa tendenza al “conosciuto” può esserci di aiuto e conforto, soprattutto in certi passaggi della nostra vita, dall’altro diventa una zavorra terribile nei momenti di crescita.
Sul fatto, poi, che non si possa scrivere bene senza sentire dal di dentro ciò che si scrive, posso essere d’accordo con lei, ma nel mio post non stavo “insegnando” a Cleo’ come si scrive “bene”, le stavo insegnando, con amara ironia, a vendere ciò che si scrive.
Vuol sapere chi è, per me, un bravo scrittore? Un bravo scrittore è colui che tutto ciò che sente dentro lo sa trasmettere attraverso le parole (e mi creda se le dico che non è una cosa così scontata: non sempre chi sente sa trasmettere ciò che sente); un bravo scrittore è colui che scrive in maniera tale che chi lo legge desidera di continuare a leggere; un bravo scrittore è colui che accende una nuova luce su cose viste mille volte e ti spinge a varcare i limiti di ciò che conosci, per confrontarti con quello che non conosci.
Ma tutto questo, oggi (o forse è sempre stato così), non serve a vendere; non è necessario essere “bravi scrittori”, basta saper far forza sulle giuste leve. Questa era la triste considerazione che volevo scaturisse dalle parole del mio post.
 
   
BacardiAndCola
BacardiAndCola il 26/09/13 alle 14:14 via WEB
Si, avevo capito che c'era della amara ironia, ho volutamente sorvolato. ^_^ Cleo è una aspirante scrittrice? Oppure Cleo sei tu?
 
     
korov_ev
korov_ev il 26/09/13 alle 17:27 via WEB
Cleo' è una ragazzina di poco più di vent'anni con la passione per la lettura (e la scrittura). Qualche tempo fa mi chiese cosa ne pensassi dei suoi racconti; io ne lessi alcuni e ne rimasi colpito: roba scritta a sedici, diciassette anni che sembrava uscita dalla penna di un redivivo Borges. Le proposi di inviarne a qualche editore di piccola o media portata tipo Fazi(gli indipendenti spesso sono poco critici, quello che gli interessa è pubblicare a pagamento, quindi passano tutto) e così lei fece, col risultato di vedersi rimandare indietro i manoscritti perché "troppo lirici" e poco spendibili sul mercato.
Non ho mai fatto il discorso del post alla ragazza, è nato qualche tempo fa così, come sfogo personale, prendendo spunto da quell'esperienza e dal giro in libreria.
 
lussert
lussert il 25/09/13 alle 10:11 via WEB
Miei cari, ormai non mi scandalizzo più di tanto. Capisco (e condivido) che certi fenomeni "letterari" facciano girare i cosiddetti, ma finché in libreria resisterà uno spazio anche per gli "altri" libri, che troneggino pure le sfumature e i canini aguzzi, ma anche le confessioni dei calciatori e i segreti degli chef e chi più ne ha più ne metta. Bello quel "parla ai coglioni"..si può intendere in più sensi. Qualche anno fa sono stato ad Hamelin, è una cittadina piacevole della Bassa Sassonia, ho visto la statua del pifferaio e ho pure mangiato uno dei deliziosi topini di cioccolato venduti nei vari negozietti.
 
 
korov_ev
korov_ev il 25/09/13 alle 10:44 via WEB
Sì, Lussert, lo so, questo fu il tema dei successivi 15 minuti di conversazione con il libraio, con relativa amara conclusione:
- Se non ci fossero questi avrei già chiuso da un pezzo.
Ad Hamelin non sono mai stato, ma il topino di cioccolato mi invoglia non poco: prima o poi provvederò a colmare la lacuna :-). P.S. Il doppiosenso era assolutamente e fortemente voluto.
 
marittiella
marittiella il 25/09/13 alle 11:55 via WEB
forse sta tutto nella premessa: vuoi fare la scrittrice. Ecco, penso che non si possa voler fare la scrittrice, lo si è, lo si nasce. E' un bisogno corporeo, scrivere. Chi vuole fare la scrittrice scrive le sfumature.
 
 
korov_ev
korov_ev il 25/09/13 alle 12:21 via WEB
Il mio post, come lei avrà capito, voleva ironizzare sulla triste situazione in cui versa l'editoria mondiale: mi serviva un pretesto da cui partire e "vuoi fare la scrittrice?" mi sembrava una buona domanda, chiaramente retorica, da porre proprio a quel bisogno di scrivere di cui lei parla :-). Detto questo, sono assolutamente d'accordo con lei: scrivere è un bisogno. Però non credo che scrittori si nasca, anzi... e se poi questo desiderio di comunicare cresce e diventa un lavoro... be', ben venga, dico io. A patto che lo si sappia fare.
 
Maddalena_e_oltre
Maddalena_e_oltre il 25/09/13 alle 21:36 via WEB
Sono sorci, ma forse meno, chè forse a un sorcio se gli dici che il formaggio è buono, lo assaggia prima di mangiarne una forma intera. E' che la vita è più facile vederla al cinema e leggerla, da perfetti voyeur... anzi lì è quasi meglio che davvero, perchè poi i sorci, quelli umani, ci riprovano per noia e per passare il tempo... eh sì, perchè se uccidi un uomo davvero, muore troppo veloce, non è come la pallottola di C.S.I. che ti fa gustare il tempo mentre attraversa piano al rallentatore prima la pelle poi la carne... incantali Cleo'... e raccontagli la pantomima di master e slave, che tanto è un gioco mica una cosa seria "appartenere", è il teatrino per la noia del sesso, non è l'assoluto del darsi... incantali Cleo'
 
 
korov_ev
korov_ev il 26/09/13 alle 17:13 via WEB
L'istinto del guardone è innato negli esseri umani, questo è sicuro, e per certi versi è utile. In questo caso, purtroppo, no. Guardar vivere non è la stessa cosa che vivere, così succede che a forza di farsi narrare la vita dagli occhi si finisce per non riconoscerla più quando ci si presenta davvero, con l'inevitabile risultato di soccomberle.
...Ma non me ne darei più pena di tanto, madame, l'importante è soccomberle felici. Del resto, se si vive di ciò che si vede, basta chiudere gli occhi, perché tutto perda corpo... o no?!?
 
   
Maddalena_e_oltre
Maddalena_e_oltre il 26/09/13 alle 20:27 via WEB
Basta chiudere gli occhi e spegnere la luce...
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 30/09/13 alle 03:42 via WEB
Se si vive di ciò che si vede e basta chiudere gli occhi, perché tutto perda corpo...specialmente i coglioni...forse chi sente l'urgenza di scrivere (e se l'urgenza risponde non solo al sentire ma anche al tradurre in parole e figure tutto questo pathos di sangue) potrà accettare meglio e senza pena un "non commestibile per sorci" dagli editori...
 
 
korov_ev
korov_ev il 10/10/13 alle 18:52 via WEB
Questo è certo, madame. Però resta il fatto che l'editore è un punto di riferimento e quando è lui a stroncare, seppur con modi gentili, ciò che chi scrive sente nel sangue... be', non è piacevole. Soprattutto quando a sbatterci la faccia è qualcuno che non ha esperienza della vita e degli uomini.
Comunque la piccola Cleo' non se n'è fatta troppo cruccio, in fondo ero stato io a dirle di inviare i manoscritti, fosse stato per lei li avrebbe lasciati dov'erano, e per questo mi sento un po' in colpa: per aver permesso, anche se in buona fede, che qualcuno li "sporcasse".
 
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