Tempo fa curiosando tra gli scaffali di una libreria, notai diversi volumi che facevano a gara in quanto a numero di copie vendute: centomila, trecentomila, un milione, fino ai settanta (no, dico SETTANTA) milioni e oltre, del fenomeno “50 sfumature…”
Ne sfogliai qualcuno: vampiri, maghetti, serial killers, giovani masochiste e mariti cuckold (cornuti inglesi). Per un attimo pensai di aver sbagliato tutto, ma proprio tutto, nella vita. Poi
arrivai alla fine dello scaffale e ne ebbi la certezza: Cazzo, Geronimo Stilton vendeva più di Maggiani, Allende e Kristòf messi insieme!
Vuoi fare la scrittrice? Scrivi della mediocrità, scrivi di cose che conoscono e di quelle che desiderano. Di ciò che hanno e di ciò che temono e bramano.
Leggere è una scopata, Cleo’: devi scoparteli con la penna.
Non parlare della guerra a chi mangia da Mc Donnald’s: cazzo me ne frega di un birmano morto ammazzato? Raccontami invece come imbratta la jungla il suo cervello! Quello lo conosco, quello mi piace: lo vedo anch’io C.S.I.
E che m’importa se hanno arrestato una cinese con un nome che mi si accartoccia la lingua solo a pensarlo? Dimmi, piuttosto, come la violentano ogni giorno! Ché se ne scrivi tu è arte, mica perversione, e io posso masturbarmici in pace.
Oppure… oppure raccontami di come ti fai sbattere. Raccontami come ti usa quell’uomo che chiami padrone e per cui daresti l’anima. Però, no, non dirmi che è amore, appartenenza, no, dimmi solo che sei un oggetto e ti piace così. Dimmi che sei una schiava, anzi, no, una slave, che mi eccita di più.
Non parlare della vita a chi non è vivo, e della morte parlane a chi è ancora vivo, ché dopo non fa più effetto.
Devi essere pulp, Cleo’. Se vuoi fare la scrittrice devi essere pulp.
Lascia stare le menate. Non parlare al cuore, all’anima; parla alle viscere, alle reni, ai coglioni. Ecco, sì, parla ai coglioni. Parlagli. Riempigli i testicoli di quello che hai sentito dire, ché non serve che tu le sappia davvero, le cose; anzi, raccontagli di quello che non sarà mai: incantali.
Devi essere pifferaio ad Hamelin e loro ti seguiranno.
Sono sorci, Cleo’: ti seguiranno.
Sul fatto, poi, che non si possa scrivere bene senza sentire dal di dentro ciò che si scrive, posso essere d’accordo con lei, ma nel mio post non stavo “insegnando” a Cleo’ come si scrive “bene”, le stavo insegnando, con amara ironia, a vendere ciò che si scrive.
Vuol sapere chi è, per me, un bravo scrittore? Un bravo scrittore è colui che tutto ciò che sente dentro lo sa trasmettere attraverso le parole (e mi creda se le dico che non è una cosa così scontata: non sempre chi sente sa trasmettere ciò che sente); un bravo scrittore è colui che scrive in maniera tale che chi lo legge desidera di continuare a leggere; un bravo scrittore è colui che accende una nuova luce su cose viste mille volte e ti spinge a varcare i limiti di ciò che conosci, per confrontarti con quello che non conosci.
Ma tutto questo, oggi (o forse è sempre stato così), non serve a vendere; non è necessario essere “bravi scrittori”, basta saper far forza sulle giuste leve. Questa era la triste considerazione che volevo scaturisse dalle parole del mio post.
Non ho mai fatto il discorso del post alla ragazza, è nato qualche tempo fa così, come sfogo personale, prendendo spunto da quell'esperienza e dal giro in libreria.
- Se non ci fossero questi avrei già chiuso da un pezzo.
Ad Hamelin non sono mai stato, ma il topino di cioccolato mi invoglia non poco: prima o poi provvederò a colmare la lacuna :-). P.S. Il doppiosenso era assolutamente e fortemente voluto.
...Ma non me ne darei più pena di tanto, madame, l'importante è soccomberle felici. Del resto, se si vive di ciò che si vede, basta chiudere gli occhi, perché tutto perda corpo... o no?!?
Comunque la piccola Cleo' non se n'è fatta troppo cruccio, in fondo ero stato io a dirle di inviare i manoscritti, fosse stato per lei li avrebbe lasciati dov'erano, e per questo mi sento un po' in colpa: per aver permesso, anche se in buona fede, che qualcuno li "sporcasse".