Creato da korov_ev il 06/02/2013

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Sonata per Sasha (parte seconda)

Post n°68 pubblicato il 09 Dicembre 2014 da korov_ev

Era il giorno del suo ventunesimo compleanno, una terribile malinconia gli stringeva il cuore all’idea che la sua vita non gli appartenesse.
Paganini non lo intimoriva più con i suoi capricci, come non lo intimoriva ormai suo padre, vecchio e senza più la forza di imporre un’autorità logora e vinta dagli anni.
Si affacciò alla finestra; lampioni fiochi, marciapiedi lisci e l’immensa Prospettiva che sembrava perdersi all’infinito nella nebbia così strana per quel periodo dell’anno.
Prese in mano il violino: non gli rassomigliava. Aveva imparato ad amarlo, ma non rassomigliava a lui, alla sua forma; non aveva il suo corpo di ventenne ricurvo, non aveva la sua voce calda e profonda né le sue spirali di pensieri fumosi; era solo la strada dritta tracciata per lui da altri, da generazioni ignote e lontane. La simmetria quasi manichea di quello strumento non rispecchiava le sue disuguaglianze fatte di colonne d’aria e pistoni e condotte idrauliche in cui scorreva vita.
Volute di pensieri cominciarono allora a staccarsi dalla superficie liscia dell’anima e avevano ora la dolcezza e il profumo del legno stagionato, ora la forza fredda e dorata dell’ottone; catenelle di note che il giovane Sasha  gettava in alto verso quel cielo lattiginoso e seguiva con gli occhi finché non le vedeva tuffarsi nella Neva e raggiungere l’immensità azzurra e fredda dell’oceano.
Scese in strada e percorse lentamente l’accademica austerità della Rimskogo – Korsakova. Si sentiva leggero; leggero come quel calabrone che tante volte aveva fatto ronzare e svolazzare tra le corde, tese come grevi sbarre, e l’archetto, meticoloso guardiano di quel volo.
Danzava sfilando davanti ai negozi chiusi e ai caffè colmi di intellettuali, giocando a nascondino tra gli alberi con le cupole d’oro di San Nicola, risalendo come un salmone la corrente del canale Griboedov fin sotto l’enorme mole chiara del conservatorio per salutarlo con un gesto elegante della mano come si saluta un vecchio amico:
- Addio, Nikolaj, addio – sussurrò sorridendo.
Poi volse lo sguardo ad est e nelle acque costrette, imprigionate, del canale egli rivide se stesso. Da sopra le loro bianche barbe i leoni del ponte Lviny lo guardavano immobili e alteri.
Il 25 settembre di quell’anno, Aleksandr Fyodorov Fyodorovic  attraversò muto il sottile confine d’acqua tra ciò che si sa e ciò che si vuole. Alle sue spalle l’autunno di San Pietruburgo avanzava lento lungo le strade, sopra i tetti, nelle stanze quotidiane di una vita ormai vecchia.

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Commenti al Post:
woodenship
woodenship il 09/12/14 alle 21:05 via WEB
Grazie infinite per averlo condiviso,uno splendore di narrazione degna dei grandi autori russi di un tempo......Un caro saluto.............W.........
 
 
korov_ev
korov_ev il 11/12/14 alle 17:28 via WEB
Wood, dillo sottovoce, ché già immagino Dostoevskij rivoltarsi nella tomba :-)
Grazie davvero per l’apprezzamento, sono contento che tu abbia gradito, ma… ora arriva la terza ed ultima parte: spero tu non cambi idea :-)
 
street.hassle
street.hassle il 10/12/14 alle 16:26 via WEB
Qualcuno lo fermi! Ha ancora tanto da donare al Mondo.
 
 
korov_ev
korov_ev il 11/12/14 alle 17:29 via WEB
Tranquillo, Street, il canale lo ha attraversato di sopra dal ponte, non di sotto: aveva ancora troppo da dare al Mondo. E anche se il mondo spesso è sordo e sprecone, di tanto in tanto, tu lo sai, qualcuno lo trovi, che si ferma ad ascoltare :-)
 
selenezar
selenezar il 11/12/14 alle 10:11 via WEB
"Perché?", mi chiedo... Perché, questo tragico epilogo? Aveva ventuno anni e tutta una vita davanti a sé. Ora, che i "capricci" di Paganini, né suo padre, lo intimorivano più, avrebbe potuto scegliere lo strumento che più gli rassomigliava, che più si confaceva a lui. Voleva suonare il basso? La batteria? Bene... che Fyodorov Fyodorovic si drizzasse dritto sulla schiena e andasse a prenderseli, invece di attraversare muto il sottile confine d’acqua. Ma cosa crede di essere l'unico ad aver deluso le aspettative dei propri genitori?
 
 
korov_ev
korov_ev il 11/12/14 alle 17:30 via WEB
Madame, madame, si calmi. Sieda e faccia un bel respiro.
Ok, è tranquilla?
Vede, il nostro giovane Sasha, era sì, traviato dalla vita, ma perché io potessi incontrarlo qualche giorno fa sotto i portici e avere la possibilità di scriverci su questo piccolo racconto di fantasia, doveva necessariamente possedere un requisito fondamentale: essere ancora vivo.
C’è una terza ed ultima parte che ho appena pubblicato e che spero possa risollevarle di qualche centimetro il morale, madame Selene :-)
Buona serata.
 
   
selenezar
selenezar il 11/12/14 alle 18:05 via WEB
Ops! :-))) Pardonnez moi, monsieur. Ammetto d'essere stata precipitosa. Però, magari, la prossima volta, scriva "continua..." ed io eviterò di tirare conclusioni affrettate :-) Tornerò a leggere con calma il seguito del racconto. Buona serata a lei.
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 13/12/14 alle 23:42 via WEB
Ed è così, la malinconia arriva a prenderti l’anima e con lei anche la certezza di quanto si crede appartenere alla nostra vita. E l’angoscia arriva anche quando ci abbandona il timore, verso i padri o i capricci di Paganini. E’ una prigione che protegge subdolamente l’autorità, anche quando è logora; ma il giovane Sasha con il violino quasi manicheo nella sua simmetria che aveva imparato ad amare ma che non gli assomigliava, scelse di essere leggero e lo fece nel mese più bello del mondo… Volute di pensieri si staccano anche dalla superficie liscia e vibrante della sua di anima, Korov_ev, e le leggiamo, diventate lettere e poi frasi e racconti dal profumo del legno, ed hanno la forza fredda dell’ottone e la dolcezza dettagliata delle foglie in autunno.
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 13/12/14 alle 23:46 via WEB
L'apprensione di Selenezar mi ha ricordato il testo di una canzone di De André...Salvate le sue labbra, salvate il suo sorriso, non ha vent'anni ancora...Constati, Korov_ev il potere evocativo della sua prosa...
 
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