Creato da korov_ev il 06/02/2013

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Metamorfosi

Post n°87 pubblicato il 29 Agosto 2018 da korov_ev

 

Er Cipolla, così lo chiamavano i suoi compagni di rapine. E così era conosciuto nell'ambiente.
L'avevano beccato dopo un furtarello da supermercato mentre cercava di sfuggire alla polizia su di una bicicletta, rubata anche quella ad un orefice del ghetto ebraico, e da lì dove l'avevano preso lo avevano portato direttamente ai "tre scalini"
Cinque anni senza appello, ma mentre lo trascinavano coi ceppi ai polsi verso la "Regina dei Celi", che chissà poi perché l'avevano chiamata così, visto che di regale nun c'aveva proprio gnente e di celestiale nimmanco, pensava, lo sguardo del Cipolla si appuntò meravigliato sull'altare maggiore della chiesa di Santa Maria in Trastevere le cui porte erano state lasciate aperte per il gran caldo di quell'estate iniziata troppo presto. Là, disposti in bella vista, c'erano gli arredi sacri. Il calice tempestato di pietre, i candelabri d'argento, il crocefisso d'oro. Tutto gettava scintille preziose oltre il confine della penombra fin sulla strada e sembrava quasi invitare quelli come lui alla razzia, ma in quel momento un altro pensiero attraversava la mente del Cipolla. Una visione di bellezza gli stringeva il cuore fin quasi a farlo piangere, mentre allo stesso tempo la superbia di quei barbagli faceva salire dal ventre una rabbia sottile.
Sua madre vendeva cipolle a Campo de Fiori e a cinquant'anni era già una donna consumata dalla fatica e dalla tubercolosi, suo padre, invece, non l'aveva mai conosciuto. Era cresciuto in mezzo alla strada e la cosa più bella che avesse visto fino ad allora era gelosamente custodita nelle mutande della figlia del pizzicagnolo: la cassaforte più dura da scassinare che avesse mai incontrato. Non sapeva spiegarsi perché adesso la vista di quel traboccare confuso di romanico, rinascimentale e barocco dai portoni di Santa Maria gli facesse quell'effetto.
Cinque anni sono lunghi e lui li passò in compagnia di Prassitele, Michelangelo, Canova studiandone ogni dettaglio, ogni segreto
Quando uscì di prigione la prima cosa che fece fu comprare un piccolo blocco di marmo scartato dalle cave di Carrara. Se lo portò a casa e per mesi ci lavorò su.
L'opera finita era di una bellezza commovente e una casa d'aste se l'era accaparrata per un tozzo di pana. Era il giorno in cui la sua creatura sarebbe stata acquistata dal miglior offerente, ma lui, noncurante, iniziò a raccogliere dal pavimento gli scarti, i detriti, le schegge bianche e luccicanti e tutto quanto era appartenuto al blocco grezzo. Ne riempì un sacco di juta e si incamminò verso Villa Borghese.
La sala era gremita di signore ingioiellate e dei loro mariti con la mano sul portafogli. Quando fu la volta della sua "Maddalena" il Cipolla salì sul palco tra lo stupore della platea e l'imbarazzo del battitore, trascinando con sé il grosso sacco pesante di avanzi, e senza dir parola ne rovesciò a terra il contenuto che si sparse in tanti tonfi sordi e in una nuvola di polvere lucente e bianchissima fino alle signore imbellettate e ai mariti imbelli della prima fila.
Un silenzio surreale aveva di colpo avvolto quel posto come se tutto fosse fermo sotto l'influsso di un antico maleficio finché l'uomo, con una voce dalla profondità terribile e dalla dolcezza sconosciuta, iniziò a parlare, e mentre parlava sembrava che i suoi occhi potessero guardare nello stesso istante tutti gli occhi rinchiusi tra quelle mura.
- L'opera è solo ciò che la vita costruisce e diventa vita negli occhi di chi guarda e tocca. Ma prima che in se stessa, e perché essa possa prendere vita, la vita è scorsa qui, tra queste schegge, in questa polvere fine e brillante, nel grido di questi blocchi spaccati e ormai inutili. Attraverso loro, è passata la fatica del parto. Attraverso il loro sacrificio.
Questo, è il capolavoro: chi offre di più, signore e signori?
La bellezza non dovrebbe mai dimenticare da dove viene.

 

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Commenti al Post:
Coralie.fr
Coralie.fr il 29/08/18 alle 21:12 via WEB
È commovente. Mi viene da dire: il miracolo della fede :)
 
Coralie.fr
Coralie.fr il 29/08/18 alle 21:19 via WEB
Rendi bene il contrasto tra signore ingioiellate e sul palco della vita, la fatica e il lavoro.
 
Coralie.fr
Coralie.fr il 29/08/18 alle 21:21 via WEB
Sorrido: cio che guardiamo è tale perché oggettivamente opera d'arte oppure è il soggetto attivo che filtra la realtà riconoscendo in essa la sua idea di opera d'arte?
 
 
korov_ev
korov_ev il 29/08/18 alle 23:45 via WEB
Se sono riuscito a rendere bene il contrasto ne sono felice, era una cosa cui tenevo, la ringrazio per l'apprezzamento. E anche per la commozione, sempre che commuoversi sia una cosa positiva, per lei, madame Coralie (c'è chi non la sopporta perché fa sentire fragili).
Quanto alla questione che l'ha fatta sorridere risponderò alla sua domanda con parole un po' mie e un po' di Michelangelo.
Io penso che dal momento che è il soggetto a giudicare, non può essere che il soggetto l'unico interprete, sia che lo faccia attraverso canoni prestabiliti e fissati presi come regola, sia che il giudizio passi attraverso la sensibilità artistica del soggetto stesso, ma... ma se andiamo vedere cosa ne pensava Michelangelo, be' le riporto qui le parole testuali: "L'opera d'arte e gia nella pietra, l'artista non fa che liberarla togliendo il superfluo"
A lei l'ardua sentenza :-)
Buona notte, madame.
 
   
Coralie.fr
Coralie.fr il 02/09/18 alle 13:31 via WEB
E già, mancava l'autore che gioca consapevolmente o meno, con il ricevente, ma anche nel secondo caso in un rapporto dialogico con sé stesso, quindi c'è sempre un destinatario e se preferisce il mittente non è là tanto per e l'oggettività ...non esiste più :)
 
     
korov_ev
korov_ev il 03/09/18 alle 11:06 via WEB
Assolutamente d'accordo, madame Coralie: l'oggettività non esiste più anche se il "mittente" gioca molto consapevolmente con il "destinatario".
Ognuno reagisce al messaggio a modo proprio, ma la base dalla quale tutti partono è lo smarrimento e lo smarrimento genera dubbio e il dubbio, domande: questo era l'intento del Cipolla. La sua non era solo una provocazione e se anche una sola persona in quella sala avrà dubitato per un attimo della propria "giustezza", allora lo scopo sarà stato raggiunto.
Grazie per la recidiva attenzione, madame e buona giornata :-)
 
woodenship
woodenship il 30/08/18 alle 17:10 via WEB
"L'opera d'arte è gia nella pietra, l'artista non fa che liberarla togliendo il superfluo"A legger questa citazione,mi vien quasi da pensare che, il protagonista della tua novella,stia cercando di vendere proprio il"superfluo"nell'asta che ha come oggetto l'arte sua. E'un po'come se, uno scrittore, un poeta, un regista, mettesse all'asta non il risultato finale, ma tutto il percorso che l'ha portato a quel punto:una massa d'appunti,di stesure,di annotazioni,di cancellazioni,di stralci e cuciture...ovvero la ricerca di quella ispirazione che dà il segno di una completezza raggiunta e che fa dire, ci sono, all'autore.Il problema è che ai più non interessa il viaggio,bensì il punto d'arrivo.Eppure, come tu ben sottolinei nella tua chiusa,spesso e volentieri è proprio il viaggio,il percorso seguito,l'intuizione che si fa manifesta,alle volte lampante, altre volte a lento rilascio, a farsi più capolavoro del capolavoro. Così m'immagino quel sacco svuotato davanti a quella platea.Un sacco contenente quelle che io chiamerei di rimanescenze. Ovvero tutto ciò che ci sta alla base della punta dell'iceberg che chiamiamo opera d'arte. Un tutto ch'è lavoro,sogno,fantasia,vita,morte,dolore,pensiero,sentimento,passione...materiale che comunque rifulge...A proposito:sai quante volte mi sarebbe piaciuto pubblicare tutti gli stadi attraverso i quali si passa, prima di giungere al punto"finale"?Poi ci ho pensato su:non considero mai un lavoro finito veramente.Perchè so che,più avanti, è sempre possibile che,guardandolo,magari con occhi diversi,mi può venire voglia di metterci le mani...E qua mi fermo,non vorrei annoiarti oltremodo.......Ciao.....W.......
 
 
korov_ev
korov_ev il 30/08/18 alle 22:15 via WEB
Sì, Wood, il protagonista del racconto sta tentando di vendere il superfluo, gli scarti, perché è proprio grazie a quegli scarti che l'opera ha visto la luce, e non è giusto che gli scarti rimngano nel buio, se all'inizio erano tutt'uno con l'opera. È come dire che ad ogni nuovo nato si dovesse buttare la madre che l'ha partorito; è come dire che per ogni grattacielo che sfiora le nuvole milioni di baracche marciscono nella polvere e dall'alto dell'ultimo piano nessuno se ne accorge, nessuno guarda giù. Nessuno vuole guardare giù.
È un mio retaggio antico, Wood. Tutti vogliono la bellezza, è acclamata a furor di popolo, ma lo stesso popolo troppo spesso non sa, o non vuol sapere, che per quella bellezza è stato pagato un prezzo. Un prezzo a volte troppo alto.
So di aver detto tutto e non aver detto nulla, amico mio, ma lascia che sia. Del resto i retaggi antichi sono sempre i più duri a morire proprio perché ci vuole una vita a capire che sono solo retaggi. Sogni e incubi che ti tengono imprigionato. E se ancora non li capisco io come faccio a spiegarli agli altri :-)
Buona serata, Wood
P.S. Sta' tranquillo, non mi annoi :-)
 
   
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 01/09/18 alle 23:05 via WEB
"Tutti vogliono la bellezza, acclamata a furor di popolo". Ed a qualsiasi prezzo, alto o esagerato che sia. Ma forse, o almeno così la penserebbe Kant, questo accade perché non si fa distinzione fra le persone che acclamano il bello - che nasce da un accordo tra immaginazione ed intelletto (le opere di Raffaello ne sono un perfetto esempio, per intenderci) ed il sublime, che invece scaturisce dalla scoperta di quell’abisso che partendo dalla nostra stessa natura si estende oltre i confini dei sensi e viene inteso come ciò nella cui rappresentazione l’animo dell’essere umano sente la propria destinazione e disposizione a estendersi fino a superare ogni misura dei sensi. Oltre ciò che vede. Oltre la Maddalena che non vede ma che è figlia di quei pezzi frantumati. O grazie a quell’insieme informe di scarti che non necessita di delimitazione per esprimersi. Ma che anzi si nutre di tutto quel piacere che, a differenza del bello, ha un’origine indiretta e viene prodotto da una momentanea sospensione, seguita subito dopo da una totalizzante effusione, di forze vitali. Così, nell’ottica del sublime non si parla neppure solo di attrattiva, perché l'animo non è semplicemente attratto dall'oggetto, ma alternativamente attratto e respinto, incredulo ed affascinato da una meraviglia neppure necessariamente gioiosa. In tutto questo può rientrare non solo il suo grattacielo che sfiora le nuvole ma anche le baracche che marciscono nella polvere, giù in basso…Il sublime non teme di mostrare a chi guarda quello che c’è giù, oltre e sotto il bello, ed è per questo non si dispiace neppure di essere definito il “piacere negativo”…
 
     
korov_ev
korov_ev il 03/09/18 alle 11:07 via WEB
Ciò che dice è vero, madame, infatti i partecipanti all'asta non hanno affatto gradito la "presentazione del sublime", questo, perché probabilmente, era troppo vicino, visto che la nuvola di polvere ha imbellettato signori e signore della prima fila... e anche oltre. Se fossero stati a dovuta distanza dall'evento, magari ne avrebbero colto il lato sublime. Quel lato che sicuramente attrae e respinge. Se avessero guardato le baracche dalle altezze vertiginose del grattacielo sarebbero stati abbastanza distanti per goderne lo sgomento... loro.
Chi sta nelle baracche, però, non può cogliere proprio un bel niente, visto che all'orrido sublime non ci sta né lontano né vicino, ci sta dentro.
Vede, madame, se il sublime è la fascinazione della forza che devasta, il bello dovrebbe esserne antitesi e consolazione, dovrebbe affascinare con la forza della creazione, e infatti funziona esattamente così, solo che quando il bello e il sublime sono gli uomini a crearlo e non la natura, la consolazione del bello si rivolge solo a chi il bello "se lo può permettere", allo stesso modo in cui si può permettere il "piacere del sublime" da debita distanza.
È per questo che il Cipolla ha fatto quel che ha fatto: per accorciare quella distanza portandola sotto la soglia di sicurezza.
 
misti.Miao
misti.Miao il 18/09/18 alle 21:44 via WEB
buonasera il linguaggio corrente è in "lingua miao", più un suono che un segno, breve e di certo fuori tema_*. Scorrendo su Er Cipolla ho rivisto la scena finale del Profumiere al patibolo e la Piazza ipnotizzata ..
 
 
korov_ev
korov_ev il 18/09/18 alle 22:42 via WEB
Ci potrebbe stare, madame Miao, ma a parti invertite e senza nessun inganno profumato.
In questo caso l'imputato è il pubblico, ed il Cipolla, colui che legge la sentenza.
A prima vista l'effetto è lo stesso del profumo, ma non è stupore, quello dipinto sulle facce, ma sgomento: non acclamano il dio, temono il demone. Grazie per il suo commiagolio, Madame, e buona serata.
 
   
misti.Miao
misti.Miao il 19/09/18 alle 00:14 via WEB
commiagolato volentieri koro (bel conio:) ...due facce dello stesso spettacolo oserei di fusa. Ricambio con Julian Lage - "Nocturne, seeu
 
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