Creato da enca4 il 15/02/2010
PENSIERI E PAROLE
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La sindrome di DOWN non è una malattia. Le persone con la sindrome di DOWN non cercano una medicina,vogliono solo essere trattate come tutti gli altri!!!
Il 93% dei contatti non copierà questo messaggio... ma spero che tu che ora stai leggendo voglia far parte del restante 7% che metterà questo messaggio nella sua bacheca...
ENYA - MAY IT BE
LA FRASE DEL GIORNO
Si dice che fino a quando si bestemmia si è vivi e che si inizia a morire guando si pronuncia una sola parola "DIO"
anonimo
Enca4
W. Allen
NON E' CHE HO PAURA DI MORIRE.
E' CHE NON VORREI ESSERE LI'
QUANDO QUESTO SUCCEDE.
W. Allen
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Che giorno è
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Noi ci amiamo noi viviamo
noi viviamo noi ci amiamo
E non sappiamo cosa sia la vita
Cosa sia il giorno
E non sappiamo cosa sia l'amore
Jacques Prévert
I ragazzi che si amano si baciano
In piedi contro le porte della notte
I passanti che passano se li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
E se qualcosa trema nella notte
Non sono loro ma la loro ombra
Per far rabbia ai passanti
Per far rabbia disprezzo invidia riso
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Sono altrove lontano più lontano della notte
Più in alto del giorno
Nella luce accecante del loro primo amore.
Jacques Prèvert
DALLA - CANZONE
N. de Chamfort
CHE COSA DIVENTA UN PRESUNTUOSO
PRIVO DELLA SUA PRESUNZIONE?
PROVATE A LEVAR LE ALI AD UNA FARFALLA:
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N. de Chamfort
GLI APOSTOLI DIVENTANO RARI,
TUTTI SONO PADRETERNI
A. Karr
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Post n°372 pubblicato il 18 Agosto 2011 da enca4
Un vero guerriero, un guerriero munito dei così detti attributi, riesce a fronteggiare più nemici nello stesso tempo. Li affronta a viso aperto, senza ombra di paura o di timore per la sua vita. Riesce, un vero guerriero, ad essere presente su più campi di battaglia, senza timore alcuno. Questo è un “vero” guerriero! Io, invece, non lo sono. Io sono un uomo qualunque, con i miei limiti, le mie paure, con le mie angosce. La lotta, che fino a poco tempo fa mi vedeva impegnato contro un unico e temibile nemico, adesso mi vede impegnato su tre fronti. Un tumore, una nefrologia renale, un aneurisma che potrebbe, di colpo, trasformarsi in ictus. Ho fatto il pieno. Gratis, per giunta. Non ho speso nulla per riempire il serbatoio, a dispetto dei continui aumenti dei carburanti. Adesso mi chiedo: “Ce la farò? Quale, dei tre nemici, devo affrontare per primo? Quante speranze ho di riuscire ad uscirne con le ossa meno rotte possibile?” Fino a cinque anni addietro potevo dire di non conoscere dottore. Le solite cose che tutti hanno: qualche influenza, un raffreddore perenne, qualche doloretto dovuto al correre degli anni. Un paio di ossa rotte (da giovane, i soliti incidenti di gioco). Ma niente più. Dimenticavo: due denti del giudizio estratti. Tutti nemici facilmente affrontabili, vi pare? Un giorno, quando meno me lo aspettavo, ricevetti la visita (indesiderata) del mio “cane nero”. Dalla sera alla mattina tutto cambiò. Affetti, stato economico, modo di agire e pensare, tutto ciò che riguardava il mio essere Enrico, di colpo non esistette più. Sparito! O forse cambiato? Non lo so, e non è importante che lo sappia. Il fatto è che iniziai un nuovo modo di vivere (se si può chiamarlo così), quasi senza che io me ne accorgessi. Inconsciamente sapevo di essere sempre lo stesso. Ma allora, perché mi sentivo diverso in modo così significativo? Perché, di colpo, tutto quello che fino al giorno prima era una normale normalità divenne quasi una diversità? E’ possibile mai che una persona muti il proprio carattere in modo così repentino e risoluto da non accorgersi quanto sia stupido tutto ciò? Eppure, per quanto mi riguarda, le cose sono andate proprio così. Ieri ero una persona disponibile al dialogo; una persona pronto a comprendere prima che a condannare; una persona disponibile e sensibile. Oggi, viceversa, sono una persona, a volte, chiusa, insensibile ai problemi degli altri. A volte egoista, prepotente con me stesso e con gli altri; egocentrico fino all’ennesima potenza. Tutto questo perché? Perché la malattia ha preso il sopravvento su di me, o perché il male ha messo a nudo quelli che sono sempre stati i miei difetti. Difetti che ho cercato, fino ad allora, di nascondere anche a me stesso? Una volta, mi ricordo era un giorno di Pasqua, durante l’Omelia, un giovane prete disse: “Dobbiamo capire chi soffre. Il male cambia le persone, le fa diventare aride, a volte meschine, prima che con gli altri, con loro stessi.” Adesso mi chiedo: “Ora che debbo lottare su tre fronti. Ora che il nemico non è più uno solamente, ma tre, coalizzati tra loro, “uno e trino”, come si dice in Sicilia. Adesso cambierò di nuovo? E, se cambierò, quale lato del mio essere si trasformerà?” Non ho paura di combattere una guerra che so già persa in partenza. Ho timore di essere abbandonato a me stesso. Di perdere l’opportunità di scaldarmi a quella fonte di benessere che si chiama “calore umano”, e che solo chi ama veramente può trasmettermi, sia essa moglie, amante, compagna, amica, amico, fratello o sorella. Non vorrei diventare peggio di quanto già sono. Anzi, vorrei tornare ad essere la persona che ero una volta. Ma so anche che oramai non è più possibile. So che indietro non si torna. Posso cercare di addolcire quegli angoli acuti e puntiti che hanno distinto il mio modo comportamentale negli ultimi anni. Posso addolcirli, quegli angoli, con tanta buona volontà, ma non posso certamente far finta che non siano mai esistiti o che non ci siano più. Ci sono ancora, ci sono stati. Hanno influito sulle mie scelte, sulle mie decisioni. Hanno condizionato negativamente le mie facoltà, le mie risorse interiori. Perché dovrei nascondermi dietro un dito? Perché dovrei dirmi, e dire: “Non farò più questo, non farò più quest’altro” , quando so che è difficile poter mantenere certe promesse? La mia mente pensa costantemente a come poter uscire dalla situazione in cui mi trovo. I miei pensieri sono perennemente rivolti alla ricerca di una soluzione che possa aiutarmi nel soffrire il meno possibile. Io ho sempre rifiutato il detto: “Mal comune mezzo gaudio”. Non godo certo nel sapere che milioni di persone soffrono come e più di me. Vorrei che tutto il mondo fosse sereno e felice come lo sono stato io, qualche volta, nella mia vita. Ma, nello stesso tempo, l’aridità che alberga dentro di me mi porta a pensare prima di tutto a me stesso. Lo so che questo è egoismo puro. So che non dovrei essere così. Ma non riesco ad essere in altro modo. Enrico
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