Creato da enca4 il 15/02/2010
PENSIERI E PAROLE
 

W. Allen

NON E' CHE HO PAURA DI MORIRE.

E' CHE NON VORREI ESSERE LI'

QUANDO QUESTO SUCCEDE.

W. Allen

 

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CANZONE

Che giorno è

E' tutti i giorni

Amica mia

E' tutta la vita

Amore mio

Noi ci amiamo noi viviamo

noi viviamo noi ci amiamo

E non sappiamo cosa sia la vita

Cosa sia il giorno

E non sappiamo cosa sia l'amore

Jacques Prévert

 

I ragazzi che si amano si baciano

In piedi contro le porte della notte

I passanti che passano se li segnano a dito

Ma i ragazzi che si amano

Non ci sono per nessuno

E se qualcosa trema nella notte

Non sono loro ma la loro ombra

Per far rabbia ai passanti

Per far rabbia disprezzo invidia riso

I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno

Sono altrove lontano più lontano della notte

Più in alto del giorno

Nella luce accecante del loro primo amore.

Jacques Prèvert

 

DALLA - CANZONE

 

N. de Chamfort

CHE COSA DIVENTA UN PRESUNTUOSO

PRIVO DELLA SUA PRESUNZIONE?

PROVATE A LEVAR LE ALI AD UNA FARFALLA:

NON RESTA CHE UN VERME.

N. de Chamfort

 

GLI APOSTOLI DIVENTANO RARI,

TUTTI SONO PADRETERNI

A. Karr

 

 

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CARO IL MIO DIARIO 2/11

Post n°335 pubblicato il 11 Febbraio 2011 da enca4

Caro il mio Diario,

dopo qualche giorno di silenzio torno a trovarti perché mi sono accorto che quando dialogo con le tue pagine, riempiendole di pensieri e di sensazioni  che provo in quel momento, oppure quando i miei presentimenti prendono il sopravvento sulla ragione, parlarti mi aiuta a scaricare la tensione che attanaglia i miei sensi.

Ho pronunciato la parola “ragione” che, detta da me fa un po' ridere, perchè se nel passato avessi usato un po’ più di razionalità sicuramente non mi troverei, adesso, a rimpiangere ciò che non sono più, ne ciò che non ho più.

Mi è stato raccomandato più volte di dimenticare il passato o, almeno, di cercare di renderlo meno negativo facendo in modo di ricordare i momenti belli che anche io ho avuto.

Non ci riesco! Mi è impossibile, in questo momento, non tener conto dei miei errori e di quanto questi hanno influito sulla mia vita e su quella delle persone che mi erano cara, e che ancor di più lo sono oggi. Credo che bisogna essere cinici, freddi, per riuscire a far questo ed io, nonostante le apparenze, non sono mai stato ne cinico ne freddo.

Quello che condiziona il mio modo di essere, e che sta frenando la mia risalita è, in primo luogo, il mio stato di salute. Le cose non vanno affatto bene, direi che peggio di così non potrebbero andare. Ho, pertanto, paura di non poter portare a termine quelle due o tre cose che vorrei  fare prima che mi sia difficile, se non impossibile, farlo.

Chiunque leggerà queste righe sicuramente troverà, in quello che dico, la massima negatività. E’ vero, ma come si può essere positivi quando ogni giorno senti il tuo nemico che avanza, implacabile, accanito nel volermi togliere la voglia di continuare a lottare? Come è possibile non tener conto di questo? La vita, anche per me, è una, sola ed unica, e mi sarebbe piaciuto poterla vivere in un modo diverso. Con questo non voglio certo affermare che io debba essere un privilegiato rispetto al resto degli uomini. Questo no, neanche l’ho mai pensato, però avrei certamente preferito essere aggredito e vinto senza portare tanto per le lunghe la cosa, tanto questo succederà prima o poi.

Adesso mi aspetto i rimproveri, le ramanzine, i richiami ad un modo di fare più orientato verso la positività e la speranza.  Non è sempre possibile riuscire a non pensare in modo negativo. Chi come me combatte una malattia da qualche anno, e ha visto e sentito il suo nemico prendere possesso sempre più del suo corpo, chi come me ha dovuto mettere sulle proprie spalle altre delusioni, insuccessi, fallimenti, non può non essere, qualche volta, pessimista.

Ci sono momenti in cui il mondo sembra mi stia crollando addosso. Altre volte, invece, riesco a fare un passo indietro e lasciare che il mondo, nella sua caduta, mi sfiori senza colpirmi. Ma, purtroppo, questo accade poche volte.

Qualcuno mi ha detto: “Offri il tuo disagio, il tuo soffrire, a Dio”. Altri mi ricordano che la sofferenza fa parte della vita dell’uomo e che, pertanto, debbo mettere in conto anche questo. Tutte belle parole, e non sto scherzando. Ma non riesco a parlare con Dio. Non riesco ad accettare questa situazione come fosse la normalità. Io voglio vivere. Ho ancora qualche cosa da fare di importante, qualcosa che non posso non fare.

Caro amico, sicuramente anche tu ti sarai stancato di sentire i miei lamenti, ma se non parlo con te, se non approfitto del fatto che, almeno tu, accetti tutto quello che dico senza lamentarti e senza farmi paternali  e cazziatoni, con chi lo faccio?

Ho letto, pochi giorni fa, una massima di Gibran: “Dura è la vita di colui che desidera la morte ma continua a vivere per amore dei suoi cari.” Questa frase mi è rimasta impressa perché in parte ho cercato, e cerco di condividerne il contenuto. E’ difficile poterla mettere in pratica, specialmente quando lo sconforto prende il sopravvento sulle buone intenzioni. I giorni passati sono stati veramente duri e difficili da sopportare. Oggi è un giorno ancor più difficile, per me. Oggi ho avuto, da i miei medici, notizie che non avrei voluto avere. So, però, che debbo continuare a lottare. Non so se riuscirò a farlo. Forse arriverò al punto in cui abbandonerò la lotta, o forse riuscirò ad acquistare ancor più coraggio e volontà. Non lo so, per adesso, passivamente, faccio quello che i medici mi dicono di fare, ma mi accorgo ogni giorno che passa, che il “guerriero” (come qualcuno mi ha chiamato qualche volta), sta perdendo i pezzi. Non ha più la forza, ne fisica ne mentale, di continuare a combattere come ha fatto fino ad ora.

Scusami se, anche questa volta, sono stato troppo lagnoso e monotono, prometto che cercherò di non esserlo più.

Per adesso ti saluto e, spero, di rivederti domani.

                                                                                              Enrico

 
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