Un grande fisico del novecento, Richard Feynman, sosteneva che gli esseri umani sono "atomi con la coscienza, materia con la curiosità". La definizione poetica probabilmente è anche vera dal punto di vista scientifico. La coscienza dell’uomo, che in genere siamo portati a considerare un elemento superiore, una scintilla divina, un qualcosa che fluttua all’esterno di noi, non è altro che un prodotto dell’evoluzione, che si concretizza attraverso l’organizzazione e l’attività del cervello. Secondo alcuni studi, la coscienza tace quando, ad esempio dopo un ictus, un trauma del cervello, la funzione cerebrale viene ridotta. Si badi ciò non sminuisce il valore e la funzione della coscienza. Anzi. Dimostra come essa, facendo parte del nostro processo evolutivo, personale e di specie, ci appartenga in modo materialistico ma non per questo meno autentico. Il fatto che si riporti tutto a neuroni e sinapsi, ai processi cognitivi legati alla genetica, non riduce per nulla la grandezza dell’uomo. Pensiamo alle belle parole della poetessa Emily Dickinson:
"Il cervello
è più grande del cielo,
perché messi l’uno a fianco all’altro
il primo conterrà il secondo
con facilità,
te compreso"
Inviato da: lottersh
il 25/03/2009 alle 09:33
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il 25/03/2009 alle 05:38
Inviato da: king_eddie
il 25/05/2007 alle 08:49
Inviato da: IsAbeAu13
il 02/02/2007 alle 10:18
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il 22/12/2006 alle 16:51