« La finestra sul cortile | La strage di Brescia » |
Post n°5 pubblicato il 14 Novembre 2010 da coco1953
Il titolo del libro scritto da Francesca Melandri, Eva dorme, non è casuale, scandisce infatti dall'inizio alla fine, un difficile percorso di vita, inserito in un contesto difficile qual è quello dell'Alto Adige-Suedtirol. E anche se il personaggio di Vito, figura non stereotipata del carabiniere che va al nord, si impone per la simpatia che ispira, sono tre generazioni di donne, la nonna, la madre e la figlia, Eva, a legare col loro vissuto la trama del romanzo. Che parte da lontano, dagli anni successivi alla prima guerra mondiale, quando l'Alto Adige fu assegnato all'Italia, ai tempi in cui, grazie all'accordo Hitler-Mussolini, gli abitanti di lingua tedesca dovettero "optare" per restare oppure andare nella germania nazista; dagli attentati terroristici degli anni '60, alla difficile coesistenza tra le diverse etnie; dalla difficoltà di essere italiani in un paese di lingua tedesca, ma anche della condizione di sentirsi stranieri in patria. Condizione che Gerda, ragazza-madre, scacciata dalla casa paterna e isolata fra la sua stessa gente, vive in pieno. Eva, voce narrante, è la figlia della colpa, venuta al mondo a dispetto di tutti i tentativi materni di impedirle di nascere, un esserino da nascondere, i cui vagiti bisogna sopire, se "Eva dorme", sua madre potrà continuare a lavorare nella cucina fumosa e umida in cui si ammazza di lavoro per mantenere se stessa e la sua creatura. Creatura che cresce senza padre e senza madre, una madre adoratissima e distante, la cui presenza viene centellinata mensilmente, con il pullman di linea che la trasporta dall'albergo di città in cui lavora, al paesino di montagna dove sua figlia vive affidata alle cure di conoscenti. Eva cresce, e il racconto ce la restituisce ormai adulta, ricca e affascinante su un treno che da Bolzano la porterà in Calabria, a trovare quel Vito, ora vecchio e malato, che da bambina aveva sperato potesse diventare il padre mai avuto. Un viaggio lungo che attraversa tutta l'Italia, le cui tappe riportano indietro il tempo e con il tempo i ricordi e le nostalgie. In cui Eva fa i conti con se stessa e con sua madre, "Eva dorme" rispondeva la donna al postino che voleva consegnare alla figlia il pacchetto con la cassetta registrata da Vito, in cui il carabiniere calabrese di stanza in Alto Adige che aveva amato sua madre, le spiegava di come avesse amato tanto anche lei, come una figlia, e di come tutte le sue lettere non fossero mai arrivate a destinazione. Un romanzo di formazione, un Bildungsroman, in cui al di là della connotazione territoriale, pur essenziale, si coglie la dimensione privativa dell'esistenza - senza patria, senza madre, senza padre, senza radici. La foto di copertina che ritrae una donna sola davanti allo spettacolo delle montagne, ricorda i quadri di Hopper, dove esseri umani e paesaggi, vivono reciproca distanza, in una dimensione di perfetta e dolorosa solitudine. |
https://blog.libero.it/finisterra/trackback.php?msg=9507771
I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
|
|
AREA PERSONALE
TAG
CERCA IN QUESTO BLOG
MENU
I MIEI BLOG AMICI
ULTIMI COMMENTI
Inviato da: fedechiara
il 08/04/2011 alle 08:12
Inviato da: odio_via_col_vento
il 12/03/2011 alle 21:29
Inviato da: Wonderwife
il 22/02/2011 alle 00:30
Inviato da: coco1953
il 21/02/2011 alle 23:51
Inviato da: odio_via_col_vento
il 21/02/2011 alle 12:27