Creato da tefnutlagatta il 02/07/2006

Fino all'estremo

La vita è un datore di lavoro che non concede mai le ferie

 

 

Post n°88 pubblicato il 02 Maggio 2007 da tefnutlagatta
 

Allora.
Ci sono cose che mi dànno un fastidio estremo. Ma proprio primordiale, atavico, ancestrale, come il mal d'Africa. Come la fame chimica che ho avuto occasione di provare ad Amsterdam come mai l'avevo provata in vita mia. Una fame paleolitica. Uccideresti i passanti per colmarla.
Sono cose di me e degli altri. In realtà più di me, perché se non possedessi un certo tipo di merdoso carattere, il fastidio antico che provo non esisterebbe.
La titolare del blog si spaccia per una fedifraga furbetta e cinica. Ma forse questa è la vera parte di ciò che scrivo che costituisce una maschera, una commedia umana. Un personaggio.
Perché nella vita di tutti i giorni mi sento affranta, umile, formica. Mi sento una formica schiacciata dal tempo della vita e della morte. E vedo anche chi mi circonda come formiche.
A volte non riesco a ridere per questo.
La ragione per cui ultimamente diserto questo spazio così inevitabilmente zeppo dei miei pensieri è che mi sono rotta le balle di loro, vorrei rompere ogni contatto e recarmi a dimenticarmi adeguatamente in qualche folla, in qualche esistenza parallela sbrilluccicante e golden. Dove non devo pensare, o esprimermi. Al massimo vestirmi.


C'è da dire che la facoltà di Media & Giornalismo aiuta parecchio.

Non mi sento autorizzata in alcun modo a dire agli altri cosa debbano fare o quale sia il comportamento più adatto da mantenere. Tuttavia non posso non storcere il naso quando li vedo spezzare il cuore a qualche altra formica delle mie più care, perché un po' mi sembra che lo spezzino a me. E poi perché penso: ma chi si credono di essere questi per fare quel che cazzo gli pare senza rispettare i sentimenti di quelli che sono simili a loro? E che magari stanno lì di fronte a far finta di essere comprensivi e nel frattempo si struggono?
A me 'ste cose fanno veramente andare in bestia. Sono indiscreta, me ne rendo conto che non sono fatti miei.
Però...
Io non mi permetterei mai. O almeno direi le cose come stanno.

Caro individuo umano, lo sai che ti ho sgamato. E mi rispondi male, e mi tratti male perché sai che so qualcosa di te che non riesci ad ammettere, nemmeno nel tuo cuore, nemmeno quando stai nella stanza, seduto sul letto sotto la stampa del Bacio. Sai che so che vorresti andartene. Che hai un problema grosso, una relazione piantata in un punto morto.
E sai anche come la penso: che non puoi mettere in pericolo le relazioni degli altri soltanto perché hai deciso che andrai avanti come un panzer, calpestando quelle vocine flebili che ti sussurrano la verità.
Guarda, sinceramente non me ne frega un benemerito cazzo di come stai e di come vanno le cose tue. Ma fammi passare un'altra serata insultando i miei cari perché devi fare il cretino con chi ci sta e andrai molto vicino alla morte. Ti dirò di più: fammi passare un'altra serata con te che hai gli ormoni a mille e gironzoli intorno a Barbanera e la tua sorte sarà la stessa.
Io non mi arrabbio mai, ma quando mi arrabbio divento furibonda.
E cieca.
Più cresco meno divento saggia, però so che se una cosa te la dice una di quelle vocine lì è vera. E certo, bisogna aspettare il momento giusto per ascoltarla. Quindi capirai che quando inizi a far incazzare gli altri, ecco, il momento è arrivato, se non l'hai già superato.

Altra cosa che induce il fastidio: gente che non ha fatto una benemerita sega nella vita ma insiste a raccontartela fino alla fine. Magari come fosse oro colato.

Ma forse sbaglio io a sentirmi formica.
Qualcuno disse:
non siate modesti. Non avete la grandezza necessaria per esserlo.


 
 
 

Je me souviens

Post n°87 pubblicato il 25 Aprile 2007 da tefnutlagatta
 

Me lo ricordo, me lo ricordo bene. Era un pomeriggio di luglio torrido quando accadde. Me ne stavo affacciata alla finestra della casa al mare. Faceva caldo sulle mie braccia, mi ribolliva la testa nel fazzoletto colorato annodato sotto il mento.
Tra gli alberi di limoni gialli, nel cortile piastrellato fino al grande cancello bianco, si sentiva il vento. Un vento torrido di un’estate che pareva infinita.
Quando accadde, la brezza rimandava un cinguettio lontano, un cicaleccio, un sottobosco mediterraneo che riempiva le orecchie come una musica. Di quella musica di cui ci si accorge solo quando cessa. Di quella musica che quando cessa sprofonda l’esistenza nella disperazione.
Me lo ricordo bene perché non avevo intenzione di muovermi. Gli avambracci quasi ardevano, unico punto toccato dai raggi del sole del mio corpo arretrato nell’ombra delle persiane. Accadde, e all’improvviso ci fu un lungo palpito che colorò il luogo come di un dignitoso marciume. E di rassegnazione, ma festosa.
Pensai voglio andare a ballare stasera.
Ecco. Me lo ricordo, me lo ricordo bene il momento in cui accadde la mia vita.

 
 
 

Ecce Valigia

Post n°86 pubblicato il 14 Aprile 2007 da tefnutlagatta
 
Foto di tefnutlagatta

Cari e vispi lettori, la vostra blogger preferita vi lascia in balia del vostro destino per una decina di giorni. Tristo sarà il lasso di tempo che vi separerà dai miei poliedrici e sempre interessanti racconti di vita vissuta. Cosa, si dimanda la vate dalle braccia eburnee, darà un senso alle vostre mortali esistenze fino al dì venticinque della luna di aprile? A proposito di braccia eburnee, mi devo ricordare di portare la crema solare.

Colgo qui l'occasione per ringraziare tutti quelli che mi hanno augurato buon viaggio. In particolare la Olly che mi ha inviato mille emoticons di gattini sul messenger. E poi la Lucia che mi ha consigliato di godermela perché ho bisogno di tempo per riflettere sul mio futuro. E Giangi, che mentre io sarò via si bullerà in giro di essere amico mio (soltanto per aumentare visibilmente il suo marchio d'infamia. Nella vita gli serve, cosa volete, fa il cantautore...). E Giovanni che alla mia sete di domande ha voluto rispondere con un libro e un mi raccomando, ad Amsterdam fai la brava. E alla Roby, il cui auspicio invece è stato: fuma tantissimo. Quando ti ricapita?

Un saluto dalla vs. affezionatissima.

 
 
 

Sentimentalmente parlando

Post n°85 pubblicato il 11 Aprile 2007 da tefnutlagatta
 
Tag: love

Sì, lo so che è una domanda da un milione di dollari. Ma secondo voi, l'amore è veramente una roba fisica? Cioè un ciafruglio di proteine e sostanze che l'organismo secerne in determinate situazioni?

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E se, come spero, è così...Se stasera bevo il brodino di pollo, poi prendo un'aspirina e vado a dormire ...


Domattina mi sarà passato?

 
 
 

Io, vagabondo che son io

Post n°84 pubblicato il 04 Aprile 2007 da tefnutlagatta
 

...soldi in tasca non ne ho, ma la speranza di andar via da qui almeno per un po' m'è rimasta.
Perciò perdonate la dolorosa assenza, ma sono impegnata nell'organizzazione di un viaggio che mi porti via certe nostalgie ed impotenze che condizionano la mia ancora giovane età.
Ma, soprattutto, nel risolvere la questione esistenziale di portare o no la pochette a forma d'angelo di Lulu Guinness.

Nell'attesa che l'euforia dei viaggi mi travolga, l'euforia cerco di darmela da me con qualche incursione notturna nei locali della mia incasinata e spero presto lontana città.

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Cin Cin

Alla nostra grazia
Nello scrivere
Versi senza forza
Al non vivere
Al nostro "per sempre"
E ai nostri "mai"
Alle dipendenze
Allo stile che ci rende
Noi
Io e te
Un futuro non c'è
Ma vedrai
Ci sarà
Cambierà
Parleremo anche noi
Io e te
Del futuro che c'è
Nelle mani che hai
Nel coraggio che ancora non ho

Ma sento dentro
Che un amore
Lo invento

                                                                            (Baustelle, Cin Cin)

 
 
 

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