A SOPHIE
Anela a stringerti forte forte
ma una vitrea calotta ti separa da lei.
Lei è la tua mamma
ma tu non puoi ancora saperlo
perché non hai ancora sentito
il calore delle sue braccia
non hai ricevuto il suo nutrimento
non può neanche cullarti mentre piangi
Lei può solo guardare
attraverso questa brattea di vetro
il tuo corpicino inerme
cinto da tubi e squarciato da tagli.
Lotta piccola Sophie
perché sei il dono più bello
che Dio potesse concederle.
Vivi dolce Sophie…
t’insegnerà lei a meritare e
ad apprezzare la vita che ti è stata data!
SOLO PER
Solo per un suo sorriso
Tutto quello che ha fatto
Notti insonni passate a studiare per essere sempre il primo della classe
Tutto quello che ha costruito
Un lavoro precario, frustrante e scarsamente remunerato
Solo per una sua carezza sul suo viso
Tutto quello a cui ha rinunciato
L’amore perché mai nessuno è alla sua altezza
o forse perché non si sente all’altezza di poter essere amato
Solo per il calore di un suo abbraccio
Tutto quello che non ha detto
Notti insonni passate in compagnia della sofferenza logorante
di una vita vissuta in funzione della sua costante approvazione
e del pensiero allettante di iniziare a vivere il II atto della sua vita
pensando più alla sua felicità che a cosa fare per non deludere lei, sua madre!
LA BAMBOLA STONATA
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Post n°34 pubblicato il 20 Ottobre 2015 da valerie09
Da un po’ abbiamo perso la capacità di piangere, di provare tenerezza per l’uomo afflitto dal male. Non facciamo più caso a come un essere umano cerca di infliggere ad un altro il maggior dolore possibile; non facciamo più caso alle conseguenze di quegli individui che complottano per far soffrire i loro simili; non facciamo più caso a quei genitori che molestano i propri figli; non facciamo più caso a quel padrone che sfrutta i suoi operai; non facciamo più caso alle donne violentate, agli uomini maltrattati, ai bambini abbandonati. Non facciamo più caso a quanto dolore ci sia nelle prigioni, nelle case di cura, negli ospedali e non ascoltiamo più le grida dei poveri. NO, non siamo superficiali. NO, non siamo spietati. NO, non siamo asettici. Ma ci siamo semplicemente abituati a convivere con il male. Ma l’abitudine rende stanchi, impotenti, arrendevoli. Dobbiamo riprenderci i nostri sentimenti di amore, di compassione, di disperazione. Dobbiamo fare caso al male e non lasciarlo agire indisturbato. Possiamo fare poco? Quel poco basterà. Non possiamo fare nulla? Possiamo pregare quel Dio dal quale ci siamo allontanati e che abbiamo dimenticato rinchiuso nei vecchi libri di catechismo. SI’ possiamo rivolgerci a quel Padre che ci sembra inesistente solo perché silenzioso; in verità siamo noi che costringiamo Dio al silenzio ogni qual volta ci separiamo dal suo amore. SI’ possiamo rivolgerci a quel Padre che non si è mai arreso a perderci anche se gli abbiamo voltato le spalle. SI’ possiamo rivolgerci a quel Padre che non smette di attendere il nostro ritorno anche se continuiamo ad ignorarlo. Il silenzio di Dio non è indifferenza, semplicemente non vuole soffocare la nostra libertà. Il silenzio di Dio non è sordità bensì il Suo cuore si addolora, il Suo volto si solca di rughe perché la nostra partenza è un fallimento per Lui, perché non è riuscito a farci capire che è nostro Padre, perché non è riuscito a spiegarci che il Suo amore non è fatto di cose, possedimenti, denaro, sesso, potere ma semplicemente di affetto, benevolenza e condivisione. Noi sappiamo solo pretendere da Lui vita, benessere e salute ma ci dimentichiamo di ricompensarlo con il nostro amore, ma ci dimentichiamo di pensarlo anche solo un’ora alla settimana andando a messa, ma ci dimentichiamo anche di dirgli semplicemente grazie per quello che abbiamo. Ma noi percepiamo solo il Suo silenzio. Chi può capire il Suo dolore? Chi può contare le Sue lacrime? Chi può raccontare la Sua umiliazione? Abbiamo un Padre dall’amore smisurato. Abbiamo un Padre che non trattiene chi vuole partire. Abbiamo un Padre che rispetta ogni libertà, anche quella di un figlio scapestrato. Allora fermiamoci un attimo a sentire la tenerezza del Suo abbraccio. Allora fermiamoci un attimo a sentire il Suo dolore quando ci allontaniamo. Allora fermiamoci un attimo a sentire il Suo desiderio di riabbracciarci. E allora quell’attimo diventerà eterno perché non potremo più fare a meno dell’Amore di nostro Padre. |
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