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Figli di un Dio in evoluzione

Post n°13 pubblicato il 21 Settembre 2009 da foftobol
 

Con il suo nuovo provocatorio libro, 'The Evolution of God' (Little, Brown & Company, di prossima uscita in Italia per i tipi di Newton Compton), Robert Wright offre uno sfumato contrappeso intellettuale alla recente invasione di libri sul tema del contrasto tra fede e ragione che tendono a polarizzare il mondo tra credenti e non credenti.

Per spiegare quale sia il terreno comune condiviso dallo scienziato e dal credente, Wright si esprime così: 'Voglio dire che, se anche non esiste un Dio personale, può esserci qualcosa che meriti di essere chiamato ‘divino', e forse che la capacità umana di concepire il divino è così limitata che il pensarlo come Dio è un'approssimazione sensibile della verità, dati appunto i limiti del pensiero umano.

In alcune occasioni è il teologo che elaborava la dottrina del peccato e della grazia, mentre in alcune altre si ritrova a predicare l'amore reciproco a comunità segnate da discordie e divisioni, come in quel passaggio della Lettera ai Corinzi che così spesso viene letto in occasione di matrimoni: ‘L'amore è paziente… l'amore è gentile… l'amore non si vanta e non si gonfia…' e così via'.

'Beh, non sono la prima persona a sostenerlo e forse mi metterò nei guai a cercare di elaborare il concetto, ma penso che, per alcuni ebrei, essere religiosi abbia più a che fare con i riti e la tradizione che non con il credere in Dio in quanto tale.

 Fonte:
 http://www.ilfoglio.it/soloqui/3344

 
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Commenti al Post:
southcross0
southcross0 il 21/09/09 alle 19:30 via WEB
Lo è, ma giusto un pò più di chiunque altro usa la divinità funzionalmente alla sua capacità di comprenderla
(Rispondi)
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