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CLATHRUS RUBER

Questo Gasteromicete è racchiuso da una volva che a maturazione si lacera in vari punti e la parte interna, che è gelatinosa, fuoriesce assumendo la forma di una rete di un bel colore rosso.

La natura, grazie a questo fungo, ci stupisce per la sua meravigliosa fantasia e varietà, infatti, a parte l’aspetto generale, la cosa che ci colpisce di più è il suo modo di riprodursi. Nella parte interna della rete rossa si forma una sostanza mucillaginosa contenente le spore di colore bruno-nerastro; il suo odore “particolare” attira gli insetti, soprattutto le mosche, che si imbrattano con la sostanza gelatinosa e la diffondono nell’ambiente.

 

 

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FOMES FOMENTARIUS

Post n°7 pubblicato il 10 Marzo 2012 da ifonzaru

L'IMPORTANZA DI UNA BUONA ESCA

Vi ricordate la mummia naturale ritrovata dopo 5.300 anni presso il massiccio del Similaun tra il confine Italia–Austria?

Ebbene Otzi era un fonzarol!!! Infatti, nella sua cintura, tra il suo equipaggiamento sono stati ritrovati frammenti di Fomes Fomentarius. Questo fungo ha caratteristiche davvero affascinanti; la sua carne era usata per preparare l’esca per accendere il fuoco. La parte utilizzata a questo scopo è la trama situata tra la crosta e lo strato dei tubuli. Oltretutto, la preparazione non era affatto semplice come si potrebbe pensare ma consisteva in un procedimento a più fasi: la trama veniva prima tagliata in liste sottili poi, messa per alcune settimane a macerare nel carbonato di calcio, dopo veniva seccata e pressata e infine messa in una soluzione di salnitro, di nuovo essiccata e battuta, fino a farla diventare come una matassa di lana grezza. Questo preparato si accendeva facilmente se le scintille, che i nostri antenati provocavano con un frammento di selce e pirite di ferro, lo colpivano, bruciando senza fare fiamma ma, prendeva fuoco aggiungendovi sopra dell’erba secca.

Quello di fungere da esca per il fuoco non è l’unica peculiarità di questo poliporo. In antichità veniva utilizzato anche come emostatico, per guarire le ferite; aveva infatti la proprietà di assorbire il sangue e facilitarne la coagulazione.

 

 

 

DIVERSAMENTE INTELLIGENTI

Fomes Fomentarius è abbastanza facile da riconoscere, fruttifica per anni e quindi si può notare anche da lontano. Sappiamo che è un fungo parassita di numerosi alberi, come: faggio, pioppo, platano, quercia, ippocastano, tiglio ed acero. Attacca l’ospite tramite ferite sul tronco e provoca una carie bianca che può portare anche alla caduta dell’albero stesso. Quando questo avviene si verifica un fenomeno davvero curioso: il fungo che cade assieme al tronco o al ramo colpito continua a vivere trasformandosi da parassita a saprofita, vivendo cioè a spese del legno morto, e per far si che le sue spore possano continuare a diffondersi, si rigira e cambia direzione in modo da mantenere la parte fertile sempre parallela al terreno.

Questo fenomeno,che interessa anche il mondo vegetale viene chiamato geotropismo, ed è, appunto, la capacità di un organismo vegetale (o come nel nostro caso fungino) di reagire alla gravità terrestre; una sorta di “intelligenza” delle piante, come altri fenomeni simili, tipo il “fototropismo”, cioè la capacità delle piante di seguire la luce del sole, cambiando direzione all’occorrenza: da sempre oggetti di studio da parte di biologi e botanici, a cominciare dallo stesso Darwin che parlò di “cervelli” situati nelle punte delle radici. Diversi scienziati oggi affermano che le piante possono comunicare tra loro e con gli insetti attraverso esalazioni gassose, ma non solo… Sono molte le piante tuttora osservate per rilevarne una qualche forma di intelligenza: la piccola “strangleweed”, una pianta parassita, pallida, appena articolata, può percepire la presenza di amici, nemici e di cibo, e prendere decisioni su come avvicinarli; l'erbaccia della senape, una pianta comune con un ciclo di vita di sei settimane, non trova i passaggi quando la punta della sua radice, "un cervello" amidaceo che comunica con il resto della pianta è tagliata; il “mayapple”, una varietà di pianta di melo, progetta la sua crescita in anticipo di due anni, basandosi su calcoli meteorologici.

Naturalmente il dibattito a livello scientifico internazionale è molto acceso, gli scettici non mancano di argomentazioni per controbattere: le piante non si innamorano, non pensano poeticamente, e infine una reazione al proprio ambiente circostante si definisce genialità o genetica?. C’è ancora molto che non si conosce di come funzionano le piante e si rischia sempre di arrivare da ricerche scientifiche a discutere di filosofia: per i filosofi infatti un’osservazione importante è stata fatta su due parti prese dalla stessa pianta madre che si comportano e crescono diversamente anche alle stesse condizioni ambientali.

Anche la NASA è interessata ai risultati di queste ricerche, tanto da sovvenzionarle, in quanto sono state riscontrate similitudini tra i neurotrasmettitori di piante ed esseri umani e questo potrebbe offrire nuovi spunti sullo studio degli effetti della gravità su organismi sensibili. Come sempre la pratica deve seguire la teoria, e il confine tra scienza e fantascienza è davvero molto sottile; più di uno studioso pensano alla possibilità di comunicare con questi esseri viventi: nello spazio le piante intelligenti potrebbero davvero rendersi utili, non solo per fornire cibo e ossigeno ma anche compagnia e supporto ai viaggiatori diretti su altri mondi.

I contadini, che al contrario degli spaziali hanno sempre avuto i piedi per terra, sperano di poter comunicare con le piante al fine di regolare gli innaffiamenti necessari alla loro crescita.

Queste teorie, piuttosto recenti e decisamente all’avanguardia, suscitano sempre da un lato curiosità e dall’altro scetticismo, a qualcuno sembreranno solo favole, assolutamente inverosimili, eppure da quando ero bambina ho sempre sentito dire che il bravo giardiniere parla alle sue piante e le coccola, e questo gioverebbe al loro sviluppo.

Esistono da parecchi anni, così come esistono i vegetariani, gruppi di persone convinte che i vegetali abbiano un’ anima, per cui gli ortaggi messi in tavola sarebbero stati assassinati; ovviamente questo riguarda una piccola minoranza e suscita sempre una certa ilarità in noi onnivori.

Noi sappiamo che in tutte le cose si può passare da un estremo all’altro, ma si è sempre detto che la verità giace nel mezzo. Non so se esista un’anima oppure no, ma di certo quando raccogliamo un fungo, o un fiore o un frutto o mentre camminiamo nei boschi, tra gli alberi che amiamo tanto, alla luce di queste ultime scoperte, mi auguro che lo faremo sempre con maggior rispetto, ricordandoci che abbiamo a che fare con altri esseri viventi, che ci osservano e ci studiano, chiedendosi se questi esseri umani non abbiano una qualche forma di intelligenza…

SILVIA


 

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