il blog dei fonzarù

funghi e affini

 

MOSTRE MICOLOGICHE

il 7 di ottobre

in via Papini 28 sede del gruppo

il 21 di ottobre

a Pianoro, nell'ambito della tartufesta

 

ULTIME VISITE AL BLOG

maninblack.1adabruno99librit.ctgiorgio.siccardirosanna.greppitomasso49teduiagianni.bbmakito91nicolettasauroferdinandoalteriofabbri.giancarlolexlutor25ifonzarus.frappetta
 

AREA PERSONALE

 

CLATHRUS RUBER

Questo Gasteromicete è racchiuso da una volva che a maturazione si lacera in vari punti e la parte interna, che è gelatinosa, fuoriesce assumendo la forma di una rete di un bel colore rosso.

La natura, grazie a questo fungo, ci stupisce per la sua meravigliosa fantasia e varietà, infatti, a parte l’aspetto generale, la cosa che ci colpisce di più è il suo modo di riprodursi. Nella parte interna della rete rossa si forma una sostanza mucillaginosa contenente le spore di colore bruno-nerastro; il suo odore “particolare” attira gli insetti, soprattutto le mosche, che si imbrattano con la sostanza gelatinosa e la diffondono nell’ambiente.

 

 

ARRIVA L'ESPERTONE

Post n°10 pubblicato il 12 Aprile 2012 da ifonzaru

Il gruppo micologico "i Fonzarù" è orgoglioso di invitare tutti i propri soci alle serate speciali che si terranno nei gionri 16 aprile e 07 maggio.

Nel corso di suddette serate interverrà il dottor Mirko Illice esperto micologo che terrà due lezioni sui temi:

I funghi tossici e sindromi da intossicazione

Sistematica del genere Lactarius

Serate come queste sono assolutamente da non perdere; Partecipate!!!

 
 
 

LA NINFA CHE SI PETTINA AL SOLE

Post n°9 pubblicato il 14 Marzo 2012 da mariki_04

Un giorno un giovane cacciatore, stanco del suo vagare, si fermò a rinfrescarsi sulle rive di un lago.

Alzando il volto dall’acqua rimase folgorato da una visione; sulla sponda opposta del lago sostava una meravigliosa fanciulla, che lo guardava con occhi stranamente verdissimi. Quando i loro sguardi si incrociarono il ragazzo rimase folgorato, e l’amore e la passione presero il sopravvento su di lui. Ma all’improvviso la bella fanciulla corse via ridendo del cacciatore.


Egli cominciò a correre, quasi disperato, nel tentativo di raggiungerla, e a tutti coloro che incontrava chiedeva notizie della sua amata. Alcuni carbonai gli rispondevano: “ è la ninfa che si pettina al sole, una malefica ammaliatrice, chi la guarda se ne innamora, e la sua anima è perduta”


Ma il giovane non volle credere a queste parole, ritenendole solo frutto di malignità e invidia. Ogni giorno tornava per vedere la sua bella e su qualunque riva si recasse la sorprendeva a fissarlo da quella opposta. Ma un giorno il giovane non sopportò più quel gioco crudele e con impeto urlò il suo amore alla splendida creatura. Alle sue parole la ninfa lo guardò a lungo con curiosità, poi gettò come per magia un iridescente ponte di cristallo e intonò un dolce canto verso il giovane che senza perdere tempo si apprestò a raggiungere la sua amata, speranzoso di ricevere almeno un bacio.



Ma giunto a metà strada il ponte svanì, il giovane cadde e il bacio tanto ambito ebbe il sapore delle gelide acque del lago.








Da allora nessuno vide più la ninfa che si pettinava al sole; qualcuno disse che per punizione fu trasformata in pietra, altri raccontavano che la ninfa pentita del suo gesto crudele raggiunse il suo innamorato nelle profondità del lago.




Qualche volta si possono ancora vederedue nuvolette
di vapore vagare fianco a fianco sulle acque.


Silvia

 
 
 

I FUNGHI ALBINI

Post n°8 pubblicato il 14 Marzo 2012 da ifonzaru

Io credo che ad ognuno di noi sia capitato di incontrare persone particolarmente “pallide”, con i capelli candidi e spesso uno strano rossore negli occhi. Perfetto, ci siamo intesi alla perfezione, parlo delle persone albine. Uno strano disturbo della pigmentazione dovuto ad un errore cromosomico che non è peculiare solamente degli esseri umani, esso coinvolge, in forma totale o parziale anche gli animali e più raramente le piante.

Boletus edulis var. alba

Di certo non potevano essere esenti dal fenomeno i funghi, che, come descritto da Sauro nella sua scheda monografica, spesso vengono addirittura catalogati come vera e propria varietà alba. Questa anomalia, che non deve essere confusa con una depigmentazione della sommità del carpoforo dovuta all’assenza di esposizione alla luce, si manifesta nei funghi con il micelio non completamente sviluppato che fruttifica carpofori biancastri o con strane forme. Vi sono casi nei quali non è tutto il carpoforo ad essere interessato ma sono solo le spore che sono private della propria colorazione; in questo caso si parla di albinismo parziale (ovviamente questa fattispecie è assente nei funghi leucosporei) Molte sono le specie di Amanita ad essere annoverate con la varietà “alba”: Amanita Phalloides; Amanita citrina; Amanita Muscaria, ma non sono le sole, basti ricordare il Boletus Edulis var. alba oppure l’Inocybe Geophylla. In questo caso il cappello del carpoforo reca come conseguenza una riduzione dello spessore della membrana sporale mentre la colorazione delle spore non subisce depigmentazione e quindi si è davanti ad un fenomeno di semialbinismo. Come in molti altri casi gli studiosi di micologia non si trovano del tutto concordi (ti pareva che almeno una volta lo fossero!!!) nel definire i funghi albini come varietà in quanto trattasi, come descritto in precedenza, di un errore cromosomico e quindi di una deformità della specie. Quello che è comunque certo è che, ancora una volta, il colore di un fungo non è mai, e sottolineo mai un aspetto determinante per il riconoscimento certo di una specie e quindi un lasciapassare inequivocabile che consenta ad un fungo di accedere alla nostra padella.

carlo

 
 
 

FOMES FOMENTARIUS

Post n°7 pubblicato il 10 Marzo 2012 da ifonzaru

L'IMPORTANZA DI UNA BUONA ESCA

Vi ricordate la mummia naturale ritrovata dopo 5.300 anni presso il massiccio del Similaun tra il confine Italia–Austria?

Ebbene Otzi era un fonzarol!!! Infatti, nella sua cintura, tra il suo equipaggiamento sono stati ritrovati frammenti di Fomes Fomentarius. Questo fungo ha caratteristiche davvero affascinanti; la sua carne era usata per preparare l’esca per accendere il fuoco. La parte utilizzata a questo scopo è la trama situata tra la crosta e lo strato dei tubuli. Oltretutto, la preparazione non era affatto semplice come si potrebbe pensare ma consisteva in un procedimento a più fasi: la trama veniva prima tagliata in liste sottili poi, messa per alcune settimane a macerare nel carbonato di calcio, dopo veniva seccata e pressata e infine messa in una soluzione di salnitro, di nuovo essiccata e battuta, fino a farla diventare come una matassa di lana grezza. Questo preparato si accendeva facilmente se le scintille, che i nostri antenati provocavano con un frammento di selce e pirite di ferro, lo colpivano, bruciando senza fare fiamma ma, prendeva fuoco aggiungendovi sopra dell’erba secca.

Quello di fungere da esca per il fuoco non è l’unica peculiarità di questo poliporo. In antichità veniva utilizzato anche come emostatico, per guarire le ferite; aveva infatti la proprietà di assorbire il sangue e facilitarne la coagulazione.

 

 

 

DIVERSAMENTE INTELLIGENTI

Fomes Fomentarius è abbastanza facile da riconoscere, fruttifica per anni e quindi si può notare anche da lontano. Sappiamo che è un fungo parassita di numerosi alberi, come: faggio, pioppo, platano, quercia, ippocastano, tiglio ed acero. Attacca l’ospite tramite ferite sul tronco e provoca una carie bianca che può portare anche alla caduta dell’albero stesso. Quando questo avviene si verifica un fenomeno davvero curioso: il fungo che cade assieme al tronco o al ramo colpito continua a vivere trasformandosi da parassita a saprofita, vivendo cioè a spese del legno morto, e per far si che le sue spore possano continuare a diffondersi, si rigira e cambia direzione in modo da mantenere la parte fertile sempre parallela al terreno.

Questo fenomeno,che interessa anche il mondo vegetale viene chiamato geotropismo, ed è, appunto, la capacità di un organismo vegetale (o come nel nostro caso fungino) di reagire alla gravità terrestre; una sorta di “intelligenza” delle piante, come altri fenomeni simili, tipo il “fototropismo”, cioè la capacità delle piante di seguire la luce del sole, cambiando direzione all’occorrenza: da sempre oggetti di studio da parte di biologi e botanici, a cominciare dallo stesso Darwin che parlò di “cervelli” situati nelle punte delle radici. Diversi scienziati oggi affermano che le piante possono comunicare tra loro e con gli insetti attraverso esalazioni gassose, ma non solo… Sono molte le piante tuttora osservate per rilevarne una qualche forma di intelligenza: la piccola “strangleweed”, una pianta parassita, pallida, appena articolata, può percepire la presenza di amici, nemici e di cibo, e prendere decisioni su come avvicinarli; l'erbaccia della senape, una pianta comune con un ciclo di vita di sei settimane, non trova i passaggi quando la punta della sua radice, "un cervello" amidaceo che comunica con il resto della pianta è tagliata; il “mayapple”, una varietà di pianta di melo, progetta la sua crescita in anticipo di due anni, basandosi su calcoli meteorologici.

Naturalmente il dibattito a livello scientifico internazionale è molto acceso, gli scettici non mancano di argomentazioni per controbattere: le piante non si innamorano, non pensano poeticamente, e infine una reazione al proprio ambiente circostante si definisce genialità o genetica?. C’è ancora molto che non si conosce di come funzionano le piante e si rischia sempre di arrivare da ricerche scientifiche a discutere di filosofia: per i filosofi infatti un’osservazione importante è stata fatta su due parti prese dalla stessa pianta madre che si comportano e crescono diversamente anche alle stesse condizioni ambientali.

Anche la NASA è interessata ai risultati di queste ricerche, tanto da sovvenzionarle, in quanto sono state riscontrate similitudini tra i neurotrasmettitori di piante ed esseri umani e questo potrebbe offrire nuovi spunti sullo studio degli effetti della gravità su organismi sensibili. Come sempre la pratica deve seguire la teoria, e il confine tra scienza e fantascienza è davvero molto sottile; più di uno studioso pensano alla possibilità di comunicare con questi esseri viventi: nello spazio le piante intelligenti potrebbero davvero rendersi utili, non solo per fornire cibo e ossigeno ma anche compagnia e supporto ai viaggiatori diretti su altri mondi.

I contadini, che al contrario degli spaziali hanno sempre avuto i piedi per terra, sperano di poter comunicare con le piante al fine di regolare gli innaffiamenti necessari alla loro crescita.

Queste teorie, piuttosto recenti e decisamente all’avanguardia, suscitano sempre da un lato curiosità e dall’altro scetticismo, a qualcuno sembreranno solo favole, assolutamente inverosimili, eppure da quando ero bambina ho sempre sentito dire che il bravo giardiniere parla alle sue piante e le coccola, e questo gioverebbe al loro sviluppo.

Esistono da parecchi anni, così come esistono i vegetariani, gruppi di persone convinte che i vegetali abbiano un’ anima, per cui gli ortaggi messi in tavola sarebbero stati assassinati; ovviamente questo riguarda una piccola minoranza e suscita sempre una certa ilarità in noi onnivori.

Noi sappiamo che in tutte le cose si può passare da un estremo all’altro, ma si è sempre detto che la verità giace nel mezzo. Non so se esista un’anima oppure no, ma di certo quando raccogliamo un fungo, o un fiore o un frutto o mentre camminiamo nei boschi, tra gli alberi che amiamo tanto, alla luce di queste ultime scoperte, mi auguro che lo faremo sempre con maggior rispetto, ricordandoci che abbiamo a che fare con altri esseri viventi, che ci osservano e ci studiano, chiedendosi se questi esseri umani non abbiano una qualche forma di intelligenza…

SILVIA


 

 
 
 

Antichi rimedi e nuove speranze

Post n°6 pubblicato il 08 Marzo 2012 da ifonzaru

La medicina cinese, questa strana, snobbata e poco conosciuta scienza, da secoli fa uso di svariati funghi per curare diverse patologie.

Il caso più conosciuto ed emblematico è quello riguardante il Ganoderma Lucidum o, come lo chiamano in Cina, "Ling zhi" famoso col soprannome di fungo dell’immortalità; in antichità veniva somministrato ad imperatori e nobili per migliorarne lo stato di costituzione e come apprezzato afrodisiaco, sia per uomini sia per donne. Si narrava riuscisse addirittura a prolungare la vita di chi ne facesse uso, proprietà dalla quale ne deriva il nomignolo.

ganoderma lucidum

Noto anche in Giappone come "Reishi"(Mannentake) oggi non è più un mistero, possiede sostanze dalle spiccate caratteristiche antiossidanti, ed in grado di regolare il livello di colesterolo, la glicemia e di agire positivamente sull'aritmia cardiaca. Usato per la preparazione di decotti, unguenti o più semplicemente somministrato sotto forma di compresse, anche in occidente viene prescritto contro l'ipertensione, nonché per svariati problemi epatici e cardiovascolari, è adatto anche per combattere alcune allergie.

Assai interessante è la sua proprietà anti-infiammatoria sia per somministrazione orale che topica. L’attività anti-infiammatoria è importante poiché contribuisce alla cura di gravi patologie neurodegenerative tipiche dell’età senile, come il morbo di Alzheimer. L’impiego di Ganoderma Lucidum è visto nella prospettiva di mitigare gli effetti di questa malattia devastante, non solo per le proprietà anti-infiammatorie, ma anche per la capacità di agire positivamente sullo stato di benessere degli individui anziani, nei quali aumenta l’energia vitale, la facoltà di pensiero e previene la perdita di memoria. Non vanno poi dimenticate le capacità immunostimolanti e antitumorali dovuti alla alta concentrazione di germanio presente in questo fungo miracoloso. Il germanio è un elemento dalla riconosciuta capacità di stimolazione dell’interferone (proteina naturale prodotta dal sistema immunitario). Come se non bastasse il germanio è un ottimo coadiuvante nella terapia del dolore che accompagna gli stadi terminali dei decorsi tumorali. Un fungo capace di tante virtù non poteva non essere usato anche in cosmesi; le donne cinesi utilizzavano ed utilizzano tutt’oggi il G L per la cura della pelle mentre in Giappone lo utilizzano in preparati contro la calvizie.

grifola frondosa

Pare che anche il Grifola Frondosa (maitake, o fungo danzante), fungo piuttosto comunemente consumato sia nella cucina nipponica che cinese e da secoli utilizzato nella medicina tradizionale cinese, possieda straordinarie capacità antitumorali.

Ricerche effettuate nel New York Medical Centre diretto dal dottor Sensuke Konno e pubblicate dal British Journal of Urology dimostrano che questo gustoso funghetto, è in grado addirittura di poter diminuire i tumori del 75% se associato a una proteina antitumorale a basso dosaggio.

Il dottor Konno, ha effettuato una sperimentazione con un campione di pazienti malati di cancro alla prostata o alla vescica e li ha curati con un composto antitumorale formato da estratto di fungo maitake associato all'interferone alfa a basso dosaggio, ottenendo appunto la riduzione del 75% della crescita delle cellule tumorali. L’utilizzo di questo fungo inibirebbe, sempre secondo la tesi del dottor Konno, un enzima che controlla la crescita delle cellule tumorali.

colorius versicolor

Spulciando i vecchi ricettari della medicina orientale scopriamo l’utilizzo del Colorius versicolor (kawaratake). Conosciuto ed apprezzato nella cura delle malattie infiammatorie ed infettive delle vie aeree superiori e nell’epatite cronica, tonificante del fegato, del cuore e della milza, “nutre” la mente e contrasta la stanchezza, è, da circa un ventennio, oggetto di attenzioni speciali anche da parte della medicina occidentale per le sue proprietà antitumorali.

È proprio di questi giorni la notizia proveniente dall’Australia ove scienziati dell’Università di tecnologia del Queensland (Qut) hanno dimostrato che la “coda di tacchino” è altamente efficace nel combattere il cancro della prostata. Dal fungo è stato estratto un composto detto polisaccaropeptide (psp) che ha avuto un’efficacia del 100% nel sopprimere lo sviluppo del cancro alla prostata in topi di laboratorio, colpendo le cellule staminali del tumore stesso e sopprimendo la sua formazione.

Patrick Ling dell'Istituto per la salute biomedica e l'innovazione della Qut, in una relazione sulla rivista della Public Library of Science, scrive: i risultati rappresentano un passo importante nel combattere una malattia tra le più diffuse e letali. In passato altri inibitori hanno mostrato in sperimentazioni di laboratorio un'efficacia del 70%, mentre con il Psp abbiamo osservato un'efficacia del 100%, per di più senza alcun effetto collaterale. .Ling aggiunge che le terapie convenzionali sono efficaci solo contro certe cellule cancerose, ma non quelle staminali, che danno inizio al cancro e fanno progredire la malattia. Il composto inoltre potrà migliorare l'efficacia dei trattamenti correnti. Il problema maggiore di tali trattamenti è che vi sono sempre dei tumori soffici residui, che resistono alle terapie. Ora potremo eliminare quei tumori residui, colpendo le cellule staminali, e rafforzare la sopravvivenza d'insieme dei pazienti. Scopriamo così che la saggezza di un antico popolo non era fondata solamente su credenze e stregonerie prive di scientificità e che perfezionando le conoscenze antiche con i moderni metodi scientifici si scoprono strade interessanti, foriere di speranze e di vita. Un ultimo pensiero lo voglio spendere sull’importanza della biodiversità e la sua salvaguardia  Magari non saranno i funghi a sollevarci da tutti i nostri malanni, eppure il nostro pianeta custodisce ancora preziosi segreti in grado di rivelarsi fondamentali per la qualità della nostra vita se non per la nostra sopravvivenza.

CARLO

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: ifonzaru
Data di creazione: 16/06/2011
 

CONTATTA L'AUTORE

Nickname: ifonzaru
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Etą: 60
Prov: BO
 

I MIEI BLOG AMICI

I MIEI LINK PREFERITI

 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963