L’ultimo Palio di Santa Maria di Devia
Antonio Monte
Il tempo che scorre ad altavelocità spesso mi concede il permesso di spolverare antichi ricordi della miainfanzia. Ricordi che volentieri trasmetto alle nuove generazioni. Riguardanotradizioni raccontate da persone appartenute all’antica civiltà contadina.Racconti che mi consentono di vivere meglio il presente. Le leggende del mioPromontorio suscitavano sempre un vivo interesse e tanta curiosità. Ero il primo nelle lunghe serate d’invernoa fare cerchio intorno al camino per ascoltarle. Di solito era un vecchiopastore, saggio conoscitore di miti a raccontarle. Cominciava spesso con ilporgere domande. Un giorno mi chiese se conoscevo il perché per tutto il mesedi Maggio si recitasse il rosario. Io gli risposi che ne ero ignaro.Così mispiegò che la Madonna éla sola a fare da tramite con Dio, Ella è la Messaggeraautorizzata ad apparire all’umanità. Ella è il ponte tra la terra e il cielo equasi sempre è apparsa nel mese di Maggio. In maggio, apparveal primo eremitache andò ad abitare sulle isole Tremiti per pregare in solitudine. In quellaapparizione gli fu indicato da Santa Maria a Mare, il luogo dove era custoditoil tesoro di Diomede ricco di monete e monili. E’ proprio per la leggendadel tesoro che molti popoli come i dalmati, i romani,ibizantini e i normanni furono interessati alle isole. Successivamente anche lachiesa ne prese il dominio con l’ordine benedettino, cisterciense e lacongregazione dei lateranensi. All’interno dell’isola denominata San Nicola viè un’ampia cisterna dove convogliano le acque piovane attraverso cunettecostruite dagli antichi. Acqua dolce che veniva utilizzata dalla popolazione per barattare conl’oro dei pirati del mare. L’oro, sterco del diavolo, vuol dire ricchezzamotivo di tante guerre ed è stato e sarà sempre motivo di merce di scambio per eccellenza. Metallo malleabilee resistente con cui si coniavano monete, si decoravano le ville dei patrizi,gli ornamenti di persone, di cavalli, i velieri e tanti oggetti. Rappresentavalo splendore di una popolazione. Anche nell’attuale era moderna restapreziosità di pregio.
Esiste un’ altra leggenda cheriguarda il tesoro del leggendario Diomede. L’Ellenico era un ottimo navigatoree presto fece visita al Gargano. Sbarcò a Torre Mileto e da lì proseguì fino aRodi. Scelse quel litorale per allevare i cavalli. Conobbe la figlia del reDauno che prese per moglie ricevendo perdote l’intera Puglia.
La leggenda narra che per nonessere da meno alla moglie le offrì il tesoro, trasferendolo a Monte d’Elio, montagnadel sole, occhio aperto verso l’Oriente, dalla cui vetta si può ammirare ilnascere e il tramonto nel mare. Quel tesoro nel tempo è stato il richiamo dimolte milizie interessate ad occupare le tremiti e il territorio di Monted’Elio. Fu così che a Torre Mileto fucostruito un piccolo porto.
Una sera chiesi al pastoreabruzzese perché nel Gargano ci fossero molte grotte scavate nelle rocce. Mirispose che la presenza delle grotte dipendeva dal fatto che il Promontoriogarganico era stato abitato dai primi esseri umani ma anche perché nel suosottosuolo si era rifugiato l’Angelo cattivo scacciato dal Paradiso terrestre.
La spiaggia di Torre Miletoperché ampia e lunga veniva utilizzata dai cavalieri per addestrare allavelocità e agli scatti gli equini e spesso organizzavano i rodei. Un giorno miraccontò del pastorello, addetto alpascolo di un gregge di proprietà del casale di Devia,che vide approdare unveliero nel piccolo porto di Torre Mileto. Lo splendore di quella imbarcazioneperché ricco di decorazioni in oro, suscitò la curiositàdel pastorello che abbandonò la guida del gregge. Mentre alcuni componentidell’equipaggio si riforniva di acqua dolce presso una sorgente tra la spiaggiadi sabbia e l’inizio della scogliera, altri provvedevano a caricare sulla barca un abbondante scorta di agnellini ecapretti. La presenza dell’acqua dolcenel mare trova spiegazione in un’altra leggenda :il maligno per rinfrescarsiscelse quella località trascinandosi un corso di acqua dolce e fredda. Ad essa ricollegai il motivo per cuisi diceva ai bagnanti di tenersi lontano dalla scogliera perché malefica.Infatti è il punto dove si sono verificati più incidenti di annegamento.
Ritornando alla storia delpastorello, il signorotto di Devia informato dell’abbandono delle greggi daparte del giovane, decise di infliggergli la stessa pena di Sant’Ippolito, che accusato dall’imperatore Valeriano di alto tradimentoper essersi convertito al Cristianesimo e per aver seppellito il corpo di SanLorenzo arso sulla graticola, fu legato alla coda di un cavallo e trascinatotra rovi e sassi fino alla morte.
Era il 13 Maggio quando ilpastorello per scontare la pena fu legato alla coda di un cavallo conl’intenzione di farlo trascinare sulla costiera partendo dalla sorgente diacqua dolce. Ma il cavallo disarcionò il cavaliere e si diresse a galoppo lungola spiaggia sollevando un grosso polverone e in quel momento apparve la Madonnache sollevava il corpo del fanciullo col mantello. Anche il cavallo liberatodalla fune si fermò ricevendo la carezza della Madonna.
Il 13 Maggio vi fu l’apparizionedella Madonna di Fatima. Sul Monte d’Elio si trova una chiesa romanica,SantaMaria di Devia, con affreschi bizantini e sulla porta d’ingresso si trova lafigura di Sant’Ippolito (nome greco derivante da hippos, cavallo e lyo, coluiche cavalca veloce). Un tempo, proprio il 13 Maggio, contadini e pastoriorganizzavano sulla spiaggia di Torre Mileto il palio di Santa Maria di Devia.
Ognuno preparava il suo cavalloagli scatti, alla resistenza e alla velocità per ricevere il premio del palio.Ossia una stoffa pregiata come asignificare il mantello della Madonna mentre la partenza coincideva con il luogodove si era fermato il cavallo che aveva trascinato il pastorello. L’ultimopalio si svolse il 13 Maggio 1949. Fu vinto dal cavallo di Matteo Torelli denominato(SantPetr) montato dall’astuto fantino Antonio Passarini.
I grandi agricoltori quell’annoaddestrarono diversi cavalli per la competizione così feceSantPetr assoldando il miglior fantino(Antonio Passarini) che tra i cavalli addestrati per la competizione scelse untrottatore veloce e resistente. Durante le prove, il cavallo frustato al galoppoper il cambio di movimento e per la fatica di correre sulla sabbia, fu soggettoa forti contratture muscolari, tanto che per una settimana gli furono massaggiate lezampe con olio di canfora e qualche puntura praticata dal veterinarioservì per rimetterlo in sesto.
Il tratto di spiaggia dapercorrere era di circa 800 metri. Alla partenza il cavallo di SantPetr,montato da Passarini, costrinse il cavallo di Cordalenta, montato dal figlioappena rientrato dal servizio di leva, a finire nel mare dove un fosso valse a disarcionare il fantino e a fermare il cavallo.
Vinse agevolmente Passarinidavanti al cavallo di De Luca denominato Cardinalegenero di SantPetr che nongradì la sconfitta. Il cavallo del suocero sembrava indemoniato continuò lacorsa oltre il traguardo tanto che il temerario fantino fu costretto adimplorare San Michele.
Poi Matteo Torelli risultòvincitore anche della prova a tiro a segno. Prima del palio tutti si recavanoin processione alla chiesa di Santa Maria di Devia e barattavano tra loro iprodotti dei raccolti: ciliegie, uova, fave e piselli teneri ed era la festadello stare insieme, ottima occasione per dialogare, per ridere e per cantarein armonia.
Per diversi anni la corsa fuvinta dai cavalli di Vincenzo Monte (Cordalenta), agricoltore affittuario dellatenuta Campanozzi allenatore di cavalli scattanti e resistenti montati quasisempre da Raffaele Penna ed Emanuele Tiscia, recentemente scomparso e anche daAntonio Passarini il più scaltro e piccolo di statura.
Un invito a tutti i proprietaridi cavalli e scuderie a riprendere questa bella tradizione. Essa si potrebbesvolgere ancora il 13 Maggio inoccasione dell’apparizione della Madonna oppure il 13 Agosto Sant’Ippolito o il15 Agosto Madonna dell’Assunta.
Cosa importante sarebbe che una volta l’anno venga ripresa lamanifestazione. Servirebbe ad onorare la località storica e sicuramente sarebbemotivo di un richiamo turistico.
Nella foto uno dei fantinidell’ultimo Palio, Emanuele Tiscia, scomparso il 20 febbraio 2016 a 90 anni,mentre l’unico superstite è il fantino disarcionato che vive a San PaoloCivitate e che ha fornito alcuni dettagli.
Inviato da: GiuliettaScaglietti
il 13/06/2024 alle 16:24
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