Anche a Carpino il 25 Aprile si sono celebrati, in Piazza del Popolo, gli 80 anni della Festa Nazionale della Liberazione alla presenza delle Autorità Civili e Militari, con la partecipazione dei cittadini (pochissimi giovani), è stata deposta una corona di alloro davanti al Sacrario dei Caduti di tutte le Guerre, con l’intonazione del “Silenzio” militare d’ordinanza e del nostro Inno Nazionale. E’ intervenuto il Sindaco Rocco Di Brina con un suo breve discorso.
Certo una celebrazione sobria, nel rispetto della cara memoria di Papa Francesco, ma non c’era bisogno che la consigliasse e suggerisse il governo questa circostanza che, invece, non ha fatto altro che aumentare polemiche e divisioni nella politica e nel popolo italiano, e non ce n’era proprio bisogno. Comunque, un traguardo importantissimo.
Ma ci si chiede quali prospettive attendono l’Italia e l’Europa oggi dopo 80 anni, ma anche tra 100, per tutto ciò che sta accadendo nel vecchio Continente e non solo, da alcuni anni (vedasi guerra in Ucraina). Il 1945 segnò la cessazione della 2^ guerra mondiale e la liberazione dell’Italia e dell’Europa dal nazifascismo, e i loro popoli tornarono a riabbracciare i valori di democrazia e libertà che avevano perduto.
Tre mesi prima, il 27 Gennaio giorno della “Memoria” (altra data indigesta come il 25 aprile per certa parte politica), si è celebrata in Europa la ricorrenza per gli 80 anni di un’altra liberazione, non meno importante, e cioè quella avvenuta nel famigerato campo di concentramento nazista di Auschwitz-Birkenau in Polonia. Ma evidentemente tutto questo non è bastato e non basta, se vi sono ancora fastidi, insofferenze e quant’altro alla conquistata democrazia…
Nel lontano 25 Aprile 1975, il compianto Statista Aldo Moro così parlò ai giovani democristiani pugliesi riuniti, quella volta, per fare memoria del 30° anniversario della Festa della Liberazione – Bari, Teatro Piccinni (lo stesso Statista dopo soli 3 anni, come si ricorderà, verrà rapito, “processato” ed ucciso dalle “brigate rosse”, ma non solo); in quel giorno erano presenti anche giovani di Carpino e del Gargano:
“…Miei cari giovani amici, il nostro antifascismo NON è dunque solo un’affermazione ideale, ma un indirizzo di vita, un principio di comportamenti coerenti ed etici. NON è solo un dato della coscienza, il risultato di una riflessione storica, ma è componente essenziale della nostra intuizione politica, destinata a stabilire il confine tra ciò che costituisce novità e progresso e ciò che significa, sul terreno sociale come su quello politico, conservazione e reazione!…Tanti anni fa, uomini e donne di diversa età, di diversa origine ideologica, culturale, politica e sociale, provenienti sovente dall’esilio, dalla prigione, dall’isolamento, dalla deportazione, dal confino, ciascuno portando il patrimonio della propria esperienza, hanno combattuto per restituire all’Italia l’indipendenza nazionale, la democrazia e la libertà. Questo è stato il nostro grande esodo dal deserto del fascismo e del nazismo; questa è stata la nostra lunga marcia verso la democrazia e la libertà!”
Purtroppo, dopo Moro ed alcuni altri grandi Statisti italiani ed europei del passato, si può affermare che non ne sono più nati e non se ne sono più visti in giro in Europa ed ovunque, anche se certi “personaggi europei” si sono paragonati a De Gasperi e Luther King, in una sorta di delirante e fanatica autocelebrazione!
Sta di fatto che oggi, paradossalmente e dopo 80 anni, la democrazia e la libertà nella nostra Europa conquistate da quelle grandi personalità politiche, sono due valori in pericolo o quanto meno sono messe in seria e preoccupante discussione (e non bisogna meravigliarsi). Si parla infatti di “riarmo” dell’Europa, a torto o a ragione (?).
Spuntati come funghi, avanzano da alcuni lustri nello scacchiere mondiale coloro che vengono definiti “sovranisti”, conosciuti anche come populisti e negazionisti, in molti casi, che sono a capo di autocrazie e democrature (cioè le nuove dittature mascherate da pseudo-democrazie), che viaggiano pericolosamente contromano in autostrada e che pare vogliano impossessarsi dei destini del mondo, al di là se sono stati eletti in modo legittimo e democratico o meno.
Ciò che sta accadendo nel vecchio Continente, in questi ultimi tre anni e più, è sotto gli occhi di tutti, per cui si può ancora affermare che “l’Europa è libera dalle guerre da ormai 80 anni”, come spesso si sente dire (in verità la storia del secondo dopoguerra ci ricorda l’invasione della Cecoslovacchia da parte della ex Unione Sovietica nel 1968 – la cosiddetta Primavera di Praga – e la guerra etnica scoppiata nei Balcani negli anni ‘90)?
I cittadini europei, ci si chiede, fino a che punto si rendono conto che nella più che europea Ucraina c’è una guerra in atto da oltre 3 anni, pur se combattuta nei territori dell’est? Anche se sembra una guerra a noi “lontana”, invece, in qualche modo, coinvolge tutta l’Europa ed “appartiene” a tutti i cittadini europei. Ma proprio l’Unione Europea in realtà ed in questa fase storica, si è fatta trovare quasi impreparata, isolata, divisa (con forti tentativi anche esterni di volerla dividere, magari per interesse e tornaconto), non ancora quindi veramente unita, coesa e solidale, come dovrebbe essere una grande ed “unica” importante Nazione (come lo sono gli USA, la Russia, l’India e la Cina, per intendersi).
A proposito, vengono alla mente, in modo preoccupante e con apprensione, a tante famiglie di Carpino e del Gargano, le bambine e i bambini ucraini (ed anche russi e bielorussi) che furono accolti in mezzo a loro negli anni ’90 (oggi adulti e chissà se vivi, e magari i loro figli sono stati deportati), nell’ambito dei progetti “Chernobyl” che furono organizzati in quasi tutto il mondo in segno di grande solidarietà, dopo la catastrofe ambientale per lo scoppio del 4° reattore nucleare alla centrale atomica di quella città della oggi “martoriata Ucraina”, per usare le parole del compianto Papa Francesco che spesso ci ricordava le tante altre guerre “dimenticate” in atto nel mondo, la 3^ guerra mondiale che si combatte a pezzi, diceva (ve ne sono 54, comprese quella in Ucraina e nel Medio Oriente, che qualcuno ha affermato che le avrebbe fermate definitivamente entro 48 ore dal proprio insediamento, ma dove si continua a combattere ed a bombardare ogni giorno incessantemente a tappeto e indiscriminatamente, e dove MAI si parla veramente di Pace, o quanto meno vi sono dei brevi periodi di finte tregue, quasi sempre violate da una o da entrambe le parti in conflitto).
Ed oltre alle guerre armate militari ora vi sono anche quelle commerciali dei dazi (e sanzioni) tra Nazioni, destabilizzanti per l’economia mondiale che costringono i governi a dover correre ai ripari con contromisure adeguate, a difesa dei loro popoli (altra guerra mondiale, senza precedenti). Il capolavoro di Tolstoj “Guerra e Pace”, oggi andrebbe declinato in GUERRA E DAZI. E’ evidente, sotto tutti i punti di vista, che non interessa il bene e il progresso dell’umanità, ma si vuol creare un nuovo mondo dove vi siano ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri e far scomparire le vie di mezzo. Ci si chiede, allora, se le due guerre mondiali, che hanno coinvolto pienamente l’Europa, le lotte della resistenza partigiana e la caduta del muro di Berlino del 1989 non siano servite a niente, resteranno solo un ricordo, una mera citazione sui libri di storia (se ancora si potrà raccontare questa Storia)?
Che Festa della Liberazione si vuole ancora celebrare in Italia e nella vecchia Europa? Altro che “sobrietà”!… L’Addio alle Armi, ricordando Hemingway, resta un’utopia dunque, anzi la nostra stessa Unione Europea, ma anche gli Stati che non vi hanno ancora aderito o quelli che ne sono usciti, ritengono, forse, di dover correre ai ripari, quanto meno per una eventuale difesa (e con la prospettiva di una difesa e di un esercito comune, con dei veri e propri ministeri della difesa e per gli affari esteri), riarmando, appunto, i propri arsenali militari più di quanto non lo siano già?…
Oggi i sovranisti, spesso guerrafondai, mettono in discussione e contestano gli stessi Organismi internazionali che vorrebbero stravolgerli, non riconoscerli più (in alcuni casi li stanno già abbandonando, vedasi la Corte Penale Europea, e in altri casi non vi hanno mai aderito), o addirittura cancellarli del tutto, compresa l’Unione Europea gettata da parte in questi ultimi mesi, anche perché debole e non proprio unita, come accennato; molto spesso l’UE è divisa al suo interno e tra gli stessi partiti e gruppi politici nazionali che la rappresentano e ne fanno parte, che non riescono a tenere una linea comune sui vari temi, così come è stato su quello del “riarmo”, mostrando ancora dei limiti e una sua incompletezza.
Per questo il riarmo di cui si parla?…Così concerti, marce, manifestazioni e convegni vari per la pace e contro il riarmo si moltiplicano all’infinito ovunque (ma forse invano?) e dove, in certi casi, le sfilate e i cortei diventano, di fatto, solo propaganda politica ed elettorale e a volte si trasformano in violenze con scontri contro le Forze dell’Ordine chiamate a fare solo il loro dovere per tutelare e difendere l’ordine pubblico, nonché la proprietà pubblica e privata nei tentativi di saccheggi, mai giustificabili in ogni caso, ovviamente.
Mentre, l’alba di quel seme d’Europa Federata e Democratica sparso nell’isola di Ventotene nel 1941 (proprio l’anno in cui la Germania di Hitler invadeva la Grecia e la Jugoslavia, in piena 2^ Guerra mondiale, per costruirsi e costituirsi una “sua” Europa, invasa ed occupata), anche se un ricordo lontano, anche se oggi certa parte politica italiana lo disprezza e lo calpesta (e non poteva essere diversamente; infatti hanno dichiarato che quella “NON è la loro Europa”, allo stesso modo come la Costituzione italiana NON è la loro Costituzione e non le appartiene), si auspica NON sia stato gettato invano dai Fondatori di quella che oggi viene definita “U.E.” (in passato MEC e CEE), e cioè il “Manifesto” di Colorni, Rossi e Spinelli, guarda caso italiani e non per caso confinati dal fascismo in quell’isola del Tirreno!
Ma anche se non ci fossero stati questi tre grandi nostri Storici del passato, ormai il processo fondativo dell’unione europea si era idealmente avviato irreversibilmente e sarebbero sorti in Europa altri uomini e donne democratici che l’avrebbero perpetuato e nessuno l’avrebbe più potuto fermare (così come avvenne proprio con i ben noti Trattati di Roma del marzo 1957). E infatti oggi l’Unione Europea è una realtà, non ancora perfetta forse, non ancora realmente unita, ma c’è, piaccia o no, ed essa rappresenta un baluardo a difesa dei valori della democrazia e della libertà e per la crescita ed il progresso dei suoi popoli, altrimenti, se così non fosse, essa fu costituita invano…

In tutto questo contesto e nella cruda realtà delle guerre (ricordando che esse recano sempre e solo fame, povertà, miseria, distruzioni materiali e morali) che ci riporta ogni giorno la cronaca attraverso i mass media e il web, c’è invece la voce del Servo di Dio e Venerabile don Tonino Bello che magari “gridava nel deserto”, ma che affermava, come in questo suo pensiero, parlando proprio di “Pace” (altra utopia?), che poi è ciò che interessa e ci si auspica di più in questo momento storico (pace, a cui bisogna associare sempre la parola giustizia, sono sinonimi di liberazione, e viceversa, e non ci può essere vera pace, e vera giustizia, senza libertà e democrazia):
“Gli Angeli che annunciano la Pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità, incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame…”E Gandhi a sua volta sosteneva che: “Non vi è una strada alla Pace, la Pace è la strada.”
Papa Francesco, in una lettera inviata il mese scorso al Direttore del Corriere della Sera, dal titolo “La fragilità rende lucidi”, tra le altre cose ha scritto ed ha chiesto che “dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra” “. Chi lo ascolterà, specialmente ora che non c’è più?… E nessun rispetto, nessun riguardo per la sua morte hanno mostrato coloro che continuano a martellare i loro “nemici dichiarati” nelle loro terre, colpendo sempre indistintamente militari e civili. E i cosiddetti “grandi della Terra”, quasi tutti si presenteranno e parteciperanno al funerale di Papa Bergoglio, la maggior parte di loro per assolvere solo ad una formalità.
mimmo delle fave
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il 25/12/2024 alle 07:37
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il 13/06/2024 alle 16:24
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il 12/10/2023 alle 19:22
Inviato da: Dott.Ficcaglia
il 28/06/2023 alle 13:50
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il 22/08/2022 alle 16:08