Post n°18727 pubblicato il
27 Marzo 2017 da
forddisseche
Giovane di Manfredonia “Il diritto al lavoro non esiste” "Qualcuno ha scritto che combattere un’ombra sia semplicemente impossibile: l’unica cosa che possiamo fare è illuminarla"
(statoquotidiano - IMMAGINE D'ARCHIVIO - archivio)
Di: Redazione
Manfredonia. ”Cordiale Redazione di Stato Quotidiano, spero che quello che sto per scrivere possa arrivare all’attenzione della gente, ma in particolare a quella di amministratori pubblici, di politici e datori di lavoro che per svariate motivazioni (delle quali non mi ritengo parte in causa), mi hanno bensì reso parte lesa di una situazione lavorativa,facendomi trovare nella situazione in cui mi trovo per la non applicazione di leggi e delibere.
Viviamo in una società in cui vi sono troppi “Ponzio Pilato”,gente non pronta ad assumersi le proprie responsabilità,gente senza un pizzico di buon senso pronta a mettere in risalto solo il proprio “IO”.
Il mondo d’oggi vive una vera e propria crisi d’identità ma soprattutto di verità,crisi che porta all’ambiguità ed a rapporti falsi.
“Non esiste alcun diritto al lavoro. Questo tipo di diritti, come quello alla salute o alla felicità, appartengono alle astrazioni della Modernità che nulla hanno a che fare con la vita reale. Sono diritti impossibili perchè nessuno, foss’anche Domineddio, può garantirli. Esiste, quando c’è, la salute, non un suo diritto. Esiste, in rari momenti della vita di un uomo, un rapido lampo, un attimo fuggente e sempre rimpianto, che chiamiamo felicità, non il suo diritto. Così è inutile sancire il diritto al lavoro se in una società il lavoro non c’è. Ciò che in una società moderna possiamo pretrendere è un’altra cosa: l’assicurazione, da parte della collettività, di una vita dignitosa anche per chi il lavoro non ce l’ha e non lo può trovare.
L’articolo I della Costituzione afferma solennemente : “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Questo articolo è espressione delle culture liberiste e marxiste che, insieme a quella cattolica (che peraltro del lavoro ha una concezione molto diversa) hanno contribuito a redigere la nostra Costituzione.
In realtà, come ogni Paese industrializzato, è fondata sulla schiavitù. Perchè siamo tutti, o quasi, come scriveva Nietzsche, degli “schiavi salariati”. A differenza dell’artigiano e del contadino la nostra vita, la nostra stessa sopravvivenza, non dipende più da noi, ma dalla volontà e dagli interessi altrui.”
“Qualcuno ha scritto che combattere un’ombra sia semplicemente impossibile: l’unica cosa che possiamo fare è illuminarla. È solo attraverso le domande, le giuste domande, che possiamo davvero determinare chi siamo, dove siamo, quanto valiamo e soprattutto cosa vogliamo. Porsi delle domande però richiede tanto coraggio perché ognuna di esse presenta un prezzo che dobbiamo necessariamente pagare: accettare e sopportare la risposta al quesito stesso. Per quanto doloroso possa essere, tuttavia, è forse solo attraverso le domande che si possono individuare le responsabilità che ognuno di noi ha il dovere di assumersi. L’individuazione di una responsabilità è condizione essenziale per il conseguimento della crescita e dell’emancipazione di un individuo e quindi di un’intera comunità. Assumersi una responsabilità non basta: è una sana premessa, sissignore, ma ad essa dobbiamo scegliere se far seguire una desolante rassegnazione o un tentativo di riscatto.”
(SONO UN DISOCCUPATO CHE PENSA FERMAMENTE CHE IL RISCATTO PASSI NECESSARIAMENTE ATTRAVERSO LA LOTTA POSITIVA E COSTRUTTIVA)
CORDIALITA”’.
(Lettera firmata. Manfredonia, 26.03.2017)
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