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Post n°8 pubblicato il 23 Ottobre 2008 da tommyknocker_5
 


Come fossero ingombranti scatoloni colorati accatastati nella campagna, il centro commerciale, visto dall'autostrada è veramente imponente. A vederlo così, con quel maestoso svincolo che lo cinge, le sue enormi insegne e le luci intense, sembra il viale alberato d'accesso di una reggia. E forse in fondo proprio questa è l'idea che deve suggerire e trasmettere. I suoi portali d'ingresso,  proiettano in un mondo immaginario e scintillante: il mondo dei desideri. E tutti quegli spazi amplissimi che si aprono davanti agli occhi, sono fatti apposta per accentuare quella sensazione di smarrimento e perdita del senso del reale. Un congegno costruito ad arte, per vendere e spendere al meglio. Quella sera, come di consueto, all'interno una voce gentile di donna informava la clientela dell'imminente chiusura. Nei reparti del supermercato tra le corsie degli scaffali, i pochi ritardatari si affrettavano   a fare le loro scelta trascinando i loro carrelli con agitazione. Altri erano già in coda alle poche casse ormai rimaste aperte. Ora che i locali erano semivuoti e che il volume della musica era diminuito, il beep dei lettori ottici si era fatto più frenetico. Le cassiere nascondevano a stento dietro sorrisi  di   cortesia l'impazienza tipica di un fine giornata. Più in là, alcuni commessi, con i loro giubbetti rossi, spendevano gli ultimi minuti del loro turno, ridendo allegramente e spensieratamente. Negli ampi corridoi che portano all'uscita, già alcune vetrine dei negozi erano serrate. In quelli ancora aperti, alcune commesse erano intente a riordinare e sistemare le esposizioni. Le persone con in mano le borse con i loro acquisti, si avviavano con passo più spedito verso le enormi vetrate dell'uscita. Da queste si spandeva verso l'interno una luce giallognola. Fuori i proiettori allo iodio, piazzati sugli altissimi piloni, rischiaravano a giorno l'immensa zona del parcheggio. La smisurata insegna colorata che spadroneggiava alta sopra l'ingresso principale sembrava mascherare il cielo, diventato ormai scuro. Sotto le pensiline, i carrelli legati fra di loro, si apprestavano a trascorrere immobili un'altra notte, incastrati in una sorta di abbraccio strettissimo. Le poche macchine rimaste sembravano piccole pedine del Mahjong; spaiate e sperdute in mezzo ad una immensa scacchiera disegnata a terra dalle righe bianche. Le aree di sosta dei centri commerciali, sono luoghi che non posseggono forma, non sono spazi creati per essere vissuti. Sono solo spianate d'asfalto che hanno solo un unico compito, custodire un ammasso di lamiere e di ferraglia. Nell'angolo più distante, c'erano già da ore, due auto accostate fra di loro. All'interno di una di esse, la più grande, si potevano scorgere le sagome di due persone. Cosa veramente insolita per un luogo che, ordinariamente si attraversa frettolosamente. Le movenze dei due non lasciavano molto spazio ad altre interpretazioni. Ma cosa può spingere una coppia a scambiarsi effusioni in un posto simile? Niente di romantico, niente di sdolcinato, né tanto meno sentimentale. Quanto può essere avvilente soltanto immaginare di incontrarsi in un ambiente così impietosamente squallido? Certo ci saranno state valide ragioni per aver scelto un posto simile; ma si riesce a trovare una limpida giustificazione ad un tale comportamento? Allora scatta subito in mente, l'idea che quella relazione porta in sé qualcosa di sordido e sbrigativo; di un rapporto clandestino ed inconfessabile. Niente che si può minimamente accostare al concetto di amore luminoso e solare, così come pretende l'opinione comune prevalente. Le risposte erano lì, in quegli occhi che si cercavano senza una pausa, in quei corpi che fremevano sotto le carezze. In quell'ansia che lentamente stringe il cuore in una fitta profonda. Li potevi ascoltare in quelle risate aperte; aperte alla vita che scorre più intensa e più piena. In quei baci infiniti, senza tempo e così pieni di calore e dolcezza. E quando nell'aria immobile della sera arriva il momento del distacco, l'ultimo; e poi ancora l'ultimo bacio e poi ancora l'ultimo abbraccio, servono a riempire il vuoto e la distanza dal prossimo incontro. Dagli altoparlanti si sente una voce: «La gentile clientela è pregata di affrettarsi all'uscita». Le due macchine in fondo, luci accese, incominciano a muoversi lente. Anche per loro è il momento di avviarsi, separate, verso la rampa d'uscita. Prenderanno strade differenti per rincasare, questo è sicuro. Ma dove andranno di certo stasera, per loro, non sarà il luogo più giusto.

 
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