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Cuore d'argilla
Post n°467 pubblicato il 10 Ottobre 2011 da LivinginFortaleza
"Vaquejada" Con l'argilla, quella recuperata lungo i margini del vicino rio Ipojuca, seppe ricreare un intero universo, il suo, riuscì da pioniere ad inventare uno stile inconfondibile, copiato da centinaia di altri artigiani e da totale analfabeta qual'era, figlio di semplici contadini, diventò il ceramista più famoso del Brasile. Si chiamava Vitalino Vitalino Pereira dos Santos, o più semplicemente Mestre Vitalino. Era nato a Ribeira dos Campos, stato del Pernambuco, nel 1909. Il padre lavorava i campi e la madre, per integrare il magro reddito familiare, lavorava l'argilla e produceva pentolame domestico (pentole, ciotole, brocche, salvadanai, piatti). Tutti i sabati, i genitori andavano a vendere i loro prodotti, alla fiera di Caruaru. Già da piccolo Vitalino inizia così, osservando la madre, a manipolare l'argilla, realizzando animaletti, dapprima solo per gioco, poi tenterà di venderli. Sette anni e già un talento ed una creatività innata. Una delle prime opere, una delle più famose, ritraeva un margay (sorta di ocelot sudamericano) abbarbicato su un albero, puntato dal cacciatore con il fucile da caccia ed il suo cane. Fonte d'ispirazione per lui era il mondo che lo circondava.. bastava guardarsi attorno : credenze popolari, la quotidianità urbana e rurale, i rituali, l'immaginario popolare del sertão nordestino brasiliano. Amava dire "Io raffiguro solo ciò che vedo, ma anche ciò che non vedo" . Negli anni '20 si trasferì con moglie e figli ad Alto de Moura, per essere più vicino alla fiera del Caruaru, importante mercato dove giungevano acquirenti e mercanzie da tutto lo stato. All'inizio il colore era ottenuto attraverso l'uso di argille di diverse gradazioni, rossastre, bianche o giallastre. Successivamente Vitalino- su pressione di alcuni clienti e committenti- dipinse le figure con colori industriali, conferendogli un aspetto più allegro e ludico. Colorate o non, i suoi bonecos attirarono subito l'attenzione, il suo banchetto era frequentatissimo, vendeva, aveva successo, proprio perchè inusuale e unico.. rifiutando di produrre ceramica utilitaria, si presentava come fotografo di un mondo in cui tutti si potevano riconoscere... solo che al posto della macchina fotografica usava mani, argilla ed acqua. "Retirantes" Il suo successo attirò altri artigiani sul posto, cui Vitalino dispensava il suo sapere tecnico, senza preoccuparsi di un' eventuale concorrenza. Consigli su come scegliere l'argilla, setacciarla, trattarla, conservarla, suggerimenti sull' essiccazione, fatta all'aria aperta, all'ombra, per evitare spaccature durante la cottura - nonchè sulla corretta cottura nel forno a legna, temperatura e raffreddamento - un forno, circolare e di pietra, assai arcaico.. Vitalino era per niente disturbato dal fatto che altri artigiani - considerati tutti suoi allievi- Zé Rodrigues, Zé Caboclo, Manuel Eudocio, Luiz Antonio da Silva, Manuel Galdino, Elias Francisco do Santos - osservassero e copiassero il suo stile, le sue idee, le sue innovazioni. "L'attacco dell'onça" / "Lampião a cavallo" Così, generosamente, Vitalino commentava il plagio delle sue opere "Il mondo è di tutti e tutti devono vivere". Dividevano lo stesso spazio per lavorare, in un clima di grande cameratismo, e al momento di firmare le opere, spesso si scambiavano il timbro.. o perchè non ne avevano uno proprio o perchè magari, lo avevano perso. Ma ciascuno sapeva chi aveva fatto cosa. Un'altra tendenza era quella di non firmare le opere, rimaste di autore sconosciuto. Poteva anche accadere di usufruire del forno altrui, di recarsi al mercato con i pezzi di altri artigiani da vendere o recarvisi insieme.. una comunità intera impastata e plasmata dall'argilla. "Retirantes" Negli anni '30, Vitalino modella i suoi primi gruppi formati da figure di cangaceiros, soldati, studenti e politici. La maggior parte dei suoi lavori era però connessa ai tre principali riti di passaggio, nascita, matrimonio e morte, scene a cui lui stesso capitò più volte di assistere. Cronache di battesimi, di feste di nozze, di funerali e sepolture, le cui varianti riguardo il mezzo di trasporto usato- che fosse un'amaca, un carro di buoi o una cassa da morto- ben rappresentava il diverso status sociale del defunto. E poi una sequenza infinita di processioni religiose, bande musicali, miti e le leggende, lotte fra banditi e soldati, ladri di galline e capre, poliziotti a cavallo, temuti cangaceiros quali Lampião, Maria Bonita e Corisco. "Vitalino e i suoi figli mentre modellano figurine di ceramica", una sorta di autoritratto in miniatura Al di là del banditismo, altro fenomeno sociale che interessò tutto il Nord est, area flagellata da periodiche siccità, furono le migrazioni forzate di retirantes, proposte in varie tipologie. Vitalino non mancò di registrare scene di lavoro quotidiano, una sorta di archivio d'argilla fra attività femminili - lavandaie, ricamatrici, donne che cucinano o cuciono, che trasportano latte d'acqua sulla testa o raccolgono il cotone- ed attività maschili - mandriani, mungitori, pescatori, contadini nei campi. Professioni che fanno da contrappunto a quelle più propriamente cittadine - medico, veterinario, barbiere, dentista, venditore di tabacco, lustrascarpe, macellaio, fotografo, violiero, sarta.. E poi tanti animali, capre, asini, cavalli ed una vera fissazione-passione per il bue, ritratto in numerosi esemplari, sempre fiero, orgoglioso, con la fronte alta, le corna imponenti. Animale non sono amato e riverito, cara presenza costante, quasi compagno di vita, ma anche animale totemico, mitico, metaforico. statuine raffiguranti Buoi - Museo di Arte e Cultura Popolare - Fortaleza Le tematiche religiose sono forse quelle meno presenti, qualche crocifisso, una serie di ex-voto, perchè Vitalino non amava modellare santi, e la ragione è semplicissima : gettarli nel fuoco per cuocerli, sarebbe stato per lui un peccato mortale... "Medico e paziente" La sua attività come ceramista rimane sconosciuta al grande pubblico fino al 1947, quando il disegnatore e collezionista Augusto Rodrigues decise di organizzare a Rio de Janeiro la 1ª Mostra di Ceramica Pernambucana, esponendo diverse sue opere. Una serie di eventi successivi contribuirono al suo riconoscimento a livello nazionale : articoli, reportages, un libro a lui e alla sua arte dedicato, partecipazioni a programmi radiofonici e televisi, ad eventi culturali a Rio de Janeiro e Brasilia, dove riceve premi e medaglie. "Sposi a cavallo" I suoi pezzi iniziano ad essere ricercati da collezionisti ed acquisiti da vari musei, ed, in quantità significative, sono ora presenti nel "Museo Edison Carneiro", "Museo do Chachàra do Cèu", "Museo di Belle Arti", "Casa do Pontal-Museo di Arte Popolare Brasiliana", tutti a Rio de Janeiro, nel "Museo dell'Uomo del Nordest "a Recife e nel "Museu do Barro" a Caruaru. Personaggi del "Bumba me Boi" - Collezione MAUC, Museu de Arte da Universidade Federal do Cearà, Fortaleza Vitalino è oggi una figura amatissima da suoi compaesani.. non solo per il buon ricordo che ha lasciato di sè come persona, ma anche perchè ha rappresentato una svolta importante nella trasformazione economica della città e dell'intera regione. Dopo di lui, intere famiglie, passando di generazione in generazione, sono vissute di argilla e ceramica, e l' anonimo villaggio di Alto de Moura è diventato uno dei principali centri di produzione del Brasile. La sua semplice casa di mattoncini- dove ha vissuto e lavorato fino alla sua morte (per vaiolo nel 1963)- è stata trasformata, negli anni '70, in una casa- museo, uno spazio dove, un vero e proprio esercito di familiari - figli, nipoti e pronipoti- tutti coinvolti in quest'attività, continuano indefessamente la produzione, riproponendo lo stesso repertorio tematico ed il linguaggio visivo da lui elaborato, tramandando così le immagini fedeli di un bonequeiro analfabeta, diventato famoso.. |
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