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Una vita tutta in scena

Post n°596 pubblicato il 07 Febbraio 2012 da LivinginFortaleza
 

Si è sempre definito umilmente un artigiano del palco, uomo di molta pratica e poca teoria. Il suo nome in Italia e poi in Brasile è diventato sinonimo di scenografo, di quello con la esse maiuscola..

Dietro il sipario sempre lui, Gianni Ratto.

Nasce a Milano, il 27 agosto 1916, per caso - dirà lui. La madre Maria, diplomatasi al Conservatorio di Pesaro, era una valida pianista e compositrice. Si separa dal marito e dopo qualche giorno dalla nascita del figlio, si trasferiscono a Genova. E' grazie all'ambiente musicale stimolante in cui cresce e grazie alla madre che Gianni riuscirà ad esprimere il suo talento. La madre dava anche lezioni di canto alla figlia di Gordon Craig, importante scenografo inglese che viveva a Genova, nel cui atelier, Gianni vedrà i primi bozzetti scenografici della sua vita. E sempre lei gli farà studiare piano, violino e violoncello, strumenti che certamente contribuiranno al suo dominio del linguaggio musicale, che si rivelerà fondamentale nei lavori di ambito operistico. Per lui lavorare ad una scenografia, significava lavorare più sulla musica che sul libretto. Era la musica, secondo lui, il vero linguaggio dello spettacolo, il suo vero testo. 

Gianni frequenta  il Liceo Artistico, collabora con architetti e decoratori,  e successivamente riesce a vincere un concorso che gli permette di seguire il corso di regia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, con professori come Blasetti,Chiarini, Barbaro.  Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale è richiamato alle armi. Inviato presso la Scuola di Addestramento di Fano, avrà qui modo di incontrare Paolo Grassi. I due diventeranno amici e grazie ad uno spettacolo teatrale messo in scena da entrambi, all'interno della scuola, che riscuoterà un grande successo, i due saranno, dispensati dallo svolgere l'addestramento militare.

Diserta e fugge in Grecia, dove vivrà due anni ospite di contadini. Al suo ritorno in Italia, a guerra finita,scopre che un suo grande amico, Giogio Labò, figlio del noto architetto e ceramista genovese Mario Labò, impegnato nella lotta partigiana era stato catturato e fucilato. La situazione del dopo guerra è difficile. Le città bombardate, le istituzioni cancellate, i teatri chiusi..

Bozzetto "L'alba dell'ultima sera" 1949-50 ( Archivio Piccolo Teatro di Milano)

Decide di trasferirsi a Milano, tentando la fortuna. Dopo mesi e mesi di fame, finalmente arriva l'occasione.  Giorgio Strehler lo invita a sostituire lo scenografo per la sua "Morte di Elettra".  I due, insieme all'amico Paolo Grassi, fonderanno Il Piccolo Teatro di Milano, stringendo così un legame solidale che lo porterà a realizzare le scenografie di numerosi spettacoli.  E' ormai affermato e stimato, diventa anche vicedirettore artistico e scenografo della Scala,  partecipa anche alla fondazione del Teatro Stabile di Genova.Un tour de force lavorativo, che finisce quasi per svuotarlo e stancarlo fisicamente.

Altro momento di svolta ed altra chance nella sua vita è rappresentato dall'incontro casuale, con l'attrice brasiliana Maria della Costa, in visita in Italia. Costei lo invita a firmare la scenografia e la regia del suo spettacolo in Brasile ("O canto da Cotovia") per il nuovo teatro da lei fondato a San Paolo. E' proprio quello che ci voleva.. Gianni ha finalmente l'opportunità di sganciarsi dall'ambiente milanese e provare nuove vie, scoprire un mondo diverso. Dall'agitazione passa notti insonni, finchè non si imbarca sulla nave che dopo un mese di navigazione, con un biglietto di terza classe, lo farà sbarcare, nel 1954 a Rio de Janeiro.

 bozzetto per "O Mambembe" di Artur Azevedo e Josè Piza (1959)

Si innamora del Brasile e decide di rimanerci, troncando i suoi legami con la madre e con la madrepatria... entrambe non le rivedrà più. Apprende la lingua ascoltandola per le strade, si esprime con una lingua maccheronica, misto di italiano e portoghese, pù uno spiccato accento genovese. Disegna e realizza una serie di scenografie, fra cui quella per l'opera "O Mambembe", riscuotendo un grande successo di pubblico e critica. Crea nel 1959 una compagnia di teatro stabile il Teatro dos Sete, con  gli attori Fernanda Montenegro, Fernando Torres, Sergio Britto ed Italo Rossi. Numerosi gli spettacoli teatrali ed opere, di cui segue la luce, scenografia, costumi, talvolta anche la regia. E' entusiasta della sensibilità degli attori, l'ambiente che trova è ancora acerbo, ma denso di possibilità, diventa il responsabile della formazione artistica di molti uomini e donne di teatro. Interminabile la lista delle sue collaborazioni con registi e direttori, istituzioni, fra gli anni' 60 e gli anni '80. Partecipa, in qualità di attore in alcuni film, realizza le scenografie per diverse telenovelas, si occupa anche di insegnamento, fà parte di numerose commissioni in ambito universitario e giurie in festival teatrali. Negli anni '80 scrive la sua autobiografia  "A Mochila do Mascate". Pubblica libri tecnici sull'argomento scenografia ed attore, nonchè alcune raccolte di racconti. Cura un progetto socio-educativo portando il teatro nei quartieri più poveri e carenti. Un riconoscimento di questa sua instancabile e caleidoscopica attitivà giunge nel 2003, quando riceve il  Premio Shell per il suo contributo al teatro brasiliano.

Ispirato alla sua autobiografia il documentario "A mochila do mascate", (Lo zaino dell'ambulante) fortemente voluto dalla figlia, Antonia Ratto, che insieme alla regista Gabreilla Greed, ha scritto il copione, è un misto di passato e presente, realtà e finzione, scenografie e spazi geografici, attraverso un collage di immagini su supporti vari (video, immagini di archivio, disegni, super 8 e 16 mm), con un sottofondo musicale particolarissimo,  composto da frammenti di una musica scritta dalla  madre nel 1951  “Capriccio para pianoforte”- ritrovata fa le sue carte- e canzoni suonate al pianoforte che risvegliano nella sua memoria ricordi dimenticati.. e così , il giorno del suo 87° compleanno, iniziano le riprese ed il racconto della sua vita, intervallato da testimonianze di chi lo conosceva bene ..Dario Fo, Lele Luzzati, Fernanda Montenegro, Maria dalla Costa.

 

trailer del documentario "A mochila do mascate"

Nella prefazione alla sua autobiografia, Sabato Magaldi così scrive :

“De todos os encenadores estrangeiros que decidiram, a partir da Segunda Guerra, atuar entre nós, Gianni Ratto foi, sem dúvida, quem mais se identificou com o Brasil. [...] Ninguém como ele se associou de forma tão consciente e consequente à dramaturgia brasileira”. (Fra tutti gli scenografi stranieri che decisero, a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, di lavorare fra noi, Gianni Ratto, fu, senza dubbio, colui che maggiormente si identificò con il Brasile.. Nessuno seppe, come lui, associarsi in forma tanto cosciente e conseguente alla drammaturgia brasiliana).

 
 
 
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