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Innocua follia a zonzo

Post n°644 pubblicato il 28 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

"A metà del secolo scorso,  certi tipi davvero "folcloristici" frequentavano,  girovagando, alcune zone del centro città. Erano buffi personaggi, eccentrici, e per questo attiravano l'attenzione di tutti coloro che li incrociavano, non solo passanti ma anche coloro che per quelle strade stavano svolgendo le loro normali, quotidiane attività.  Essendo una città provinciale, assai distante dall'espansione odierna, era normale che li conoscessero tutti. 

"Feijão sem banha"

"Feijão sem banha" era un tipo strano, che faceva ridere al solo vederlo, per quel suo acconciarsi vistosamente, quando camminava per la città. Aveva l'abitudine di mettere certi aggeggi penzolanti, attaccati con  sottile fil di ferro ad un pezzo di legno arcuato alle estremità e con due lattine, ad imitazione di un berimbau. Come se fosse una specie di reco-reco,muovendosi, emetteva un suono assordante, per niente piacevole, ma sufficientemente forte da attirare l'attenzione di chi passava di lì, sui marciapiedi. E lui ne approfittava per  chiedere l'elemosina a chi si stava recando al lavoro o andava a fare spese. Intonava canti senza capo nè coda, di difficile comprensione, attirando l'attenzione in un linguaggio imcomprensibile. Era perennemente ubriaco, ma alcune volte lo faceva apposta per trarne qualche vantaggio e commuovere i passanti.Era, come si dice "un pazzo furbo", un pò commediante. Quando le lattine erano piene di monete, se ne andava via, battendo nelle latte ed urlando. I bambini lo seguivano, in processione, canzonandolo : "Feijão?" (fagiolo) e  un altro gruppo di ragazzini rispondeva "Arroz?" (riso) e poi tutti insieme "Banha"(grasso) !E lui tutto arrabbiato  gridava  "Mistura Fio d´uma égua, mistura filho da puta!". E continuava con questa imprecazione camminando  a passi lenti. Il percorso che seguiva iniziava da Praça do Ferreira fino all'inizio dell'Avenida Santos Dumont,  che allora era assai meno trafficata di oggi. Lì sotto alcuni alberi, davanti alla Escola Normal, si fermava, proprio all'orario di uscita degli scolari, che di corsa, tutti accalcati ,si allontavano per paura di quella strana figura. Andava su e giù per le strade, con le lattine appese anche su braccia, gambe e collo, quasi strumenti musicali per farsi notare. Una specie di orchestra ambulante stonata, che faceva un rumore fastidioso, in totale coerenza con il "suonatore", poco pulito e con una barba bianca folta e sporca.  Spaventava i bambini e ragazzi che facevano il  suo medesimo percorso  -centro città, Beco dos Pocinhos, Escola Normal, Collegio  Imaculada Conceição- per andare  o per uscire da scuola e che appena lo vedevano, si stringevano tutti insieme e si tenevano per mano, correndo e insultandolo.

Ferrugem

Fra le varie figure che popolarono l'immaginario giovanile dell'epoca una delle più ricorrenti era  Ferrugem (Ruggine). Usava un fazzoletto per coprirsi la testa rasata, operazione questa che le facevano i barbieri, con la macchinetta apposita. Un taglio a zero, con buchi laterali e lasciando una cresta in alto. La Compagnia tramviaria Ceará Light  era solita fare alcuni sconti a particolari personaggi o categorie di persone. Ferrugem era una di queste, una passeggera onoraria, che non pagava mai il biglietto e mai gli e lo chiedevano. Appena saliva sul tram, tutti le cedevano il posto a sedere. Lei non chiedeva nulla e non ringraziava, trattata sempre con rispetto e delicatezza, per non urtare la sua suscettibilità. Impassibile, quasi inerte, non disturbava nessuno, nè voleva fare conversazione, solo talvolta chiedeva una sigaretta.Si recava nel quartiere signorile di Jacarecanga. Lì sostava presso le ricche case ed ogni giorno non mancava chi le offrisse colazione e pranzo. Vagò per la Fortaleza degli anni '40, fino agli anni '80, girovagando per le strade del centro, sedendosi nei bar e ristoranti, mai senza nulla chiedere. I clienti più generosi le regalavano sigarette, le offrivano del cibo. I barbieri le tagliavano i capelli e quando i iniziavano a ricrescere, se li sistemava da sola, creandosi una testa da far spavento. Alcuni ragazzi, i più dispettosi, si nascondevano e le gridavano dietro :" Ferrugem è un uomo !". Lei subito, da muta e tranquilla, si inalberava, sciorinava tutto un dizionario di parole pornografiche e terminava mostrando le parti intime e battendo la mano sul pube rispondeva "Guarda qui ! Non sono uomo per niente!" e giù altri improperi.. Di lei non si sapeva niente. Sembrava non avere famiglia e nemmeno si sapeva qualcosa della sua patologia. Non riusciva ad esprimersi e comunicare, chiusa nel suo  mutismo. Era di bassa statura e fumava in modo compulsivo. Dopo aver mangiato solitamente si sdraiava sotto un fícus-benjamim, quello della casa del Dottor Pedro Sampaio, angolo Rua Guilherme Rocha con Avenida Coronel Filomeno Gomes. Tirava avanti così, aliena a tutto e a tutti, senza alcuna preoccupazione, senza obblighi e doveri da compiere. Non amò nessuno e non fu amata. Visse senza fare del male a nessuno.

Fernandão

 Un altro pazzo famoso era Fernandão, un tipo  squallido che girava per le strade chiedendo elemosina, implorando carità per sopravvivere e per bere i suoi bicchierini. Stava sempre seduto o sdraiato sui marciapiedi delle strade centrali. Si ubriacava ed era volgare. La gente non lo considerava e allora lui talvolta fingeva di soffrire e blaterava che stava per morire." Omosessuale, abitava in Rua Senador Castro e Silva, fral' Avenida do Imperador, proprio vicino all' Avenida Tristão Gonçalves, dove aveva il suo negozietto. Era un bravo pasticcere , cucinava alla perfezione e vendeva pasti da portar via. Era un tipo pacato, riservato, non beveva e non fumava. Aveva una voce nasale, femminile e non faceva mistero dei suoi gusti sessuali, ma rispettava tutti e da tutti era rispettato. Se aveva una relazone era assai riservato. Chiamato dagli amici Bia (diminutivo di Beatrice), era di notevole statura, spalle larghe, una pelle scura olivastra, quasi nero-grigia, gli mancava solo un vassoio in testa e poteva sembrare una perfetta bahiana venditrice di  vatapá, caruru, mugunzá. Gli alunni del Liceo del Ceará, appena lo vedevano lo prendevano in giro, con insulti e fischi fragorosi che attiravano l'attenzione dei passanti. Oggi di lui non si più nulla, nè dove abita. Se è vivo, dovrebbe avere circa 90 anni. Un altro tipo originale, che aveva problemi nell'esprimersi, disturbi di locuzione, era conosciuto come Bebê Chorão (bebè piagnone). Il padre era benstante, possedeva alcuni immobili sparpagliati per il centro della città. Viveva con tutta la famiglia davanti al santuario di São Francisco, fra l' Av. do Imperador, e le Ruas Guilherme Rocha e Liberato Barroso. Nonostante il medico gli avesse proibito di bere alcolici, lui disobbediva con una certa frequenza. Non beveva nè con raziocinio, nè con giudizio e quando i ragazzini lo vedevano in questo stato di ubriachezza, gli gridavano dietro : "Bebê Chorão, Bebê Chorão. Ora viene papà a prendere il bambino. Prendi il tuo ciuccio che ti dò un centesimo". E subito il padre, la madre e le sorelle andavano in suo soccorso, per sottrarlo agli scherni. Se le sue sorelle erano riunite sul marciapiedi davanti casa, spesso un gruppetto di bambini, per deriderle, cantava loro  in coro una canzoncina. Il nomignolo gli era stato dato per il fatto che era così incredibilmente brutto da far spavento, da far piangere i neonati. Ma anche perchè assomigliava a quelle bambole di celluloide da poco prezzo, che se avvicinate al fuoco, bruciavano in un istante, riducendosi ad un pezzettino di gomma. Questo nomignolo divenne famoso in città e fu un vero tormento per l'intera famiglia, che veniva appunto chiamata la "Família dos Bebês Chorões". Cosa assai spiacevole, perchè appena uno di loro passava per la via, ecco subito arrivare sussurri, commenti e risatine. 


Bebê Chorão


 Bumba Chora era un tipo strambo, che appariva solo di notte, in Praça do Ferreira. Non parlava, sempre ben vestito, con la giacca pulita, era di buona famiglia. Aveva avuto un ictus, con conseguente paralisi facciale e problemi motori, per cui camminava scomposto, tutto di lato, osservando malamente chi lo fissava, senza però reagire in alcun modo, nemmeno dinnazi agli insulti dei ragazzi e procedeva come se niente fosse. Dopo aver attraversato la piazza, sceglieva un posto adatto, si sedeva e non proferiva alcuna parola. Silenzioso, passava ore  e ore osservando il viavai della gente, che andava di qua e di là. I bambini ne aveano paura, perchè anche lui, era proprio brutto, ma inoffensivo. Apatico, quasi un uomo trasparente, senza luce e senza ombre, di quelli che muoiono senza nemmeno aver vissuto."

     traduzione di articoli di Zenilo Almada, Diario do Nordeste, 28 Aprile/26 Maggio 2012   


 
 
 
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