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Rio de Janeiro - Il Giardino Botanico

Post n°669 pubblicato il 23 Maggio 2012 da LivinginFortaleza
 

Nonostante prediliga paesaggi creati da Madre Natura, spontanei per così dire, senza interventi di mano umana e costrizioni razionali, il Giardino Botanico di Rio de Janeiro merita. E più di una visita, se, come nel mio caso, lo si vede non sotto una buona luce, con un cielo plumbeo e la pioggia incombente. Merita, perchè è molto esteso  e girare per tutti i 54 ettari e goderseli appieno ci vuole tempo. Merita perchè è un omaggio alla botanica, un pezzo di flora brasiliana, strappata alle foreste e ricreata in forme artificiose. Un viaggio nella vegetazione locale ed esotica, in un luogo che storicamente ha subito processi e trasformazioni. Un giardino in continuo divenire, nella sua lunga vita di 200 anni.

lago Frei Leandro - Victoria regia in fiore

Camminare fra i  trenta viali, intersecati da vialetti, attraversati da canali, segnalati con targhe ed ombreggiati da maestosi Mangifera indica, Couropita guianensis, Carapa guianensis, e Roystonea oleracea,  intitolati ciascuno a botanici, naturalisti, ricercatori, agronomi è come ripercorrere una parte della sua storia. Laddove adesso sorge il Solar da Imperatriz, una elegante residenza di campagna, un tempo c'era la casa dei proprietari di una piantagione di canna da zucchero, l' Engenho de Nossa Senhora da Conceição da Lagoa,  impiantata qui, nei presso della Lagoa de Freitas, nel 1575. Era un latifondo vastissimo che includeva una cinquantina di edifici, fra cui il senzala per gli schiavi. Sono stati ritrovati, nel corso di scavi, oggetti d'uso quotidiano, vestiario, frammenti di stoviglie e resti alimentari risalenti all'ultima fazendeira, Dona Felicidade Perpetua da Cunha. Requisito dal principe regnante Dom João VI, sul terreno venne costruita una fabbrica di polvere da sparo ed esplosivi. La Real Fabrica da Polvora, fondata nel 1808  e smantellata nel 1831, faceva parte delle numerose iniziative prese dalla corte portoghese- appena giunta a Rio da Janeiro- per urbanizzare e migliorare il contesto urbano, produttivo, architettonico, culturale della città, che presentava ancora un' arretrata fisionomia coloniale.

La creazione di un "giardino d'acclimatazione", poi chiamato "orto reale"  e solo successivamente "giardino botanico" rientrava in tale ottica. Era una sorta di nursery per piante native ed esotiche, che giungevano da varie regioni del Brasile o da altre colonie dell'impero. Un luogo adatto, scelto per farle acclimatare,  farle abituare al terreno, in vista di una coltivazione su larga scala. E così giunsero noce moscata, pepe, cannella, canfora, chiodi di garofano ed altri speci vegetali dalle isole Mauritius, thè da Macao.

Il boom botanico si era propagato in tutta Europa alla fine del '700. Naquero i primi orti - come quello dell'Ajuda a Lisbona- vennero organizzate numerose spedizioni scientifiche, proliferarono pubblicazioni, classificazioni botaniche, raccolte e collezioni di materiale,  vennero creati appositi istituti geografici ed accademie, si  stesero mappe, disegni e relazioni, tutto al fine di conoscere e gestire al meglio i territori conquistati,  e soprattutto allo scopo di individuare possibili fonti di guadagno. Contraddistinta da un carattere prettamente pragmatico, la botanica era quindi usata per fini produttivi, prettamente economici. Si studiavano e ricercavano le piante al fine di poterle usare, vendere, riprodurre..dovevano servire a qualcosa, che avessero un uso alimentare, farmaceutico, cosmetico, medico.  Potevano fornire legname per costruzione o ricavare preziose spezie per la cucina, tutti prodotti assai ricercati e costosi. Si spiega così la preoccupazione dei sovrani europei di coltivare e riprodurre le specii utili o pregiate, ossia di impiantare orti botanici ovunque. L'amore per la natura ed il gusto per il paesaggio non c'entravano, e vennero dopo.   

orchidario

Il primo giardino botanico brasiliano, quello di Belem (Amazzonia), quello successivo di Olinda (Pernambuco) e quello di Rio de Janeiro, nacquero tutti così. Tutti e tre ereditarono la "collezione" vegetale (spezie per lo più) provenienti dall'ex colonie francese - conquistate nel 1809 dai portoghesi. Create dai francesi, "La Gabriele"   (Guyana) ed il Jardin de Pampelmusse (Mauritius) erano complessi agricoli modello - che furono debitamente copiati in Brasile- e costituivano la principale fonte di reddito delle due colonie. Oltre alla prima partita di specii esotiche, cui si aggiunsero quelle native, gli orti reali ricevevano piante e semi anche da altre parti dell'impero, la china dal Suriname, i gelsomini dal capo di Buona Speranza, alberi da legname, caucciù, alberi da frutto (avocado, banano, goiaba), indaco e canna da zucchero, in un interscambio mondiale, una  circolazione globalizzata di vegetali, talmente quotati che- in taluni casi- erano stati persino usati come moneta corrente.

Cactario

Il successivo passaggio da azienda agricola imperiale a luogo anche di passatempo e socializzazione, avvenne solo a partire dal 1822, dopo la proclamazione dell'Indipendenza e si consolidò nel 1889, mantenendo negli anni sempre un carattere molteplice di ricerca scientifica, produzione e vendita di esemplari, divulgazione pedagogica- attraverso istituti e scuole agrarie,  nonchè di intrattenimento domenicale per le famiglie benestanti carioca. Il suo biglietto da visita,  impresso anche nel logo del giardino, sono da sempre le altissime palme imperiali (Roystonea oleracea), che accolgono il visitatore all'ingresso, svettanti nei lunghi viali centrali. La Palma mater, prima piantina piantata - in atto simbolico -dal fondatore Dom João nel 1809, sfortunatamente colpita da un fulmine negli anni '70, è ancora religiosamente custodita- quel che ne resta- come una reliqua. Le sue discendenti,  la Palma filia e tutte le altre, vegetano finora indisturbate.

vivaio di orchidee

Fra prati sterminati, macchie arboree, cespugli e viottoli spuntano ogni tanto busti e volti bronzei, irrigiditi dal tempo. Sono gli ex- direttori, antropologi, etnologi, collezionisti, fitopatologi, studiosi di entomologia, professori emeriti, figure di spicco di epoche diverse , ciascuno con la sua storia, il suo personale, fondamentale contributo, ma tutti animati dalla medesima passione... alcuni brasiliani - come João Barbosa Rodrigues, frei Custodio Serrão, Paulo de Campos Porto, Francisco Freire Alemão - tanti stranieri -il tedesco Alexandre Brade, il portoghese Manuel Pio Correa, il francese Auguste de Saint-Hilaire, l'inglese John Wills, lo svedese Albert Logfren, l'austriaco Karl Glasl- che qui giunsero al seguito di missioni scientifiche, o per conto proprio, qui si fermarono affascinati da siffatta vegetazione e qui morirono, altri tornarono da dove erano venuti. Alcuni rigorosamente frati (il carmelitano frate Leandro del Santissimo Sacramento) ed altri rigorosamente scienziati (Aristides Pacheco Leão, Manuel Arruda Camara, Leonidas Damasio). C'è chi sulle piante ci scrisse volumi e volumi, e chi invece  ci ha dipinto, come Margaret Mee. Chi ha individuato specii rare, chi ha creato preziosi erbari, chi si è concentrato sulle orchidee e chi sulle spezie. Tutti  fito-dipendenti..

 

speci del cactario

E' un vero angolo di paradiso e di paradisi vegetali  ne trovi di vari tipi.. da quello giapponese a quello biblico, da quello messicano a quello cactaceo,  da quello sensoriale a quello medicinale. Il clima edenico è interrotto dal passare, raro per la verità, di micro-vetture interne, proposte per svogliati e pigri. Ad ogni angolo panchine per godere con tutti i cinque sensi dei boschetti e della frescura, dei rumori di acque e dei versi degli uccelli, del giocare a nascondino di qualche scimmietta sagui. I bambù immobili si stringono fra sè, i rampicanti si contorcono su tettoie scenografiche, licheni tetri ricoprono imponenti alberi e si chinano mollemente fino a terra. 

 

scimmietta sagui ,detta anche mico (Callithrix jacchus)

Tronchi e rami, scolpiti dalla natura, fanno a gara con statue scolpite dall'uomo.  Affacciate in meditazione su laghetti o quasi ingoiate dalla vegetazione esuberante, classicheggianti e mitologiche, ecco apparire ninfe e dee in tema (Cerere e Diana, Eco e Teti),  un putto alato, volatili- via di mezzo fra cicogne e trampolieri-  ed un cacciatore.. alcuni di marmo, altri di bronzo o ferro fuso, usciti da prestigiose fonderie francesi..come le fontanelle, nel modello detto "wallace", a muro, con cariatidi, copie di quelle sparse per Parigi- o opera dello scultore più famoso del rorocò carioca, il mulatto Mestre Valentim. 

il sistema di canalizzazione e flusso delle acque venne progettato nel 1851 e completato con la creazione dall'acquedotto da Levada.

Nel verde complessivo, tonalità che dilaga e domina per ogni dove, risaltano ancor di più alcune rare costruzioni bianche, piccole serre d'aspetto vittoriano. In una sono ospitate le piante insettivore che, nonostante il nome, appaiono così fragili ed indifese, altro che carnivore..  in un'altra, orchidee in sequenza, accostate, appese, esposte, con accanto il vivaio dove vengono allevate e vendute al pubblico, ma anche anthurium e filodendri. Una varietà di forme, colori, dimensioni, puntinate o melange, bicolori o screziate, frastagliate o allungate..l'orchidario è un piccolo saggio delle tante specie classificate da Alexandre Curt Brade, su è giù per il Brasile. Stranezze e varietà  anche nel vicino bromelario, centinaia di esemplari, dalla più comune ananas alle bromelie rinsecchite della caatinga.

  

orchidee e bromelie in fiore

Di più recente formazione il cactario con varietà provenienti dall'America centrale, Messico soprattutto.. spinose ed acuminate, tondeggianti o a candelabro, a fiore o a vermicello, è la forma qui a farla da padrona. Le acque, tante, scorrono per ogni dove, fluiscono dall'acquedotto da Levada ed alimentano fontane, cascatelle e laghetti. Quello centrale, con un'acqua limacciosa, è dedicato a Frei Leandro, primo direttore del Giardino Botanico. Sulla superficie galleggiano maestose Victoria regia, piatti verdi rigidi e fibrosi, piccole ninfe in fiore e tutt'intorno magnifici esemplari di Ravenala Madagascariensis, quasi giganteschi ventagli mossi dal vento.

lago frei Leandro - Victoria regia

Un giardino maestoso, una cartolina postale di Rio de Janeiro, di cui la corte imperiale andava orgogliosamente fiera, uno spazio da esibire all'estero, senza rischiare di sfigurare. Visitato da grandi personalità, reali e politici,  militari e scienziati, del calibro di Albert Einstein. Ma anche un grande vivaio da cui uscivano piante per addobbare la città, abbellire piazze e viali, da cui partivano migliaia di esemplari e sementi destinati ad Europa e Stati Uniti. Un patrimonio arboreo da vedere e godere, gratis per anziani e bambini. Raccomandato.

 cactus

 
 
 
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