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Madonne, rosari, re africani e maracatu

Post n°675 pubblicato il 25 Maggio 2012 da LivinginFortaleza
 

regina del maracatu

La chiesetta del Rosario, una delle più antiche di Fortaleza, semplice con il suo intonaco mai totalmente bianco, attaccato da muffe e scrostato dal forte sole, sonnolente, affacciata sulla tranquilla praça dos Leões, è stata scenario di tanti episodi, cruenti  e non, della storia della città. Le sue finestre verdi sempre spalancate - per far entrare dentro ciò che è fuori e fuori ciò che è dentro- in termini più crudi, per rinfrescare gli ambienti, i suoi pavimenti in ladrilhos idraulicos, i suoi banchi dove gatti sornioni dormono beatamente, le sue vecchie pareti, tutto, ha assistito per secoli allo svolgersi di un particolare rito, che parla di re e regine, africani.   

Chiesa del Rosario- Fortaleza

Per capire la storia bisogna risalire all'intitolazione della chiesa,indagare sull'origine del culto. La devozione alla Madonna del Rosario ebbe nel  XV secolo un' immensa popolarità in tutto il regno portoghese. Nominata protrettrice di naviganti ed esploratori, venne diffusa nelle nuove terre conquistate e in tal modo, all'espansione territoriale e commerciale lusitana - in Africa innanzitutto - si accompagnò la diffusione del Rosario. Le prime confraternite devote alla Madonna del Rosario nacquero come strumento di inserimento ed integrazione nella società bianca e cattolica, degli schiavi africani che, a partire dal 1450, venivano annualmente inviati in Portogallo. La scelta cadde sulla Madonna del Rosario perchè quest'ultimo facilmente si associava ad una collana con semi di palma, un particolare minkisi (o nkisi), oggetto  magico- religioso africano. Le confraternite, dapprima miste, rappresentavano una possibile coesione fra bianchi e neri, legati da un medesimo credo. Solo successivamente  i confratelli neri sentirono l'esigenza di avere congregazioni proprie e nacquero le Irmandades de N.S. do Rosario dos Pretos.  In Brasile le prime confraternite del Rosario sorsero, per opera dei gesuiti nel XVI secolo, reclutando fedeli fra gli schiavi delle piantagioni di canna da zucchero.

Chiesa di N.S. Rosario dos Pretos - Salvador (Bahia)

Concentrate nel nord e nord est del paese (Belem, Recife, Salvador),  successivamente sorsero Congregazioni del Rosario dei Neri anche nel sud, nel Minas Gerais, a Rio de Janeiro e San Paolo. Nel XVII secolo rappresentavano una forza ausiliaria, complementare e talvolta sostitutiva alla chiesa stessa, concentrate  sul rafforzamento del culto ai santi, un culto che in Brasile assunse forme del tutto nuove, adeguandosi all'ambiente, al clima, al gusto tropicale. Nelle colonie prevaleva una fede esteriore, pomposa e soprattutto misturata. Preoccupazione principale quella di creare forme di distrazione e divertimento, per schiavi e padroni, con l'organizzazione di feste e processioni, danze, musica, fuochi, cibi, in un contesto meno tetro e  assai più colorito, ricco,  festaiolo, esuberante.

Statua di S. Benedetto (Museu d'Arte Sacra - Aquiraz, CE)

Nelle chiese delle congregazioni del Rosario dei Neri, anche i santi erano neri : S. Ifigenia, S. Benedetto, S. Elesbao, S. Antonio da Caltagirone, con le loro statue ben allineate negli altari laterali, senza dimenticare nessuno. In comune, oltre al colore della pelle, avevano l'origine africana, santi tirati fuori da un immaginario agiografico costruito ad hoc dai portoghesi, nei secoli precedenti. L'attività missionaria svolta in Congo, l'esperienza vissuta ed i successi ottenuti, saranno riproposti anche in Brasile. E senza nemmeno bisogno di fare grandi sforzi, visto che buona parte degli schiavi proveniva proprio dagli ex- regni del Congo, colonie portoghesi. Numerosi schiavi arrivarono nelle colonie americane portando con sè elementi di un  "cattolicesimo africano" ormai assorbito ed incorporato. Ed il ruolo svolto da quest'ultimo, fu senz'altro determinante nella formazione del cattolicesimo afro-brasiliano. Vincente si rivelò la strategia "morbida", con la sovrapposizione di nozioni cristiane all' animismo africano, nonchè il ricorso ad un apparato rituale, un armamentario di oggetti devozionali ed immagini attraenti, che divennero il veicolo principale della conversione. Stesso procedimento anche in Brasile, ma con una differenza : nelle terre africane la conversione  fu quasi volontaria e spontanea, partì dalle elites e dai re africani,  la popolazione seguì a ruota, grazie ad una fortuita coincidenza. Dando credito ad alcuni miti, i re congolesi videro nei colonizzatori  portoghesi la reincarnazione dei loro antenati, perchè erano giunti dal mare (sorta di spartiacque fra i vivi e i morti) e perchè di pelle chiara. In Brasile tutto assunse un carattere più forzato e violento. Quella cattolica era l'unica religione possibile.

 

 A  Fortaleza documenti attestano la presenza, nel 1730, nel luogo ove attualmente sorge la chiesa di N.S. del Rosario, di una semplice cappella - solo una taipa con tetto in paglia- destinata agli schiavi africani, ove potessero pregare, recitare il rosario e festeggiare le novene, in tutta tranquillità, tutta per loro. I primi festeggiamenti di cui si ha memoria, in onore della patrona della cappella, risalgono al 1747, come risulta da alcuni documenti. La festa del Rosario si festeggiava in ottobre e culminava con l'Incoronazione dei Re Neri (Reis Negros). Nessuna novità, in realtà, perchè era una festa già praticata in Portogallo, un rito di africani sì, ma che adottava forme cattoliche, inserito nell'ambito di confraternite religiose, controllato e seguito da sacerdoti.

Ritenuti utili per il  mantenimento dell'ordine sociale, i Reis Negros fungevano da catalizzatori per le varie comunità di schiavi, raggruppatesi, in mezzo ad un miscuglio generale di popoli africani, con lingue, tradizioni, abitudini diverse, in "nazioni",  etnie ben precise e differenziate le une dalle altre, e rappresentavano anche un tentavivo di integrazione degli schiavi nella società bianca. In modo diverso, erano feste importanti, sia per gli uni che per gli altri. Valvola di sfogo sotto controllo per gli uni, affermazione e riconoscimento della propria identità e cultura per gli altri. Le posizioni, nel contesto della società coloniale, erano però diverse e c'erano distinzioni fra ciò che era permesso e ciò che non lo era. Tutte le attività delle confraternite nere che rientravano sotto il controllo della chiesa, circoscritte al suo ambito- come le incoronozioni dei Re- non erano percepite come una minaccia e pertanto ampiamente tollerate. Al contrario, i riti che come il calundu o il candomblè, che uscivano dall'ambito dei parametri culturali conosciuti, con danze e possessioni spiritiche, uso di oggetti magici, offerte di sangue, cibo e bevande, sacrifici rituali e commistioni sessuali, venivano considerati riprovevoli, avvertiti come pericolose e negativi, e pertanto proibiti.

Nel Cearà feste di incoronazione di Re Neri sono registrate già a partire dal XVIII sec. non solo a Fortaleza, ma anche  a Santa Quiteria, Qixeramobim, Barbalha, Icò, Crato ed Aracati. Tutti gli anni, i neri, sia schiavi che liberi, nelle chiese del Rosario, assistevano al rituale dell'incoronazione del re e della regina del Congo, con le loro rilucenti corone di carta o di metallo,  vistosi mantelli di cotone vellutato rosso, accompagnati dalla corte, dal "principe", dal "segretario", con  cappelli a falde larghe, riccamente adornati. Il corteo a Fortaleza, partiva da una spiaggia (probabilmente l'attuale Barra do Ceará); per strada si cantava, si ballava, insieme a giocolieri ed acrobati, simulando scontri e combattimenti, per poi giungere in chiesa. Terminata l'incoronazione, il corteo proseguiva  fino a raggiungere un edificio apposito dove i festeggiamenti continuavano. In certe occasioni la festa del Rosario raggiunse fasto e splendore, vi partecipava tutta la cittadinanza, bianca e nera, e diventava una lussuosa ostentazione della propria ricchezza : cordoni d'oro, orecchini e gioielli di valore erano indossati dalle schiave, imprestati dalla ricche padrone per meglio onorare la festa alla Madonna e l'incoronazione dei Re.

Nel 1871 la  Irmandade do Rosario dos Pretos di Fortaleza, però non contemplava più le figure dei Re Neri. A partire da questo momento, la cerimonia religiosa subì un graduale, inesorabile processo di dislocamento, finì per mescolarsi ad alcuni riti festivi del ciclo natalizio, a feste folcloriche ed atti popolari realizzati il Dia dos Reis (6 gennaio, epifania ma anche giorno dei Re magi). Perdeva così il carattere più profondamente rituale e diventava uno spettacolo da inscenare, con attori e pubblico pagante. Nei decenni 1880-1890 si assistette ad un ulteriore trasformazione e l'incoronazione dei re neri viene inglobata in un contesto ludico, carnevalesco, e più tardi, negli '30, si trasformerà  nel Maracatu. Tutte strategie di adattamento, escogitate nel tempo, per far sopravvivere, anche se in forme diverse, questo rito ancestrale. La fine del secolo vide a Fortaleza anche un accentuarsi della repressione contro le manifestazioni culturali nere, contro le danze, la musica, i cortei popolari (folguedos e congadas), rifiutati in blocco dalla elìte bianca perchè sinonimo di arretratezza e barbarie, perchè evocavano l'epoca della schiavitù e ritardavano il tanto auspicato processo di ammodernamento della città. La separazione fra stato e chiesa, la successiva dissociazione fra la Chiesa del Rosario e la confraternita,  decretarono infine il scioglimento di quest'ultima e la sua scomparsa.

In tale slittamento dal sacro al profano, ciò che è rimasta sempre immutata è la presenza della coppia reale, del re e della regina e della calunga. Figure con un alto potere simbolico di resistenza/affermazione identitaria, fisica e spirituale, che a seconda del momento storico, si sono caricati di riferimenti diversi, hanno incarnato vari personaggi, mostrando così un carattere altamente dinamico : la regina poteva raffigurare la Madonna del Rosario, la regina Ginga - incarnazione della nobiltà e della forza spirituale africana, icona di resistenza nella lotta degli africani contro la schiavitù-, la Principessa Isabella, la Madonna Assunta o la Madre primigenia, fondatrice dei regni congolesi. ll re poteva raffigurare monarchi europei, i re cattolici del Congo, il re Mago Baltazar,  il Senhor Congo, padre primigenio dei regni africani.

  

maracatu cearense - sfilate a Fortaleza

La calunga è sempre stata un simbolo della cosmogonia bantu, del legame con gli spiriti ancestrali, una bambola  nera in cui si concentra la forza mistica e spirituale, un oggetto sacro e rituale. Ancora oggi è lei che apre il corteo di maracatu, proteggendolo da influenze negative. Ogni anno lungo l'Avenida Domingos Olimpio a Fortaleza si compie il rito. Fra ali di pubblico incuriosito sfilano blocchi carnevaleschi di maracatu, chiamati "nazioni" , ciascuno con il suo re e la sua regina, con costumi colorati di foggia settecentesca, di raso lucido assai pomposi, luccicanti di paillettes e ricami, tanta passamaneria e piume, corone e scettri,  e con le facce rigorosamente dipinte di nero. Una rielaborazione dei cortei del re del Congo, accompagnati dal ritmo lento e cadenzato da batterie di tamburi, dal tintinnìo dei triangoli, eseguono coreografie e danze, tutti sorridenti. Se il gruppo è affiatato, il corteo ben organizzato, suoni, canti e danze sono in perfetta armonia, il pubblico applaude e si sente energia nell'aria.. emerge e rimbalza una sintonia generale fra chi sfila (maracatuqueiros) e chi assiste.  

maracatu - foto di Chico Gomes

La regina è la vera protagonista, il re è solo figura di contorno.. incede sfavillante sotto un baldacchino, omaggiata da ventagli. Per tradizione è un uomo, alto ed imponente - un tempo lavoratori portuali neri-, di recente è impersonata anche da donne. Il corteo era arricchito da carri allegorici, a raffigurare navi negriere, engenhos, mulini.. tutti luoghi legati alla schiavitù africana. ll volto viene annerito con fuliggine, la si prepara in casa, mescolata con vasellina inodore e si procede con il trucco, si sistema la parrucca, quasi un rituale di iniziazione. Uno dei gruppi più antichi è "As de Ouro" fondato nel 1936, poi sono seguiti il "Leão Coroado", la "Nação Gengibre",  il "Rancho Alegre", il "Rancho de Iracema", il "Rei de Paus", la "Nação Africana", l 'Estrela Brilhante", il "Rei dos Palmares",  la "Nação  Verdes Mares", alcuni hanno sfilato solo per una stagione ed hanno chiuso.

sfilata di maracatu - Teia 2010, Fortaleza

Il maracatu  cearense oggi non è solo divertimento spiccio, è luogo di preservazione della memoria africana, rito collettivo e partecipativo. Una memoria della propria storia, delle proprie radici che è stata azzittita, negata, ignorata, ma che, nonostante tutto è sempre viva.  

 
 
 
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