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Fortaleza Report

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Promessa mantenuta

Post n°80 pubblicato il 12 Aprile 2010 da LivinginFortaleza
 

Scritto nel 1959 da Alfredo de Freitas Dias Gomes, drammaturgo bahiano, "O pagador de promessas" andò in scena l'anno successivo, ottenendo grande successo di pubblico. Nel 1962 il regista Anselmo Duarte firma la trasposizione cinematografica guadagnandosi la Palma d'Oro al Festival di Cannes.

Narra la storia di Zè do Burro, contadino dell'interno di Bahia che per salvare il suo asino da una ferita insanabile si rivolge a Yansa, divinità candomblè, sincretizzata con S.Barbara, santa dei fulmini e delle tempeste. Per ottenere la grazia fà solenne promessa di portare  sulle spalle una croce di legno, il giorno della sua festa, dal suo villaggio sino alla chiesa di S.Barbara, a Salvador de Bahia. E così fa, ma arrivato sul sagrato della chiesa, padre Olavo, ascoltata la sua storia, sarà irremovibile : rivolgendosi al candomblè è caduto in tentazione.. ha fatto una promessa non a Dio ma al diavolo...per cui mai gli permetterà di entrare in chiesa.

Il dialogo fra i due è la contrapposizione di due modi di intendere la fede : da una parte la chiesa cattolica dogmatica, intransigente ed intollerante, dall'altra una fede primitiva e semplice, legata alla quotidianità e pragmatica, assai più tollerante nei confronti di altre religioni. Zè do Burro è convinto cattolico, ha dato la sua parola ed essa è per lui sacra, rispetta la Chiesa e ne accetta l'autorità, ma non può accettare di non portare a termine il suo voto. Padre Olavo prima ed il Monsignore poi, intervenuto per risolvere il caso, demonizzano le credenze popolari, asserendo che sono stregonerie, false divinità, e sostenendo in modo intransigente la supremazia della Chiesa cattolica. Zè de Burro dovà sottomettersi e cancellare la sua promessa. 

Nel frattempo l'evento, arrivato ai giornali scatena una mobilitazione generale. Un reporter cerca di presentarlo come rivoluzionario che lotta per i diritto dei lavoratori più poveri, sperando di poter vendere più copie del giornale. Il ristoratore Galego gli offre pasti gratis, per avere più clienti nel suo locale. E' una confusione generale.. fra la processione della statua della santa, fedeli, un gruppo di capoeiristi che si esibisce in balli e canti,  donne venditrici seguaci del candomblè, tanti curiosi attirati dalla vicenda e la polizia..

Zè de Burro insiste e non molla.. il popolo è dalla sua parte, c'è chi cerca di convincere il parroco a farlo entrare, ma inutilmente.."La chiesa è la casa di Dio. Candomblè è il culto del diavolo!" dirà perentoriamente Padre Olavo che chiude definitavamente la porta della chiesa. Zè de Burro è disperato, cerca di aprirla a forza con la croce.. l'atmosfera si surriscalda, c'è una zuffa e parte un colpo di pistola. Zè de Burro giace a terra morto.

I caporeisti lo legano alla croce come Cristo e senza dire una parola,  accompagnato dal suono cadenzato e ipnotico dei berimbau, forzano le porte della chiesa ed entrano..una vittoria finale che simboleggia la distruzione di questo ingranaggio crudele, di cui la Chiesa è protagonista principale, che ha trucidato il povero contadino. La scelta di queste tematiche da parte di Dias Gomes va ricollegata ad un particolare momento storico, in una Bahia, quella degli anni '60, percorsa da grandi fermenti culturali di rinnovamento e riscoperta dei valori e delle radici africane, proprie della cultura brasiliana. Dalla Bossa Nova al Cinema Novo, dal Tropicalismo al teatro, alla letteratura.. si assiste ad una legittimizzazione della cultura nera africana da parte della classe intellellettuale medio borghese, bianca e il candomblè, in quanto religione degli schiavi africani, basata su tradizioni delle tribù d'Africa, incomincia ad essere vista in modo del tutto nuovo. 

 "O pagador de promessas" lo si può oggi anche sfogliare nelle piacevoli pagine del libro a fumetti, edito dalla Agir (serie Grandi Classici a fumetti), con disegni di Eloar Guazzelli, Fabio Moon e Gabriel Bà. Prometto di leggerlo.

 
 
 
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