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Una palma vitale

Post n°156 pubblicato il 26 Ottobre 2010 da LivinginFortaleza
 

Copernicia pruniferaCopernicia cerifera, detta anche palma della cera, pianta simbolica, unico biotopo tipicamente brasiliano, cresce esclusivamente negli stati del Piauì, Cearà e Rio Grande do Norte, caratterizzandone il paesaggio.  Per il suo tronco bellissimo, elicoidale, altamente decorativo questa palma, che può arrivare fino a 40 metri di altezza, viene piantata anche nelle aiuole urbane e nei giardini a scopo ornamentale. Alla base il tronco presenta particolari piccioli duri e pungenti (caracas), come protezione dagli animali, disposti su 8 fitte spirali. Quando la pianta cresce, i piccioli cadono ed il tronco si presenta completamente liscio. Nel territorio cearense ci sono vere e proprie coltivazioni per lo sfruttamento della cera che si deposita sulle foglie. Per sopravvivere in un territorio arido, la pianta ha sviluppato questa sorta di difesa naturale, una pellicola protettiva sia contro la siccità che contro la pioggia. La cera, estratta a partire dal decimo anno d'età, viene utilizzata in campo cosmetico (rossetti e creme), nella realizzazione di prodotti alimentari (lucidante per cioccolatini e caramelle tipo M&M's,  Tic Tac, Golia Bianca), di candele, e come rivestimento di pastiglie e capsule medicinali. Inoltre, mescolata alla cera d'api, è usata nelle cere per lucidare mobili, pavimenti, scarpe ed automobili. Fin dal 1935, Herbert Johnson, presidente della SC Johnson, che produce i noti prodotti di pulizia, giunse nel Ceará per ricerche sulla carnaúba.  Per assicurarsi l'approvvigionamento di quella che è una delle materie prime principali della multinazionale, Sam Johnson, il figlio,  nel 1998 fece donazioni ad entità statali cearensi : intere fazende per la coltivazione di carnaúba, come la Fazenda Raposa a Maracanaú e la riserva Serra das Almas a Creatèus, trasformata in Riserva Particolare del Patrimonio Naturale, donata all' Associação Caatinga. Ed aggiungerei.. mi pare il minimo...

Ogni elemento della pianta ha una sua destinazione d'uso ben precisa.  Le radici, lunghe, fini, al centro di colore rossastro e all'esterno grigiastre, internamente leggermente fibrose, sono depurative, diuretiche, usate sia nel trattamento di ulcere, erezioni cutanee e altri manifestazioni secondarie della sifilide, dei reumatismi e delle artriti. Dalla loro cenere si ricavava una sostanza salina sotto forma di cristalli leggermente giallastri, fortemente salati, con la quale poteva condire gli alimenti durante la cottura. Il tronco, estrememente robusto, viene ancora oggi utilizzato nell'edilizia, sia intero, come trave o colonna, che tagliato in assi di varie dimensioni. Facile da lavorare, non ha nodi, relativamente abbondante,  la carnaúba unitamente alle altre palme, divenne il materiale per eccellenza, per le prime costruzioni coloniali, fossero civili o militari, nel nordest del Brasile. Benché fosse meno duraturo di altri legnami, le prime case e fortini, eretti lungo le coste e le valli dei fiumi, erano di carnaúba. Ancora in pieno secolo XVIII, il re portoghese, raccomandava al governatore del Pernambuco che conservasse la fortezza di Fortaleza in legno di carnaúba. 

Anche i recinti per il bestiame, nonchè  i recinti costruiti nei laghi e in mare, dove l'acqua era sufficientemente bassa, per catturare i pesci, erano fatti di carnaúba. Le capanne avevano le pareti  formate da tronchi interi, legati gli uni agli altri con striscie di cuoio, altra materia prima abbondante nella regione. Il cuoio, prima di legare le colonne di carnaúba, veniva immerso in acqua, in questo modo, quando seccava, si ritirava, stringendo le parti in legno come una morsa. Fino a pochi decenni orsono, erano di carnaúba le assi della maggior parte dei tetti e dei pavimenti, sia degli edifici privati che pubblici. Nei periodi di siccità il palmito (cuore di palma) delle piante più giovani o della parte terminale delle piante adulte, era l'alimentazione di sostentamento di uomini e animali. Il palmito pestato e lavato varie volte veniva trasformato in fecola da cui si otteneva farina e gomma. Dal fiore, i nativi, e per vario tempo anche i coloni,  estraevano un succo dolce, ottimo come dissetante, e che una volta fermentato fornisce un liquido alcolico molto simile al vino, dal sapore gradevole. I frutti, quando incominciano a colorirsi, acquistano un sapore leggermente dolciastro, na volta cotti servivano per integrare gli scarsi alimenti disponibili. Il nocciolo, torrefatto e polverizzato sostituisce il caffe della popolazione più povera della regione, e le torrefazioni se  ne servivano  per adulterare il caffé venduto in varie città nordestine. I frutti maturi, quando non utilizzati per altri scopi, sono utilizzati come alimento nella suinocultura. I noccioli contengono anche un olio da cui si estraggono vari composti, usati nella lubrificazione di macchine speciali, ma adesso lo si usa principlamente come biodiesel. Dalle foglie si estrae una fibra ticum o tucum di carnaúba, con la quale si tessono amache o si producono corde. Le foglie intere o spezzate, vengono utilizzate per coprire il suolo coltivato, e proteggerlo dai raggi cocenti del sole, con ottimi risultati per le coltivazioni. Sempre con le foglie si producono delle stecche utilizzate per costruire gabbie di piccoli animali e volatili, appendiabiti, pagliericci, armature di piccoli aquiloni e altre decine di utilizzi.

Avete ancora dubbi sul perchè la carnauba sia chiamata "albero della vita" ?

 Di recente un gruppo di studenti e professori di Quixadà ha avviato una lotta per salvare per lo meno 5000 carnaubas. Oltre agli incendi e alla deforestazione, la specie è infatti seriamente minacciata da piante infestanti. Con l'aiuto di tecnici agronomi si farà un mappamento ambientale per identificare le aree più infestate. Successivamente si ripuliranno i tronchi, eliminando la pianta parassita chiamata volgarmente trepadeira. Il nome scientifico è Cryptostegia grandiflora.

E' una specie esotica, di origine africana, proveniente dal Madagascar, diffusa a scopo ornamentale.  In breve tempo ricopre tutto l'albero con conseguenze nefaste : la carnauba senza ricevere sole, viene soffocata, e muore per eccessiva ombra.Tale progetto durerà fino a dicembre 2012. Un esercito di 15.000 ragazzi , mobilitati  e dapprima sensibilizzati nelle aule scolastiche, armati di matita, quaderno e falci estirperà  a mano le piante infestanti. Le foglie della carnauba forniscono la materia prima per una delle fonti di reddito dalle fasce più povere della popolazione. La paglia è usata per la copertura di tetti, per pareti e divisori in case rustiche che ancora si incontrano nelle regioni più interne.

 Inoltre si fabbricano cappelli, sedie, tappeti, scope, sandali, borse, cesti e altri oggetti. L'obiettivo è quello di creare una vera e propria rete di piccoli agricoltori, per incrementare tale attività artigianale e di sensibilizzare le comunità rurali alla protezione dell'ambiente.

stemma dello stato del Cearà

Il 30 marzo 2004, il decreto legge N° 27.413,  stabilisce che la carnauba è simbolo  del Cearà;  la pianta è presente nello stemma dello stato, decisione presa considerando l'importanza della conservazione della biodiversità, dello  sviluppo sostenibile e del riconoscimento storico, culturale e paesaggistico dell'albero. Il taglio degli alberi è sottoposto a controlli ed autorizzazione  da parte di organi competenti. Esiste anche il Parque Estadual das Carnaúbas, creato dal Governo del Ceará nel 2006, ubicato nel territorio di Granja, di oltre 10 mila ettari, destinato a dare protezione integrale a questa incredibile palma.

 
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