Creato da LivinginFortaleza il 16/12/2009

Fortaleza Report

Giorno dopo giorno da Fortaleza

 

 

Piastrelle, mattonelle & C.

Post n°634 pubblicato il 20 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

 
 
 

E' una questione di dettagli..

Post n°633 pubblicato il 19 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

 
 
 

A tutto folk

Post n°632 pubblicato il 17 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

Mestre di reisado Zé Matias

Hanno facce rugose e  capelli bianchi, sono contadini, pescatori, artigiani, alcuni sono anziani per davvero,  basta scorrere le loro date di nascita, anni'20, anni'30, anni'40.. i pìù giovani sono nati negli anni '50.. tutti orgogliosi e concentrati, attenti nell'esibizione propria e dei propri allievi, ancora cantano, suonano, danzano come facevano i loro nonni o i loro padri. Confezionano abiti, curano le coreografie, costruiscono strumenti, compongono musiche.

Reisado -pannello in metalo smaltato, di Zaira Caldas (Centro Cultural Banco do Nordest, Fortaleza)

Sono punti di riferimento per la cultura popolare, pietre miliari della storia del folclore del Cearà,  nominati Tesori Viventi, Maestri di Cultura, riconoscimento per i loro meriti e per essersi dedicati, anima e corpo, per una vita, ad evitare che tutto cadesse nell'oblio..alcuni, negli ultimi anni, sono scomparsi, lasciando tale eredità ai più giovani. Uno di loro è Mestre Moisés, pescatore, si è specializzato nel Côco, la danza del cocco .. la conosce fin da bambino, insegnatagli dal nonno, indigeno. Oltre a trasmetterla ai figli, ha aperto una piccola scuola per bambini ed adolescenti. Nella sua zona, la Lagoa do Alagadiço - municipio di Trairi- il gruppo è formato da una quindicina di uomini ed i passi, i ritmi, i movimenti del corpo, sono connessi all'attività agricola.   

Coco de roda

 Il Coco è una danza di lavoro, di origine africana, il canto ed il ritmo rendevano meno faticosa e monotona la raccolta delle noci di cocco da parte degli schiavi. Gli emboladores aprono e guidano la danza e  tutti gli altri, attorno, a circolo, battono le mani,  intonano i canti,  muovono i piedi. I movimenti sono cadenzati anche  dal ritmo di un ganzá - cilindro di metallo con dentro palline di piombo- o dal caixão -di legno o di latta- percosso con due pezzetti di legno. Un tempo diffusa fra le comunità costiere, nei villaggi delle lagune, fra pescatori e gente di mare, ora la si può ritrovare a Pecem e ad Iguape, Aquiraz. Una tradizione tramessa di padre in figlio. Se il il "coco de parcela" o il "Coco de roda" è lento e i movimenti sono accessibili a tutti, il "coco de embolada" o "coco de sapateado", è piuttosto impegnativo. Molte le carateristiche in comune con la capoeira,  e non è un caso se anche il coco sia nato nella medesima regione, a Palmares, nello stato di Alagoas, fra i senzalas (capannoni per gli schiavi)degli engenhos di canna da zucchero o nei palmeti di noci di cocco. Nonostante l'uso di danzare in circolo, sia  tipico degli indios, la radice è essenzialmente africana, per la presenza del canto marcato dagli strumenti a percussione e dalle mani dei partecipanti, per il tipo di coreografia ed i vari  passi che i danzatori eseguono in mezzo al cerchio.

reisado del Cariri

Molto probabilmente è al batuque dell'Angola e del Congo, che è molto simile, che si sono ispirati, ed anche l'uso del ganzà - strumento tipicamente africano - rafforza questa ipotesi. E' una danza vigorosa, quasi una lotta. Una danza primitiva ed estenuante, che richiede un grande sforzo fisico, tutto un gioco di gambe e piedi e per tale motivo i coquistas sono solo uomini..ingaggiano una sfida, un duello a suon di passi e movimenti ed il vicnitore ha il diritto di continuare a stare al centro e sfidare qualcun'altro.. e si procede così, finchè danzano tutti, a turno, al centro.Molti passi sono simili a quelli della capoeira,  le forbici, la mezza luna, la coda di razza, il banano, la frustata armata ... alcuni hanno nomi insoliti - sette e mezzo, trattino, cavallo monco, suddiviso. Quello senz'altro più difficile è il rastrello - i più abili riescono a eseguirne una decina di seguito.In taluni casi alla danza è associata una bevanda alcolica, che può essere la cachaça o il mocororò, un' acquavite di caju, abitudine questa, tutta indigena.  Negli anni ' 70 il coco era danzato regolarmente nelle spiagge a sud di Fortaleza quali Prainha, Iguape, Majorlandia, Canoa Quebrada, Barrinha, Aruaru. Partecipavano anche le donne, ma solo nelle parti più lente (coco-de- roda).

 reisado del Cariri

Mestre Sebastião Cosme ha iniziato a partecipare al reisado a 9 anni. A 15 anni  faceva già la parte dell' "ambasciatore", a 17 anni aveva formato un suo proprio gruppo, il "Reisado di San Sebastiano". E' da allora che si dedica a mantenere viva la tradizione del Reisado e del Maneiro-Pau, conosciuto in tutto il Cariri. Il reisado è una rappresentazione foclorica del ciclo natalizio, una sorta di rappresentazione del corteo dei re Magi, del loro pellegrinaggio verso la Terrasanta per omaggiare con  doni il Bambin Gesù, viaggio durante il quale mettono in scena atti popolari, ingaggiano battaglie e rappresentano spettacoli. Il reisado del Cariri (regione meridionale del Cearà) ha origine nei rituali di incoronazione dei re neri, pratica comune nell' Africa Centrale, soprattutto in Angola, Congo e Mozambico, importata dagli schiavi africani, assorbita e rielaborata in terra brasiliana, inserita nelle feste cattoliche del ciclo natalizio.  Tali manifestazioni erano associate, dirette ed organizzate dalle confraternite degli schiavi neri,  istituzioni religiose fortemente presenti in tutto il Brasile, per lo più dedicate alla Madonna del Rosario, ma anche a vari santi di origine africana e di pelle nera come San Benedetto e S. Ifigenia. Nel Cearà la Confraternita del Rosario era diffusa dappertutto ed era la più potente. Un rituale, una manifestazione di religiosità, con influenze, diffusioni e contaminazioni fra i due stati confinanti, fra l'Alagoas ed il Cearà. Oltrechè essere  rappresentate nel periodo che va dal 25 dicembre al 6 gennaio, detto Dia de Reis (Giorno dei Re), vengono rappresentate anche in occasione di feste popolari, in omaggio a vari santi.

 

costumi del gruppo folclorico studentesco Mira Ira- IFCE, Fortaleza

Oltre a quello del Cariri, di reisados ce ne sono molti altri..ogni località -si può  quasi dire- che abbia il suo, .. Nelle aree coltivate intensamente a canna da zucchero ad esempio, dove era più forte la presenza di schiavi africani, prevale il reisado do Congo, o congada, di cui è maestro esperto Doca Zacarias. Raimundo Zacarias classe 1929, di Milagres, da ben 67 anni partecipa alla congada con il suo Grupo de Congo, controllando che tutta venga fatto per benino, incoronazione dei Rei neri, corteo, lazzi, rievocazioni di battaglie, atti di devozione alla Madonna del Rosario. A Barbalha,  nel sertão cearense,  in località  Barro Vermelho, l'ultra settantenne José Pedro porta avanti il suo reisado de couro (del cuoio). Nonostante la vecchiaia, non perde il ritmo e dà ancora filo da torcere ai più giovani, che hanno ancora tanto da imparare. Il nome sta a sottolineare il forte legame con la cultura del bestiame, attività economica principale della zona. A seconda dell'ambiente in cui il reisado si è sviluppato, ha assunto modalità e personaggi differenti.. lungo le coste sono stati introdotti personaggi assai particolari come il "papangus" e il "folharal". Il primo è una sorta di spirito fastidioso, carnevalesco, ricoperto alla bell'e meglio con lenzuoli e reso irriconoscibile da maschere casalinghe, di scatole di cartone, giornale o altro materiale di recupero.Il secondo è una creatura ricoperta di foglie. A Potengi, in località Sassarè, viene ancora rappresentato il  reisado de máscaras, o reisado de Caretas, dove i partecipanti  danno vita ad una serie di personaggi anch'essi legati al mondo rurale : il vecchio Bacurau, la vecchia Quitéra, le Caretas - con indosso maschere di pelle, cuoio e legno, confezionate artigianalmente e molto semplici-  ed una serie di animali -il bue,  l' urubu  (avvoltoio), il jegue (asino), l'agnello, il cavallo e lo struzzo.

 

"Papangus" fotografie di Nicolas Gordim

Fra le numerose manifestazioni folcloriche del Cearà, la più famosa e quella del bue, il Bumba-me-boi. Connessa all'allevamento del bestiame, è una tradizione importata dai portoghesi e diffusasi in tutto il Brasile, ma in forme diverse e con varianti da zona a zona. Comune per tutte l'uccisione - rituale- del bue e la sua successiva resurrezione. ( v. mio post "Il bue danzante"). Antônio Batista da Silva, Mestre Piauí, è il più importante mestre-de-boi in attività a Quixeramobim. Nonostante la salute cagionevole e varie difficoltà, si sforza di mantenere viva la tradizione del Bumba me boi e di trasmetterla alle generazioni future. Mestre Zé Pio invece opera nella capitale, Fortaleza. Ha iniziato molto piccolo, a 3 anni. A 13 anni danzava nel Boi Ceará, impersonando il capitano e  il mandriano. A 20 anni ha formato il suo gruppo,  Boi Terra e Mar. Oggi mestre Zé Pio coordina il Boi da Juventudade, formato da giovani del quartiere di Barra do Ceará. A Sobral di gruppi ce ne sono ben 17, uno dei più caratteristici - forse perchè importato dal Maranhao- è il Boi Ideal - creato nel 1942 - e guidato da un'infaticabile mestre Panteca.

Mestre Zè Pio e il suo Bumba-me-Boi

Del tutto portoghesi sono le origini della Cana Verde, antica danza tipica della valle del Minho, con elementi che rimandano al ciclo della raccolta del grano- fertilità, di nozze, un palo (cana) che collega cielo e terra. Nel Cearà venne associata alla canna da zucchero e rappresentata, per la prima volta, nel 1919, ad Aracati, ad opera di João Francisco Simões de Albuquerque. Oggi un'anziana signora, Gertrudes Ferreira dos Santos, detta Dona Gerta, lotta strenuamente per mantenerla viva. Ha 85 anni, 15 figli ed abita in una casetta umile a Mucuripe, Fortaleza. Sebbene la sua memoria  ogni tanto vacilli, si ricorda ancora come un tempo si recassero, vestiti con pantaloni di paglia, bluse a fiori, fasce rosse e fazzoletti verdi al collo, di casa in casa, e si esibissero spontaneamente, per le strade.  Grazie al marito se ne è appassionata, e dopo la sua morte, ha preso le redini del gruppo di Mucuripe. Ora sono tutti anziani e diventa sempre più difficile preservare tale memoria. Dona Gerta, però, non demorde.."Finchè avrò voce, canterò, finchè mi reggerò sulle gambe, ballerò, finchè sarò viva, la Caninha vivrà! " 

Dona Gerta

 A distanza di chilometri, ad Iguape, fa la stessa cosa anche Edvar Elias de Oliveira. Il padre Paulino, pescatore, quando tornava dalla pesca, si sdraiava sull'amaca, e suonava la musica di accompagnamento del  coco e della Caninha Verde.  Fu lui a riprendere la danza..i danzatori si esibivano alla luce di piccole lampadine ad olio, sulla spiaggia, nella comunità di pescatori, in occasione del Natale, del capodanno, del Carnevale. Prima di morire il padre si fece promettere dai figli di non far morire questa danza che tanto amava. Ora Edvar e suo fratello, vestiti di tutto punto, in raso giallo e verde, con un fazzoletto rosso al collo ed un capello verde con piume e specchietto, dirigono altre 15 persone in questa pantomima che dura, se completa, tre ore. E' un atto popolare, presentato da un re con corona e mantello che apre il corteo, la danza ed intona ritornelli. Si narra la storia di un matrimonio osteggiato dalla famiglia della sposa.. il padre, la madre e il fratello tentano- sotto forma di canto- di dissuaderla. E  i due novelli sposi, si ritroveranno a lamentarsi, delusi, mentre si svolge la festa di nozze, con tanto di prete  ed invitati.  E' una tradizione che tiene unita la comunità, un collante sociale, una radice che non deve essere strappata, nonostante le difficoltà economiche e la mancanza di sostegno istituzionale. 

reisado -  manufatto in ceramica di Maria Candida, dettaglio

 Altro giro, altra danza.. la Dança de São Gonçalo è una danza con una coreografia collettiva, di carattere religioso, in devozione ad un santo portoghese vissuto nel XII secolo assai particolare..  riabilitava la prostitute attraverso la danza, convertendole e trasformandole in brave donne di casa, pronte per il matrimonio.E' per questo che ancora oggi, chi partecipa a tale danza lo fa per compiere un voto, perchè è riuscita a sposarsi o vuole riuscirci al più presto. E' una festa diffusa in tutto in Brasile, nel Cearà la si ritrova a Juazeiro do Norte, rappresentata dal Grupo São Gonçalo, ma anche nel paese che del santo porta il nome, São Gonçalo de Amarante, a pochi chilometri da Fortaleza, dove le danze si svolgono durante i festeggiamenti in onore della Madonna del Rosario.

Dança de São Gonçalo, manufatto in ceramica di Maria Candida, dettaglio

Vi partecipano le ragazze nubili, appaiate, vestite di bianco, con in mano un arco decorato con nastri e fiori. Dopo la messa del mattino, le ragazze escono dalla chiesa e si recano in corteo per la città, intonando canti di lode al santo, accompagnate dal suono di violini, tamburelli, e chitarre. La danza prosegue fino a sera, davanti alle chiese, ornate da archi fioriti, a lume di candela.  Chi dirige ed organizza i gruppi di donne sono persone esperte, come Maestro Joaquim, di Quixadá, classe 1939, che ancora oggi accompagna il gruppo del suo paese con un tamburello,  donatogli dal padre. O come Dona Expedita- anche lei del '39- che da quando aveva dieci anni partecipa alla Danza di São Gonçalo, nel distretto di Croatá.

 

Mestre di reisado Aldenir

  Tutta al maschile è invece la danza del maneiro-pau..Al suono ritmato del tamburello suonato al centro,  danzatori vestiti a riche blu e bianche, con fazzoletto rosso al collo e tipico cappello da mandriano si affrontano in cerchio, mimando un combattimento, armati di corti bastoni, che servono anche a cadenzare il ritmo. Manoel Antonio da Silva, conosciuto come Mestre Bigode, ha iniziato nel 1942. Suonava le musiche di accompagnamento del gruppo di una dozzina di uomini che da Juazeiro do Norte rallegravano tutta la regione del Cariri, impreziosendo le feste delle sante patrone. Più tardi ha creato un gruppo di bacamarteiros, che armati di fucili a schioppo, ancora oggi con rumorosi e scoppiettanti spari a salve, danno l'inizio alle principali feste popolari. Una tradizione questa, tipica del Cariri cearense e del Pernambuco, risalente al XIX secolo, all'epoca della Guerra del Paraguay, che si tramanda di padre in figlio. Movimenti marziali, danze, spari e tanto fumo..

 

Mestre Bigode

   La tradizione della lapinha è di origini medievali, un tempo molto diffusa, adesso resiste fra Crato e Juazeiro do Norte, dove otto gruppi ripropongono la rappresentazione davanti ai presepi natalizi.  Protagonisti assoluti i bambini, che si calano nelle vesti del Bambin Gesù, di Maria e  Giuseppe,  dell'angelo Gabriele, dei re magi, degli animali, di pastorelle e pastorelli, di stelle. Ciò che differenzia un gruppo da un altro è la tipologia ed il numero dei personaggi. Alla tradizione si affianca spesso la contaminazione, con l'inserimento di altre culture, altri personaggi, come zingarelle, africani, indios..o l'arricchimento di altri elementi folclorici - il reisado o la Banda Cabaçal (bande di tamburi). La più antica, quella che ha influenzato tutte le altre, è la lapinha di Santa Clara.Ereditata dalla madre Teodora, che l'aveva fondata nel 1912, dona Tatai l'ha sempre organizzata, anno dopo ogni anno, nella sua casa, durante le feste natalizie, ma anche il 6 gennaio in piazza, durante la queima das palhinhas (falò di foglie secche del presepe) o in altre case. Una sorta di presepio vivente cantato, per celebrare dell'arrivo del Bambin Gesù nel mondo, un momento di allegria e festa in un tempo in cui, i bambini si accontentavano di poco e non sapevano nemmeno chi fosse Babbo Natale.

Doca Zacarias, maestro di Congada

 La lotta per il mantenimento di questo variegato patrimonio culturale popolare è affidata a tanti uomini e donne che sulle loro gambe incerte, fra le grinze della pelle bruciata dal sole, continuano imperterriti, ostinati, ad espandere e mostrare il loro sapere. Maria Margarida da Conceição, che lavora nel reisado da 61 anni, è una di loro e racchiude tale messaggio di resistenza nelle vesti del personaggio che si è scelta..  quello di Mestre Guerreira (maestra guerriera). Margarida ora guida un gruppo di donne- "Le Guerriere di Giovanna d'Arco"- che rappresentano con vigore e passione un reisado esclusivamente femminile, donne spadaccine che danzano e cantano.

Margarida Guerreira

 
 
 

Voci dal Brasile

Post n°631 pubblicato il 14 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

Paulinho Moska canta "Admiração"

 
 
 

Verde, bianco e rosso..

Post n°630 pubblicato il 07 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

terre verdi, bianche e rosse del Cearà..

 
 
 

Fil rouge per vittime e carnefici

Post n°629 pubblicato il 06 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

  

Oktoberfest 2011 a Blumenau (Santa Catarina)

E' davvero sorprendente quando capita che, decidendo di abbinare due storie, apparentemente slegate, di accostare le trame di due film, diversi ma sentiti come "imparentati" fra loro, si scopra in seguito- addentrandosi nella ricerca, che più di tanto la casualità non c'entra e che sono solo due facce della stessa medaglia, ovvero si viene a scoprire che chi li ha diretti, a distanza di parecchi anni, è poi lo stessa persona. Il regista è Silvio Back, nato nel 1937 a Blumenau (colonia fondata da emigranti tedeschi, nello stato di Santa Catarina e sede di una famosissima Oktoberfest versione brasiliana) da padre ebreo ungherese e madre tedesca, solo due anni dopo che i genitori erano sbarcati in Brasile, per sfuggire agli orrori della guerra. Non sorprende pertanto che, cresciuto e diventato regista, Silvio Back abbia deciso di affrontare l'argomento, così opprimente e determinante, sviscerandolo da diverse angolazioni.

locandina del film "Aleluia Gretchen"

La prima angolazione - quasi autobiografica- è quella di "Aleluia Gretchen", la saga della famiglia Kranz, che fugge dalla Germania nazista per le idee liberali del padre e si rifugia nel sud del Brasile, in Paranà. La famiglia compra un hotel, che verrà chiamato Florida- quasi un anagramma di Adolf Hitler -all'interno del quale gli  altri membri della famiglia, invece fedeli al nazismo-  ricreano esattamente lo stesso ambiente - fisico e mentale- dal quale sono fuggiti, si avvicinano al Partito Integralista e l'albergo diventa ben presto un punto di riferimento per tutti i simpatizzanti nazisti della zona. Più che in Brasile, ci si sente all'interno di una tipica pensioncina tedesca, tutta pulita ed ordinata, con i caminetti e le immancabili pinte di birra, con una bella cena di Natale, all'ombra della svastica nazista appesa alla parete,  con le parate militari e le esercitazioni  di bambini ed adolescenti, per la tanto agognata formazione di una gioventù hitleriana brasiliana,  e il clima poi è quello tipico delle denunce, sopraffazioni, torture.. 

scena del film "Aleluia Gretchen"

L'intento era quello di mostrare,  sottilmente e polemicamente, i legami fra l' Ação Integralista Brasileira  ed il Terzo Reich, una tematica un tantino provocatoria, visto che il film venne girato nel 1976, in piena epoca di dittatura militare. Si ispira ai suoi ricordi, coglie a piene mani  dalle sue origini culturali, sceglie  per la colonna sonora, una Cavalcata delle Walkirie di  Wagner -simbolico inno adottato dai nazisti in chiave antisemita-  ma arrangiato - in modo dissacratorio- in versione rock o in versione samba. L'azione ruota attorno al piccolo hotel a gestione familiare, frequentato da vari tipi di clienti, ne registra la quotidianità, ciascun membro della famiglia sembra  incarnare gli elementi peculiari dell'ideologia nazista - la purezza della razza, l'annichilimento delle voci dissidenti- l'oppressione e la forte convinzione in ideali focalizzati in chiave unilaterale ed inequivocabile, ma c'è anche la difficoltà di chi, come un malcapitato viaggiatore di passaggio, un intruso,  vi ci si trova nel mezzo, non riuscirà ad adattarvisi e, per questo incorrerà in seri problemi.

scena del film "Aleluia Gretchen"

 Anche se il regista riesce a non emettere giudizi, ad essere il più obiettivo possibile, presentando e facendo muovere i personaggi con la loro, di testa, e non con la sua, è innegabile essere spinti verso determinate considerazioni : quanto e in che modo una politica estrema, in questo caso quella nazista, possa, in modo contorto, influire sulle persone,  e come, nonostante l'umanità venga sacrificata,  non cessi comunque di esistere, sebbene avvilita e sconfitta.

 

scene del film "Lost Zweig"

Dopo 26 anni il regista ritorna sull'argomento, ma questa volta l'angolazione è, come dire, dalla controparte.. quasi a riequilibrare le cose.. ispirato al libro di Alberto Dinis "Morte no paraiso, a tragedia de Stephan Zweig", condensa le ultime settimane di vita dello scrittore ebreo, suicidatosi nel 1942 a Petropolis. Nato a Vienna da un ricco industriale austriaco e da madre italiana, si laurea in filosofia, fa vari viaggi in Asia e America. Nel 1920 si sposa con Fredericke Maria Von Winternitz, con la quale condivide la passione per la cultura e la letteratura. Durante la Prima Guerra Mondiale risiede in Svizzera, ha contatti con Hermann Hesse e James Joyce. Alla fine della guerra rientra nel suo paese e vive a Salisburgo. E' un periodo felice della sua vita, allegro, ha un grande successo come scrittore, guadagna molto con i diritti d'autore, ed è sempre in viaggio, in Russia, Italia, Francia. Scrive poesie, novelle, una serie di biografie (Dickens, Casanova, Tolstoj, Balzac, Stendhal, Dostowieskj, Freud, Maria Antonietta, Maria Stuarda) scegliendo accuratamente personaggi che lo interessano. Grazie alle sue cospicue finanze può permettersi il lusso di comprare e collezionare manoscritti originali antichi.. ne aveva di Mozart, Bach, Beethoven, Goethe e Balzac. All'avvento del nazismo, partecipa attivamente al movimento territorialista ebraico, prodigandosi per trovare un luogo ove gli ebrei si potessero rifugiare, tanto da intavolare trattative anche con il dittatore portoghese Salazar, al fine di ottenere territori in Uganda.

scene del film "Lost Zweig"

  Nel 1933, la situazione precipita, le sue opere vennero bruciate dai nazisti sulla pubblica piazza, l'anno dopo Stephan lascia l'Austria e vive a Londra. Nel 1938 chiede la cittadinanza inglese e divorzia dalla moglie. Nel 1939 sposa la sua segretaria Lotte Altman, bruttina, asmatica, rachitica, con nessuna corrispondenza spirituale ma devota e fedele, e con lei va a vivere a New York. Nel 1941 la coppia arriva in Brasile, e prende casa a Petropolis ( Rio de Janeiro). Non era la sua prima volta in Brasile. C'era stato già nel 1936, per fare ricerche su Amerigo Vespucci, del quale poi scrisse la biografia. Aveva scritto anche"Brasile, il paese del futuro" , dove dichiara il suo amore per questo paese, per il suo popolo, la sua musica, la sua allegria, il paesaggio.. l'unico suo libro ad essere scritto in tutta fretta e non con i consueti studi di approfondimento. In vari passi del libro, emerge anche un'altra motivazione : il Brasile avrebbe potuto essere un luogo di prosperità e felicità per gli ebrei. La sua idea era proprio quella di aprire loro il cammino. Rieccolo quindi presentarsi nel paese del futuro colmo di speranze, ma la delusione sarà immensa. La stampa ed il pubblico avranno reazioni - con sua grande sorpresa- alquanto negative, sarà accusato di aver scritto il libro su richiesta del dittatore Vargas, di essere un suo tirapiedi, di appoggiarlo, di aver scritto libro contro il Brasile, pieno di ambiguità. Lo scrittore scopre con amarezza che il suo successo era tutto una montatura e che la maggior parte delle migliaia di copie vendute, in realtà erano state acquistate dal governo stesso.

scena del film "Lost Zweig"

Tenterà e chiederà più volte il visto per sè e soprattutto per molte altre famiglie ebree che speravano di sfuggire alle persecuzioni naziste e che aspettavano speranzose in Austria. Tutti i suoi incontri e contatti con  Getulio Vargas erano tesi a questo scopo, ma il governo brasiliano giocò un pò al gatto con il topo, tentennò, rimandò, poi lo concesse ma solo per la coppia, rigettando le altre richieste, dicendosi impossibilitato ad accoglierle. Lo scrittore venne anche fatto oggetto di ricatti e pressioni .. in cambio gli si chiedeva di scrivere biografie su personaggi illustri brasialiani, come sul padre dell'aviazione brasiliana Santos Dumont, gloria nazionale che però morì suicida, e Zweig si rifiutò categoricamente. Continuò a mantenere un rapporto epistolare con l'ex moglie Fredericke, dalle cui lettere traspaiono tutti i suoi sentimenti e pensieri durante il soggiorno in Brasile.  Dapprima le speranze,  il conforto dato dalla natura rigogliosa, dalla bellezza e dal colore di ciò che lo circonda, ma dopo l'attesa, arrivano la delusione e la disillusione. Quando si rende conto che non potrà fare niente per i suoi amici ebrei , che praticamente è come se fossero già morti, vive la più profonda delle frustrazioni.  E' sempre preso da tristezza e malinconia per ciò che accade in Europa, assiste al carnevale, ma non può esserne coinvolto. Il senso di colpa lo pervade, perchè loro sono vivi e vegeti e gli amici invece moriranno. Medita che paradossalmente è scappato da un dittatore, per ritrovarsene davanti un altro.

locandina del film "Lost Zweig"

Gradatamente incomincia a pensare al suicidio, come forma di resistenza, come forma di protesta. E più l'idea si concretizza, più ci pensa e più si sente meglio, sollevato dal quel peso che lo opprime, dalla sofferenza soffocante, dal pessimismo più estremo e si sente persino felice.. Non c'è altra via d'uscita. Gli ultimi giorni scorrono tranquili, la coppia incontra gli amici, cena insieme a loro, si comporta normalmente e non lascia trasparire nulla, si commiatano perchè devono partire, brindando "al volo di una farfalla". Una preparazione meticolosa, falò di carte, libri e documenti e poi l'ultimo atto  : Stephan si suicida per primo con una pastiglia di cianuro e Lotte successivamente, quando già Stephan era morto, forse con del veleno per topi. Anche da morto Stephan Zweig causò, suo  malgrado, polemiche, vedendo contrapposte la comunità ebraica di Rio de Janeiro da una parte e le autorità dall'altra.. i primi esigevano funerale e seppellimento in rito ebraico, i secondi ne desideravano uno in pompa magna e cattolico.. Tutti  comunque rimasero sgomenti ed increduli dal gesto, avvolto di mistero, visto che Getulio Vargas proibì categoricamente l'autopsia. Tutto questo racconta "Lost Zweig", omaggio del regista ad uno scrittore del tutto attuale, pacifista ante-litteram,  anti-militarista, contrario ai totalitarismi, che sognava un'Europa senza frontiere, con una moneta unica e dove regnasse la libertà di espressione.

 
 
 

Pout pourri architettonico

Post n°628 pubblicato il 04 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

 
 
 

Compulsivo regresso all'infanzia- parte II

Post n°627 pubblicato il 04 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

Luiz Hermano Façanha Farias nato nel 1954 a Preaoca, ha sempre pensato che un posto solo gli stava troppo stretto. E se fino a 13 anni resterà in questo mondo idillico, una provincia dove il tempo pare essersi fermato, a giocare sotto alberi frondosi con pezzi di latta e legno, a sfogliare avidamente fumetti, a collezionare francobolli e a fare le sue prime caricature, in seguito girerà come una trottola.. dapprima a Cascavel, con la famiglia, poi a Fortaleza dove studia Filosofia, e contemporaneamente segue corsi di storia dell'arte, apprende varie tecniche artistiche, ed  infine, ormai cresciuto, fà i bagagli e viaggia.Viaggia tanto, per il Brasile, per l'America Latina, per l'Europa, alla conquista del mondo, pieno zeppo di curiosità, assetato di novità ed esperienza. La sua vera scuola- ha affermato - sono stati proprio i viaggi e gli incontri fatti con altri artisti. 

Lo ritroviamo a Rio de Janeiro, dove nel 1979 segue il corso di incisione su metallo con Carlos Martins e nel medesimo anno decide che la sua casa sarà a São Paulo. Gli anni '80 li dedica quasi esclusivamente alla pittura, gli anni '90  sono tutti per la scultura. Sfogliando, qualche tempo fa, un suo catalogo, mi hanno sorpreso  la  sua versatilità, la varietà incredibile dei materiali usati, la quantità di opere realizzate, ed infine l'estrema diversificazione delle varie fasi creative..

 Pezzettini di legno, di plastica, biglie e palline, oggetti in resina, placche di metallo, forme circolari/ forme geometriche, così diverse ma con in comune un aspetto, tutte richiedono abilità manuale, opere altamente elaborate, come una tessitura, come un ricamo, come un intreccio, ci vuole pazienza.. lui stesso ammette che la parte più divertente e piacevole è quella di lavorare per ore con le mani.. adesso ha un'equipe di collaboratori che lo aiutano a produrre le sue numerose creazioni, ma al principio ha fatto tutto da solo. Tante spugnette, figurine, perline,  pezzi di vecchi computer, tubicini metallici,  micro oggetti incapsulati in migliaia di metri di filo di ferro intrecciato, o di fil di rame avvolto e manipolato,  la versione 3D degli arabeschi su carta..

Luiz Hermano continua a giocare, con le sculture può permettersi il lusso di vagare fra l'ambiguità di forme rigide che diventano morbide e viceversa, giganteschi bozzoli per ingabbiare qualcuno o qualcosa, vortici ipnotici che avvolgono quasi fossero reti da pesca.. dentro le sue creazioni ci infila un pò di tutto, con piena democrazia, senza distinzione di genere, giocattoli di provenienza cinese, scarti ritrovati nei mercatini, roba usata, oppure oggetti di largo e quotidiano consumo, facendo il verso alla serialità della produzione industriale   produce un qualcosa che meno industriale di così.. tutto fatto a mano, con pazienza, rigore, passione. Abbinare la sapienza artigiana, così diffusa nella sua regione, il Cearà, che sa di tradizione, alla riproduzione meccanica dei manufatti, al loro essere sempre, perfettamente identici gli uni agli altri. Trame di passato e di contemporaneità.

La sua idea è quella di ricreare un mondo in cui sacro e profano, popolare ed erudito convivano, così come la chincaglieria da quattro soldi e le immagini sacre, il quotidiano delle spugne per lavare i piatti con il trascendente, l'universale.. Luiz Hermano rimane affascinato da tutto, folgorato dai mandala orientali, come dai giocattoli contraffatti dei mercatini rionali..I suoi pannelli sono per lui quasi mappe dell'universo, una loro sintesi geometrica adattata all'oggi. L'uso di giocattolini di plastica colorata, riflette inoltre la volontà - mai cessata- di evocare l'infanzia. Un insieme di storie, sensazioni e ricordi che si intrecciano fra i fili, raggomitolati da linee, con vuoti e con pieni, con ombre e con luci, continuo e discontinuo.

Poco pensate e molto lavorate, le sue opere prendono forma quasi da sole : una volta che il materiale è stato trovato, il lavoro è quasi fatto. Collezionatore, accumulatore,  Luiz Hermano procede per impulso ed è un creatore instancabile, al limite del compulsivo. Una mostra condensa ora questa varietà di universi reali e simbolici, con una selezione di opere particolarmente significative (operazione - come è  facile immaginare- peraltro assai complessa) a rappresentare quattro fasi della sua carriera artistica, quattro modi differenti di abbordare il tema della costruzione di un universo, con diversi linguaggi espressivi.


 "Tramando Mundos- Luiz Hermano"

presso Espaço Cultural Unifor,  Fortaleza

fino al 13 maggio 2012

 
 
 

Compulsivo regresso all'infanzia - parte I

Post n°626 pubblicato il 04 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

Senza titolo, acquaforte su carta (Archivio MAUC Fortaleza)

Nella sua grande casa a San Paolo, un pò atelier, un pò abitazione privata, un pò show room, dove ormai vive da più di trent'anni, Luiz Hermano ha cercato di ricreare gli spazi della sua infanzia, circondato dalle sue creazioni,  e ad ognuna trova posto, amorevolmente. Per tutte, nessuna esclusa, c'è l'angolino giusto e sono proprio tante, ingrombranti soprattutto, d'altronde lui fa parte della categoria degli artisti prolifici, oltrechè poliedrici..

acquerello "Historias do mundo"-mostra "Tramando Mundos" Unifor Fortaleza

E' alla fine degli anni' 70, inizio anni '80 che produce disegni multicolorati ad acquerello, un proliferare di immagini di persone e macchine fantastiche, barche, mongolfiere, biciclette, aerei  sfilano in sequenza, con sopra funamboli, creature alate, angeli e demoni,  equilibristi che cavalcano pesci, cavalli, serpenti ed elefanti. Esseri caprini, simili ai fauni, satiri e centauri, figure estratte a piene mani dalla mitologia greca e abbinati alle iconografie bibliche pià fiabesche, come la torre di Babele, o alla cosmologia indù  con la rappresentazione del mondo appoggiato sul dorso di un elefante che a sua volta poggia du quello di una tartaruga.. Sono mappe, le sue,  descrizione di un mondo immaginato che, come una scatola cinese, ne può contenere altri.. una vera collezione di immagini che hanno abitato la sua mente durante l'infanzia, vissuta nell'interno del Cearà, a Preaoca, dove è nato..enciclopedie, almamacchi popolari, letteratura del cordel, manuali di montaggio dei giocattoli, mappamondi e stampe geografiche, santini ed immaginette.. il piccolo Luiz collezionava avido tutto, per poi rielaborare questo guazzabuglio nei suoi primi disegni. 

"Nèctar a fauna "acquaforte su carta (Archivio MAUC Fortaleza)

I primissimi furono realizzati con il caffè..vuoi per appagare la sua inguaribile curiosità, vuoi per testare la potenzialità di questo liquido, ma anche  uno stratagemma per ovviare al problema della mancanza di risorse e mezzi. Ostinato come nessuno nell' andare avanti, la parola d'ordine era diventata "inventare mondi con ciò che si ha a disposizione", anche ciò che normalmente non veniva considerato. Divinità ed esseri umani, tutti mescolati in situazioni insolite, sospesi e galleggianti in un universo primitivo, edenico, nel quale compaiono qua e là anche castelli, fari, aereonavi,  animali mitologici, caravelle e carrozze.

Senza titolo, acquaforte su carta (Archivio MAUC Fortaleza)

Nel 1987  realizza una serie di incisioni su metallo,  acqueforti dove pur abbandonando la policromia degli acquarelli, mantiene la postura dell'inventore.. il fondo reticolato, presente in molte delle incisioni, rimanda al disegno tecnico, progettuale, meccanico.. propone la sua versione di sottomarini, navicelle spaziali, aerei, navi, dirigibili attorniati da pezzi di motore ed ingranaggi. Sembrano quasi i diari di progetti utopici o gli schizzi di uno scienziato dotato di senso dell'humor..macchine insolite e accattivanti, congegni improbabili anche se con oblò, finestre, eliche veritiere..che danno un senso di precarietà, più adatte ad essere sognate che usate..Tutti oggetti che hanno una relazione con l'uomo, è lui che li guida, li manipola, li utilizza, interagisce.. traduzione di viaggi intergalattici su carta.

Senza titolo, acquaforte su carta (Archivio MAUC Fortaleza)

E ' un pò come se in questi disegni facesse il verso alle conquiste tecnologiche, all'industrializzazione, al consumismo.. con queste invenzioni - si e ci chiede - siamo progrediti veramente ? siamo forse più felici ? L'elemento ludico la fa proprio da padrone..

acquerello "Historias do mundo"-Mostra "Tramando Mundos" Unifor Fortaleza

 La sua è una visione ed una proposta di vita umoristica, ottimistica, una risposta al progresso che avanza, con tutto l'appiattimento che comporta.. molto meglio giocare che fare bombe.. pensare alla vita e non alla morte.. i suoi modellini su carta sono l'invito a disegnarsi da soli non solo i giocattoli, come lui faceva da piccolo, creando oggetti con piccoli pezzi di ossa, ma an che oggettivari..  le sue macchine sono piene di emozioni e di cuore, fantasia ed ingegno..lo stesso che traspare quando le mostra, ne parla.. le sue macchine non inquinano, non fanno rumore, non sporcano..

Senza titolo, acquaforte su carta (Archivio MAUC Fortaleza)

Viaggi di fantasia, viaggi con la mente, ma anche viaggi reali.. visto che Luiz Hermano ha girato mezzo mondo, trovandosi faccia a faccia con le culture più diverse..viaggi di scoperta e forse anche di riscoperta.. necessari per far emergere quel magma di visioni che alimentavano la sua infanzia, fra case di taipa, alberi di caju, profumi di rapadura e di sapoti.

"Mil ventos" acquaforte su carta (Archivio MAUC Fortaleza)

 I mezzi di trasporto - non è un caso - non mancano mai e con essi l'idea del movimento,  spostamento spaziale o temporale.. e la stessa Arca di Noè che cos'è, se non un transatlantico primordiale ? Leggende raccontate dai nonni, miti greci e romani letti sulle enciclopedie, fiabe infantili.. tutto viene mescolato, prende forma, con profusione di dettagli.... 

"A Bicicleta" /" Deus Pan" acquaforte su carta (Archivio MAUC Fortaleza)

Tessendo le trame di un mondo immaginario, l'artista è pronto per il passaggio successivo, l'incontro con la tridimensionalità. Da oggetti progettati e disegnati ad oggetti che si muovono nello spazio, che pulsano, fuoriescono, oscillano, vibrano, come estensione del corpo.

 
 
 

Musica dal Brasile

Post n°625 pubblicato il 02 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

Nonato Luiz suona "Asa branca"

 
 
 

Tempo bloccato

Post n°624 pubblicato il 02 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

 

 

 

casa del Barão di Camocim

 

Facoltà di Diritto

 

Bar Avião (1949)

 

 
 
 

Con zucchero, con affetto

Post n°623 pubblicato il 01 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

"Lo zucchero ha fatto da cornice  al nostro modo di essere ed alla nostra anima. Senza lo zucchero non si può capire l'uomo del Nordest brasiliano". E' quello che affermava il sociologo pernambucano  Gilberto Freyre  nel suo libro "Açúcar" (zucchero), una via di mezzo fra un saggio sociologico ed una raccolta di ricette,  sottolineando l'importanza di tale alimento nella formazione dell'identità nordestina.  Inizio proprio da qui il mio personale viaggio nella gastronomia del Cearà, un inizio dalla fine, da ciò che deliziosamente chiude ogni pasto.. il dolce. 

 fartes di Sobral

Lo zucchero di canna ha rappresentato per il Brasile e per il nord est in particolare, dove si sono concentrate le maggiori piantagioni del paese, una voce fondamentale nelle esportazioni, come dire che questi minuscoli cristalli bianchi o scuri, hanno retto l'economia brasiliana per secoli. Vista l'abbondanza della materia prima, non poteva non svilupparsi l'arte dolciaria, ma in queste terre d'oltreoceano ha assunto modalità e combinazioni del tutto peculiari. Accanto ai biscottini, meringhe, budini, torroni e confetti e a tutta la pasticceria importata dalla corte portoghese a metà dell'800, spuntano qua e là dessert semplicissimi come creme, pappette dolci, tapiocas. Agli ingredienti base dello zucchero, latte, uova si aggiungono o sostituiscono prodotti che la generosa natura tropicale offre.. una grande quantità e tipologia di frutta, radici, spezie, cocco, e, come alternativa alla costosa e più rara farina di grano, la farina di mais. La fantasia di chi stava ai fornelli ha fatto il resto. Che fossero suore rinchiuse nei conventi di clausura, signorine delle famiglie borghesi cittadine o schiave africane, le donne brasiliane hanno sempre mescolato tutto e così , tra un colpo di mestolo ed un altro, oltrechè gli ingredienti, hanno mescolato anche le ricette dando vita ad una dolce mistura di tre culture e tradizioni diverse, profondamente diverse.

canjica con arachidi

La cucina aristocratica del XIX secolo, quella che veniva servita su tavole addobbate a festa con tovaglie ricamate, vassoi d'argento e piatti di porcellana aveva come  punti di riferimento il "Cozinheiro Imperial", primo libro di cucina stampato e diffuso in Brasile (1866), dove accanto a piatti di impronta europea - soprattutto portoghese - se ne ritrovavano anche in grande quantità altri di chiara influenza africana, e il successivo "Cozinheiro Nacional", dove invece predomina, nelle ricette, l'influenza indigena. In fondo, nei cortili, sotto alberi frondosi, davanti a grandi pentoloni di rame, a svolgere i pesanti lavori di pulire spellare, grattuggiare, tostare, pestare nel mortaio, impastare c'erano sempre e solo loro, le schiave, indigene o africane che fossero. 

 torta manuê o manzapè

Non è pertanto esagerato affermare che è grazie agli schiavi africani se si sviluppò una civiltà dello zucchero in Brasile : gli uomini dietro le coltivazioni dei campi di canna da zucchero ed la lavorazione negli engenhos,  le donne dietro le pentole di rame o terracotta, a sfornare torte e biscotti. Lo zucchero gradatamente conquistò le tavole dei nobili e dei più ricchi, sostituendo il miele d'api nella preparazione dei dolci, e trasformandosi da medicina venduta a peso d'oro nelle farmacie come calmante, cicatrizzante e rimedio per problemi respiratori, ad  ingrediente indispensabile e di facile reperimento. Ogni regione ha sviluppato un suo ricettario, spesso conservato in quaderni ingialliti, o semplicemente memorizzato e tramandato gelosamente all'interno delle famiglie, di madre in figlia, di zia in nipote, lasciato in eredità come un prezioso tesoro, un segreto. Dolci che talvolta riportano nomi insoliti, legati a storie di fidanzamenti, innamoramenti, nozze e mariti, oppure sorti da ispirazioni ben più spirituali - soprattutto quelli usciti dai conventi - per celebrare fatti storici, per ricordare un particolare personaggio, per esaltare le glorie della famiglia in cui erano stati creati - quasi come uno stemma , un blasone familiare od ancora per pubblicizzae il nome dell'engenhos dal cui zucchero tutto era nato..

tapioca con cocco

Nel Cearà, sebbene a Fortaleza  dilaghino gusti e mode dolciarie globalizzate, resistono ancora alcune sobremesas (dessert) tradizionali..basta soprattutto spostarsi verso le località dell'interno per ritrovare antichi riti e sapori, panetterie a gestione familiare, dove  zucchero e affini sono  manipolati ed articolati con passione autentica.  Il pé-de-moleque - assai diversa la versione cearense da quella delle regioni del sud del Brasile, è un'istituzione : pasta di manioca (ossia carimã), farina di manioca setacciata, rapadura, chiodi di garofano, semi di finocchio, castagna di caju (anacardo) abbrustolita, il tutto mescolato e legato con il latte di cocco, poi spalmato sulle grandi foglie di banano, avvolto e rinchiuso bene ed infine cotto nel forno. Le foglie di banano come involucro di cottura  sono usate anche nel grude - torta a base di  di cocco grattuggiato fresco, latte di cocco, farina fresca di manioca e volendo  anche latte e zucchero - nella pamonha- con mais- e nella torta manuê, detta anche manzapè, con manioca, miele di rapadura e cocco, molto diffusa soprattutto nel nord del Cearà, quasi una versione più rustica del pé-de-moleque.L'uso del cocco, della manioca e della foglia di banana tradiscono una chiara discendenza indigena, così come l'altra grande istituzione gastronomica cearense, la tapioca, sorta di sottile crepes di polpa grattuggiata di manioca, che viene servita con latte di cocco.

pamonha

Altro ingrediente essenziale e quasi onnipresente nell'arte dolciaria cearense è il mais, il cui uso, sempre di origine india, è diventato - in quel consueto minestrone culturale brasiliano- l'alimento centrale di una delle feste cattoliche più amate e celebrate in Brasile, le festas juninas, le festività di giugno, legate alla triade S.Antonio, San Giovanni, S.Pietro, nonchè al solstizio d'estate e al raccolto delle pannocchie. Numerose le varianti di torte di mais, pamonhas e canjicas, essenzialmente una crema a base di mais secco, ridotto in poltiglia, filtrato e cucinato insieme ad acqua o in alternativa con arachidi e latte, conosciuto anche come mugunzà, addolcito con stecche di cannella. 

mugunzà

Più sofisticate ed elaborate sono le delikatessen che la cittadina di Sobral custodisce come un vero patrimonio culturale.. tanti dolcetti di derivazione portoghese, preparati dalle matriarche del paese che, per ingraziarsi i favori del vescovo-conte Dom Josè Tupynambà da Frota (1882-1959) , potente, vanitoso, goloso, si rinchiudevano in cucina e lontano da occhi indiscreti trituravano, impastavano, mescolavano. Le antiche ricette, che hanno reso più dolce la vita al vescovo e agli abitanti tutti, hanno assunto un colore locale..

quejiadinha

Al posto delle mele si usa il caju, al posto della farina di grano la goma e il carimã , il cocco gratuggiato poi non manca mai, soprattutto nelle queijadinhas, piccole paste rotonde ripiene di cocco, uova, margarina e latte. Richiedono abilità manuale gli alfenins,   zucchero, acqua miele e succo di limone ridotti in morbida pasta, che magicamente diventano cigni, granchietti, palme, fiori, paperi, nodi  a seconda della fantasia del momento, fatti riposare su un'asse che può essere solo di legno d'alloro.

fartes di Sobral

Ma il primato della tipicità spetta ai fartes – o fartéis, piccoli ravioli a mezzaluna, che hanno una storia remota. Pare siano stati fra i primi dolci offerti agli indios della costa tupiniquim dai colonizzatori guidati da Pedro Alvares Cabral. Pero Vaz de Caminha, scrivano del gruppo, annotò il fatto in una sua famosa lettera al re don Manuel “Gli offrirono pane e pesce cotto, confetti, fartéis, miele e fichi secchi. Non vollero mangiare quasi niente e se provavano qualche cosa, subito la buttavano via" L'impasto è fatto con burro, farina di manioca e acqua tiepida, il ripieno con zenzero, latte di cocco, farina di manioca e castagna di caju. Uscito dal forno viene spolverizzato di zucchero. Sfornati da una piccola panetteria a Sobral si possono trovare anche biscottini di goma (manioca) di forma ricurva, i  conosciuti bulins, gli esquecidos (dimenticati) tortini sempre di goma e i bianchi sequilhos, impalpabili, friabili biscottini di  latte, zucchero, uovo e amido di mais.

 sequilhos

Nella cittadina di Iguatù invece c'è ancora chi fa i chapeu-de-couro (cappelli di cuoio), sorta di pancakes a base di farina di grano, rapadura scura, che gli conferisce quel tipico colore marrone, cocco grattuggiato, latte, uova sbattute e mais, l'arroz doce (riso dolce , tipica ricetta portoghese) nella variante con panna e rapadura, i  tijolinhos (tegoline) biscottini rettangolari ed un inconsueto chouriço, dolce fatto con spezie, farina di manioca, castagna di caju e sangue di maiale. Impossibile descriverli tutti, i dolci e dolcetti del Cearà, ma chi senz'altro li conosce bene tutti è l'arzilla Nice Firmeza, che dall'alto dei suoi ottant'anni suonati, ancora raccoglie frutta dal suo terreno a Mondubim- Fortaleza, che sia goiaba o carambola, banana o laranja da terra, caju o pitanga e ne fa torte, biscotti, gelati, budini, composte.. niente di scritto, si ricorda tutto a memoria, lei cresciuta in provincia, fra profumi di dolci e salati casalinghi. In realtà pare divertirsi molto di più ad inventarne di nuovi, miscelando, mescolando gli ingredienti quasi come un alchimista. Stesso talento e stesso amore con cui ha sviluppato le altre due passioni della sua vita, il ricamo e la pittura. E grazie a questo suo sapere - binomio di arte, gastronomia e manualità- è stata nominata Tesoro Vivo, una maestra di cultura immateriale. Zucchero come  manifestazione di amore, zucchero come passione, zucchero come sinonimo di casa. Tutte le possibili combinazioni sono riassunte perfettamente nella canzone di Chico Buarque "Com açúcar, com afeto, fiz seu doce predileto, pra você parar em casa" (con zucchero, con affetto, ho fatto il tuo dolce preferito, per farti restare a casa..) e come non ricordare gli epiteti affettuosi che taluni innamorati usano fra loro  docinho, doce de coco, manjar..

composta di caju

Per tutti invece, innamorati  e non, vale la frase "è um doce de pessoa"..

 
 
 

Tessitura fedele

Post n°622 pubblicato il 28 Marzo 2012 da LivinginFortaleza
 

Sembra un ragazzino, così esile davanti all'imponente telaio, eppure i suoi tessuti, fatti a mano, hanno conquistato un eccentrico stilista  -João Pimenta- e sono andati a rivestire i corpi muscolosi dei modelli nell'ultima São Paulo Fashion Week. Alexandre Herbert, tessitore cearense, è partito dal Cariri per andare a conquistare la grande metropoli. Niente però a che vedere con gli emigranti nordestini di una volta, i poverissimi retirantes.. lui si è fatto largo a suon di fili di cotone e movimenti rapidi e secchi, quelli del telaio..  

Ha attirato l'attenzione di tessitori con una ben più consolidata esperienza e i suoi tessuti sono andati a finire anche su una rivista newyorchese. Quando può, fà una scappata a Juazeiro do Norte, ed approfitta delle vacanze, per trovare ispirazioni ed idee. Una di quelle più azzeccate è stata quella di usare come materiale da tessitura, nastri di musicassette o vhs, ottenendo una tessuto molto leggero e lucido

al quale, per conferire colore, ha pensato bene di aggiungere i nastri devozionali di Padre Cicero, quelli che qualunque pellegrino in visita ai sacri luoghi, compra in quantità, conserva gelosamente, avvolge amorevolmente..

 quelli, per intenderci con la scritta  stampigliata sopra "Sono stato a Juazeiro da Padre Cicero e mi sono ricordato di te".. un souvenir coloratissimo, economicissimo, diffusissimo.. quello che tutti, proprio tutti si possono permettere..  elementi di cultura regionale, ricordi di infanzia, simboli di fede.. un miscuglio avvolto fra i nastri di registrazione..nastrini colorati religiosi che usò la prima volta in omaggio e ricordo della sua terra  nell''opera tessile  "Salão de Beleza".

 

Con tale tessuto riciclato Alexandre realizza per lo più piccoli accessori..borse e cappelli.La predisposizione  a trafficare con fili e tessuti, Alexandre ce l'ha, potremmo dire per trasmissione genetica, visto che la madre è sarta e il fratello realizza reti da pesca. Ad otto anni ha iniziato a tessere ed il successo dei suoi primi pezzi venduti, una serie di sciarpe, lo ha fatto proseguire nella produzione e nella ricerca...

 
 
 

Voci dal Brasile

Post n°621 pubblicato il 28 Marzo 2012 da LivinginFortaleza
 

Siba canta "A bagaceira"

 
 
 

Voci dal Brasile

Post n°620 pubblicato il 28 Marzo 2012 da LivinginFortaleza
 

Katia Freitas canta "Estroboscópica (Balada Vaga-Lume)"

 
 
 

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