Creato da LivinginFortaleza il 16/12/2009

Fortaleza Report

Giorno dopo giorno da Fortaleza

 

Messaggi di Aprile 2012

Voci dal Brasile

Post n°645 pubblicato il 29 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

Huaska canta "Chega de Saudade"

 
 
 

Innocua follia a zonzo

Post n°644 pubblicato il 28 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

"A metà del secolo scorso,  certi tipi davvero "folcloristici" frequentavano,  girovagando, alcune zone del centro città. Erano buffi personaggi, eccentrici, e per questo attiravano l'attenzione di tutti coloro che li incrociavano, non solo passanti ma anche coloro che per quelle strade stavano svolgendo le loro normali, quotidiane attività.  Essendo una città provinciale, assai distante dall'espansione odierna, era normale che li conoscessero tutti. 

"Feijão sem banha"

"Feijão sem banha" era un tipo strano, che faceva ridere al solo vederlo, per quel suo acconciarsi vistosamente, quando camminava per la città. Aveva l'abitudine di mettere certi aggeggi penzolanti, attaccati con  sottile fil di ferro ad un pezzo di legno arcuato alle estremità e con due lattine, ad imitazione di un berimbau. Come se fosse una specie di reco-reco,muovendosi, emetteva un suono assordante, per niente piacevole, ma sufficientemente forte da attirare l'attenzione di chi passava di lì, sui marciapiedi. E lui ne approfittava per  chiedere l'elemosina a chi si stava recando al lavoro o andava a fare spese. Intonava canti senza capo nè coda, di difficile comprensione, attirando l'attenzione in un linguaggio imcomprensibile. Era perennemente ubriaco, ma alcune volte lo faceva apposta per trarne qualche vantaggio e commuovere i passanti.Era, come si dice "un pazzo furbo", un pò commediante. Quando le lattine erano piene di monete, se ne andava via, battendo nelle latte ed urlando. I bambini lo seguivano, in processione, canzonandolo : "Feijão?" (fagiolo) e  un altro gruppo di ragazzini rispondeva "Arroz?" (riso) e poi tutti insieme "Banha"(grasso) !E lui tutto arrabbiato  gridava  "Mistura Fio d´uma égua, mistura filho da puta!". E continuava con questa imprecazione camminando  a passi lenti. Il percorso che seguiva iniziava da Praça do Ferreira fino all'inizio dell'Avenida Santos Dumont,  che allora era assai meno trafficata di oggi. Lì sotto alcuni alberi, davanti alla Escola Normal, si fermava, proprio all'orario di uscita degli scolari, che di corsa, tutti accalcati ,si allontavano per paura di quella strana figura. Andava su e giù per le strade, con le lattine appese anche su braccia, gambe e collo, quasi strumenti musicali per farsi notare. Una specie di orchestra ambulante stonata, che faceva un rumore fastidioso, in totale coerenza con il "suonatore", poco pulito e con una barba bianca folta e sporca.  Spaventava i bambini e ragazzi che facevano il  suo medesimo percorso  -centro città, Beco dos Pocinhos, Escola Normal, Collegio  Imaculada Conceição- per andare  o per uscire da scuola e che appena lo vedevano, si stringevano tutti insieme e si tenevano per mano, correndo e insultandolo.

Ferrugem

Fra le varie figure che popolarono l'immaginario giovanile dell'epoca una delle più ricorrenti era  Ferrugem (Ruggine). Usava un fazzoletto per coprirsi la testa rasata, operazione questa che le facevano i barbieri, con la macchinetta apposita. Un taglio a zero, con buchi laterali e lasciando una cresta in alto. La Compagnia tramviaria Ceará Light  era solita fare alcuni sconti a particolari personaggi o categorie di persone. Ferrugem era una di queste, una passeggera onoraria, che non pagava mai il biglietto e mai gli e lo chiedevano. Appena saliva sul tram, tutti le cedevano il posto a sedere. Lei non chiedeva nulla e non ringraziava, trattata sempre con rispetto e delicatezza, per non urtare la sua suscettibilità. Impassibile, quasi inerte, non disturbava nessuno, nè voleva fare conversazione, solo talvolta chiedeva una sigaretta.Si recava nel quartiere signorile di Jacarecanga. Lì sostava presso le ricche case ed ogni giorno non mancava chi le offrisse colazione e pranzo. Vagò per la Fortaleza degli anni '40, fino agli anni '80, girovagando per le strade del centro, sedendosi nei bar e ristoranti, mai senza nulla chiedere. I clienti più generosi le regalavano sigarette, le offrivano del cibo. I barbieri le tagliavano i capelli e quando i iniziavano a ricrescere, se li sistemava da sola, creandosi una testa da far spavento. Alcuni ragazzi, i più dispettosi, si nascondevano e le gridavano dietro :" Ferrugem è un uomo !". Lei subito, da muta e tranquilla, si inalberava, sciorinava tutto un dizionario di parole pornografiche e terminava mostrando le parti intime e battendo la mano sul pube rispondeva "Guarda qui ! Non sono uomo per niente!" e giù altri improperi.. Di lei non si sapeva niente. Sembrava non avere famiglia e nemmeno si sapeva qualcosa della sua patologia. Non riusciva ad esprimersi e comunicare, chiusa nel suo  mutismo. Era di bassa statura e fumava in modo compulsivo. Dopo aver mangiato solitamente si sdraiava sotto un fícus-benjamim, quello della casa del Dottor Pedro Sampaio, angolo Rua Guilherme Rocha con Avenida Coronel Filomeno Gomes. Tirava avanti così, aliena a tutto e a tutti, senza alcuna preoccupazione, senza obblighi e doveri da compiere. Non amò nessuno e non fu amata. Visse senza fare del male a nessuno.

Fernandão

 Un altro pazzo famoso era Fernandão, un tipo  squallido che girava per le strade chiedendo elemosina, implorando carità per sopravvivere e per bere i suoi bicchierini. Stava sempre seduto o sdraiato sui marciapiedi delle strade centrali. Si ubriacava ed era volgare. La gente non lo considerava e allora lui talvolta fingeva di soffrire e blaterava che stava per morire." Omosessuale, abitava in Rua Senador Castro e Silva, fral' Avenida do Imperador, proprio vicino all' Avenida Tristão Gonçalves, dove aveva il suo negozietto. Era un bravo pasticcere , cucinava alla perfezione e vendeva pasti da portar via. Era un tipo pacato, riservato, non beveva e non fumava. Aveva una voce nasale, femminile e non faceva mistero dei suoi gusti sessuali, ma rispettava tutti e da tutti era rispettato. Se aveva una relazone era assai riservato. Chiamato dagli amici Bia (diminutivo di Beatrice), era di notevole statura, spalle larghe, una pelle scura olivastra, quasi nero-grigia, gli mancava solo un vassoio in testa e poteva sembrare una perfetta bahiana venditrice di  vatapá, caruru, mugunzá. Gli alunni del Liceo del Ceará, appena lo vedevano lo prendevano in giro, con insulti e fischi fragorosi che attiravano l'attenzione dei passanti. Oggi di lui non si più nulla, nè dove abita. Se è vivo, dovrebbe avere circa 90 anni. Un altro tipo originale, che aveva problemi nell'esprimersi, disturbi di locuzione, era conosciuto come Bebê Chorão (bebè piagnone). Il padre era benstante, possedeva alcuni immobili sparpagliati per il centro della città. Viveva con tutta la famiglia davanti al santuario di São Francisco, fra l' Av. do Imperador, e le Ruas Guilherme Rocha e Liberato Barroso. Nonostante il medico gli avesse proibito di bere alcolici, lui disobbediva con una certa frequenza. Non beveva nè con raziocinio, nè con giudizio e quando i ragazzini lo vedevano in questo stato di ubriachezza, gli gridavano dietro : "Bebê Chorão, Bebê Chorão. Ora viene papà a prendere il bambino. Prendi il tuo ciuccio che ti dò un centesimo". E subito il padre, la madre e le sorelle andavano in suo soccorso, per sottrarlo agli scherni. Se le sue sorelle erano riunite sul marciapiedi davanti casa, spesso un gruppetto di bambini, per deriderle, cantava loro  in coro una canzoncina. Il nomignolo gli era stato dato per il fatto che era così incredibilmente brutto da far spavento, da far piangere i neonati. Ma anche perchè assomigliava a quelle bambole di celluloide da poco prezzo, che se avvicinate al fuoco, bruciavano in un istante, riducendosi ad un pezzettino di gomma. Questo nomignolo divenne famoso in città e fu un vero tormento per l'intera famiglia, che veniva appunto chiamata la "Família dos Bebês Chorões". Cosa assai spiacevole, perchè appena uno di loro passava per la via, ecco subito arrivare sussurri, commenti e risatine. 


Bebê Chorão


 Bumba Chora era un tipo strambo, che appariva solo di notte, in Praça do Ferreira. Non parlava, sempre ben vestito, con la giacca pulita, era di buona famiglia. Aveva avuto un ictus, con conseguente paralisi facciale e problemi motori, per cui camminava scomposto, tutto di lato, osservando malamente chi lo fissava, senza però reagire in alcun modo, nemmeno dinnazi agli insulti dei ragazzi e procedeva come se niente fosse. Dopo aver attraversato la piazza, sceglieva un posto adatto, si sedeva e non proferiva alcuna parola. Silenzioso, passava ore  e ore osservando il viavai della gente, che andava di qua e di là. I bambini ne aveano paura, perchè anche lui, era proprio brutto, ma inoffensivo. Apatico, quasi un uomo trasparente, senza luce e senza ombre, di quelli che muoiono senza nemmeno aver vissuto."

     traduzione di articoli di Zenilo Almada, Diario do Nordeste, 28 Aprile/26 Maggio 2012   


 
 
 

Voci dal Brasile

Post n°643 pubblicato il 28 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

Matanza canta "O Último Bar"

 
 
 

Voci dal Brasile

Post n°642 pubblicato il 27 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

Afroreggae canta "Quero só você"

 
 
 

Voci dal Brasile

Post n°641 pubblicato il 27 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

Marcelinho da Lua  canta  "Ela Partiu"

 
 
 

Voci dal Brasile

Post n°640 pubblicato il 27 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

Dão  canta "Não vá dizer que vai ficar de fora desse samba"

 
 
 

Cordel, presente e futuro

Post n°639 pubblicato il 25 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

Gli argomenti sono dei più disparati.. politica, notizie di cronaca eclatanti, fatti curiosi del sertão,  quotidianità e  fantasia , tutto può diventare argomento del cordel.Alcuni ricercatori affermano che questo tipo di letteratura popolare, così diffusa nel nord est, sia di orgine tedesca. In Brasile i primi apparvero nel 1893. L'estrema diffusione ed il grande successo erano dovuti agli alti indici di analfabetizzazione della popolazione.. i poeti declamavano o cantavano i loro versi, per attirare clienti, accompagnandosi con una chitarra, cose d'altri tempi, ma ancora in alcune località, in alcune piazze,  si possono trovare. Gli argomenti, tutti scritti rigorosamente in rima, suscitano nel pubblico i sentimenti più diversi, ma certo non lasciano indifferenti chi li ascolta ..malinconici, riflessivi, allegri, delicati, grotteschi, violenti, comici, sognanti.  Bisogna seguire regole metriche ben precise.. per alcuni è più facile scrivere, i versi vengono così, di getto,  come se possedessero un dono speciale, altri invece hanno bisogno di allenamento e pratica. Il sapere improvvisare non è da tutti ed anche le storie non si studiano a tavolino, c'è chi scrive su ordinazione, altri non riescono proprio, scrivono solo d'impulso.. sempre con carta e penna a portata di mano. Fresca di stampa ora un'antologia della letturatura del cordel brasiliano, presenta una selezione accurata di 15 autori.

Evaristo Geraldo da Silva, Rouxinol do Rinaré, Arievaldo e Klévisson Viana

Ci sono voluti cinque anni per realizzarla, tra pianificazioni ed elaborazioni. L'idea - del ricercatore e cordelista Marco Haurélio- era quella di proporre una raccolta di qualità- prima nel suo genere -  che includesse autori del passato e del presente, di vari stati nordestini (Ceará, Pernambuco, Paraíba, Bahia e Piauí). Per ogni autore viene presentato un testo, prediligendo fra quelli meno conosciuti o inediti. E così accanto ai pionieri di questo genere letterario come  Leandro Gomes de Barros, con il suo "O soldado jogador", si possono trovare i "classici" José Pacheco (con il suo "História do caçador que foi ao inferno" / Storia del cacciatore che andò all'inferno) e Francisco Salles Arêda o autori contemporanei, fra cui Pedro Monteiro e lo stesso Marco Haurélio. A contemplarli tutti, ne sarebbe venuto  fuori un tomo di mille pagine e si sta già pensando ad un secondo volume. Fra i cordelisti scelti, quattro sono cearensi. Arievaldo, Klévisson Viana (quest'ultimo fondatore della casa editrice Tupynanquin, specializzata in letteratura del cordel), Evaristo Geraldo da Silva e Rouxinol do Rinaré, sono i rappresentanti della nuova generazione di autori del Cearà. Dopo due decenni di silenzio e di crisi, negli anni ' 80 e '90, quando anche le case editrici "storiche" come la Lira Nordestina a Juazeiro do Norte, chiusero i battenti, adesso si assiste ad una sorta di rinascita. Il cordel era stato dato per spacciato e invece sta riconquistando i favori del pubblico.La moda del momento, quanto meno quello che il mercato adesso richiede, pare siano i romanzi, adattamenti di opere di grandi autori classici come Josè de Alencar, con personaggi ben costruiti e trame ricche. Anche i giovani li leggono, anzi.. il cordel entra normalmente nelle aule scolastiche ed è usato come strumento paradidattico. Tutti e quattro questi cordelisti, infatti, sono stati coinvolti in progetti educativi, tengono laboratori per bambini e ragazzi. Una forma questa, anche se con metodi differenti e  più moderni, di dare  continuità ad una tradizione molto antica e radicata. 



Alcuni  studenti poi spinti dall'entusiamo, vanno oltre, e da lettori si trasformano in scrittori. E' quanto è successo al giovane Josuè Lima, di 13 anni, che dopo aver seguito un laboratorio due anni fa, ha iniziato a scrivere cordeis. La prima tematica affrontata non era nemmeno poi tanto leggera- "Os malefícios das drogas na visão de uma criança" (I malefici delle droghe secondo un bambino). Successivamente ha pubblicato "O príncipe sortudo e a sapinha encantada" (Il principe fortunato e la ranocchia incantata) e "O Mandarim e a borboleta" (Il Mandarino e la farfalla), insieme al padre Evaristo Geraldo.Timido, Josué preferisce esprimersi attraverso i suoi testi, si prepara leggendo molto, consultando il vocabolario, esercitandosi nella metrica, con la quale ha ancora qualche difficoltà.

Josè Lima, cordelista di 13 anni

 Chi invece procede spedita nella rima è  la studentessa di pedagogia Julie Ane Oliveira, 18 anni, figlia del già citato cordelista Rouxinol do Rinaré. Lei è stata un pò una privilegiata.. si può dire sia cresciuta in mezzo ai cordeis, cresciuta a riso e cordeis. In casa si leggeva molto, non solo le opere dal padre, ma anche  i classici di Leandro Gomes de Barros, come "O cavalo que defecava dinheiro", "O cachorro dos mortos" e "A peleja de riachão com o diabo" , ed anche i foglietti scritti da Arievaldo Viana, Marco Haurélio e Klevisson Viana, hanno fatto parte della sua formazione.

Julie Ane Oliveira giovane cordelista

Ha iniziato a scrivere i suoi primi versi a 10 anni e ad 11 ha pubblicato il suo primo cordel dal titolo "A esperteza de João, o rapaz pobre que casou com uma princesa" ( La furbizia di João, il ragazzo che si sposò con una principessa) . Fino ad oggi ne ha pubblicati quattro ed  altri sono in preparazione. Il pubblico  a cui si rivolge sono essenzialmente bambini,  adatta  favole classiche, racconti d' avventura, storie d'amore, con principi e principesse, tutto ciò che possa incantare l'immaginario infantile, così come lei è rimasta affascinata dalla sonorità delle rima, dalla cantilena, da quelle storie di re impavidi, di personaggi fantastici. Si è cimentata anche in una storia drammatica, dal titolo"Uma tragédia em família ou o pai que matou o filho" (Una tragedia familiare o il padre che uccise il figlio), ma  non ha avuto gran che successo.. Il cordel del futuro è comunque nelle loro mani e mi pare siano buone..

 
 
 

Qui c'è puzza di petrolio

Post n°638 pubblicato il 24 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

Il buongiorno non si vede dal mattino e le cose, insegna la storia, iniziano in un modo e finiscono in un altro.. chi avrebbe mai pensato che il colosso brasiliano che produce 2.455.636 barili al giorno - solo considerando quelli estratti nei bacini del territorio brasiliano -  e che continua a trovare nuovi giacimenti - l'ultimo è quello di qualche mese fa individuato nel pozzo 4-SPS-86B chiamato Carcará, a 232 km dalla costa di São Paulo- all'inizio non ne voleva proprio sapere di cercare il petrolio ?

scena del film "Ouro negro"

Gli esordi si fanno risalire al 1858, anno in cui il Marchese di Olinda concesse a José de Barros Pimentel il diritto di estrarre bitume nei suoi terreni, situati ai margini del  rio Maraú, a Bahia. Ma per la prima perforazione vera e propria, in profondità - si raggiunsero i 488 metri- si deve aspettare il 1892. L'intrepido si chiamava Eugenio Ferreira de Camargo, la località era Bofete, in territorio paulistano, ma ciò che si trovò fu solo acqua sulfurea.

Eugenio Ferreira de Camargo e suoi aiutanti accanto alla sonda che realizzò la prima perforazione pioniera a Bofete (SP), 1892

 Nei primi decenni del '900 studiosi e ricercatori tentarono di perforare senza ottenere alcun esito. L'ingegnere agronomo Manoel Inácio Bastos nel 1930 venne a sapere che gli abitanti di Lobato, quartiere popolare di Salvador de Bahia, usavano una specie di "fango nero", oleoso, come combustibile per i loro lampioni. Incuriosito dalla notizia, realizzò varie ricerche, effettuò esperimenti, raccolse  campioni di fango oleoso, arrivò alla conclusione che si trattava di petrolio e che ce ne doveva essere in abbondanza, ma purtroppo non aveva contatti influenti e persone che potessero investire nel progetto. Fu bollato come visionario, maniaco.

trailer del film "Ouro negro"

Nel 1936  lo scrittore paulista Josè Bento Monteiro Lobato scrisse "Lo scandalo del petrolio" nel quale accusava il governo di "non perforare e non lasciare nemmeno che si perforasse", denunciava l'arretratezza del paese nel settore petrolifero e l'ingerenza di multinazionali. Da una parte c'era una buona dose di amatorialismo, scarsa professionalità di chi personalmente comprava equipaggiamenti e tentava la fortuna, senza criteri ed alcun metodo, stile corsa all'oro forsennata. Dall'altra le multinazionali straniere erano poco interessate perchè era ancora tutto a livello embrionale e si sarebbero dovute investire grosse somme di denaro nella ricerca geologica, equipaggiamenti e tecnici specializzati. Di qui l'atteggiamento governativo a dissuadere. se non, nel peggiore dei casi, ad ostacolare iniziative perforative, sia nazionali che straniere.

copertina del libro infantile "Il pozzo del Visconte" di Monteiro Lobato

 Il libro fu un successo, tutte le copie furono vendute, tanto da dover essere  censurato l'anno dopo da Getulio Vargas, mentre lo scrittore aveva già bell'è pronto un altro libro, "Il pozzo del Visconte", in cui, sotto le innocue vesti di un libro per l'infanzia, Monteiro Lobato ribadiva altre accuse e critiche riguardo la presenza di petrolio in quantità e la cecità delle autorità.

scena del film "Ouro negro"

Liberamente ispirato a fatti e personaggi reali, anche il film "Ouro Negro" di Isa Albuquerque (2008)  sottolinea la persistente ottusità del governo e le posizioni di chiusura a questo riguardo, la lotta ostinata di chi invece nel petrolio profondamente credeva. E' il caso del  medico e geologo tedesco Josè Josch che negli anni '10 decide di mettere su una piccola impresa per lo sfruttamento di  minerali nello stato dell'Alagoas. Il suo sogno però è quello di cercare petrolio e a questo scopo conduce ricerche insieme al cognato. La sua uccisione interrompe la ricerca che verrà ripresa, seguendo strade diverse, dal figlio e dall'assistente, entrambi ingegneri. Sebbene sia una fiction, il copione si è basato strettamente su fatti reali, le ricostruzioni sono state fatte sulla base di resoconti di polizia dell'epoca e  racconti dei parenti dei pionieri, modificando solo alcuni dettagli, nomi di persone e di istituzioni. Riguardo la morte di alcuni personaggi, anche se non si sa con certezza se si suicidarono o se furono uccisi, perchè mancano le prove, si è optato per la seconda ipotesi, dando fede ai racconti dei familiari."Ouro negro" è quasi un film documento, attraverso il quale si possono cogliere i fatti salienti relativi al petrolio in Brasile,  dai primi litigi dei proprietari terrieri per il diritto di sfruttamento, all'apertura del primo pozzo produttivo del paese a Lobato, a Bahia nel 1939, fino alla nazionalizzazione del petrolio con Getulio Vargas e la creazione della Petrobras. Momenti di storia poco conosciuti e ricordati.

Oscar Cordeiro, pioniere nell'esplorazione del petrolio davanti al pozzo di Lobato a Bahia - anni'30

  Nel 1938 venne creato il Consiglio Nazionale del Petrolio (CNP), che accoglieva richieste di ricerca e sfruttamento di riserve petrolifere e tutta l'attività petrolifera passa, per legge, ad essere obbligatoriamente realizzata da brasiliani. Nel medesimo anno,  sotto il controllo del recente CNP,  si procede alla perforazione del pozzo DNPM-163, a Lobato, e nel 1939 finalmente si trova il petrolio. Altri pozzi iniziano a sorgere un pò dovunque nel Recôncavo bahiano; nel  1941 si individua in grosso giacimento a Candeias, Bahia. Nel 1940 Monteiro Lobato torna a farsi sentire. Scrive due lettere, di cui una indirizzata personalmente a Vargas in cui sparava a zero sul CNP, sul Dipartimeno Nazionale di Produzione Mineraria, denunciava l'inefficenza della ricerca nazionale, la distruzione delle compagnie nazionali, la legislazione restrittiva.. tutto ciò limitava l'effettiva autonomia del paese e lo condannava a dipendere dalle importazioni di petrolio straniere. Monteiro Lobato appoggiava la cosiddetta "Teoria della Cospirazione", condivisa da molti intellettuali sudamericani dell'epoca, secondo la quale il governo boicottava le compagnie brasiliane per favorire quelle straniere. Nel 1941 lo scrittore verrà arrestato, ironicamente per ordine di un generale che diventerà, più tardi, uno dei leader della campagna petrolifera. Resterà in prigione tre mesi, infine liberato grazie alla pressione dell'opinione pubblica e degli intellettuali. Dal 1939 al 1953 vennero perforati ben 52 pozzi, ma  pare che ancora negli anni '50 il Brasile fosse costretto ad importare petrolio...

Manifestazione a favore del monopolio petrolifero nel Brasile promossa dal Centro de Estudos e Defesa do Petróleo e da Economia Nacional

 Sotto il governo di Gaspar Dutra (1946-1951), la situazione cambia radicalmente. Fautore di una politica liberale, opposta a quella del suo predecessore, Gaspar Dutra riassumerà la sua politica riguardo la gestione del problema petrolifero nello "Statuto del petrolio", in cui si dichiarava apertamente favorevole ad accogliere capitali stranieri nelle attività di estrazione. Ma doveva far i conti con la fazione dei nazionalisti, che diede il via ad una  massiccia campagna a difesa del monopolio di stato, con il famoso slogan “O Petróleo é Nosso!” (il petrolio è nostro). Nel 1948 viene creato, come reazione al suddetto statuto, il Centro Studi e Difesa del Petrolio e della Economia Nazionale (CEDPEN), che dirigerà la campagna, coinvolgendo un curioso miscuglio di politici conservatori, militanti comunisti e  militari nazionalisti. Nel 1951 Getulio Vargas venne nuovamente eletto alla presidenza della Repubblica e dopo due anni firma la legge Nr. 2004 -con la quale nasce la Petrobras (Petroleo Brasileiro S.A.)- e con essa una serie di disposizioni riguardo la politica nazionale del petrolio e la definizione delle competenze del CNP. La monopolizzazione dell'oro nero, era solo una questione di tempo ed i tempi, evidentemente, erano ora maturi.

Manifestazione a favore del monopolio petrolifero  Rio de Janeiro 13 marzo 1964

Nel 1963 il monopolio statale è esteso all'importazione ed esportazione di petrolio e derivati. Situazione che durerà inalterata per 44 anni, finchè nel 1997 una nuova legge apre alla partecipazione privata nella ricerca, estrazione, raffinazione,esportazione, importazione e distribuzione del petrolio.

Prima piattaforma marina P-1 (1968)

Da qui in poi è tutta una strada in discesa. Nel 1968 la Petrobras sviluppa un progetto per cercare ed estrarre il petrolio nelle profondità marine. L'ultima novità si chiamava P-1, prima piattaforma marina fluttuante, nel campo di Guaricema, Sergipe, costruita nel 1968 in cantieri brasiliani ma su progetto statunitense, dotata di una sonda capaca di arrivare fino a 4000 metri di profondità. Nel 1974 si scopre uno dei giacimenti più estesi, nel bacino di Campos, la maggior riserva petrolifera del paese, nel Campo de Garoupa. Verso la  fine degli anni '70 e i primi anni '80,  viene introdotto il cosiddetto "Sistema di Produzione Avanzata", ossia si perfora attraverso una piattaforma temporanea, mentre si  pone a termine la costruzione di quella definitiva, per risparmiare su tempi e costi e per ottenere informazioni più precise in anticipo sul giacimento che si andrà a sfruttare.  

Prima piattaforma semi-sommersa P-18 (1994)

 Nel bacino di Campos vengono scoperti uno dopo l'altro enormi riserve di greggio  : nel 1984 ad Albacora, da cui si  estraggono 500.000 barili di petrolio al giorno. L'anno dopo il Campo di Marlim. E' qui che i tecnici della Petrobras  svilupperanno e costruiranno nel 1994 la prima piattoforma semi sommersa (P-18). Nel 1996 arriva la scoperta del terzo grande giacimento, quello del Roncador. Nel 2000 in questo pozzo si arriverà a quota 1.877 metri di profondità, raggiungendo il record mondiale. Il XXI secolo porta con sè due fatti fondamentali : la scoperta del più grande giacimento di gas naturale nella piattaforma continentale brasiliana, il  Campo di Mexilhão, bacino di Santos,  e la scoperta di petrolio pre-salino (ossia strati di petrolio localizzati in grandi profondità, sotto le acque oceaniche, al di sotto di uno spesso strato di sale). Nel corso degli anni la produzione aumenta ed aumenta pure la profondità di perforazione. 

E proprio sopra una di queste piattaforme, la P-50 che l'allora presidente Lula, nel corso di una commemorazione, parlando dell'autosufficienza energetica del Brasile, si impiastricciò ben bene le mani nel petrolio e pronunciò la fatidica frase "Il petrolio è nostro", ricalcando quella pronunciata da Getulio Vargas in visita ai pozzi di Lobato negli anni ' 30...quasi un fil noir oleosissimo..

 
 
 

Voci dal Brasile

Post n°637 pubblicato il 24 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

Marcela Bellas canta "Alto do Coqueirinho"

 
 
 

Alle dipendenze di Sua Maestà il mare

Post n°636 pubblicato il 21 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

Jangada a Iguape

Sono come dei moderni Ulisse, uomini di mare in balia del vento, a percorrere miglia marine, alla ricerca di una buona pesca.. le loro donne, proprie come Penelope, li aspettano sulla spiaggia, e all'ombra di una palma, intrecciano sapientemente fili e ricamano merletti, si interrompono solo quando avvistano la jangada del marito ed emettono un sospiro di sollievo. Non sono una specie in via di estinzione i jangadeiros ancora esistono. Li puo incontrare la mattina presto, che riparano reti sulla Beira mar di Fortaleza e guardano un pò perplessi i turisti e i tanti sportivissimi concittadini di ogni età che corrono e camminano a passo svelto, fasciati in tutine e calzoncini acrilici.

Jangadas tirate a secco a Mucuripe, Fortaleza

Qualcuno, ogni tanto, lo incroci con i pesci sulle spalle, infilzati ad un cordino come fossero perle di una collana. Le jangadas sono tutte a Mucuripe, alla fine del lungomare, in secca con le vele ben arrotolate, o a riposo, disposte di traverso sulla spiaggia, forse in attesa di una qualche riparazione. I pesci lì arrivano e lì vengono venduti, da sempre, direttamente dal produttore al consumatore, in un mercato del pesce un pò precario - che farebbe storcere il naso a normali  ispettori d'igiene - ma pregno di storia..  

Pescatore, statuina di legno artigianale

Le jangadas una volta erano molto basiche ed esponevano il pescatore alle mercè del tempo. Cinque tronchi d'albero, legno molto comune negli acquitrini dell'Amazzonia,  che fluttua bene sull'acqua, resistente, non marcisce e non secca (piuba, araticum o timbauba). I tronchi, ripuliti della corteccia, erano assemblati e legati strettamente fra loro, senza l'uso di un solo chiodo. Quasi delle zattere- le più piccole vengono chiamate panquetes- solo un poco più sofisticate, con alcuni accorgimenti. Un albero maestro, ricavato da un tronco sottile di tamanqueira, regge una vela triangolare di tela di cotone, sulle quali scritte dipinte, da "Madonna dell'Apparizione" a "Grotta dell'amore", indicavano quali fossero le inclinazioni del proprietario. Fondamentali gli espeques inseriti nei tronchi,strutture semplici di legno per proteggere strumenti e tutto ciò che non si deve bagnare- in alto è collocata la legna per accendere il fornello, vela, rotoli di corda. In basso il barile d'acqua per bere, la pentola per cucinare e la latta con il cibo.

jangada de piuba - Museu Arte e cultura Popular Fortaleza

    Ora sono realizzate con tavole (jangadas de tabua) assemblate con chiodi,  comode, durano di più, e  poichè cave, in caso di pioggia ci si può rifugiare dentro. Le vele continuano ad essere di cotone, il materiale migliore, che resiste meglio all'acqua salina ed al sole. La jangada de tabua ha una vela più grande ed una più piccola per il governo dell'imbarcazione. 

"Jangadeiro"/ "Pescatore con sumburà" di Raimondo Cela, 1943 (Collezione MAUC Fortaleza)

Si sveglia prima dell'alba il jangadeiro, salta già dall'amaca che è ancora buio, si veste - un tempo la "divisa" era  pantalone e camicia di panno spesso di una tinta rossastra, ottenuta con un colorante a base di radice di caju, per indurire e resistere al salino ed un cappello di paglia bianco, reso impermeabile con un colore oleoso. Una veloce colazione a base di cafè con tapioca o pesce fritto e farinha, un saluto alla moglie e si incammina verso la spiaggia. Porta con sè poche cose : la lenza e gli ami, la latta con il cibo, fiammiferi e sigarette, il contenitore per i pesci. Quando arriva alla jangada i compagni sono già là.. devono sfruttare il terral, che soffia al mattino. 

jangadas a Jericoacoara

Sulla barca è tutto pronto : la vela è srotolata,  a bordo ogni cosa è al suo posto -il samburà, cesto di cipò per raccogliere i pesci, anche se oggi si preferisce una cassa con il ghiaccio in polistirolo, il toaçu (un' àncora molto rudimentale), il lampione (un tempo non c'era nemmeno quello), il fornelletto da campo improvvisato formato dalla bola de japones (boa) o una latta di cherosene tagliata a metà, poi riempita di sabbia, carbone e bucce secche di noce di cocco. La jangada viene fatta scivolare sulla sabbia su tronchi e avviata verso le onde. Il maestro osserva il vento, governa la vela, impugna il remo. Le onde invadono ogni cosa, bagnano piedi e pantaloni, nulla oppone loro resistenza, bisogna assecondarle, e con movimenti e spostamenti, l'equipaggio mantiene l'equilibrio e segue le oscillazioni..

Una vita pesante e faticosa, poveri sono e poveri restano. La barca non è la loro, il proprietario resta a terra e dividerà a metà il pescato. Pochi sono riusciti, dopo una vita di lavoro, ad avere una barca propria. In molti, invece, si sono rovinati la salute, per problemi d' ernia e agli occhi. Un certo benessere si raggiunse negli anni' 60 con la pesca dell'aragosta, ma adesso la pesca è regolamentata e si sono dovuti imporre dei fermi. Il documentario "Canoa Veloz" di Joe Pimentel dà voce proprio a loro,  i pescatori di aragosta cearensi, e tutti, giovani e vecchi, che abbiano in testa un cappello di paglia sfilacciato o un berrettino di tela con visiera, hanno un comune sentire, l'ineluttabiltà della fine di questo genere di pesca. I primi sono più ottimisti e spavaldi, i secondi sono solo preoccupati : hanno fatto sempre, e solo quello e dopo.. cosa faranno?

"Rolando para a terra" olio di Raimondo Cela-1946 (Collezione MAUC Fortaleza)

Nelle comunità costiere cearensi,  in quelle tradizionali, a Caponga, ad Aracati o a Jericoacoara, la pesca è fatta come una volta, con metodi antichi, e diventa ogni giorno più difficile competere con le barche motorizzate e dotate di mezzi  tecnologici che provengono da Mucuripe. In compenso ora sono più organizzati, hanno una sorta di sindacato,  documenti di lavoro ed un minimo di assistenza,  ed anche le loro mogli, che hanno sempre pescato granchi, gamberi, siris, ostriche e pixoletas, con reti a strascico, finalmente vedono i loro diritti riconosciuti.

il toaçu (Museu de arte e cultura popular, Fortaleza)

La pesca è fatta con lenza e amo. Buttato il toaçu, inizia la pesca, sul bordo della barca in piedi, si lancia la lenza e si aspetta, pazientemente. La biquara, la garoupa, mariquitas e sapurunas si pescano in acque basse e poco profonde, invece ben lontano dalla costa si possono trovare pesci più grandi - la cavala, il cangulo, l' arabaiana, il sefigado e la carapitanga. Ed ancora ciobas,sirigados, guaiabas, beijupiras, pargos...Può andare bene e possono non trovare niente e così si ricomincia il giorno dopo, altra zona, altra pesca. Possono restare in mare anche per 4-5 giorni. Nell'attesa si fuma, si beve un caffè, si cucina e si mangia. Il fuoco è acceso con una sigaretta e prende subito, quando c'è vento. Di solito mangiano il pesce che pescano, un tempo si portavano anche carne de sol (essiccata). Adesso hanno ampliato la scelta ed integrano la dieta con succhi di frutta, caffè, pasta e riso.

pescatore di rientro alla capanna - Jericoacoara  

E' di solito al tramonto che ritornano, quando soffia il vento dal mare verso terra ed è più facile rientrare, ma può capitare che il vento non ci sia o sia contrario, ed allora lottano per ore, in una lotta estenuante. Il vento è buono nel Cearà- dicono loro -ma ci sono periodi propizi ed altri no.  Ottobre, novembre e dicembre è la stagione migliore. A Natale soffia un vento chiamato "tormenta di festa", poi arriva la bonaccia e cominciano le piogge. I più vecchi ricordano ancora questi venti capricciosi ed uno strano andamento del mare che formava tre onde altissime.

Cappella dei Naviganti - Fortaleza /Nostra Signora dei Naviganti, Museu do Cearà, Fortaleza

Sarà per tutte queste incognite, imprevisti e pericoli che i pescatori a qualche santo devono pur votarsi. Nel Nord est le comunità della costa sono particolarmente devote a S.Pietro, alla Madonna dei Naviganti,  Al Buon Gesù dei Naviganti,  e a San Giuseppe di Ribamar, a loro sono dedicate le barche e le  cappellette che spesso sorgono sulla spiaggia o vicino al mare. I momenti di svago e di festa sono legati a processioni e feste religiose, ma anche a tradizioni folcloriche molto antiche, approntate all'aperto, in tutta semplicità, con pochi mezzi. Uno di questi è la chegança, sorta di atto popolare, messo in scena a Caponga, ricostruzione di una battaglia fra mori e cristiani. I preparativi iniziano pochi giorni prima del Natale. Si ricostruisce una barca, i personaggi indossano abiti caratteristici- uniformi bianche, spesso ricavate da sacchi di farina, galloni sulle spalle, bottoni luccicanti. Un variante è la Nau Caterineta, anch'essa tradizione folclorica di origine iberica, l' una ad esaltare l'eroismo spagnolo contro i saraceni, l'altra ad omaggiare il coraggio dei marinai portoghesi nella ricerca di nuove terre. Si finge una battaglia a bordo della nave e si intonano canti.

Jangadas a Flecheiras

   Le notti, nelle colonie di pescatori, sono anche allietate da racconti di storie legati al mare, miti  e leggende, ed anche se nessuno osa portare amuleti in barca, non sono immuni da superstizioni. C'è sempre chi ha visto qualcosa, qualcuno.. esseri magici, spiriti, luci, suoni che appaiono e scompaiono e le mitiche sirene che si pensa, abitino sulla linea dell'orizzonte, laddove l'oceano Atlantico incontra il Pacifico. Di costituzione muscolosa, di statura bassa, con la pelle rovinata dal sole ed i piedi deformati,  il jangadeiro  affronta il mare come la vita, con serena determinazione, i pericoli e le difficoltà fanno parte del gioco. Intelligenza, abilità, solidarietà, coraggio e forza sono, per l'etnologo Camara Cascudo, qualità indispensabili, e ciò che lo rendono un essere speciale. Nuotatori provetti, nati lungo il mare, abituati a tirare le reti sin da piccoli, parlano assai poco, silenziosi e riservati.

 

"Testa di jangadeiro" olio di Raimundo Cela, 1933, (Collezione MAUC Fortaleza)

  I più giovani  pescatori affrontano le onde con meno timore, indossano canottiere e bermuda, ascoltano la radio in mare e talvolta ballano sulla barca..spinti a  fare questo genere di vita per quel senso di libertà ed autonomia che il mare dà, un lavoro senza padroni, un contatto diretto con la natura,

per la quale, tutti indistintamente ,

nutrono un profondo rispetto e sempre sarà così...

speriamo. 

Monumento al pescatore- Prainha

 
 
 

Costruire farmacie vive

Post n°635 pubblicato il 21 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

Con gli occhiali sul naso e piegato per terra con in mano una lente di ingrandimento.. così l'emerito professore Francisco José de Abreu Matos, è ritratto in un murale nel Dipartimento di Scienza della UFC di Fortaleza (Universidade Federal do Cearà). Attorniato da grandi scienziati di livello mondiale, la sua caricatura rende bene il personaggio, sintetizza tutta una vita dedicata alla ricerca,  in laboratorio o sul campo, e non in senso metaforico ... una vita fra erbe, arbusti, alberi ..

Abreu Matos nel mural di Valber Benavides "Scienziati della Terra", Facoltà di Scienza UFC Fortaleza

Nato a Fortaleza nel 1924 ed ivi morto nel 2008, si era laureato presso la facoltà di Farmacia della UFC. Quella dei farmacisti, si sa,  è una professione di famiglia.. era stato proprio il  suo bisnonno, Francisco José de Mattos, originario di Aracati,  l'inventore nel 1846 di pillole purganti e depurative a base di estratti di due piante - batata de purga (Luffa operculata) e cabacinha (convolvolus operculata) - le famose "pillole di Mattos" o "pilua di Mato". Suo nonno, Joaquim de Alencar Matos, continuò la produzione e la vendita nella "Farmácia e Drogaria Matos" aperta a Baturité nel 1883, dove accanto alle pillole miracolose - rivestite di argento per evitare falsificazioni, e registrate regolarmente presso il Ministero della Salute - erano prodotti : l'Elisir di Velame (macrosiphonia velame) Caroba (semi di jacaranda) e Manacà (Brunfelsia uniflora) (depurativo del sangue efficace contro la sifilide), il Peitoral de Juca e Goma- agico (sciroppo contro la tosse), sciroppo di Urucù (contro l'asma), l'elisir de Torem (per lo stomaco), l' Agua Juvenil (per i capelli), la pasta dentifricia di Hennè e Vetiver, e il vino di Jurubeba. Infine il padre, Francisco Campelo Matos, si mise in società con imprenditori di Fortaleza e creò un laboratorio per la fabbricazione industriale delle suddette pillole.

Cabacinha (Luffa operculata)

E lui ? Per meritarsi di essere omaggiato gomito a gomito con Einstein, Pitagora, Galielo Galilei, o Marie Curie, solo per dirne alcuni..ha creato il progetto Farmácias Vivas, nonchè l'orto di piante medicinali ed un annesso  Laboratorio di Prodotti Naturali nell già citata università.  E' stato un infaticabile ricercatore nel campo della fitoterapia ed autore di vari libri sull'argomento. Riconosciuto studioso di fitoterapia e chimica organica a livello nazionale e mondiale, Abreu Matos, il medesimo anno in cui inizia ad insegnare, nel 1983, lancia il suo progetto. Per rendergli omaggio, ogni 21 maggio è festeggiato il giorno della Pianta Medicinale, per volere delle autorità cittadine, sin dal 1994.

L'obiettivo era, e continua ad essere, quello di offrire assistenza farmaceutica fitoterapica ad entità pubbliche, private e comunità particolarmente in difficoltà, un'iniziativa senza scopi di lucro, un'alternativa per ridurre gli alti costi dei medicinali cui difficlmente le persone più povere, hanno possibilità di accesso. L'idea è quella di insegnare alle comunità ad impiantare un orto, prendersene cura , raccogliere le erbe e successivamente essere in grado di trasformarle in medicamenti, sciroppi, tisante, tinture o pomate. Fatte in casa sì, ma scientificamente, seguendo le regole dettate dalla'OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità. Le conoscenze, i materiali,  le piantine, tutto è  fornito dall'università, così come i consulenti tecnici, un agronomo ed un farmacista. Si possono curare numerosi disturbi, dai problemi circolatori ad infiammazioni, da febbri e raffreddori, a problemi di pelle. Altro obiettivo importante era quello di studiare le erbe, in primo luogo quelle locali e regionali, dotate di efficacia terapeutica comprovata. Sono stati curati casi di malattie parassitarie con capsule di menta, lo sciroppo di  cumaru-malvariço-menta giapponese (Mentha arvensis), si è rivelato un ottimo bronco dilatatore e espettorante, la tintura di malva santa (Plectranthus barbatus) cura  la gastrite, le pillole di mororó sono efficaci contro il diabete, mentre l'elisir di aroeira combatte l' ulcera e la gastrite.  

Capim-limão, capim santo detto anche capim cidreira (Citronella)

 In realtà l'uso di piante e radici fa parte del costume tradizionale locale, un sapere popolare antichissimo affidato ai cosiddetti rezadores - curatori -nonchè a memorie familiari.. così come facevano i nonni, ancora oggi si  usa la tisana di maracujà o di cupim- santo per i casi di insonnia, l'infuso di  boldo per calmare le coliche, la tisana di limone con miele contro il raffreddore, l'acqua di cocco per idratare i bambini, il thè di citronella per calmare il nervosismo,  l'aroeira  ha mille usi, fra cui  l'igiene intima e la cura di problemi ginecologici... e questa consuetudine dei cearensi -e dei brasiliani tutti- con le erbe spontanee, la si può anche vedere fra gli scaffali dei più grandi supermercati, dove, alcune di queste  erbe sono belle e impacchettate, accanto ad una normalissima camomilla, o agli angoli delle strade dove  venditori ambulanti offrono bevende, foglie fresche in mazzi, radici e cortecce essiccate, erbe e spezie confezionate artigianalmente.  

orto di piante medicinali del Nufito (Núcleo de Fitoterapia da Secretaria da Saúde do Estado) -  Messejana, Fortaleza

La prima preoccupazione  di Abreu Matos fu quella di studiare le erbe medicinali usate empiricamente per tradizione e raccogliere informazioni ad uso scientifico. Per anni, lui ed il compagno botanico Afrânio Fernandes, hanno vagato per le campagne del nord est brasiliano, alla ricerca di piante native, successivamente catalogate e identificate nell'erbario Prisco Bezerra della UFC. Più di 500 quelle classificate, fra le quali 130 solo del Cearà, tutte riportate nel suo libro "Piante medicinali", dove oltre alla foto e alla descrizione, si danno consigli sulla giusta preparazione e dosaggio del medicamento. Fra queste il piqui, la poaia,  la sete-bruxas, la sete-dores, l'umbaúba, la cambará, la marcela, l' erva cidreira (Lippia Alba) la vindicá, l' erva-botão, la  colônia (Alpinia zerumbet),  la faveira, l' artemísia amara, l' alecrim-pimenta (Lippia sidoides).  Hanno proprietà diverse, sono repellenti per insetti, profumano l'alito, sono espettoranti, afrodicisiaci, cicatrizzanti, proteggono dal sole, stimolanti. La scoperta più sensazionale è stata la specie Croton regelianus var. matosii, della famiglia dell'Euphorbiaceae,  grazie alla quale ora il nome di Abreu Matos appare nelle famose collezioni del prestigioso orto botanico inglese Royal Kew Garden.

 

faveira

Nell'orto di piante medicinali localizzato nel campus universitario del PICI, curato un tempo dal compianto professore,  si possono trovare una sessantina di piante  fra cui  juazeiro, cajueiro, zafferano, zenzero, agrião (nasturzio officinale), acerola, poejo (mentha longifolia), malvariço ( un tipo di menta), aglio, chambà (justicia pectoralis), melograno, malva-santa, copaíba (Copaifera langsdorifi), Capim santo (Cymbopogon citratus), confrei (borragine), alfavaca (basilico), babosa (aloe vera), maracujà, goiabeira, pau d'arco, romazeira. Il modello della  "farmacia viva", di tali orti farmaceutici, si è rivelato un successo, nel 2011 ha ottenuto anche un premio dal Ministero della Cultura ed oltre a diffondersi in tutto lo stato - finora nel Cearà sono attive 74 unità- è stato copiato nel resto del paese ..nel Piauí, Parnaiba, Brasília,  Pará, Rio Grande do Norte, Rio de Janeiro, Maranhão, São Paulo, senza contare i numerosi orti nati spontanemente, influenzati da tale idea. 

 

 marcela

E se l'anno scorso, Fortaleza è stata scelta per essere la sede del XX Congresso Italo - Latino Americano di Etnomedicina, penso si debba sempre a lui, ad Abreu Matos. La SILAE (Società Italo – Latino Americana di Etnomedicina) che lo ha promosso ed organizzato,  ha come scopo quello di promuovere la ricerca, lo studio, lo sviluppo, la divulgazione delle forme di coltivazione e trasformazione delle piante di interesse alimentare e terapeutico in prodotti, così come la loro commercializzazione, sia nel Sud America che in Europa. Grande attenzione viene data agli aspetti antropologici e terapeutici dell'uso di piante medicinali, promuovendo contatti e scambi fra diverse entità, pubbliche e private, fra diverse nazioni.. proprio quel clima di cooperazione che sarebbe piaciuto tanto anche al professore..

 
 
 

Piastrelle, mattonelle & C.

Post n°634 pubblicato il 20 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

 
 
 

E' una questione di dettagli..

Post n°633 pubblicato il 19 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

 
 
 

A tutto folk

Post n°632 pubblicato il 17 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

Mestre di reisado Zé Matias

Hanno facce rugose e  capelli bianchi, sono contadini, pescatori, artigiani, alcuni sono anziani per davvero,  basta scorrere le loro date di nascita, anni'20, anni'30, anni'40.. i pìù giovani sono nati negli anni '50.. tutti orgogliosi e concentrati, attenti nell'esibizione propria e dei propri allievi, ancora cantano, suonano, danzano come facevano i loro nonni o i loro padri. Confezionano abiti, curano le coreografie, costruiscono strumenti, compongono musiche.

Reisado -pannello in metalo smaltato, di Zaira Caldas (Centro Cultural Banco do Nordest, Fortaleza)

Sono punti di riferimento per la cultura popolare, pietre miliari della storia del folclore del Cearà,  nominati Tesori Viventi, Maestri di Cultura, riconoscimento per i loro meriti e per essersi dedicati, anima e corpo, per una vita, ad evitare che tutto cadesse nell'oblio..alcuni, negli ultimi anni, sono scomparsi, lasciando tale eredità ai più giovani. Uno di loro è Mestre Moisés, pescatore, si è specializzato nel Côco, la danza del cocco .. la conosce fin da bambino, insegnatagli dal nonno, indigeno. Oltre a trasmetterla ai figli, ha aperto una piccola scuola per bambini ed adolescenti. Nella sua zona, la Lagoa do Alagadiço - municipio di Trairi- il gruppo è formato da una quindicina di uomini ed i passi, i ritmi, i movimenti del corpo, sono connessi all'attività agricola.   

Coco de roda

 Il Coco è una danza di lavoro, di origine africana, il canto ed il ritmo rendevano meno faticosa e monotona la raccolta delle noci di cocco da parte degli schiavi. Gli emboladores aprono e guidano la danza e  tutti gli altri, attorno, a circolo, battono le mani,  intonano i canti,  muovono i piedi. I movimenti sono cadenzati anche  dal ritmo di un ganzá - cilindro di metallo con dentro palline di piombo- o dal caixão -di legno o di latta- percosso con due pezzetti di legno. Un tempo diffusa fra le comunità costiere, nei villaggi delle lagune, fra pescatori e gente di mare, ora la si può ritrovare a Pecem e ad Iguape, Aquiraz. Una tradizione tramessa di padre in figlio. Se il il "coco de parcela" o il "Coco de roda" è lento e i movimenti sono accessibili a tutti, il "coco de embolada" o "coco de sapateado", è piuttosto impegnativo. Molte le carateristiche in comune con la capoeira,  e non è un caso se anche il coco sia nato nella medesima regione, a Palmares, nello stato di Alagoas, fra i senzalas (capannoni per gli schiavi)degli engenhos di canna da zucchero o nei palmeti di noci di cocco. Nonostante l'uso di danzare in circolo, sia  tipico degli indios, la radice è essenzialmente africana, per la presenza del canto marcato dagli strumenti a percussione e dalle mani dei partecipanti, per il tipo di coreografia ed i vari  passi che i danzatori eseguono in mezzo al cerchio.

reisado del Cariri

Molto probabilmente è al batuque dell'Angola e del Congo, che è molto simile, che si sono ispirati, ed anche l'uso del ganzà - strumento tipicamente africano - rafforza questa ipotesi. E' una danza vigorosa, quasi una lotta. Una danza primitiva ed estenuante, che richiede un grande sforzo fisico, tutto un gioco di gambe e piedi e per tale motivo i coquistas sono solo uomini..ingaggiano una sfida, un duello a suon di passi e movimenti ed il vicnitore ha il diritto di continuare a stare al centro e sfidare qualcun'altro.. e si procede così, finchè danzano tutti, a turno, al centro.Molti passi sono simili a quelli della capoeira,  le forbici, la mezza luna, la coda di razza, il banano, la frustata armata ... alcuni hanno nomi insoliti - sette e mezzo, trattino, cavallo monco, suddiviso. Quello senz'altro più difficile è il rastrello - i più abili riescono a eseguirne una decina di seguito.In taluni casi alla danza è associata una bevanda alcolica, che può essere la cachaça o il mocororò, un' acquavite di caju, abitudine questa, tutta indigena.  Negli anni ' 70 il coco era danzato regolarmente nelle spiagge a sud di Fortaleza quali Prainha, Iguape, Majorlandia, Canoa Quebrada, Barrinha, Aruaru. Partecipavano anche le donne, ma solo nelle parti più lente (coco-de- roda).

 reisado del Cariri

Mestre Sebastião Cosme ha iniziato a partecipare al reisado a 9 anni. A 15 anni  faceva già la parte dell' "ambasciatore", a 17 anni aveva formato un suo proprio gruppo, il "Reisado di San Sebastiano". E' da allora che si dedica a mantenere viva la tradizione del Reisado e del Maneiro-Pau, conosciuto in tutto il Cariri. Il reisado è una rappresentazione foclorica del ciclo natalizio, una sorta di rappresentazione del corteo dei re Magi, del loro pellegrinaggio verso la Terrasanta per omaggiare con  doni il Bambin Gesù, viaggio durante il quale mettono in scena atti popolari, ingaggiano battaglie e rappresentano spettacoli. Il reisado del Cariri (regione meridionale del Cearà) ha origine nei rituali di incoronazione dei re neri, pratica comune nell' Africa Centrale, soprattutto in Angola, Congo e Mozambico, importata dagli schiavi africani, assorbita e rielaborata in terra brasiliana, inserita nelle feste cattoliche del ciclo natalizio.  Tali manifestazioni erano associate, dirette ed organizzate dalle confraternite degli schiavi neri,  istituzioni religiose fortemente presenti in tutto il Brasile, per lo più dedicate alla Madonna del Rosario, ma anche a vari santi di origine africana e di pelle nera come San Benedetto e S. Ifigenia. Nel Cearà la Confraternita del Rosario era diffusa dappertutto ed era la più potente. Un rituale, una manifestazione di religiosità, con influenze, diffusioni e contaminazioni fra i due stati confinanti, fra l'Alagoas ed il Cearà. Oltrechè essere  rappresentate nel periodo che va dal 25 dicembre al 6 gennaio, detto Dia de Reis (Giorno dei Re), vengono rappresentate anche in occasione di feste popolari, in omaggio a vari santi.

 

costumi del gruppo folclorico studentesco Mira Ira- IFCE, Fortaleza

Oltre a quello del Cariri, di reisados ce ne sono molti altri..ogni località -si può  quasi dire- che abbia il suo, .. Nelle aree coltivate intensamente a canna da zucchero ad esempio, dove era più forte la presenza di schiavi africani, prevale il reisado do Congo, o congada, di cui è maestro esperto Doca Zacarias. Raimundo Zacarias classe 1929, di Milagres, da ben 67 anni partecipa alla congada con il suo Grupo de Congo, controllando che tutta venga fatto per benino, incoronazione dei Rei neri, corteo, lazzi, rievocazioni di battaglie, atti di devozione alla Madonna del Rosario. A Barbalha,  nel sertão cearense,  in località  Barro Vermelho, l'ultra settantenne José Pedro porta avanti il suo reisado de couro (del cuoio). Nonostante la vecchiaia, non perde il ritmo e dà ancora filo da torcere ai più giovani, che hanno ancora tanto da imparare. Il nome sta a sottolineare il forte legame con la cultura del bestiame, attività economica principale della zona. A seconda dell'ambiente in cui il reisado si è sviluppato, ha assunto modalità e personaggi differenti.. lungo le coste sono stati introdotti personaggi assai particolari come il "papangus" e il "folharal". Il primo è una sorta di spirito fastidioso, carnevalesco, ricoperto alla bell'e meglio con lenzuoli e reso irriconoscibile da maschere casalinghe, di scatole di cartone, giornale o altro materiale di recupero.Il secondo è una creatura ricoperta di foglie. A Potengi, in località Sassarè, viene ancora rappresentato il  reisado de máscaras, o reisado de Caretas, dove i partecipanti  danno vita ad una serie di personaggi anch'essi legati al mondo rurale : il vecchio Bacurau, la vecchia Quitéra, le Caretas - con indosso maschere di pelle, cuoio e legno, confezionate artigianalmente e molto semplici-  ed una serie di animali -il bue,  l' urubu  (avvoltoio), il jegue (asino), l'agnello, il cavallo e lo struzzo.

 

"Papangus" fotografie di Nicolas Gordim

Fra le numerose manifestazioni folcloriche del Cearà, la più famosa e quella del bue, il Bumba-me-boi. Connessa all'allevamento del bestiame, è una tradizione importata dai portoghesi e diffusasi in tutto il Brasile, ma in forme diverse e con varianti da zona a zona. Comune per tutte l'uccisione - rituale- del bue e la sua successiva resurrezione. ( v. mio post "Il bue danzante"). Antônio Batista da Silva, Mestre Piauí, è il più importante mestre-de-boi in attività a Quixeramobim. Nonostante la salute cagionevole e varie difficoltà, si sforza di mantenere viva la tradizione del Bumba me boi e di trasmetterla alle generazioni future. Mestre Zé Pio invece opera nella capitale, Fortaleza. Ha iniziato molto piccolo, a 3 anni. A 13 anni danzava nel Boi Ceará, impersonando il capitano e  il mandriano. A 20 anni ha formato il suo gruppo,  Boi Terra e Mar. Oggi mestre Zé Pio coordina il Boi da Juventudade, formato da giovani del quartiere di Barra do Ceará. A Sobral di gruppi ce ne sono ben 17, uno dei più caratteristici - forse perchè importato dal Maranhao- è il Boi Ideal - creato nel 1942 - e guidato da un'infaticabile mestre Panteca.

Mestre Zè Pio e il suo Bumba-me-Boi

Del tutto portoghesi sono le origini della Cana Verde, antica danza tipica della valle del Minho, con elementi che rimandano al ciclo della raccolta del grano- fertilità, di nozze, un palo (cana) che collega cielo e terra. Nel Cearà venne associata alla canna da zucchero e rappresentata, per la prima volta, nel 1919, ad Aracati, ad opera di João Francisco Simões de Albuquerque. Oggi un'anziana signora, Gertrudes Ferreira dos Santos, detta Dona Gerta, lotta strenuamente per mantenerla viva. Ha 85 anni, 15 figli ed abita in una casetta umile a Mucuripe, Fortaleza. Sebbene la sua memoria  ogni tanto vacilli, si ricorda ancora come un tempo si recassero, vestiti con pantaloni di paglia, bluse a fiori, fasce rosse e fazzoletti verdi al collo, di casa in casa, e si esibissero spontaneamente, per le strade.  Grazie al marito se ne è appassionata, e dopo la sua morte, ha preso le redini del gruppo di Mucuripe. Ora sono tutti anziani e diventa sempre più difficile preservare tale memoria. Dona Gerta, però, non demorde.."Finchè avrò voce, canterò, finchè mi reggerò sulle gambe, ballerò, finchè sarò viva, la Caninha vivrà! " 

Dona Gerta

 A distanza di chilometri, ad Iguape, fa la stessa cosa anche Edvar Elias de Oliveira. Il padre Paulino, pescatore, quando tornava dalla pesca, si sdraiava sull'amaca, e suonava la musica di accompagnamento del  coco e della Caninha Verde.  Fu lui a riprendere la danza..i danzatori si esibivano alla luce di piccole lampadine ad olio, sulla spiaggia, nella comunità di pescatori, in occasione del Natale, del capodanno, del Carnevale. Prima di morire il padre si fece promettere dai figli di non far morire questa danza che tanto amava. Ora Edvar e suo fratello, vestiti di tutto punto, in raso giallo e verde, con un fazzoletto rosso al collo ed un capello verde con piume e specchietto, dirigono altre 15 persone in questa pantomima che dura, se completa, tre ore. E' un atto popolare, presentato da un re con corona e mantello che apre il corteo, la danza ed intona ritornelli. Si narra la storia di un matrimonio osteggiato dalla famiglia della sposa.. il padre, la madre e il fratello tentano- sotto forma di canto- di dissuaderla. E  i due novelli sposi, si ritroveranno a lamentarsi, delusi, mentre si svolge la festa di nozze, con tanto di prete  ed invitati.  E' una tradizione che tiene unita la comunità, un collante sociale, una radice che non deve essere strappata, nonostante le difficoltà economiche e la mancanza di sostegno istituzionale. 

reisado -  manufatto in ceramica di Maria Candida, dettaglio

 Altro giro, altra danza.. la Dança de São Gonçalo è una danza con una coreografia collettiva, di carattere religioso, in devozione ad un santo portoghese vissuto nel XII secolo assai particolare..  riabilitava la prostitute attraverso la danza, convertendole e trasformandole in brave donne di casa, pronte per il matrimonio.E' per questo che ancora oggi, chi partecipa a tale danza lo fa per compiere un voto, perchè è riuscita a sposarsi o vuole riuscirci al più presto. E' una festa diffusa in tutto in Brasile, nel Cearà la si ritrova a Juazeiro do Norte, rappresentata dal Grupo São Gonçalo, ma anche nel paese che del santo porta il nome, São Gonçalo de Amarante, a pochi chilometri da Fortaleza, dove le danze si svolgono durante i festeggiamenti in onore della Madonna del Rosario.

Dança de São Gonçalo, manufatto in ceramica di Maria Candida, dettaglio

Vi partecipano le ragazze nubili, appaiate, vestite di bianco, con in mano un arco decorato con nastri e fiori. Dopo la messa del mattino, le ragazze escono dalla chiesa e si recano in corteo per la città, intonando canti di lode al santo, accompagnate dal suono di violini, tamburelli, e chitarre. La danza prosegue fino a sera, davanti alle chiese, ornate da archi fioriti, a lume di candela.  Chi dirige ed organizza i gruppi di donne sono persone esperte, come Maestro Joaquim, di Quixadá, classe 1939, che ancora oggi accompagna il gruppo del suo paese con un tamburello,  donatogli dal padre. O come Dona Expedita- anche lei del '39- che da quando aveva dieci anni partecipa alla Danza di São Gonçalo, nel distretto di Croatá.

 

Mestre di reisado Aldenir

  Tutta al maschile è invece la danza del maneiro-pau..Al suono ritmato del tamburello suonato al centro,  danzatori vestiti a riche blu e bianche, con fazzoletto rosso al collo e tipico cappello da mandriano si affrontano in cerchio, mimando un combattimento, armati di corti bastoni, che servono anche a cadenzare il ritmo. Manoel Antonio da Silva, conosciuto come Mestre Bigode, ha iniziato nel 1942. Suonava le musiche di accompagnamento del gruppo di una dozzina di uomini che da Juazeiro do Norte rallegravano tutta la regione del Cariri, impreziosendo le feste delle sante patrone. Più tardi ha creato un gruppo di bacamarteiros, che armati di fucili a schioppo, ancora oggi con rumorosi e scoppiettanti spari a salve, danno l'inizio alle principali feste popolari. Una tradizione questa, tipica del Cariri cearense e del Pernambuco, risalente al XIX secolo, all'epoca della Guerra del Paraguay, che si tramanda di padre in figlio. Movimenti marziali, danze, spari e tanto fumo..

 

Mestre Bigode

   La tradizione della lapinha è di origini medievali, un tempo molto diffusa, adesso resiste fra Crato e Juazeiro do Norte, dove otto gruppi ripropongono la rappresentazione davanti ai presepi natalizi.  Protagonisti assoluti i bambini, che si calano nelle vesti del Bambin Gesù, di Maria e  Giuseppe,  dell'angelo Gabriele, dei re magi, degli animali, di pastorelle e pastorelli, di stelle. Ciò che differenzia un gruppo da un altro è la tipologia ed il numero dei personaggi. Alla tradizione si affianca spesso la contaminazione, con l'inserimento di altre culture, altri personaggi, come zingarelle, africani, indios..o l'arricchimento di altri elementi folclorici - il reisado o la Banda Cabaçal (bande di tamburi). La più antica, quella che ha influenzato tutte le altre, è la lapinha di Santa Clara.Ereditata dalla madre Teodora, che l'aveva fondata nel 1912, dona Tatai l'ha sempre organizzata, anno dopo ogni anno, nella sua casa, durante le feste natalizie, ma anche il 6 gennaio in piazza, durante la queima das palhinhas (falò di foglie secche del presepe) o in altre case. Una sorta di presepio vivente cantato, per celebrare dell'arrivo del Bambin Gesù nel mondo, un momento di allegria e festa in un tempo in cui, i bambini si accontentavano di poco e non sapevano nemmeno chi fosse Babbo Natale.

Doca Zacarias, maestro di Congada

 La lotta per il mantenimento di questo variegato patrimonio culturale popolare è affidata a tanti uomini e donne che sulle loro gambe incerte, fra le grinze della pelle bruciata dal sole, continuano imperterriti, ostinati, ad espandere e mostrare il loro sapere. Maria Margarida da Conceição, che lavora nel reisado da 61 anni, è una di loro e racchiude tale messaggio di resistenza nelle vesti del personaggio che si è scelta..  quello di Mestre Guerreira (maestra guerriera). Margarida ora guida un gruppo di donne- "Le Guerriere di Giovanna d'Arco"- che rappresentano con vigore e passione un reisado esclusivamente femminile, donne spadaccine che danzano e cantano.

Margarida Guerreira

 
 
 

Voci dal Brasile

Post n°631 pubblicato il 14 Aprile 2012 da LivinginFortaleza
 

Paulinho Moska canta "Admiração"

 
 
 

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