CLUB FORZA BOLOGNA

Noi siamo grati ad Ulivieri.
Per tutto quello che nella sua carriera ha dato al Bologna. Per le promozioni passate, certo, ma soprattutto per aver preso per mano questa squadra due anni fa nella stagione più difficile, quella successiva alla retrocessione, quando una squadra povera, senza soldi, ed improvvisata in extremis, avrebbe rischiato di andare allo sbando senza un conduttore esperto.
Detto questo, non si può però campare sulla gratitudine in eterno. Soprattutto quando l'orgoglio e l'amor proprio, o se preferite, la presunzione e la cocciutaggine, vanificano quanto di buono una persona è capace di fare.
Persona ricca di tante doti, Ulivieri, ma priva di una di quelle più importanti, senza la quale anche le migliori qualità diventano inutili: la dote di ascoltare e mettersi in discussione.
Quando le scelte tecniche diventano terreno di battaglia per portare avanti a tutti i costi le proprie idee sbagliate, a dispetto di chi queste idee non le condivide, a rimetterci non può che essere il rendimento della squadra.
Che a volte fosse più importante per Ulivieri dimostrare di avere il coraggio di perseverare, alla faccia dei suoi detrattori, era cosa ben chiara da mesi. Ma quale miglior dimostrazione di coraggio sarebbe stata riconoscere gli errori, e cercare di rimediarvi con onestà e serietà! Questo forse, sarebbe stato sufficiente per salvargli la panchina. Questo forse è ciò che sarebbe bastato a Cazzola. Questo però non sarebbe stato da Ulivieri.
Quindi, finalmente, aria, fuori dai piedi, e a mai più rivederci.
Già da tempo, nei  nostri post precedenti, auspicavamo l'esonero del tecnico, con argomentazioni che, alla luce degli ultimi eventi, si sono rivelate purtroppo esatte.
Non festeggiamo affatto per questo esonero: avremmo preferito essere smentiti e trovarci lassù, nel tabellone. Ma approviamo in pieno la decisione, che anzi riteniamo assolutamente tardiva, e tiriamo un sospiro di sollievo.
Ulivieri qui non poteva più stare, e da molto tempo. Speriamo per lui, visto che ci tiene tanto, che possa continuare ad allenare,  ma il più lontano possibile da Bologna però. Se anche andasse ad allenare l' Agrigento, o la squadra di calcio di Kabul, sarebbe ancora troppo vicino.
E speriamo che, andandosene, porti via con sè anche tutti i suoi amici "leccaculi", così, ovunque andrà, potrà continuare ad offrire cene a tutti coloro che per troppo tempo hanno barattato l'interesse del Bologna con qualche "mangiata" (o qualche intervista), nel nome (abusato) dell'amicizia.
Addio, Ulli ! In bocca al lupo Cecco!