Anche se non fregherà un granchè quasi a nessuno, mi voglio scusare coi miei pochi e assidui(?) lettori per la mia latitanza, ma questo è un periodo particolarmente complicato per me.
Tanto per darvi un’idea di come stia, vi racconto com’è cominciato il mio 2008…
Odio capodanno, trovo deprimente l’idea che ci si debba divertire a comando in un giorno dell’anno prefissato e così, come mio solito, ho passato l’ultimo dell’anno in claustrale e volontaria solitudine.
Visto che ultimamente ho di molto diradato le mie frequentazioni sciistiche, quest’anno, per contrastare questa apatia serpeggiante, mi sono comprato sci e scarponi nuovi e ho deciso di regalarmi alcuni giorni di sci coi miei figli.
Così il 2 mattina partiamo alla volta di San Sigismondo microscopico paesino della val Pusteria.
Arriviamo verso le 13,00 raggiungiamo la cima di Plan de Corones, dove ci aspetta mia figlia che ci conduce, dopo una breve discesa, ad un rifugio dove ci aspettano gli altri per un veloce pasto.
Finto di mangiare, mi attardo un poco a godermi il panorama mentre gli altri riprendono a sciare.
Dopo un po’ decido di raggiungere il gruppo , mi metto gli sci e parto.
Vale la pena di precisare che sono un ottimo sciatore. Scio da quando avevo 6 anni e in quasi 50 anni di attività non mi sono fatto mai procurato seri infortuni.
Indubbiamente l’età e l’inattività fisica non aiutano ,ma la tecnica di cui dispongo, mi ha sempre consentito di ovviare alle carenze di allenamento.
Salendo in cabinovia, un signore mi diceva: “qui la neve la tengono meglio di un figliolo!” ed è realmente così, sebbene sparata, la neve è splendida, il fondo duro ma non gelato e una sottile polvere che consente un perfetto controllo degli sci.
Scio con calma senza forzare, gli sci nuovi si comportano a dovere, mentre gli scarponi mi fanno un po’ male, ma so che è solo questione di pazienza: poco per volta si adatteranno al piede e diventeranno confortevoli.
Una serpentina, qualche curva condotta , si si, tutto sommato so ancora sciare…tutto sembra andare per il meglio, anche gli scarponi cominciano a fare meno male…mi dirigo verso l’attacco della cabinovia per risalire verso la cima, mollo un po’, gli sci sono nuovi e velocissimi e io sono pesantissimo, prendo un po’ troppa velocità, guardo avanti: individuo un largo spiazzo e dove potermi agevolmente fermare.
Peccato che quando sono a pochi metri dal punto prescelto, mi accorgo della presenza di sci abbandonati a terra; tento una brusca sterzata per evitarli e finisco a terra in una nuvola di neve.
Sento subito che qualcosa non va, tant’è vero che sono costretto a sganciare gli sci per rimettermi in piedi.
Il ginocchio non fa tanto male, ma cede se lo carico. Purtroppo la cabinovia che ho preso non mi porta fino alla cima, così sono costretto a rimettere gli sci per raggiungere quella giusta.
La gamba mi trema, lo sci va dove gli pare, ma in qualche modo arrivo, prendo l’impianto, salgo fino in cima e da lì, con qualche difficoltà scendo e mi trascino fino alla macchina.
La sera in albergo il ginocchio si gonfia come un melone; distorsione nella migliore delle ipotesi, legamenti se va male: fine delle mie vacanze sulla neve.
Il giorno dopo, mentre figli e amici se ne vanno a sciare, me ne sto tutto solo nella mia camera col ginocchio che fa piuttosto male rimuginando sulla sfiga fino ad ora di pranzo.
Non ho particolarmente fame, ma decido di mangiare qualcosa, tanto per ingannare il tempo.
Scendo a fatica le scale e scopro, non senza disappunto, che il ristorante a pranzo non funziona: poco male per la fame, ma l’inerzia negativa pare proseguire.
Risalgo in camera col ginocchio che ulula e mi rimetto a letto.
Poco prima delle 15,00 mi chiama mia figlia: “papà puoi venire a prendermi ? Poi ti spiego”
Cerco di farle capire che non è il caso che guidi per una dozzina di km in quelle condizioni, ma mia figlia è peggio di un gerarca delle SS: quando decide una cosa non sente ragioni e così, di malavoglia, mi infilo la tuta e zoppico verso la macchina.
Per fortuna stare seduti non è particolarmente doloroso, ma c’è un freddo terribile, siamo attorno ai -5°.
Metto in moto e parto. Dopo qualche km però, la macchina comincia prima ad andare a singhiozzo e poi si spegne di colpo. Riesco fortunatamente a raggiungere una piazzola e mi ritrovo solo semicongelato e con la macchina in panne in mezzo al nulla.
Avviso mia figlia dell’accaduto che, ovviamente, mi ricopre di querimonie, come se la colpa dell’accaduto fosse mia. Chiamo il soccorso AC I che però mi informa che, visto il periodo molto critico, non mi garantisce il recupero a tempi brevi, anzi di temere che è possibile ci vogliano diverse ore prima di avere un carro attrezzi disponibile.
La situazione non è tragica, ma nemmeno piacevole: sono solo e abbandonato in mezzo ad una strada, immobilizzato dal ginocchio che mi fa sempre più male, congelato ed impossibilitato a scaldarmi a causa della macchina in panne, nessuno che mi possa recuperare, nessun tipo di ricovero possibile...
E’ proprio vero che la necessità aguzza l’ingegno: telefono al gestore dell’albergo che, gentilmente, mi fornisce il numero del suo meccanico, lo chiamo e, fortunatamente, in una mezz’ora arriva il carro attrezzi con cui raggiungiamo l’officina.
Causa del guasto: filtro del gasolio congelato (siamo scesi anche a -15 nella notte) con conseguente blocco dell’erogazione del carburante. Il tutto mi costa “solo” 205 €.
…un 2008 cominciato proprio bene non c’è che dire…
Inviato da: winnysilly
il 13/04/2019 alle 21:18
Inviato da: chiarapertini82
il 05/02/2016 alle 19:28
Inviato da: scampipercena77
il 01/02/2016 alle 12:00
Inviato da: sagredo58
il 11/11/2013 alle 18:32
Inviato da: logan10
il 07/01/2013 alle 16:42