Inauguro una nuova sezione quella dei "luoghi dell'anima"
Sono per me luoghi dell'anima quei posti che "riconosci" come tuoi non appena li vedi, quelli in cui ti sembra la tua anima abiti da sempre, quelli che ti trasmettono un inspiegabile senso di serenità e di pace con te stesso. Luoghi dove passi magari una sola volta nella tua vita ma che rimangono conficcati nel tuo cuore senza che tu possa o voglia cancellarli.
A prima vista S. Galgano sembra una delle tante chiese diroccate che punteggiano la campagna italiana. Arrivando da Siena, dopo un tratto in saliscendi, si valica l'ultima altura e si scende nella piana sottostante intravvedendo sulla sinistra l'abbazia annegata tra campi di grano.
La struttura è massiccia anche se non pesante, le adiacenze conventuali si affastellano alla chiesa, basse e petulanti contro lo slancio della costruzione.
Sì di primo acchito non sembra di trovarsi di fronte qualcosa di particolarmente emozionante se non, forse, per il silenzio assordante del frinire delle cicale nella calda mattina estiva.
Bisogna entrare per capire.
Si accede dal convento, più o meno in corrispondenza del transetto e....
il miracolo si compie.
Ci hanno insegnato che il gotico è il tentatvo dell'uomo di ascendere a Dio, la leggerezza delle colonne, lo slancio delle costolature, l'anelito al cielo degli archi a sesto acuto, l'altezza della struttura, tutto spinge lo sguardo verso l'altro.
Peccato che in alto ci sia sempre un soffitto che ferma il volo.
A S. Galgano no: il Grande Architetto ha deciso che qui nulla e nessuno ci impedirà di raggiungere con lo sguardo il cielo e così non solo ha scoperchiato la chiesa, ma, da quel genio che è, ha aggiunto un prato verde come pavimento, quasi a dire la perfezione è nella capacità dell'uomo di fondersi con la natura.
Poco importa se la chiesa è sorta per celebrare la santità di un cavaliere disgustato dal sangue versato a Montaperti, poco importa che in una cappella adiacente ci sia la vera e unica spada nella roccia, poco importa che S. Galgano sia visitata ogni anno da poche migliai di persone, mentre il vicino "Mulino Bianco" della Barilla sia meta di un numero cento volte superiore di turisti.
Quello che conta, almeno per me, è che lì si percepisce un'alchimia unica, una pace interiore che ti riconcilia con te stesso e col mondo.
...e mi tornano sempre alla mente i versi di una poesia di Baudelaire
...Fortunato è colui che può con ala
vigorosa slanciarsi verso campi
sereni e luminosi, abbandonando
i vasti affanni ed i dolori, peso
gravante sopra la nebbiosa vita;
colui che lascia andare i suoi pensieri
come le lodolette verso i cieli,
nel mattino; colui che sulla vita
plana e, sicuro intende la segreta
lingua dei fiori e delle cose mute.
Inviato da: winnysilly
il 13/04/2019 alle 21:18
Inviato da: chiarapertini82
il 05/02/2016 alle 19:28
Inviato da: scampipercena77
il 01/02/2016 alle 12:00
Inviato da: sagredo58
il 11/11/2013 alle 18:32
Inviato da: logan10
il 07/01/2013 alle 16:42