Tra Cannes e Saint Tropez c’è un tratto di costa che ha conservato un carattere molto meno mondano e “fighettoso” del resto della costa Azzurra. È la zona dell’Esterel, dove un promontorio di roccia rossa si tuffa in un mare blu lasciando davvero poco spazio alle spiagge così care al jet set.
Come se non bastasse, una strada tortuosa e a picco sul mare la “corniche” non incoraggia nemmeno il turismo mordi e fuggi, più avvezzo a raggiungere comodamente e velocemente le località di villeggiatura.
Una decina di anni fa passai una settimana in questo piccolo angolo di paradiso solo sfiorato dalle torme vocianti del turismo fai da te. A quel tempo intrattenevo la mia prima relazione BDSM con una donna che di sicuro ha rappresentato lo spartiacque tra la mia precedente vita di onesto padre di famiglia e quella successiva in cui ho tentato di scoprire chi realmente io sia.
Al di là di considerazioni di carattere esistenziale, quella settimana fu caratterizzata da momenti piacevoli e forti tensioni, sfociate da ultimo nella fine di quella relazione.
Tra i momenti piacevoli, ce n’è uno che ricordo con particolare piacere.
Avevamo preso alloggio in una piccola pensione un po’ discosta dal mare.
Per raggiungerla ci si inerpicava per circa un chilometro lungo una stretta stradina; lasciata l’auto in una sorta di piazzale in terra battuta che fungeva da parcheggio anche per le case vicine, si risaliva a piedi, l’ultimo breve tratto di strada che ci separava dalla locanda.
Come è facile immaginare la nostra permanenza nella pensione si limitava allo stretto indispensabile anche perché, sebbene fosse molto graziosa, la nostra camera era terribilmente calda, al punto da indurci a rientrare il più tardi possibile nella speranza che il fresco della notte portasse un qualche refrigerio.
Faceva così caldo che la sera prima ci eravamo addirittura trovati costretti a rinunciare a fare sesso.
Quella sera, dunque, dopo essere stati un po’ in giro per Saint Raphael e aver tirato tardi in un locale sul mare, stavamo tornando all’albergo un po’ preoccupati dal caldo che non accennava a diminuire. Credo sia superfluo precisare che più che il fastidio per la temperatura in sé, quello che mi innervosiva particolarmente era la consapevolezza che in tali condizioni, il rischio di “non consumare” per la seconda sera di seguito era piuttosto fondato.
Non nego che la situazione mi procurasse un certo malumore, malumore ancor più accentuato quando, una volta parcheggiato nello spiazzo e usciti dall’auto, ero stato investito dall’alito caldo della notte.
In realtà, passato il primo momento di shock per il passaggio dal fresco del condizionatore all’aria esterna, l’aria non era particolarmente afosa come avevo percepito in un primo momento, ma, di certo, non abbastanza fresca da lasciarmi sperare di trovare la stanza abitabile.
La serata era stata particolarmente piacevole e, per tutta una serie di motivi, la voglia reciproca di sesso era tangibile, ma il solo pensiero di entrare nella fornace della stanza era sufficiente a far crollare la libido a livelli deprimenti.
Silvia, nel frattempo, aveva finalmente terminato di armeggiare tra borsa e amenità varie in macchina ed era scesa. Era particolarmente carina quella sera, i capelli rossi tirati all’indietro e raccolti in una coda di cavallo, indossava una minigonna di seta lilla e un top sempre di seta verde marcio...null’altro.
Mentre mi passava davanti con gli occhi fissi nella borsa alla ricerca di chissà cosa, fui colto da una sorta di raptus.
Senza una parola, l’afferrai per un braccio costringendola a girarsi e, mentre la borsa volava in aria spargendo per terre tutto ciò che conteneva, la spinsi contro l’auto obbligandola a piegarsi sul cofano.
Le bloccai la testa con la mano sinistra, mente con la destra, le sollevai la gonna.
Già sapevo che non indossava gli slip, ma il contatto col suo sesso bagnato e pronto ad accogliermi mi procurò una subitanea e fortissima eccitazione.
La presi così senza preliminari, senza delicatezza, la presi semplicemente perché mi andava di farlo, lì e in quel momento, per il mio esclusivo piacere, senza curarmi di lei.
Silvia non è mai stata una donna “controllata” e anche in quella circostanza, il gradimento per ciò che le stavo facendo subire si esternò in modo tanto “rumoroso” da svegliare qualcuno che dormiva in una delle case circostanti, che, accesa la luce cominciò ad inveire contro di noi.
Ci vedemmo così costretti a fuggire velocemente verso la pensione trattenendo a stento le risate.
Quando ripenso a quell’episodio sono due le situazioni che ricordo con particolare piacere ed eccitazione: il momento in cui ho immobilizzato silvia contro il cofano e ne ho preso possesso e…
…la mattina dopo, arrivati alla macchina, ho letto, non senza emozione, i segni inequivocabili di quell’avventura, nitidamente impressi dal suo corpo e dalle sue mani, sulla polvere del cofano.
Inviato da: winnysilly
il 13/04/2019 alle 21:18
Inviato da: chiarapertini82
il 05/02/2016 alle 19:28
Inviato da: scampipercena77
il 01/02/2016 alle 12:00
Inviato da: sagredo58
il 11/11/2013 alle 18:32
Inviato da: logan10
il 07/01/2013 alle 16:42