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Un blog creato da cafcapress il 08/10/2012

Lourdés à porter

In fila alla cassa di rosso bianco capannone alto furibondo, oggi che è oggi. Una coppietta mediamente attempata ben pasciuta casualmente assortita (l'occhialuta bombarola e lo sbeffardone longomonte) hanno comprato 14 puffi per un totale di euro ottantadue. La considero una crisi. Anzi una crasi. Credo che riguarderò i Tenenbaum. Io sono Margot. Anche col catarro.

 
 

BRAINCOLLAGE

Primo. Oro Potabile.
Il Sangue per gli alchimisti.
Due. Ho saltato diverse sessioni.
Mi si perdoni me stessa lo chiedo
a me, io sola, che qui non c'è nessuno.
Nemmeno i maiali o i Santi demoni
che affollano le salumerie.
Avevo l'acqua in casa
e sotto le carrucole che fanno trantran
ma il tram lo perdo come sempre.
Tre. Giustamente imperfetto. Fallico.
Quattro.
A volte il tratto infantile reca in sè la barbarie dell'assassinio primordiale.
E quindi, al cinque, doverosi i pregi e i difetti. I polsi e le loro anime. Pregio.
Il sangue in soffitta. Difetto.

Che l'oro non lo bevo che dell'oro me ne frego.
E del sangue cerco solo le parole.

In visioni.

 

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ANDR(E)OIDI

Post n°8 pubblicato il 09 Ottobre 2012 da cafcapress

Decapitazione autonoma batte roulette russa 34 a 11.
Sulla fine di quella barba mefistotelica dovrei annodare un fiocchetto per ricordarmi di non sbandare che l'asfalto asciutto mi fa più paura delle strade di campagna sdrucite sui presagi.
Occhio. Occhio di tela.
L'azzurro viene sospinto a galla, quando non fuma.
Almeno, così mi dice, le drogheleggere consumano le finestre delle pupille.
Io nera puledra di tenebra. Tu il grigio e l'azzurro vortice.
Nell'anfiteatro molto berliner senza essere assolutamente tale e neppure il quale, intanto, si consuma la scena duesettezero, slowmotion.
Risuona sorto in stamberga similpelle, simil quantabellagente alla presentazione dei libri, pure un "che cazzo vuoi".

Appunto lo sgarbo bianco di vena, e rimetto a posto un poco il cuore che spinge contro la milza fiaccata, che ti duole la scortesia come si stappa un vino d'annata.
Occhiiio, occhio che cadi.

di Lucilla Bui

 
 
 
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