Creato da freeibrahim il 28/04/2008

Libertà per Ibrahim

Blog di sostegno alla campagna per la libertà e contro l'espulsione di Abdellatif Ibrahim Fatayer

 

 

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Post N° 80

Post n°80 pubblicato il 14 Giugno 2008 da freeibrahim
 


CRONOLOGIA DI UNA PERSECUZIONE


Da Tell El Zaatar a Ponte Galeria: il destino di un proletario palestinese

Abdellatif Ibrahim Fatayer nasce a Beirut nel 1965, nel campo profughi di Tell El Zaatar (“la collina del Timo”), dove i genitori si erano rifugiati nel ’48 dopo l’espulsione dalla Palestina. Di famiglia proletaria, cresce nella miseria e nella guerra. I profughi palestinesi, soprattutto in Libano, sono discriminati a tutti i livelli ed esclusi dai più elementari diritti civili.
Nel 1975 le falangi cristiano-maronite uccidono oltre cento tra operai e combattenti palestinesi. Le milizie delle forze progressiste si schierano con l'OLP e scoppia la guerra civile libanese. Israele bombarda il sud del Libano per "rappresaglia preventiva" e Ibrahim si ritrova sotto le bombe. In quella lunga guerra perderà quasi tutta la sua famiglia (erano 10 fratelli, sono rimasti in 3).
Il 12 agosto 1976 Tell El Zaatar cade dopo sette settimane d'assedio: vengono massacrati tra i duemila e i tremila palestinesi e stuprate centinaia di adolescenti e bambine, date in premio ai soldati falangisti che le sodomizzavano coi crocefissi. L’attacco al campo profughi, lanciato dai falangisti libanesi e dai siriani, è coordinato da ufficiali israeliani.
Aveva appena 11 anni Ibrahim, quando ammazzarono il padre davanti ai suoi occhi, inerme: “Ci portarono tutti in strada, obbligati a camminare per ore. Ogni tanto ci facevano fermare, sceglievano qualcuno a caso e lo uccidevano. Toccò anche a mio padre” racconta.
Di fronte a tanto orrore quel bambino pensò di dover combattere per liberare il suo popolo.
A 13 anni entra nel gruppo di Al-Fatah, organizzazione dell’Olp fondata da Arafat e inizia l’addestramento militare.
Il 4 giugno 1982 viene sferrata da Israele e dai suoi alleati cristiano-maroniti, un'altra offensiva militare contro il Libano e l'OLP. Obiettivo è l’annientamento delle formazioni armate palestinesi. La suddetta operazione, denominata “Pace in Galilea”, provoca 30.000 - 40.000 vittime palestinesi e libanesi e pone le basi per un “cessate il fuoco”, negoziato tra Arafat e la forza multinazionale di stanza in Libano (composta da USA, G.B., Francia, Italia), che costringe all’esilio 13 mila guerriglieri palestinesi, tra cui Ibrahim, dietro la falsa promessa di tutelare la sicurezza della popolazione civile dei campi profughi.
Il 30 agosto 1982 i combattenti palestinesi abbandonano il Libano e il quartier generale dell'OLP viene trasferito a Tunisi. L’inganno della borghesia nazionale e imperialista coinvolta nelle trattative è presto svelato e si traduce, il 14 settembre 1982, in un altro atroce massacro: Sabra e Chatila. Razzi israeliani illuminano a giorno i due campi profughi a Beirut, consentendo ai falangisti di massacrare per tre giorni consecutivi la popolazione palestinese e libanese inerme. Più di 3.000 saranno le vittime civili.
Aveva 17 anni, Ibrahim, quando lasciò il Libano a seguito di quell’accordo scellerato e come tutti gli altri palestinesi in esilio venne identificato dalle autorità libanesi come combattente attivo, in una vera e propria lista dei fuoriusciti.
Il 7 ottobre 1985 Abdellatif Ibrahim Fatayer s’imbarca con altri 3 giovani profughi palestinesi alla volta del porto israeliano di Ashdud. L’operazione del FLP (Fronte per la Liberazione della Palestina, costituitosi nel '77 da una scissione del FPLP-CG) aveva come obbiettivo una base militare israeliana: i 4 feddayn volevano unirsi alla resistenza palestinese e mettere in atto un'azione dimostrativa per ottenere la liberazione di 52 prigionieri politici palestinesi. La nave utilizzata come mezzo di trasporto fu l'Achille Lauro, una nave da crociera italiana partita dal porto di Genova. A bordo era presente anche Khaled Hussein, che accompagnò i 4 giovani palestinesi fino al porto di Alessandria d'Egitto, dove scese. Dopo lo scalo ad Alessandria, la nave proseguì il suo viaggio verso la Palestina, ma al largo delle coste egiziane di Bur Said, un cameriere entrò all’improvviso nella cabina dei 4 fedayn, vide un’arma e chiese loro di mostrargli i passaporti. Poi uscì di corsa, per avvisare il comandante e la security. Fu una questione di attimi: i 4, vedendosi scoperti, decisero in pochi secondi di cambiare la propria missione e di procedere al sequestro dell'equipaggio con tutte le tragiche conseguenze che ne derivarono. Sembra che sulla nave ci siano stati dei problemi con un cittadino americano-ebreo in carrozzella, Leon Klinghoffer, che incitava l’equipaggio alla ribellione e uno dei componenti del commando perse la testa e lo uccise.
Dopo una serie di trattative che coinvolsero Arafat, Abu Abbas (segretario del FLP) e i governi egiziano e italiano, i Fedayn vengono consegnati alla Dirigenza palestinese di Arafat e Abu Abbas e la nave viene lasciata libera di andare. Il giorno successivo il commando prende il volo Cairo-Tunisi (dove dal 1982 fino agli accordi di Oslo fu garantita la permanenza palestinese) accompagnato da Abu Abbas, ma i caccia americani della VI Flotta obbligano l'aereo di linea egiziana ad atterrare nella base americana di Sigonella, in Sicilia. Qui i 4 palestinesi del commando (tra cui Ibrahim) vengono arrestati dagli italiani, mentre Abu Abbas viene trasferito a Roma e da qui, su un volo militare, a Belgrado. Naturalmente gli americani avrebbero voluto giudicare e giustiziare, oltre a tutti i componenti del commando, anche i dirigenti dell'FLP, come Abu Abbas, ma l'Achille Lauro era una nave da crociera italiana, Bettino Craxi si oppose alla consegna dei palestinesi agli USA e fu la giurisdizione italiana ad occuparsi di loro: i 4 palestinesi del commando furono tutti condannati a 10-30 anni di reclusione.
Il dirottamento dell'Achille Lauro non fu pianificato e organizzato e gli obbiettivi dell’operazione erano militari, non civili ma Abu Abbas e Khaled Hussein nel 1989, in seguito alle dichiarazioni di un pentito facilmente ricattabile, vengono condannati in contumacia all'ergastolo dalla "giustizia" italiana. Abu Abbas con l'accusa di essere stato il mandante del dirottamento dell’Achille Lauro, Khaled Hussein con l’accusa di averlo pianificato.
Abu Abbas, in seguito a quella condanna, viene espulso dal Comitato Esecutivo dell'OLP e costretto alla fuga. Nell'aprile del 2003, viene rapito dagli americani in Iraq (l'Italia ne aveva chiesto l'estradizione) e torturato nel carcere di Abu Ghraib fino al martirio dopo 2 mesi di detenzione (per il Pentagono sarebbe morto di "cause naturali").
Khaled Hussein viene arrestato in Grecia nel 1991 e nel 1996 viene estradato in Italia. Attualmente è detenuto nella sezione di elevato indice di vigilanza del carcere di Benevento, la moderna Guantanamo italiana, ed è sicuramente nel mirino della CIA, come tutti gli altri coimputati.
Abdellatif Ibrahim Fatayer, a fronte di una condanna a 25 anni e 4 mesi è stato scarcerato nel 2005 per aver usufruito in parte dell'indulto, in parte della liberazione anticipata per buona condotta. In carcere ha studiato, ha preso la licenza elementare e media e ha sempre lavorato. Dopo la scarcerazione il soggiorno obbligato per 3 anni a Perugia, durante il quale ha lavorato presso un magazzino e un ristorante arabo. Aveva 20 anni quando entrò nelle carceri italiane e ne è uscito a 40.
Ibrahim ha scontato interamente la sua pena!
In 20 anni di carcere duro (2 dei quali in completo isolamento) ha potuto vedere sua madre una sola volta prima che morisse.
Nel 2004, all’interno del carcere di Spoleto, subì un curioso interrogatorio da parte di funzionari statunitensi con le forme della rogatoria internazionale. Gli USA, infatti, vorrebbero ancora processarlo per l'Achille Lauro, in barba al processo di Genova e ai decenni scontati in galera. In quell’interrogatorio emerse chiaramente l’interesse degli Stati Uniti al “futuro” di Ibrahim.
I 3 anni di libertà vigilata a Perugia sono stati segnati da provocazioni e intimidazioni da parte delle forze dell’ordine e dei servizi segreti, che gli stavano col fiato sul collo anche quando era al lavoro e preparavano la trappola del suo “fine pena”.
L’8 aprile 2008 il Magistrato di Sorveglianza di Perugia dispone il fine pena per Ibrahim revocandone la libertà vigilata con obbligo di firma (che sarebbe dovuta scadere il 20 aprile), per cessazione della “pericolosità sociale”. Il dispositivo gli verrà però notificato soltanto il giorno dopo, quando si recherà in questura a firmare, come tutti i giorni.
Il 9 aprile 2008 Ibrahim si reca in questura a firmare e in quella sede gli vengono comunicati la revoca della libertà vigilata e la reclusione al c.p.t. di Roma in attesa di espulsione, disposta dal Prefetto di Perugia poche ore prima. Dopo averlo trattenuto in questura per 4 ore così come si era presentato: senza soldi e senza un cambio, lo hanno deportato al lager per immigrati di Ponte Galeria (Roma). Il decreto di espulsione con accompagnamento alla frontiera, emesso dal Prefetto di Perugia il 9 aprile, è stato motivato con una presunta “pericolosità sociale”, la stessa che il giorno prima il Magistrato di Sorveglianza aveva dichiarato non sussistere più. In questura a Perugia gli ritirano il tesserino e la carta precettiva per le firme obbligatorie, ma quei documenti erano gli unici che attestassero la sua identità, essendo Ibrahim apolide, quindi gli comunicano che essendo sprovvisto di qualsiasi documento, non possono che procedere alla sua espulsione.

…Gli hanno detto che era un clandestino, dopo vent'anni di galera in Elevato Indice di Vigilanza e tre anni di obbligo di firma!
…Non aveva trovato un lavoro in regola né una moglie italiana, e come poteva un sorvegliato speciale senza documenti?
…Gli hanno detto che dovevano espellerlo, per mandarlo dove e da chi non è dato sapere:
  • Ibrahim è nato nel campo profughi di Tal Al Zatar e pur essendo di origine palestinese non ha alcuna cittadinanza;
  • Quel campo profughi non esiste più;
  • Aveva una famiglia in Libano, ora non ce l'ha più. Se dovessero mandarlo lì rischierebbe certamente di essere imprigionato e/o ucciso per la sua pregressa militanza e per i reati per i quali è stato già condannato in Italia. Lo stesso dicasi per altri paesi arabi, come la Tunisia, che violano sistematicamente i diritti umani;
  • In Palestina – Israele, il ritorno dei profughi palestinesi non è possibile e Ibrahim rischierebbe sicuramente la libertà e l’incolumità, potendo facilmente cadere sotto i colpi del Mossad;
  • Né USA né Israele hanno dimenticato la vicenda dell’Achille Lauro e l’uccisione, anche se non per mano di Ibrahim, di un cittadino americano di religione ebraica. Per questo reato negli Stati Uniti vige la pena di morte ed è facile immaginare che sia in Libano che in altri paesi dell’area medio-orientale, oltre ad essere discriminato e perseguitato per le sue opinioni politiche, Ibrahim possa essere consegnato agli USA o rapito da servizi segreti o da altre forze di intelligence americane o israeliane
Né USA, né Israele rinunceranno tanto facilmente a una preda così vulnerabile, dobbiamo esserne consapevoli e fermarli!
Un torturatore del carcere di Abu Ghraib

L’8 giugno, dopo 60 giorni di detenzione nel campo di concentramento di Ponte Galeria, la carcerazione di Ibrahim è stata protratta di altri 30 giorni, in attesa magari che entrino in vigore le ultime leggi sull’immigrazione: ...nei CPT si resta fino a 18 mesi e poi espulsione, no all'assistenza legale gratuita. E se l’essere immigrato irregolare diventa reato penale, è previsto un soggiorno nelle patrie galere fino a 4 anni....
Questo è il destino dei proletari senza alcuna cittadinanza come Ibrahim: CPT per 18 mesi e Patrie Galere fino a 4 anni, CPT per 18 mesi e Patrie Galere fino a 4 anni, CPT fino a 18 mesi e Patrie Galere fino 4 anni…

Come ha scritto un giornalista della Nazione: "Non c'è Stato che voglia riconoscere l'ex feddayn dell'Achille Lauro, é un cittadino troppo ingombrante. Dopo l'inferno del carcere e il limbo di Perugia, ora lo attende un non-luogo."

Dietro quel filo spinato, ovunque esso sia, ci sono proletari che soffrono le pene dell’inferno, ma evidentemente la vita di milioni di loro non vale quanto quella di un ricco turista americano, per la quale si è già avuta una piena giustizia borghese.

DI CPT SI MUORE, MORTE AI CPT!

Rete Antifascista Perugina

 
 
 
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AVVERTENZE

La nostra è un'informazione Partigiana, perchè siamo al fianco degli uomini e delle donne che resistono all'oppressore e lottano per la propria libertà. Se un popolo è oppresso, umiliato, sfruttato, è giusto che si ribelli. Lo è ancor di più se viene quotidianamente sterminato. La resistenza del popolo palestinere non può pertanto chiamarsi terrorismo, semmai patriottismo. Poiché la propaganda sionista e imperialista detiene il controllo delle coscienze attraverso media, siti internet ecc. abbiamo dovuto fare un'attenta selezione degli articoli pubblicati nella rassegna stampa, tagliando, dove necessario, falsità ed approssimazioni forcaiole e correggendo, ove possibile, gli errori. I tagli e le correzioni sono indicati tra parentesi quadre.

LA NOSTRA INFORMAZIONE CORRETTA

E' dire:

Che Abdellatif Ibrahim Fatayer non ha ucciso Leon Klinghoffer;
Che ha pagato carissimo quel tragico errore come tutti i componenti del commando;
Che gli obbiettivi del commando erano militari, non civili;
Che il sequestro dell'Achille Lauro non fu pianificato, ma deciso in una manciata di secondi dai 4 feddayn presenti sulla nave in quel momento, dopo essere stati scoperti;
Che pertanto Abu Abbas e Kaled Hussein, condannati entrambi all'ergastolo per quell'operazione, non ne erano in realtà responsabili, dato che non si trovavano sulla nave a dover decidere in fretta e furia di cambiare la propria missione perché scoperti.

Khaled Hussein
si trova ora a scontare l'ergastolo nel carcere di Benevento, la Guantanamo italiana, anch'esso nel mirino della CIA, che lo vorrebbe morto.

Abu Abbas è stato catturato dagli americani ed è morto dopo 2 mesi di detenzione nel carcere di Abu Ghraib, dove la cupola dell'amministrazione USA, riunita nel "consiglio delle torture della Casa Bianca", ordinava e definiva nei dettagli gli "interrogatori severi".
 
 



Abdellatif Ibrahim Fatayer
è ora rinchiuso nel lager di Ponte Galeria, dove c'è molto più controllo che a Voghera (evidentemente nei c.p.t., i cellulari vengono lasciati proprio per controllare meglio i detenuti!) e rischia, con l'espulsione, di seguire il destino di Abu Abbass.

D'altro canto l'FBI ha dimostrato di interessarsi molto al "futuro" di Ibrahim, quando si è presentata nella sua cella a interrogarlo e non certo perché gli USA gli vogliono bene.
Lo accoglierebbero a braccioli di sedia elettrica aperti!
 

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Appello per la cittadinanza adottiva per Ibrahim

Cercasi cittadin@ italian@ solidale per adottare Ibrahim. Sembra un'impresa impossibile ma vogliamo provarci ugualmente, per scongiurare l'espulsione e/o la detenzione a vita in Italia del compagno palestinese. Non si richiede patrimonio né condizioni economiche agiate e stabili, solo cittadinanza italiana e un'età superiore ai 61 anni. Per contatti e informazioni scrivere a freeibrahim@libero.it
 
 
DIRITTO DI ASILO E CITTADINANZA
PACCHETTO "SICUREZZA" E CPT
 
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare.

Bertolt Brecht
 

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