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« COMUNICATO 16 GENNAIO 2006 | L'ITALIA AGLI ITALIANI » |
Post n°8 pubblicato il 06 Febbraio 2007 da arkann1
Correva l’anno 1956, era il 23 Ottobre, il luogo è l’Ungheria. Inizia la rivolta contro l’Urss, ma l’armata rossa dopo pochi giorni invade il Paese e viene sedata nel sangue, morirono 25.000 ungheresi, 7.000 soldati sovietici e 250.000 magiari dovettero fuggire in occidente. La “rivolta d’Ungheria” era finita. Rimarrà nell’area d’influenza sovietica fino al 1989, anno della caduta della cortina di ferro, dopo che vi fu annessa alla fine della seconda guerra mondiale. Ma deve far riflettere la presa di posizione di alcuni esponenti comunisti di allora. Palmiro Togliatti disse: «mia opinione che una protesta contro l’Unione Sovietica avrebbe dovuto farsi se essa non fosse intervenuta, nel nome della solidarietà che deve unire nella difesa della civiltà tutti i popoli». Giorgio Napolitano attuale Presidente della Repubblica (nel 1956 nel Comitato Centrale del PCI) condannò come controrivoluzionari gli insorti ungheresi, su l’Unità si arrivò persino a definire gli operai insorti “teppisti” e “spregevoli provocatori”. Nell’anniversario di quell’evento l’Ungheria ha invitato i vari capi di Stato tra cui proprio Napolitano in rappresentanza dell’Italia, ma i reduci del ‘56 hanno fortemente osteggiato la presenza del “nostro” Presidente. E’ come se per commemorare la shoah Israele invitasse un ex capo nazista, l’”ex” è riferito al “capo” e non al “nazista” perché Napolitano non ha mai rinnegato o condannato il suo passato comunista.
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