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LUNGHI COLTELLI
Post n°40 pubblicato il 30 Ottobre 2005 da salbarbio
Se, mettiamo, il patron dell’Inter Moratti, che poverino non vince quasi mai (l’ultima Coppa Italia non conta), riuscisse a convincere tutti i giocatori del Milan a passare sotto le bandiere nerazzurre, offrendogli uno stipendio doppio, nel mondo del calcio si griderebbe allo scandalo nazionale, internazionale, mondiale, Inter…planetario. Ebbene, nel mondo dell’editoria e dei giornali locali è accaduto anche questo. E “Tutto in una notte” come il titolo del famoso film. I nomi dei giornali e dei protagonisti è inutile farli: li conoscono tutti. E’ successo qualche anno fa: un editore che si credeva grande, poi morto suicida, avendo una grande disponibilità di denaro e una altrettanto evidente mania di grandezza, volle aprire alcune redazioni del quotidiano di cui era proprietario, nella regione dove era nato, nelle città di provincia dalle quali era partito per fare fortuna e diventare uno dei più grandi imprenditori italiani. Inoltre, il nostro aveva in mente di andare a fare la guerra ad un suo amico-nemico editore, proprio a casa di quest’ultimo e perdipiù sul suo terreno: i giornali locali. Un po’ quello che aveva tentato alcuni decenni prima il mitico Lamborghini, che dal produrre vini e trattori cominciò a sfidare il suo amico Enzo Ferrari cominciando a realizzare anche lui fuoriserie, rimaste però un prodotto di nicchia ancora di più delle rosse di Maranello. Ma, tornando ai giornali, la guerra fra l’imprenditore e l’editore era ormai dichiarata: e alla guerra si va come alla guerra, quindi con tutte le armi possibili. Ma mai sbarco in territorio nemico era stato tanto “rumoroso” come questo di cui racconto. I mezzi, come detto, erano ingenti, i generali erano tanti e di gran nome. Mancava la truppa. Con un’operazione-lampo, decisa quanto spregiudicata, l’editore pensò bene di portare via l’esercito al nemico: convocò i giornalisti della testata avversaria e gli propose d’amblè (SI SCRIVE COSI’? MAH) di passare dalla sua parte, mettendo sul piatto il raddoppio dello stipendio. Come quei calciatori che l’anno prima baciano la maglia e quando segnano la sventolano a mo’ di bandiera verso la curva dei propri tifosi, rilasciando interviste di fedeltà a vita a quei colori; e l’anno dopo invece passano ad un’altra squadra che gli paga uno stipendio migliore (vedi Vieri…), così ve ne fosse stato uno, di quei giornalisti, che rinunciò a vedere raddoppiate le proprie entrate! E, nel giro di una notte, il giornale che da cento anni presidiava quelle zone, si ritrovò senza quasi più giornalisti. Una batosta da cui ci mise un po’ a riprendersi: ma poi, con qualche assunzione, alcuni trasferimenti da altre sedi e così via, parò la botta e ritornò in corsa contro la corazzata invasora. E nel giro di pochi anni mise alle corde gli invasori che, per vari motivi fra cui vendite non certo entusiasmanti, furono costretti a chiudere le redazioni aperte in quel modo così “corsaro”. Alcuni dei giornalisti “transfughi” cercarono di riproporsi al loro vecchio editore, ma furono quasi tutti respinti – tranne quei pochi veramente indispensabili – con un cortese ma deciso: “No, grazie”. Il “tradimento” nel passaggio da un giornale all’altro è una cose frequente fra i giornalisti, ma viene raramente perdonato: o meglio, passa in secondo piano solo per le “firme” o per quelli che hanno amici fra i direttori dei giornali. Questo episodio comunque dimostra che non basta portare via agli avversari i componenti della squadra per approntare una compagine vincente. Insomma, non bastano i soldi per fare un buon editore, così come non bastano per fare un buon presidente di società calcistiche. Assiomi entrambi ampiamente dimostrati, in Italia e all’estero. |
Inviato da: lottersh
il 25/03/2009 alle 09:08
Inviato da: lorteyuw
il 24/03/2009 alle 17:23
Inviato da: lorteyuw
il 24/03/2009 alle 17:23
Inviato da: lorteyuw
il 24/03/2009 alle 17:23
Inviato da: lorteyuw
il 24/03/2009 alle 17:23