Precariato
Rabbiosa e violenta e la vita,
morsa da mille vermi
che la scavano fino al succo.
Marcisce fino alla radice la verità.
Rimpiazzata dalla percezione
della realtà,
impressa di un,
io accondiscendente.
Ovattato nel buio,
con conati periodici,
scavo la mia buca vicino all’oceano.
È un mare calmo quasi piatto.
Mail futuro non esiste,
in questo posto
di transenne e cantieri aperti
e chiusi,
e società di comodo e comodi tutti!
Nessun proseguimento
di quello che siamo,
la vita si ferma con noi,
paese di vecchi, e stanchi giovani.
Ma il posto migliore dove vivere,
il migliore dei tempi non è….
E scandisci la vita anno per anno,
in spazi di tempo
che sanno straziarti,
nell’attesa di un insicuro,
oramai divenuto costante.
Incitare a coincidere gli altri con noi,
che non siamo peggiori
ma diversi nello stile di vita
e nei modi di fare,
in questi anni sbagliati.
In cui tutto è attonito,
fermo,
eppure si muove all’unisono.
C.Moraldi
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Li primi, der seconno e der terzo
Cugì, da regaziono te ricordi giocavamo a
‘ndiana jons, a via Diano Marina!
Co la boraccia vecchia de zio Peppe,
quella de fero, appesa ar collo,
come appenneresti na medaja.
A casa de nonno, in giro per giardino,
tra l’arberi de nespole, la fontana e l’artalena.
Poi tornavamo stachi a casa, dopo corse prolugate,
Mi nonna che vedennoce diceva:
Hao ‘nd’annate ‘n’do corete!
“è quasi pronto er sugo, pe facce la merenda”,
a no’! è da ieri che sto sugo coce! aspetta’ la penzione!
E’ ‘na, mistura che s’arossa, e dentro la rosetta,
se crea spazio, entranno dalla capoccia
pe riempilla tutta!
La magni senza fretta, senza pasta, ma co gusto.
Sentennote mpo’ a casa.
Che sapore, che profumo, come sempre!
Ma ormai semo cresciti.
Nun magno, più rosette ne cirole,
ne sugo de mi nonna! magno solo pane a fette,
già tajato mollo e sciapo.
Er profumo de na vorta, ormai e scomparito,
rimpiazzato da na cronica allergia.
Pe l’arberi, er verde e pe le bestie.
Claudio MORALDI