Creato da silviuzz il 22/05/2006

FUORI IL ROSPO!

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LONDON ADVENTURES

Post n°71 pubblicato il 07 Luglio 2007 da silviuzz
 

Do something different... direi che la frase è perfetta per la mia esperienza!


Ullallà! Un concorso dove devi raccontare un viaggio!

Ullallallà… se scrivi bene si vincono dei premi, tra cui un viaggio a Capo Verde!

Ullall… Silviuzz, frena il tuo entusiasmo, che tanto te non hai mai vinto niente gerarchicamente più elevato dello scacciamosche manuale (la paletta a forma di piedone, per intenderci… ne ho di tutti i colori) alla pesca di  beneficenza del paese… bah, tanto vale provare… se non altro mi diverto un po’ a raccontare la mia avventura a Londra… perché quella DOVEVA essere una vacanza studio, ma si è rivelato davvero un soggiorno avventuroso! Non aspettatevi descrizioni e commenti sulla città (comunque da visitare!) ma…


Anno 2000. Neodiciottenne. Dopo mesi di duro lavoro psicologico sono riuscita a convincere i miei a mandarmi tre settimane a Londra “per studio” (ihihi)… tramite un’amica di mia madre (che doveva covare qualche astio nascosto, visto poi con chi mi ha spedito) combino il viaggio con un’associazione veneta, e il giorno della presentazione del programma a Udine conosco un po’ della gente che verrà su con me… tra cui, toh! Una mia ex compagna di classe delle medie. Beh dai, almeno una faccia conosciuta.
La prof che ci accompagna presenta il soggiorno come strepitosamente strepitoso, le famiglie come tutte da telefilm “I Robinson” e il costo della vita a Londra come “un pelino più caro ma tanto la famiglia provvederà a tutto”… già già... una strana sensazione al sentire quella frase, come un presentimento… ma tant’è, se lo dice lei, fidiamoci!

Il giorno della partenza coincide anche col mio primo volo in aereo. Ero piuttosto tranquilla, se non che appena ci stacchiamo da terra la mia ex compagna di classe M. (d’ora in poi nominata Piattola per simpatia) inizia con “Oh, cadiamo!”… “E se cadiamo?”… “Speriamo di non cadere, eh?”… “E se precipitiamo in mare?”… “E se il pilota sbaglia l’atterraggio?”… cioè, ca22io, siamo in volo da neanche dieci minuti, io non sono mai stata su un aereo prima e tu inizi a farmi terrorismo psicologico così? Abbiamo intimato a Piattola il silenzio per quattro volte, alla fine la mia vicina di posto ed io ci siamo stufate, l’abbiamo tirata via di peso dal suo posto vicino al finestrino e l’abbiamo messa nel sedile vicino l’hostess che, avendoci negato del nastro adesivo per tapparle la bocca, avrebbe così dovuto sorbirsela per il resto del viaggio. Purtroppo però la terrorista dell’aria si è placata da sola dopo un po’ (scaricate le pile?) e non abbiamo potuto gustarci la scena dell’hostess (cui iniziavano a girare i maroni) che gli dava una randellata per farla tacere. Peccato!

Arriviamo a Heathrow, aspettiamo i bagagli e poi ci dirigiamo verso lo spiazzo dove ci attendevano le famiglie che ci avrebbero ospitato.

Tra padri e madri di famiglia, qualche figlia e figlio (“ehi! Vado io a casa di quello là!” ma purtroppo era già assegnato a un ragazzo di Brescia), scorgo una signora bionda, piccolina, che mi viene incontro con un sorriso molto rassicurante, si presenta come Sarah e mi chiede se sono io “Solvia”… no, ehi, mi hanno chiamata in tutti i modi, da Salvia a Salvietta passando per tutto ciò che ci sta in mezzo… ma Solvia con la O no, eh? Nononono, non ci sto… “Si, sono io Siiiiiiiiilvia, piacere!”… persona ninina, dolce e dall’aria di brava casalinga, mi vien da pensare. Ahahah. Il tuo intuito lo hai lasciato in Italia, cara mia, te ne accorgerai presto!

La signora Sarah mi informa che sarò in casa con un’altra ragazza friulana, in quanto già che ha a disposizione due letti e che vive un po’ lontano (dall’altra parte della città, in pratica) dal resto della truppa essendo in due è meglio. Bene!

Conosco Erica, che verrà ospitata con me, e gioisco nello scoprirla gioiosa e pimpante come un baccalà mantecato. Non ride, non parla, praticamente muta. Allegriaaaaaaaa!

Saliamo sulla macchina della signora Sarah e ci dirigiamo a casetta sua. Appena entrata mi accorgo che dal casino che regna in salotto dev’esserci qualche marmocchio per casa… ta-dàààn! Eccola lì! Emily, 5 anni… e poi, oh! Un’altra! Amy, 8 mesi… amoooore quanto sei pacioccona! Bella lei…ehe…

Erica e io diamo a Sarah gli omaggi che abbiamo portato per lei dall’Italia (io una confezione di prosciutto di San Daniele sottovuoto e due bottiglie di vino dell’azienda più o meno di famiglia), poi prendiamo possesso delle nostre stanze. Erica si installa in quella vicino a dove Sarah dorme con le bimbe (il marito non c’era e non ho indagato in tal senso), con la porta dotata di chiavistello, ed io in un’altra accanto alla toilette, con la porta senza maniglia che non si chiude (occhio a questo particolare, poi farà la differenza)… è quasi ora di cena, Sarah ci chiama giù in cucina… yum yum, c’ho una fame… prima sorpresa: patate lesse, radicchio e carne le abbiamo mangiate senza condimento perché sale, olio & co. in quella casa sono banditi, Sarah ci tiene alla linea… ok, ce li procureremo… che Sarah se magni pure il radicchio così ma a me ed Erica mangiato “nudo e crudo” non ci va giù… vadano patate, carote e pomodori, ma certa verdura senza condimento fa un po’ schifìo… comunque la fame c’era e quindi razzoliamo tutto, anche per non offendere la signora.
Costei (che in tre settimane non ho mai visto mangiare se non qualche Mars), intanto che cenavamo, era intenta a pulire un po’ la cucina… spruzza un prodotto tipo Cif sulla spugna, si dirige al fornello e passa… poi va al lavello e passa… Amy ha rovesciato qualcosa a terra, e passa… Amy si è sbrodolata la minestra sulla faccia e passa… PASSA!?!  *Aaaargh!* Ho visto gli occhi di Erica strabuzzare, mi sono voltata e si, ho visto proprio quella scena: Sarah stava pulendo con la spugna intrisa di detersivo la bocca alla sua bimba di 8 mesi… lì ho capito che quest’ultima sarebbe cresciuta con tanti di quegli anticorpi addosso da fare invidia a Mowgli e che io ed Erica avremmo avuto un soggiorno un tantino più movimentato del previsto.

Fu così infatti che ebbe inizio l’avventura del signor Bonaventura.

La mattina a lezione, il pomeriggio a zonzo o con Erica o da sola (il gruppo stava a scuola a giocare a calcetto o pallavolo se non erano previste gite… beh, se io mi trovo in una metropoli credo che passare le giornate così sia da imbecilli, mi scusassero lor signori), la sera ci si trovava con quelli della scuola e la notte… ogni notte una sorpresa!

Il secondo giorno, tornate a casa verso le 22.00 entriamo in cucina e, appesi ad asciugare sul filo apposito che andava da una parete all’altra c’erano una decina di completini intimi sexyssimi (praticamente trasparenti): reggiseni e tanga di tutti i colori e ricami davano bella mostra di sé a chiunque fosse entrato (si vedevano dall’ingresso). Erica mi guarda con un sguardo traducibile in “oh-oh!”… poche parole, ma concordo col pensiero che volevano trasmettere. Nello stesso giorno avevo infatti notato un altro particolare che un po’ m’aveva inquietata: Sarah se ne andava in giro per casa con zoccoli altezza 10cm (comodi per correre su e giù per le scale inglesi, strette e altissime!). Quelli, aggiunti allo spettacolo della biancheria stesa ad asciugare, mi ha fatto venire in mente strane teorie (fortunatamente mai provate) su come Sarah si guadagnasse da vivere (ufficialmente non lavorava). Resto della serata tranquillo a chiacchierare con Erica (che grazie al mio influsso chiacchiericcio si stava sbaccalizzando e anzi iniziava a diventarmi simpatica) e a guardare la tv in compagnia di Emily, la bimba di cinque anni, che per un bel po’ ha giocato sul tappeto, poi ha trovato qualcosa di più interessante da fare… uno strano “ciup ciup ciup” mi ha fatto distogliere lo sguardo dalla tv per capire cosa fosse quel suono… era la piccola che mi stava LETTERALMENTE pulendo le scarpe che avevo ancora addosso slinguazzandole qua e là. Oddio. Anche qui gli anticorpi vengono su bene, belli forti e combattivi, eh!

La terza sera altra surprise: le due bottiglie di vino da me omaggiate alla padrona di casa erano state scolate, assieme a mezza bottiglia di vodka… ta-dàààn, svelato un altro arcano: Sarah aveva il vizietto del bere!

E inizia così un turbinio di nottate con Sarah ubriaca fradicia che (complice la porta inchiudibile) entra in camera mia e dopo avermi svegliata si mette a parlare, a ridere, a piangere e una volta quasi a vomitare… una sera mentre la riaccompagnavo in camera sua robe che non rotolava giù per le scale, l’ho presa per un pelo! (Quando faceva così le bambine erano dalla nonna -in pratica quasi ogni giorno-, quindi ubriaca da un lato, ma premurosa con le figlie dall’altro…)

Inizialmente, quindi, Sarah beveva e basta… poi un giorno è arrivato a casa Michael (detto anche “he’s only a friend”) e al bere si sono aggiunti sesso, droga & rock’n’roll.

Alcune sere i due fumavano così tanto che bastava passare per il salotto e ne uscivi euforizzato come che il cannone te lo fossi sparato tu (se passando per Londra notate una manata sulla vetrata di una casetta a schiera, quella è la mia impronta lasciata erroneamente mentre cercavo di aprire la finestra… quando me ne sono andata era ancora lì, bianca sul “nero fumo” (letteralmente) del vetro, e non è detto che non ci sia ancora!)… altre accendevano lo stereo a palla alle tre di notte e cantavano, con buona pace dei vicini che non hanno mai fiatato (magari averli io così!)... ogni tanto poi si chiudevano in camera (del resto, “erano solo amici”) e la notte passava tranquilla se non che ogni tanto lui sbagliava porta e invece di entrare in bagno entrava da me…

La scena massima è stata una sera che Erica e io siamo rincasate prima del pattuito… congedateci dal gruppo che passava l’ennesima serata allo stesso pub (what OO!) abbiamo preso i nostri due autobus per tornare a casa con l’intenzione di fare una camminata per quel quartiere… Erica mi dice che prima deve assolutissimamente andare a fare “plin plin” e dato che casa nostra era vicina deviamo. Sento puzza di bruciato, quelle tende tirate e quelle luci soffuse (ed erano soffuse davvero, dato che i vetri erano totalmente patinati dal fumo) che si scorgono dall’esterno mi turbano, ma nonostante ciò apro la porta (fin dal primo giorno Sarah mi aveva dato copia delle chiavi per entrare e uscire quando avevamo voglia) ed Erica si fionda dritta su per le scale diretta alla toilette (più che una toilette, un cesso.. tutta la stanza in moquette ricoperta da chiazze rosse -vi lascio immaginare cos’era- e vasca tanto incrostata e sporca (e non andava via, abbiamo provato) che dopo che t’eri fatta la doccia uscivi e ti lavavi i piedi, non scherzo e non sono una persona schizzinosa!)… Insomma, ero indecisa se entrare o meno, poi ho deciso di andare in cucina a bere un bicchier d’acqua. La cucina era dritta di fronte all’ingresso, separato dal salotto da una parete divisoria di qualche metro. “Vado di corsa e qualsiasi cosa stia accadendo sul divano non vedo” mi dico… tsè! Sarah, sbronza ma con quel tanto di lucidità per capire che era entrato qualcuno mi si presenta davanti riassestando la sottoveste rosa e salutandomi, dicendo che ero in anticipo… stavo spiegando che eravamo entrate solo un attimo per via di Erica e della sua vescica quand’ecco che dal divano mi giunge un “Hi, Silvia!” (avevano imparato a usare la “i”, nel frattempo, che tesori!)… sporgo la testa e vedo Michael, girato col "lato A" rivolto verso di me mentre se ne sta disteso su un fianco, in costume adamitico, che mi saluta sorridente.  Sono diventata di tutti i colori dell’arcobaleno, indaco compreso, mi sono scusata “per l’interruzione” e sono andata a prendere Erica di peso per trascinarla fuori a spasso ancora per un’oretta almeno.

E non era nemmeno passata una settimana!

Di notte non chiudevo occhio (a volte Micheal veniva a chiamarmi perché Sarah si era addormentata sul divano e passavamo ore e ore a chiacchierare del più e del meno finchè lei non si svegliava… ho imparato più l'inglese lì che in cinque anni di superiori!) o dormivo poco, e spesso e volentieri avevo una fame pazzesca… già, perché col fatto che fosse sempre sbronza Sarah non ci faceva mai da mangiare come accadeva a tutti i nostri compagni di corso… e quindi via a spendere cifre folli (due tramezzini 9,00 € attuali) in pub, bar, e ovunque il cibo (parlare di cibo in Inghilterra è come parlare di croquet in Italia) costasse poco (il McDonald's è stato abbandonato al secondo giorno causa mal di pancia mio e gastrite con tanto di febbre di Erica che giustamente non ha più voluto metterci piede)… in pochi giorni, nonostante ci nutrissimo di merendine a poco prezzo, toast e schifezze varie i soldi scarseggiavano… mi ricordo di aver mandato un sms a mia madre avvertendola del problema e lei scherzando aveva detto a mio padre che le avevo inviato un messaggio che diceva pressapoco: "Hello daddy, sono senza un penny! Ho comprato un po' di souvenirs e ora non ho più liquidi! Mi versi qualcosa sul conto?"… mi è arrivata una telefonata che un boia al patibolo avrebbe avuto un tono più gentile, e solo dopo una raffica di insulti sono riuscita a convincere mio padre che mammà gli aveva fatto uno scherzo (ma che scherzi del cactus sono?) e che avevo finito i money perché dovevo mangiare fuori o comunque procurarmi cibo sia a pranzo che a cena… per fortuna è rinsavito e il giorno dopo mi ha versato qualcosa sul conto, sennò veramente non avrei avuto di che mangiare! Vi chiederete perché mai non usassimo il cibo che c’era in giro per la cucina… ahhhhh… dolci ricordi… il frigo era praticamente vuoto e, a parte il latte (unica cosa fresca e sempre presente, per via delle bambine), c’erano salse (ho fermato Erica per un soffio dal mettersi in bocca un cucchiaio di maionese -inodore, stranamente- scaduta nel 1999, cioè un anno prima), qualche verdura e frutta (non dimenticherò le ciliegie grandi come albicocche e color verde-rosa) e un pollo intero (ribattezzato Ermenegildo) che è stato lì per tre settimane, c’era quando sono arrivata ed era ancora lì (cotto a metà per errore una sera che io ed Erica avevamo acceso il forno per scaldarci due pizze e non ci eravamo accorte che lui stava nel ripiano sotto -era un forno a due sportelli-) quando me ne sono andata.

Penserete che sia finita lì… no, certo che no! Le tre settimane sono passate tra un rifiuto della Piattola ad andare con me a Piccadilly Circus perché aveva paura la violentassero nel metrò alle due del pomeriggio (santapazienza)… una serata in discoteca con rottura del setto nasale per un cazzotto di un compagno di gruppo di Mestre con la prof che era andata a bere e non si trovava… un pomeriggio intero con la Piattola in un “Gardaland” inglese perché si era invaghita di un polacco della nostra scuola e si era unita (con me come supporter obbligata) al suo gruppo che ci andava (particolare divertente: il polacco, tale Pavel, mi ha chiamata in disparte e mi ha chiesto di staccargli di dosso la spasimante, che pertanto fosse carina la trovava appiccicosa come la pece e non la sopportava più)… un altro pomeriggio passato a casa a fare il bucato in lavatrice fermando per un soffio Sarah che alle mie magliette, canottiere e mutande stava aggiungendo le Nike nere sporche di fango (non scherzo!) che ho tolto prontamente con la scusa che le avrei lavate in giardino con la pompa dell’acqua, già ch'era caldo e c’era il sole… una serata a camminare (la prof più noi cinque femmine che l’avevamo accompagnata a vedere il musical Starlight Express) nel quartiere a luci rosse di Londra con gente che ti prendeva per un braccio per trascinarti in questo o quel locale o ti faceva complimenti vari e Piattola che camminava in mezzo a tutte tremando come una foglia al vento… giorni a trovare il modo di aggirare Emily che veniva a sgarfare nelle nostre valige e armadi per mangiare la nostra scorta di cibo che non potevamo certo far vedere a Sarah (una volta scoperto ciò che le piaceva, cioè dei biscottoni al cacao, le ho promesso che le avrei dato uno a sera se lei non metteva più mano nella roba mia e di Erica… la piccola mafiosetta mi ha detto “ok” ma in cambio di due biscottoni… esosa, ma ha funzionato!) …poi chiacchiere varie con la gente sul bus, serate distesa sui prati a parlare con gli stranieri della classe (del resto, dovevo impratichire l’inglese!), bere (essendo maggiorenni, io e altri tre ci procuravamo birra per tutti gli altri, che ci adoravano per questo) e personalmente scansare le avances di Pablo, bel ragassuolo spagnolo (nonché mio vicino di banco a scuola) che sarebbe stato molto appetibile se non fosse stato strafatto di maria che mi offriva in continuazione (sarà per quello che veniva dietro A ME?)… visita a Brighton con affibbiamento alla sottoscritta da parte della prof che è fuggita a fare shopping del più piccolo della compagnia (14 anni) che ho trascinato in giro per un po' e poi stufa dei suoi soliloqui (piccolo ma rompiballe ) l'ho costretto a interrompere il tour (era come girare per Caorle, per dare un'idea) e venire a spaparanzarsi sulla spiaggia con me e altri due del gruppo, col risultato che ci siamo addormentati tutti e quattro (aaah, i ciottolini tintinnanti al passare dell'acqua... aaaahhhh!!!)... insomma, ne ho passate di avventure… Erica poi è stata in casa con me solo due settimane, non tre, e l’ultima l’ho fronteggiata da sola… tranne due giorni, tant’è durata Gabriela, ragazza spagnola che si era trasferita da Sarah perché non si trovava bene con la famiglia dove stava e che è fuggita subito a gambe levate…

Esperienza fantastica. La rifarei. Quando raccontavo ciò che accadeva in casa con Sarah, a parte la prof che mi diceva “non dire niente a casa, eh!” (mavaffan(_!_), và… parati le cjapet tu, eh?), gli altri compagni di viaggio mi dicevano di cambiare aria, di andarmene… non ci pensavo nemmeno… sai che noia andare in una famiglia normale con regole, orari, frigo pieno e nessuno che ti entri in camera di notte svegliandoti di soprassalto?


P.S. Il concorso è finito, ma stranamente ho vinto qualcosa! Due berretti Polo Ralph Lauren! Non è il viaggio a Capo Verde, ma a caval donato non si guarda in bocca, no?


 
 
 
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