Creato da silviuzz il 22/05/2006

FUORI IL ROSPO!

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EDUCATORI DA EDUCARE

Post n°79 pubblicato il 23 Settembre 2007 da silviuzz
 

No! Io questo non lo mangio!


Sto diventando insofferente verso una certa categoria di bambini e le loro madri... venerdì al lavoro ho dovuto trattenermi dal non andare a chiudere nello sgabuzzino delle scope il primo e dare due scufiotti alla seconda, o viceversa.

Il gentil fanciullo che avrà avuto 3-4 anni attaccava a piangere come lo stessero squartando (lo sentivo come l'avessi avuto fuori dall'ufficio nonostante io sia al piano superiore e tutto il salone riecheggiava delle sue urla!) ogni volta che voleva l'attenzione della progenitrice ma lei non lo badava... e lei di rimando le chiedeva di star buono in una maniera che dirlo o non dirlo era uguale e si lamentava che non ce la faceva più...

Un tempo la disciplina era fin troppo ferrea all'interno della famiglie, ma vedo che pian piano sta scomparendo in certi nuclei familiari... sempre più spesso si vedono adolescenti che trattano i genitori come loro pari se non peggio (come racconta mia sorella a proposito di una sua compagna di scuola che da quando suo padre ha avuto l'ictus lo chiama "deficiente" e simili anche di fronte a lui) e sempre più spesso i genitori di bambini piccoli sembrano (sono?) più loro succubi che non loro mentori.

Insomma, sono per l'utilizzo della voce grossa, dello schiaffo e delle punizioni come mezzo di educazione.

Alcuni mi daranno della retrograda, ma sono convinta che senza esagerare, della serie "quando ce vò ce vò" l'uso di questi metodi renda chiaro ad un bambino cosa fare e cosa no più di qualsivoglia supplica (che rende i genitori sempre meno autoritari agli occhi dei figli, fino appunto a rendereli "al pari" o a livello zerbino).

La cosa che poi mi dà un urto pazzesco è vedere un bambino che strilla, strepita e si comporta da cafone e il genitore che ride e gli dà corda... fossero genitori troppo giovani per sapere il loro mestiere almeno... ma cribbio, no! Sono genitori anagraficamente maturi ma psicologicamente non ancora... oltre ai corsi preparto proporrei dei bei corsi pre-adolescenza, così magari avremo qualche scapestrato in meno e qualche ragazzo serio in più...

 
 
 

SINGLETUDINE

Post n°76 pubblicato il 07 Agosto 2007 da silviuzz
 

Shooted Cupid


Andare a cena fuori con amici "accoppiati" da un lato è piacevole, dall'altro desolante... guardi la sedia vuota di fronte con aria sconsolata pensando se mai ci sarà qualcuno ad occuparla, in un futuro sufficientemente prossimo.
Già.
Chissà che prima o poi non bussi alla mia porta un uomo con queste caratteristiche:

- simpatico
- allegro
- intelligente
- serio
- profondo
- amante dell'arte (tutta)
- con un bel viso (il fisico non importa), begli occhi e bei denti
- che aiuti in casa
- non sia pignolo e perfettino

SORVOLI:

- i miei kg di troppo
- il mio disordine
- il mio sarcarsmo
- la mia testardaggine
- il mio essere una ritardataria cronica
- ...e tutti gli altri difetti


- ...e magari sappia pure cucinare

Eh? Che dite, lo trovo? O devo crearmelo con una costola?

 
 
 

LONDON ADVENTURES

Post n°71 pubblicato il 07 Luglio 2007 da silviuzz
 

Do something different... direi che la frase è perfetta per la mia esperienza!


Ullallà! Un concorso dove devi raccontare un viaggio!

Ullallallà… se scrivi bene si vincono dei premi, tra cui un viaggio a Capo Verde!

Ullall… Silviuzz, frena il tuo entusiasmo, che tanto te non hai mai vinto niente gerarchicamente più elevato dello scacciamosche manuale (la paletta a forma di piedone, per intenderci… ne ho di tutti i colori) alla pesca di  beneficenza del paese… bah, tanto vale provare… se non altro mi diverto un po’ a raccontare la mia avventura a Londra… perché quella DOVEVA essere una vacanza studio, ma si è rivelato davvero un soggiorno avventuroso! Non aspettatevi descrizioni e commenti sulla città (comunque da visitare!) ma…


Anno 2000. Neodiciottenne. Dopo mesi di duro lavoro psicologico sono riuscita a convincere i miei a mandarmi tre settimane a Londra “per studio” (ihihi)… tramite un’amica di mia madre (che doveva covare qualche astio nascosto, visto poi con chi mi ha spedito) combino il viaggio con un’associazione veneta, e il giorno della presentazione del programma a Udine conosco un po’ della gente che verrà su con me… tra cui, toh! Una mia ex compagna di classe delle medie. Beh dai, almeno una faccia conosciuta.
La prof che ci accompagna presenta il soggiorno come strepitosamente strepitoso, le famiglie come tutte da telefilm “I Robinson” e il costo della vita a Londra come “un pelino più caro ma tanto la famiglia provvederà a tutto”… già già... una strana sensazione al sentire quella frase, come un presentimento… ma tant’è, se lo dice lei, fidiamoci!

Il giorno della partenza coincide anche col mio primo volo in aereo. Ero piuttosto tranquilla, se non che appena ci stacchiamo da terra la mia ex compagna di classe M. (d’ora in poi nominata Piattola per simpatia) inizia con “Oh, cadiamo!”… “E se cadiamo?”… “Speriamo di non cadere, eh?”… “E se precipitiamo in mare?”… “E se il pilota sbaglia l’atterraggio?”… cioè, ca22io, siamo in volo da neanche dieci minuti, io non sono mai stata su un aereo prima e tu inizi a farmi terrorismo psicologico così? Abbiamo intimato a Piattola il silenzio per quattro volte, alla fine la mia vicina di posto ed io ci siamo stufate, l’abbiamo tirata via di peso dal suo posto vicino al finestrino e l’abbiamo messa nel sedile vicino l’hostess che, avendoci negato del nastro adesivo per tapparle la bocca, avrebbe così dovuto sorbirsela per il resto del viaggio. Purtroppo però la terrorista dell’aria si è placata da sola dopo un po’ (scaricate le pile?) e non abbiamo potuto gustarci la scena dell’hostess (cui iniziavano a girare i maroni) che gli dava una randellata per farla tacere. Peccato!

Arriviamo a Heathrow, aspettiamo i bagagli e poi ci dirigiamo verso lo spiazzo dove ci attendevano le famiglie che ci avrebbero ospitato.

Tra padri e madri di famiglia, qualche figlia e figlio (“ehi! Vado io a casa di quello là!” ma purtroppo era già assegnato a un ragazzo di Brescia), scorgo una signora bionda, piccolina, che mi viene incontro con un sorriso molto rassicurante, si presenta come Sarah e mi chiede se sono io “Solvia”… no, ehi, mi hanno chiamata in tutti i modi, da Salvia a Salvietta passando per tutto ciò che ci sta in mezzo… ma Solvia con la O no, eh? Nononono, non ci sto… “Si, sono io Siiiiiiiiilvia, piacere!”… persona ninina, dolce e dall’aria di brava casalinga, mi vien da pensare. Ahahah. Il tuo intuito lo hai lasciato in Italia, cara mia, te ne accorgerai presto!

La signora Sarah mi informa che sarò in casa con un’altra ragazza friulana, in quanto già che ha a disposizione due letti e che vive un po’ lontano (dall’altra parte della città, in pratica) dal resto della truppa essendo in due è meglio. Bene!

Conosco Erica, che verrà ospitata con me, e gioisco nello scoprirla gioiosa e pimpante come un baccalà mantecato. Non ride, non parla, praticamente muta. Allegriaaaaaaaa!

Saliamo sulla macchina della signora Sarah e ci dirigiamo a casetta sua. Appena entrata mi accorgo che dal casino che regna in salotto dev’esserci qualche marmocchio per casa… ta-dàààn! Eccola lì! Emily, 5 anni… e poi, oh! Un’altra! Amy, 8 mesi… amoooore quanto sei pacioccona! Bella lei…ehe…

Erica e io diamo a Sarah gli omaggi che abbiamo portato per lei dall’Italia (io una confezione di prosciutto di San Daniele sottovuoto e due bottiglie di vino dell’azienda più o meno di famiglia), poi prendiamo possesso delle nostre stanze. Erica si installa in quella vicino a dove Sarah dorme con le bimbe (il marito non c’era e non ho indagato in tal senso), con la porta dotata di chiavistello, ed io in un’altra accanto alla toilette, con la porta senza maniglia che non si chiude (occhio a questo particolare, poi farà la differenza)… è quasi ora di cena, Sarah ci chiama giù in cucina… yum yum, c’ho una fame… prima sorpresa: patate lesse, radicchio e carne le abbiamo mangiate senza condimento perché sale, olio & co. in quella casa sono banditi, Sarah ci tiene alla linea… ok, ce li procureremo… che Sarah se magni pure il radicchio così ma a me ed Erica mangiato “nudo e crudo” non ci va giù… vadano patate, carote e pomodori, ma certa verdura senza condimento fa un po’ schifìo… comunque la fame c’era e quindi razzoliamo tutto, anche per non offendere la signora.
Costei (che in tre settimane non ho mai visto mangiare se non qualche Mars), intanto che cenavamo, era intenta a pulire un po’ la cucina… spruzza un prodotto tipo Cif sulla spugna, si dirige al fornello e passa… poi va al lavello e passa… Amy ha rovesciato qualcosa a terra, e passa… Amy si è sbrodolata la minestra sulla faccia e passa… PASSA!?!  *Aaaargh!* Ho visto gli occhi di Erica strabuzzare, mi sono voltata e si, ho visto proprio quella scena: Sarah stava pulendo con la spugna intrisa di detersivo la bocca alla sua bimba di 8 mesi… lì ho capito che quest’ultima sarebbe cresciuta con tanti di quegli anticorpi addosso da fare invidia a Mowgli e che io ed Erica avremmo avuto un soggiorno un tantino più movimentato del previsto.

Fu così infatti che ebbe inizio l’avventura del signor Bonaventura.

La mattina a lezione, il pomeriggio a zonzo o con Erica o da sola (il gruppo stava a scuola a giocare a calcetto o pallavolo se non erano previste gite… beh, se io mi trovo in una metropoli credo che passare le giornate così sia da imbecilli, mi scusassero lor signori), la sera ci si trovava con quelli della scuola e la notte… ogni notte una sorpresa!

Il secondo giorno, tornate a casa verso le 22.00 entriamo in cucina e, appesi ad asciugare sul filo apposito che andava da una parete all’altra c’erano una decina di completini intimi sexyssimi (praticamente trasparenti): reggiseni e tanga di tutti i colori e ricami davano bella mostra di sé a chiunque fosse entrato (si vedevano dall’ingresso). Erica mi guarda con un sguardo traducibile in “oh-oh!”… poche parole, ma concordo col pensiero che volevano trasmettere. Nello stesso giorno avevo infatti notato un altro particolare che un po’ m’aveva inquietata: Sarah se ne andava in giro per casa con zoccoli altezza 10cm (comodi per correre su e giù per le scale inglesi, strette e altissime!). Quelli, aggiunti allo spettacolo della biancheria stesa ad asciugare, mi ha fatto venire in mente strane teorie (fortunatamente mai provate) su come Sarah si guadagnasse da vivere (ufficialmente non lavorava). Resto della serata tranquillo a chiacchierare con Erica (che grazie al mio influsso chiacchiericcio si stava sbaccalizzando e anzi iniziava a diventarmi simpatica) e a guardare la tv in compagnia di Emily, la bimba di cinque anni, che per un bel po’ ha giocato sul tappeto, poi ha trovato qualcosa di più interessante da fare… uno strano “ciup ciup ciup” mi ha fatto distogliere lo sguardo dalla tv per capire cosa fosse quel suono… era la piccola che mi stava LETTERALMENTE pulendo le scarpe che avevo ancora addosso slinguazzandole qua e là. Oddio. Anche qui gli anticorpi vengono su bene, belli forti e combattivi, eh!

La terza sera altra surprise: le due bottiglie di vino da me omaggiate alla padrona di casa erano state scolate, assieme a mezza bottiglia di vodka… ta-dàààn, svelato un altro arcano: Sarah aveva il vizietto del bere!

E inizia così un turbinio di nottate con Sarah ubriaca fradicia che (complice la porta inchiudibile) entra in camera mia e dopo avermi svegliata si mette a parlare, a ridere, a piangere e una volta quasi a vomitare… una sera mentre la riaccompagnavo in camera sua robe che non rotolava giù per le scale, l’ho presa per un pelo! (Quando faceva così le bambine erano dalla nonna -in pratica quasi ogni giorno-, quindi ubriaca da un lato, ma premurosa con le figlie dall’altro…)

Inizialmente, quindi, Sarah beveva e basta… poi un giorno è arrivato a casa Michael (detto anche “he’s only a friend”) e al bere si sono aggiunti sesso, droga & rock’n’roll.

Alcune sere i due fumavano così tanto che bastava passare per il salotto e ne uscivi euforizzato come che il cannone te lo fossi sparato tu (se passando per Londra notate una manata sulla vetrata di una casetta a schiera, quella è la mia impronta lasciata erroneamente mentre cercavo di aprire la finestra… quando me ne sono andata era ancora lì, bianca sul “nero fumo” (letteralmente) del vetro, e non è detto che non ci sia ancora!)… altre accendevano lo stereo a palla alle tre di notte e cantavano, con buona pace dei vicini che non hanno mai fiatato (magari averli io così!)... ogni tanto poi si chiudevano in camera (del resto, “erano solo amici”) e la notte passava tranquilla se non che ogni tanto lui sbagliava porta e invece di entrare in bagno entrava da me…

La scena massima è stata una sera che Erica e io siamo rincasate prima del pattuito… congedateci dal gruppo che passava l’ennesima serata allo stesso pub (what OO!) abbiamo preso i nostri due autobus per tornare a casa con l’intenzione di fare una camminata per quel quartiere… Erica mi dice che prima deve assolutissimamente andare a fare “plin plin” e dato che casa nostra era vicina deviamo. Sento puzza di bruciato, quelle tende tirate e quelle luci soffuse (ed erano soffuse davvero, dato che i vetri erano totalmente patinati dal fumo) che si scorgono dall’esterno mi turbano, ma nonostante ciò apro la porta (fin dal primo giorno Sarah mi aveva dato copia delle chiavi per entrare e uscire quando avevamo voglia) ed Erica si fionda dritta su per le scale diretta alla toilette (più che una toilette, un cesso.. tutta la stanza in moquette ricoperta da chiazze rosse -vi lascio immaginare cos’era- e vasca tanto incrostata e sporca (e non andava via, abbiamo provato) che dopo che t’eri fatta la doccia uscivi e ti lavavi i piedi, non scherzo e non sono una persona schizzinosa!)… Insomma, ero indecisa se entrare o meno, poi ho deciso di andare in cucina a bere un bicchier d’acqua. La cucina era dritta di fronte all’ingresso, separato dal salotto da una parete divisoria di qualche metro. “Vado di corsa e qualsiasi cosa stia accadendo sul divano non vedo” mi dico… tsè! Sarah, sbronza ma con quel tanto di lucidità per capire che era entrato qualcuno mi si presenta davanti riassestando la sottoveste rosa e salutandomi, dicendo che ero in anticipo… stavo spiegando che eravamo entrate solo un attimo per via di Erica e della sua vescica quand’ecco che dal divano mi giunge un “Hi, Silvia!” (avevano imparato a usare la “i”, nel frattempo, che tesori!)… sporgo la testa e vedo Michael, girato col "lato A" rivolto verso di me mentre se ne sta disteso su un fianco, in costume adamitico, che mi saluta sorridente.  Sono diventata di tutti i colori dell’arcobaleno, indaco compreso, mi sono scusata “per l’interruzione” e sono andata a prendere Erica di peso per trascinarla fuori a spasso ancora per un’oretta almeno.

E non era nemmeno passata una settimana!

Di notte non chiudevo occhio (a volte Micheal veniva a chiamarmi perché Sarah si era addormentata sul divano e passavamo ore e ore a chiacchierare del più e del meno finchè lei non si svegliava… ho imparato più l'inglese lì che in cinque anni di superiori!) o dormivo poco, e spesso e volentieri avevo una fame pazzesca… già, perché col fatto che fosse sempre sbronza Sarah non ci faceva mai da mangiare come accadeva a tutti i nostri compagni di corso… e quindi via a spendere cifre folli (due tramezzini 9,00 € attuali) in pub, bar, e ovunque il cibo (parlare di cibo in Inghilterra è come parlare di croquet in Italia) costasse poco (il McDonald's è stato abbandonato al secondo giorno causa mal di pancia mio e gastrite con tanto di febbre di Erica che giustamente non ha più voluto metterci piede)… in pochi giorni, nonostante ci nutrissimo di merendine a poco prezzo, toast e schifezze varie i soldi scarseggiavano… mi ricordo di aver mandato un sms a mia madre avvertendola del problema e lei scherzando aveva detto a mio padre che le avevo inviato un messaggio che diceva pressapoco: "Hello daddy, sono senza un penny! Ho comprato un po' di souvenirs e ora non ho più liquidi! Mi versi qualcosa sul conto?"… mi è arrivata una telefonata che un boia al patibolo avrebbe avuto un tono più gentile, e solo dopo una raffica di insulti sono riuscita a convincere mio padre che mammà gli aveva fatto uno scherzo (ma che scherzi del cactus sono?) e che avevo finito i money perché dovevo mangiare fuori o comunque procurarmi cibo sia a pranzo che a cena… per fortuna è rinsavito e il giorno dopo mi ha versato qualcosa sul conto, sennò veramente non avrei avuto di che mangiare! Vi chiederete perché mai non usassimo il cibo che c’era in giro per la cucina… ahhhhh… dolci ricordi… il frigo era praticamente vuoto e, a parte il latte (unica cosa fresca e sempre presente, per via delle bambine), c’erano salse (ho fermato Erica per un soffio dal mettersi in bocca un cucchiaio di maionese -inodore, stranamente- scaduta nel 1999, cioè un anno prima), qualche verdura e frutta (non dimenticherò le ciliegie grandi come albicocche e color verde-rosa) e un pollo intero (ribattezzato Ermenegildo) che è stato lì per tre settimane, c’era quando sono arrivata ed era ancora lì (cotto a metà per errore una sera che io ed Erica avevamo acceso il forno per scaldarci due pizze e non ci eravamo accorte che lui stava nel ripiano sotto -era un forno a due sportelli-) quando me ne sono andata.

Penserete che sia finita lì… no, certo che no! Le tre settimane sono passate tra un rifiuto della Piattola ad andare con me a Piccadilly Circus perché aveva paura la violentassero nel metrò alle due del pomeriggio (santapazienza)… una serata in discoteca con rottura del setto nasale per un cazzotto di un compagno di gruppo di Mestre con la prof che era andata a bere e non si trovava… un pomeriggio intero con la Piattola in un “Gardaland” inglese perché si era invaghita di un polacco della nostra scuola e si era unita (con me come supporter obbligata) al suo gruppo che ci andava (particolare divertente: il polacco, tale Pavel, mi ha chiamata in disparte e mi ha chiesto di staccargli di dosso la spasimante, che pertanto fosse carina la trovava appiccicosa come la pece e non la sopportava più)… un altro pomeriggio passato a casa a fare il bucato in lavatrice fermando per un soffio Sarah che alle mie magliette, canottiere e mutande stava aggiungendo le Nike nere sporche di fango (non scherzo!) che ho tolto prontamente con la scusa che le avrei lavate in giardino con la pompa dell’acqua, già ch'era caldo e c’era il sole… una serata a camminare (la prof più noi cinque femmine che l’avevamo accompagnata a vedere il musical Starlight Express) nel quartiere a luci rosse di Londra con gente che ti prendeva per un braccio per trascinarti in questo o quel locale o ti faceva complimenti vari e Piattola che camminava in mezzo a tutte tremando come una foglia al vento… giorni a trovare il modo di aggirare Emily che veniva a sgarfare nelle nostre valige e armadi per mangiare la nostra scorta di cibo che non potevamo certo far vedere a Sarah (una volta scoperto ciò che le piaceva, cioè dei biscottoni al cacao, le ho promesso che le avrei dato uno a sera se lei non metteva più mano nella roba mia e di Erica… la piccola mafiosetta mi ha detto “ok” ma in cambio di due biscottoni… esosa, ma ha funzionato!) …poi chiacchiere varie con la gente sul bus, serate distesa sui prati a parlare con gli stranieri della classe (del resto, dovevo impratichire l’inglese!), bere (essendo maggiorenni, io e altri tre ci procuravamo birra per tutti gli altri, che ci adoravano per questo) e personalmente scansare le avances di Pablo, bel ragassuolo spagnolo (nonché mio vicino di banco a scuola) che sarebbe stato molto appetibile se non fosse stato strafatto di maria che mi offriva in continuazione (sarà per quello che veniva dietro A ME?)… visita a Brighton con affibbiamento alla sottoscritta da parte della prof che è fuggita a fare shopping del più piccolo della compagnia (14 anni) che ho trascinato in giro per un po' e poi stufa dei suoi soliloqui (piccolo ma rompiballe ) l'ho costretto a interrompere il tour (era come girare per Caorle, per dare un'idea) e venire a spaparanzarsi sulla spiaggia con me e altri due del gruppo, col risultato che ci siamo addormentati tutti e quattro (aaah, i ciottolini tintinnanti al passare dell'acqua... aaaahhhh!!!)... insomma, ne ho passate di avventure… Erica poi è stata in casa con me solo due settimane, non tre, e l’ultima l’ho fronteggiata da sola… tranne due giorni, tant’è durata Gabriela, ragazza spagnola che si era trasferita da Sarah perché non si trovava bene con la famiglia dove stava e che è fuggita subito a gambe levate…

Esperienza fantastica. La rifarei. Quando raccontavo ciò che accadeva in casa con Sarah, a parte la prof che mi diceva “non dire niente a casa, eh!” (mavaffan(_!_), và… parati le cjapet tu, eh?), gli altri compagni di viaggio mi dicevano di cambiare aria, di andarmene… non ci pensavo nemmeno… sai che noia andare in una famiglia normale con regole, orari, frigo pieno e nessuno che ti entri in camera di notte svegliandoti di soprassalto?


P.S. Il concorso è finito, ma stranamente ho vinto qualcosa! Due berretti Polo Ralph Lauren! Non è il viaggio a Capo Verde, ma a caval donato non si guarda in bocca, no?


 
 
 

BOUTIQUE DE LA VERDURE

Post n°70 pubblicato il 29 Giugno 2007 da silviuzz
 


Pomodorini Pachino


I miei sono al mare. Casa libera. Ahhh… che pace.

Devo farmi di pranzo. Apro il frigo. Ahhh!!!… sono passati gli Unni.

I miei per star via qualche giorno hanno razziato tutto, a parte tre litri di latte… vabbè che non sono una cuoca eccelsa, ma quelle tre bottiglie di “Latte Carnia” lì mi sembrano una presa in giro, quasi a dire ”bevi quello a colazione, pranzo e cena così vai sul sicuro e non bruci tutte le pignatte” …eggià, perché dovete sapere che io seguo la dieta dei single: metà del pasto resta attaccato alla padella, e metà risulta commestibile… non la si trova su Viversani&gnocchi & co. ma alla lunga funziona, eh!

Comunque… sono un Ariete e in quanto ovino mi nutro di vegetali (no erba, sono un ariete chic io!), cui stranamente per un quadrupede ogni tanto aggiungo qualche frutto (lontano dai pasti sennò gonfia)… quindi per me è indispensabile avere a portata frutta e verdura, che gli Unni, ovviamente, hanno depredato.

Bene, andiamo dal fruttivendolo allora!
So che gli ortaggi dei supermercati sono di seconda scelta rispetto a quelli che vengono destinati ai piccoli negozi, ma per comprare limoni, banane, patate, cipolle & co. la “Coop sei tu chi può darti di più” mi va bene lo stesso.

Ma oggi no, oggi sono come la signora dei Ferrero Rocher, voglio “qualcosa di buono”… prendo la mia *pciù pciù* Polo Fun (non ho alcun Ambrogio da mandare in mia vece) e mi dirigo in piazza, al negozio che di solito frequenta mia madre (appunto, paga lei).

Bè, vediamo… un giorno di questi mi pappo prosciutto (di San Daniele, obviously) e melone, un altro potrei mangiarmi pomodorini Pachino e mozzarella… poi spetta… insalatina, insalata gentile, lamponi , carote, fichi… fichi? Di già? Fichiiiiii…. Si si me ne dia un tre và, quanto vengono? Orpo.. si si, solo tre… ai fichi (in tutti i sensi) non so resistere! …poi duroni (sono il miglior tipo di ciliegie sul mercato), due banane, sei albicocche… bene… per un totale di Euro XY,90!… PORCA PUT..RELLA!!! E che è, ci stà Bassotto 176-176 nascosto dietro al bancone? Cacchio! E si che avevo guardato i prezzi di quasi (quasi, ahimè) tutto prima di prendere… sapevo che il melone costava ma quella marca lì è sempre ottima e se non lo è protesto e me lo cambiano (già successo), i fichi erano caretti ma ne ho presi solo tre… i lamponi… si, ok, ma hai frutti di bosco non so dire no… vabbè, pago (non posso fare figuracce laddove mi conoscono tutti) e appena a casa guardo lo scontrino… i pomodori!


Cribbio, io avevo chiesto un etto di pomodorino rosso Pachino, no di pomodorino rosso Valentino!

Altro che fruttivendolo… boutique, dovrebbe dir l’insegna!

Il mio portafoglio si sente rapinato, e io pure.

Va bene l’euro qui e l’euro là, ma come cacchio si giustificano certi prezzi? Trasporto? Farabuttismo degli intermediari che aumentano spropositatamente il costo di frutta e verdura dal produttore (di regola sepre pagato poco) al negoziante? Grrrrrrrrrr…



 
 
 

SILVIUZZ VS. ORTOPEDIA

Post n°65 pubblicato il 13 Giugno 2007 da silviuzz
 



Lisa Gerrard - Now we are free



Sono libera! Sono liberaaaaaaaaaa!
Via il ces...gesso! Via il gesso!!!!
Yuppi duppi duppi duuuuuu!

Lo so, la chanson sopra è poco allegra però l'ho messa per cambiare dalle solite immagini (peraltro sempre finemente appropriate e ricercate, fateci caso) e poi c'azzecca per il titolo... e inoltre cari miei, lasciatemi ammirare in pace quel cattivone bistrattato di Commodo... tutte dietro ad inneggiare a Russel Crowe e lui poverino a singhiozzare sconsolato in disparte dietro le quinte (ah, caro il mio Joaquin Phoenix... se passi da queste parti contattami in pvt... sono disponibile a porgerti la mia spalla su cui piangere, basta che nell'abbracciarmi non stringi troppo)...

Comunque, dicevo... oggi... vualà, via il gesso! Appuntamento preso telefonicamente tre giorni dopo che me l'hanno messo per il 13 giugno, ore 8.20... al telefono il tizio con cui ho parlato mi ricordo ha anche detto "salga le scale e dal CUP vada a destra".

Bene. Arrivo puntuale. (Wow! Io? Strawow!). Arrivo. Do' il mio nome dicendo che avevo appuntamento. Mi siedo. Aspetto. Aspetto. Aspetto. Dopo un po' mi dico "ma che strano che mi mandino in radiologia prima che in ortopedia, c'è qualcosa che non quadra" anche se vedevo che c'erano altri col gesso in attesa lì... boh... so che a volte fanno i raggi sopra i gessi, ma se io dovevo toglierlo... però al telefono il tizio aveva detto così e ne sono certa... aspetto ancora un po', e quando si affaccia un infermiere gli chiedo info e lui mi dice gentilmente che se devo togliere il gesso l'appuntamento è sicuro in ortopedia, perché a loro non risultavo.

Bene, vado in ortopedia. Busso alla segreteria. Dico chi sono e che ho un appuntamento. La tizia dai capelli mechati che io avrei denunciato la parrucchiera (Rustyprof, mi hai contagiata!) mi guarda e mi risponde testuali parole "lei non esiste"... stavo per ribattere ironica "bè, no so, non sono un ectoplasma, sono qui in piuttosto tanta carne ed ossa, come fa a dire che non esisto? E' orba? C'è l'oculista qui di fianco! Ehe" ma ho pensato che il mio humour sarebbe subito stato frainteso, vista la greppiezza del soggetto che avevo di fronte... ci ho messo venti dico venti minuti a spiegarle che ho chiamato almeno sette volte il numero che mi aveva scritto il medico che mi aveva fatto il gesso (cioè il numero dell'ortopedia, ho scoperto poi) prima che... "impossibile! siamo SEMPRE APERTI! Il MARTEDI, MERCOLEDI' e VENERDI'!"... già già... SEMPRE APERTI... si si.. "non mi ricordo quando ho chiamato, sarà stato un lunedì, o un giovedì... non mi rispondeva nessuno..." "IMPOSSIBILE!" "...finchè non ho sentito il telefono fare un suono diverso, come di deviazione, e finalmente mi ha risposto un signore che mi ha dato appuntamento per oggi." "Impossibile... sotto il suo nome non c'è registrato alcun appuntamento! E neanche sotto le sue omonime!" ...io non ne potevo davvero più... "e allora con chi ho parlato? mi ha risposto l'uomo delle pulizie che passava di qui e che si è premurato di dirmi anche qual era l'orario libero per venire e che carte dovevo portare?"... mi ha guardato con fare sprezzante ed io ho ricambiato con sguardo altrettanto amorevole.

Insomma, non voleva credermi lei e nemmeno l'altra infermiera sopraggiunta dopo. Allora mi sono rotta le cosiddette scatole, ho tirato fuori il cellulare e ho detto che conosco la dottoressa XYZ (loro superiore) di cui ho il numero di telefonino, che provo a chiamarla così lei può confermare che non sono una ciarlatana che va in giro per ospedali a farsi togliere gessi alla rinfusa senza prendere appuntamenti e con lastre e carte del pronto soccorso contraffatte in mano. Questo le ha smosse un pochino perchè mi han detto di aspettare fuori che mi avrebbero "fatto sapere".

Dopo un po' mi chiamano dentro da una parte, mi tolgono il gesso e mi ributtano fuori, dicendomi di riattendere.

Riattendo.

Passa una buona mezz'ora e mi tornano a tirar dentro, stavolta da un medico che deve aver trovato la laurea dentro l'ovetto Kinder. Mi guarda la mano, gonfia, dolorante, informicolata. Mi piega il dito, "fa male qui?" "NO" "qui?" "NO" "qui?" "NO" "qui?" "NO"... tento di parlare ma continua a palparmi il pollice senza darmene modo... alla fine mi stufo e sbotto "senta, non mi fa male IL DITO, quello lo piego, e dalla base del dito in giù che ho un male cane... vede questo banalissimo movimento? (glielo mostro con la sinistra) non riesco a farlo!" ...mi guarda perplesso... "strano! Beh, veda di prendere antinfiammatori o per bocca o in crema e se per fine settimana non passa ci rivediamo"... CI RIVEDIAMO? CI RIVEDIAMO? IO e TE? TE e IO? AHAHAAH!!! CERTO, COME NO! Neanche le radiografie vecchie hai guardato! E di prassi se ne fanno di nuove quando togli un gesso (specie se è dolorante), e invece niente! MAVAFFAN(_!_), và!!! Ci rivediamo! Si si... tié!

Mi avete preso per una pezzente...
Ma una pazzente pagante però! Mi avete pure fatto pagare nel ticket, oltre alla rimozione del gesso, la "visita medica"... quale cxxxx di visita medica? Quale? Quale? Quella di due minuti nella quale il "medico" non ha guardato le lastre e ha tastato la mano dove non serviva... era una visita medica? E allora ditelo! Vergogna!

Che schifo, che schifo!


E pensare che un tempo l'ospedale del mio paese era uno dei migliori del Nord-Est... spero che per certi reparti lo sia ancora... ortopedia sicuro non rientra...


Comunque una piccola rivincita me la sono presa... vado al "CUP" a pagare il ticket ma vedo che la macchinetta che dà i bigliettini numerati è fuori uso... davanti a me avevo tre persone e ultima una ragazza incinta che mi guarda e mi informa gentilmente che è "out of order" e lei è la "101" (e non so perché ma mi è venuto da sorridere all'associazione mentale "carica dei 101" - "pargolo in arrivo"... spero per lei sia più tranquillo!)... ok, prossima mamma 101, Silviuzz 102... dopo un po' arriva una signora che smanetta un bel po' col marchingegno e allora io che ero quattro scalini più su mi giro e le dico con la mia bella voce tonante "non funziona... 103!"... al che mi sorride e mi si piazza dietro... arriva un altro signore, anche questo schiaccia che ti schiaccia e niente, nessuno apre bocca, e io sempre da dov'ero.. "signore, non funziona... 104!"... mi guarda, "sicura?" "certo!" e si mette in coda... e avanti così... "hai trovato un lavoro part-time!" mi sento dire... ultima una signora anziana che ci sentiva poco... calca, ricalca, pigia, ripigia... di quelli dietro di me, nessuno fiata, ormai il ruolo di "quella che dava i numeri" (ma va là?) era mio... alzando la voce faccio "signora? Signora, mi scusi, non funziona... lei ha il n°106!" "oh, grazie cara!"...in quello la sportellista che fino in quel momento stava aperta SENZA FAR NULLA si è alzata e con grandi falcate mi è passata davanti col rotolo della carta coi numerini per la fantomatica macchinetta in mano... dopo mezzora che mi sgolavo si è DEGNATA di alzare le cjapet... mi ha incenerita con lo sguardo... robe da raccogliermi con paletta e secchiello... ma... ma... ahhhhh, che soddisfazione!!! L'ho fatta lavorare!

Anche grazie a me, per qualche minuto, una piccolissima parte dei vostri soldini che vanno a finanziare i lavoratori statali inadempienti sono stati spesi per farli adempiere! ;o) (ridiamo per non piangere, dai!)


 
 
 

VIVE IL FRIÛL, VIVE I FURLANS (CHEJ VERS)!

Friuli Venezia Giulia
 

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A.A.A. LEGGI QUA!

Ehi tu!

Si, dico a te, scansafatiche che non sei altro!!! immagine


Non limitarti a leggere l'ultimo messaggio, fai uno sforzo, su... sennò sei un baluba qualunque! Tu non lo sei, vero? Sei meglio, vero?


E allora fai rombare il tuo mouse, fai sgommare la sua rotellina e... via! Fai rally tra i "tags" qui sopra!!! immagine

Ah! Che dici? Vedi strane sigle?
Si, è perché ci sono!
Significano:

H - Riflessione con humour

R - Riflessione "seria"

S - Suggerimenti


...non potevo raggruppare tutti i msg in tre soli tags, e così mi sono inventata 'sto schedario qua! Tanto precisina sul blog e sul lavoro quanto indescrivibilmente casinista nella vita privata... vammi a capire!

 
 

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Se sei triste
e vorresti morire,
pensa a chi sa di morire
e vorrebbe vivere.


Jim Morrison

 
 

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