La paura si alimenta vestendo di verità delle false esistenze!
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Post n°15 pubblicato il 26 Luglio 2015 da FlamineFurrinale
Riporto, subito sotto, più o meno, quanto detto all'interno della puntata di Quark del 23 luglio u.s., all'argomento "Come sta il mondo". Conclusione, in bellezza, del documento: “gli aiuti possono soltanto accelerare la fine della povertà”. Magari fosse proprio così. Intanto, invece, la povertà che si vorrebbe sconfiggere con i metodi riportati, ritorna prepotente, chissà come mai, in Italia, come in molti paesi della “ricca Europa”, con la Grecia in testa a rappresentarli tutti.
Non mi sento di avere dubbi: si tratta di briciole di piccola carità passata e dispensata come diamanti lanciati dal finestrino di un treno che corre senza fermate intermedie, una sorta di “toccata e fuga” di chi ha bisogno di mettersi un pochino in pace con la propria coscienza, con il sostegno di forbiti, e chissà quanto scientifici, palcoscenici televisivi.
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E che è pesantemente frustrante la consapevolezza quando è l'inconsapevolezza a determinarla.
Io penso che l'atteggiamente caritatevole corretto verso un povero non sia quella del "buon samaritano", ma quella di San Francesco.
SE aiuti un povero dandogli parte delle tue ricchezze non fai altro che umiliarlo, non potendo il povero ricambiare in alcun modo.
Se proprio desideri aiutarlo perché sei mosso da compassione, abbassati di fatto e di diritto al suo livello economico e sociale e poi dimostra cosa sai fare per tirarvi su entrambi...
A me il buon samaritano inteso come figura morale piace: potendo difficilmente assomigliare tutti a san Francesco, già riuscendo ad assomigliare di più al samaritano daremmo un contributo notevole al cambiamento di questo mondo.
A me il buon samaritano piace, per come viene descritto nella parabola, prima di tutto per il suo gesto: lui si prende "cura", non lascia soldi allo sventurato, si preoccupa della sua salute e delle attenzioni necessarie al suo ristabilimento (paga l'albergo per i giorni che necessitano), insomma, rimette in piedi quell'uomo. Poi, il samaritano non si sa chi sia, se ricco o no, a che classe sociale appartenga, dove sia diretto e cosa abbia per la mente in quel momento: sta di fatto che quel "prossimo" è diventato per lui la priorità di quel momento: le cose valgono secondo il posto che diamo loro nella nostra scala delle priorità, appunto.
Per come ci viene raccontato, ognuno di noi, volendo, lo può essere.
Se, come sosteniamo entrambi, mi sembra di capire, l'esistenza dello Stato come sistema di difesa di certe regole (qualsiasi regola) sia imprescindibile, coloro che lo governano dovrebbero comprendere e credere che si tratti del servizio più alto in termini caritatevoli, e molto del resto che tu ricordi non avrebbe più senso di esistere.