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“Non è normale che sia normale” lo slogan lanciato da Mara Carfagna,vicepresidente della Camera per la giornata dell’Onu contro la violenza alla donne, che invita i cittadini a condividere video e immagini che ricordano l’assurdità della violenza perpretata contro le donne, attraverso il contributo di molte figure rilevanti del mondo dello spettacolo, della cultura. Lo slogan appare molto incisivo, semplice e tremendamente vero, non è normale che sia normale fare violenza su un’essere umano in generale, ma visti i casi crescenti e preoccupanti di femminicidio, l’attenzione ogni 25 novembre viene rivolta alle donne sempre più vittime di molestie, abusi, violenze fisiche e psicologiche inaccettabili. Non è mai facile parlare di violenza, è sempre un tema che lascia una scia di amaro in bocca e non è semplice per chi racconta mantenere la distanza del racconto senza in qualche modo esserne colpiti e parlarne dunque con forte trasporto emotivo. I casi di violenza crescono vertiginosamente e lasciano sgomenti i retroscena, gelosia, incomprensioni non gestite in maniera matura. I rapporti affettivi appaiono sempre più complicati e controversi. Le frustrazioni accumulate inducono ancora a pensare che l’altro sia un possesso e che deve sempre e comunque fare e pensare ciò che vogliamo, niente di più sbagliato e al contempo assurdo. La violenza domestica non appartiene a nessuna categoria sociale, è trasversale, dunque non è legata a fattori di cultura, ma a stati profondi dell’essere che si ammala, snaturando le relazioni, i rapporti affettivi. La gelosia è in molti casi una delle cause scatenanti, “tu sei mia, mi appartieni”, nessuno è un’oggetto, nessuno ci appartiene per sempre. Siamo la società della rete, pesci ingabbiati da noi stessi, da cose effimere, richieste che facciamo anche a noi stessi irragiungibili. È di una tristezza disarmante dovere parlare di calci, pugni, atteggiamenti di persecuzione nell’epoca dove tutto sembra possibile, in molti casi invece manca la convivenza civile e rispettosa della identità e dignità. Troppo divario tra una tecnologia che cresce e riduce molti nostri sforzi e la mente umana che paradossalmente pensa meno e sente meno le emozioni. Siamo tutti responsabili di ogni calcio e pugno che si ripete dietro l’angolo della nostra vita senza che interveniamo dicendo per l’appunto: “ Non è normale che sia normale”, ognuno faccia le proprie riflessioni.
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