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L'UOMO CONSUMATORE/2

Post n°82 pubblicato il 22 Settembre 2014 da giansartoretto

 

 

E arriviamo al consumo intellettuale e a quello spettacolare, il cinema di consumo apre a tutti e due gli ambiti.

Siamo nella società dello spettacolo in cui lo spettacolo invade la scena della quotidianità: la quotidianità in sé è naturalmente ripetitiva, il sole non c’è 24 ore, ma c’è la notte e il buio e poi la luce, ci si alza e ci si spoglia per dormire tutti i giorni, in questa quotidianità ognuno indossa ruoli sociali con funzioni che portano alle carriere, nella società mobile ci sono anche più ruoli da indossare, più maschere da mettere diceva il letterato, e tutto questo ha uno scopo: riprodurre l’esistente come realtà di rapporti sociali che ogni giorno si ricreano per poi ritornare talvolta di notte dilatati dai sogni, lo scopo è l’esistenza come rappresentazione della vita quotidiana in cui si entra in un giro “vischioso” che condiziona il processo mentale di ogni individuo: volti, immagini e parole sono rappresentazioni del quotidiano visibile e sensibile in cui si costruisce il senso come struttura di significati che veicolano il comportamento, il dissenso che mette in piedi processi alternativi e il nonsenso che diventa patologia mentale, tutto ciò che si deve evitare per non cadere nelle trappole dell’esistenza/inesistenza, del corpo vivo in una mente consunta o quanto meno deperita. Mai come nella società dei consumi abbiamo consumi d’immagini che devono dare un significato, un senso compiuto. Le immagini sono al servizio dello spot pubblicitario che rappresenta una umanità piena di vita, sorridente, brillante,che si esprime con voce teatrale, che accompagna i figli in bicicletta e canta, che fa sontuose colazioni piene di vitalità esistenziale, da qui prendono corpo quelle commedie familiari (sit commedy) tutte improntate all’ironia e all’ottimismo. Gli spettatori s’attaccano come se ci fosse linfa da aspirare per migliorare le proprie prestazioni relazionali, intanto nelle società di massa o di comunicazioni di massa lo spot si accompagna a una massa di informazioni di qualsiasi tipo e a notizie snocciolate in continuazione in questo villaggio globale che è il mondo, con una socializzazione crescente dei processi di costruzione sociale e uniformizzazione e appiattimento delle differenze, un conforme modo di vedere ciò che è il bene, il paradiso e ciò che è satana, un avvicinamento di modi di fare e comportamenti religiosi, una mobilità impacchettata di corpi che si trovano a condividere nel silenzio e con i piedi fermi il trasporto mistico, sempre allietati da immagini e da parole che diventano slogans a volte immaginosi, altre volte più circostanziali. E’ un’invasione di dati trasportati per via elettronica in un saggio di dromologia applicata alla organizzazione del lavoro: la produttività è aumento di velocità e le immagini scorrono assieme alle parole in un impasto multiplo in cui gli stimoli che catturano l’attenzione sono decuplicati mentre invece la memoria diventa labile. Le notizie sono informazioni selezionate per la quotidianità che solleticano la curiosità talvolta morbosa, romanzi a puntate in cui ad es. la politica perde ogni specificità e diventa teatrino della stupidità manovrata ad hoc per aumentare le vendite, l’universo è drogato dal viagra dell’erezione continua dove tutto serve per suscitare clamore, la letteratura diventa gossip industriale dei vip, le immagini sono di supporto, il cinema e la letteratura di consumo si sviliscono in pratiche di immediato guadagno, di formule giuste per sbancare, ingredienti ben definiti per creare il best-seller: un po’ di simbologia medievale, uno spruzzo di thriller ad inseguimento per dare quel tal movimento, emozioni create dall’amicizia, dall’amore il tutto preparato a tavolino per i gusti delle grandi masse e funziona! Come se non funziona! Si può acquistare un programma per scrivere libri e sceneggiature articolandoli in maniera lineare o destrutturando la storia a seconda dei gusti partendo dal presente a ritroso o dal passato vennedo avanti a salti, scambiando i vivi per i morti e i morti per i vivi, con tutti i sensi attivati compresi i sesti, mentre funziona meno la letteratura di riflessione (noiosa) o le immagini di meditazione (pallose) tutto deve essere veloce e immediatamente comprensibile, codificare i messaggi facendo leva su bisogni anche ancestrali in maniera da essere decodificati con velocità, perché la velocità come detto, è la base della propria produttività nella quotidianità. Il consumo di massa si poggia sulla melassa sentimentale pruriginosa in cui ogni reattività è il rispecchiamento nella realtà di tutti i giorni.

Com’è oggi il cinema (di consumo?) Come è oggi la letteratura (di consumo)? Quali sono le loro caratteristiche? Un tempo entrambe erano universali, la letteratura era pervasa da gesta di eroi che affondavano nel mito dell’esistenza umana dei primordi, cantate in versi, poi con lo sviluppo della società borghese si era fatta romanzo, più o meno popolare, la letteratura costituiva un consumo sofisticato e d’élite di chi aveva privilegi di classe, i poveri non coltivavano lo “spirito” alto, erano avvezzi a “coltivare” per la pura sopravvivenza alimentare e tutto si svolgeva tra guerre continue che rifacevano i giochi di potere tra i gruppi sociali, da questo punto di vita la guerra portava ad un maggior cambiamento e a una maggior miseria per l’interruzione dell’attività agricola, mentre il cibo spirituale apparteneva alla Chiesa, la filosofia si confondeva con la teologia e il massimo che si poteva sviluppare era un bisogno religioso di affrancamento dalle miserie della vita umana che piano piano sarebbe diventato più laico-esistenzialista. (CONTINUA)

 
 
 
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