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La Poesia Perfetta

Post n°1046 pubblicato il 20 Giugno 2012 da nadalo72
 
Tag: poesia

Il cerchio si stringe nell’ipotetica circonferenza del tutto, accordando polverosi rintocchi d’arancio per il tramonto che è solo alba che celebra il tramonto che ricerca angoscioso l’alba…un susseguirsi di seguirsi o meglio inseguirsi per distaccarsi dal tutto… si  colma gaudente l’ultimo bicchiere vetroso appoggiato sul bordo della ringhiera, che di ruggine non ne vuole sapere.         (ma sa)

Distaccato dal tutto e dal susseguirsi delle onde di questo mare che rinnegano violente la loro triste sapidità, mi ritrovo nell’immenso vuoto che rigenera la fantasia, come se tutte le rondini apparissero in volo all’improvviso, come l’improvvisato battito d’ali che spicca e guizza dal mio cuore, come la curva che precede il rettilineo, come la ruota che lascia il solco, come il solco che traccia la nuova semina…

… il contadino ama ciò che verrà…

Tutto è limitato entro il limite di un tronco che germoglia a primavera, come se accettare nuovi pianti fosse facile, remissivo, rassicurante…come se il frutto disonesto che conosciamo,  si mostrasse  di nuovo sguardo nel guardare il possedersi di un orizzonte rimanere solo confine e non ostacolo… ma il guerriero che balza la paura attinge dal coraggio ogni flebile illusione, sputando sulla terra infiammata piccoli particolari che differenziano dall’eccezioni… ritorno bambino nell’otre della madre…che osserva ma non conserva…che perdona ma non risparmia, che parla ma non sibila silente il segreto degli astri che si gramolano nelle volte delle nuvole.

Bisbigliar segreto a notti e ombre, rimaner ombra per candele chiuse, rifiutar offerte che di oro hanno solo lo  sfavillare... … lumache lente nella lentezza della loro bava, il pescator che insegna l’esca al pesce, contrario e uguale, la contesa si rinnova nuova all’anima che non affoga ma impara.

Essere qualcuno nell’essere nessuno, lasciare un gesto che diventa segno, perfezionare la tolleranza dell’anonimo che nel buco si ostina a occultarsi e la sua espressione ricorda una lacrima su gote represse rigate di tristezza, come la sabbia che di mattino si bagna di speranze, come la nota che accorda lo strumento, come la farina che precorre il pane, come il primogenito che diventa concreto, come la pazzia che si include nel genio, come la purezza che scivola dal candore, come il chiodo che doloroso ferma il polso sulla croce, come la croce che accoglie sangue e coaguli d’introspezione…muta e sbraitante l’agonia si ripete, ripetendo la storia che diventa l’attualità del progredire.

Riassettare il tempo perduto che chiamano passato, presentarsi con sembianze nuove, rinnovare le primizie che riposano nelle rughe eccentriche degli sguardi e confermare il tutto, riposando quando è sera se la sera contempla la possibile luce che intuisce lo spiraglio.

Questa è la poesia perfetta…che si muove nel cervello e si svincola variabile nelle mie parole.

Fine , finale…fremito.

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