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Contro la mafia due esem... »

Far crescere la cultura del coraggio e del rifiuto del ricatto.

Post n°1 pubblicato il 04 Gennaio 2009 da giovannipuglisi2

(Da Scuola e cultura antimafia - Dic 2008)

Da Confindustria arriva un forte e ammirevole segnale di sensibilità etica e di responsabilità d'Impresa, una lezione di stile per un politica che si limita da anni a proclamare ciò che non ha voglia di fare. Il conferimento al cavaliere Antonello Montante di una delega ad hoc per il coordinamento con le istituzioni e le Associazioni territoriali nella lotta alla criminalità e per la collaborazione con le Prefetture nella sottoscrizione  di "Protocolli di Legalità" conferma come l'unico sviluppo economico possibile passi per la cultura e il rispetto comune delle regole

Esemplare è stato il caso di Vincenzo Conticello, titolare della famosa e storica “Focacceria San Francesco”, che ha avuto il coraggio di denunciare i suoi estortori che sono stati processati e nel 2007 condannati a diversi anni di carcere. “Per sconfiggere il racket occorre denunciare gli estortori, più si denuncia, più si vince questa battaglia contro il crimine»: questo è il chiaro messaggio di Conticello.  Certamente c’è il precedente dei commercianti di Capo d’Orlando che organizzati da Tano Grasso, sono riusciti a sconfiggere l’attività criminosa della mafia locale: sinora si era però trattato di un caso isolato seppure relativo ad un intero paese. Di recente e non solo in Sicilia altri imprenditori hanno denunciato i loro estortori mafiosi  dando alla magistratura ulteriori elementi per assestare colpi all’organizzazione. L’importanza di questi avvenimenti consiste  nel fatto che la mafia rischia di vedersi tolto l’ossigeno che le consente di prosperare, cioè quelle somme di denaro che poi utilizza per affari più lucrosi come  quelli relativi all’acquisto ed allo spaccio degli stupefacenti o che investe in  affari tra cui l’apertura di grandi centri commerciali alcuni dei quali di recente sotto l’attenzione degli inquirenti.

   E’ nell’ambito delle trasformazioni e rivoluzioni economiche che si sono capovolti rapporti sociali che vedevano da una parte sfruttati e dall’altra gli sfruttatori: Che cos’è la mafia che nel tempo ha tiranneggiato i contadini ed i braccianti ed ora i commercianti e gli imprenditori se non quella parte della società che svolge in certe circostanze storiche il ruolo parassitario di sfruttatrice come una volta coloro che facevano pagare i pedaggi o che pretendevano la decima? La mafia è probabilmente ancora oggi presente in  quasi tutti i comuni della regione, anche nei piccoli centri dove non vi sono i grandissimi  affari ma dove si condizionano le scelte degli organi di governo locale, si influenzano gli appalti e si controllano le imprese , si impone il pizzo al piccolo commerciante. Ecco perché diffondere su tutto il territorio la cultura del coraggio e il rifiuto di sottostare ai ricatti è importante non solo per tutelare le attività commerciali ed imprenditoriali, è importante perché significa togliere il brodo di coltura all’organizzazione mafiosa che ha soffocato con la sua attività criminosa lo sviluppo di una sana e diffusa attività imprenditoriale in Sicilia. E’ da riprovare quindi il comportamento di quegli imprenditori non isolani che a detta di alcuni magistrati, prima di iniziare la loro attività in Sicilia, cercano di contattare esponenti della mafia per mettersi “ a posto”: pagare subito cioè per non avere successivamente rapporti conflittuali con l’organizzazione criminale. Tale comportamento non solo da riconoscimento alla mafia, ma probabilmente rientra nel novero dei reati.     

   I comportamenti  degli imprenditori e dei commercianti ostili alla mafia vanno pertanto incoraggiati e sostenuti sia  con il potenziamento degli interventi previsti dalla legge, che indennizza le vittime delle estorsioni, sia attraverso il sostegno della società civile: coloro che si oppongono all’estorsione mafiosa non devono essere lasciati soli né devono sentirsi soli. Devono percepire che il loro atto di coraggio trova l’approvazione ed il consenso della parte sana della società.

   Alla scuola il compito di  portare a conoscenza dei giovani gli esempi di ribellione alla mafia per far crescer una coscienza libera e per fare uscire dalla rassegnazione.   Imprenditori e commercianti ( circa trecento già aderiscono ad “Addio pizzo”), hanno dimostrato che alla mafia, che si arricchisce sulle spalle della gente che lavora, si può dire di NO !  Giovan B. Puglisi

 

 
 
 
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