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SCIENZA: FINO A DOVE PUO' ARRIVARE?

Post n°68 pubblicato il 07 Settembre 2007 da luceisa
 

La notizia del via libera in Gran Bretagna agli esperimenti scientifici sulle cosiddette staminali-chimere (creati trasferendo materiale genetico umano dentro un ovulo di bovino privato del suo Dna) ha fatto esplodere, come era prevedibile, la polemica anche nel mondo scientifico e culturale italiano, dove i partiti dei "favorevoli" e dei "contrari" si fronteggiano aspramente. Numerose le voci che si sono alzate sia a favore ma ance contrarie a questa nuova frontiera della ricerca.
«Nessuno vuole usare questi embrioni per produrre bambini-chimera. Obiettivo degli scienziati inglesi é solo prendere le cellule staminali, metterle sotto il microscopio e studiare finalmente malattie come Alzheimer, Parkinson e sclerosi laterale amiotrofica», afferma Giuseppe Novelli, professore di genetica all'Università di Tor Vergata in un'intervista a Repubblica. Secondo il ricercatore l'allarme intorno alla decisione inglese é eccessivo: «Nessuno di questi embrioni finirà nell'utero di una donna, non ne nascerà alcun bambino a metà fra uomo e mucca: le incompatibilità fra il nucleo della cellula e la parte circostante, il citoplasma, sono troppo grandi. Il feto non si svilupperebbe mai. L'obiettivo dei ricercatori inglesi é solo quello di ottenere staminali e l'uso degli ovociti animali é imposto dalla carenza di quelli umani». Parere positivo anche dall'Associazione Luca Coscioni: «una notizia doppiamente positiva, perchè si apre una concreta strada di ricerca contro malattie, come Alzheimer e Parkinson, che colpiscono decine di milioni di persone» e «si crea una soluzione alternativa a quella di incoraggiare migliaia di donne a donare i loro ovociti», ricordando anche come in Italia si è fermi ancora sulla discussione della legge 40. Di tutt'altro avviso un esponente del mondo cattolico come mons. Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che parla nettamente di «atto mostruoso contro la dignità umana». «È necessario - aggiunge il prelato - che la comunità scientifica si mobiliti quanto prima. Riteniamo che anche questo governo britannico abbia ceduto di fronte alle richieste di un gruppo di scienziati certamente contro la morale».
Si dice «stupita» che si sia giunti in Gran Bretagna a consentire la ricerca su embrioni-chimera sulla base di un sondaggio fatto sulla popolazione Maria Luisa Di Pietro, professore di bioetica alla facoltà di Medicina dell'Università Cattolica e presidente del comitato Scienza e Vita, che minimizza i possibili risultati scientifici dell'esperimento inglese: «Si studierebbe una realtà embrionale profondamente alterata, composta da Dna umana e Dna animale, cellule non esistenti in natura, con il rischio del superamento delle barriere tra specie umana e specie animale».
Contesta l'aspetto scientifico della ricerca anche Angelo Vescovi, ricercatore del San Raffaele e dell'Università Milano-Bicocca. «Avremo un embrione ibrido che parla la lingua degli uomini ma è alimentato da una centrale energetica che parla la lingua delle mucche. Mi sembra una complicazione assurda, un'aberrazione», dice a Repubblica. «Perchè - chiede Vescovi - fare tanta fatica e affrontare tanti problemi per ottenere un modello fallace proprio alle sue fondamenta?». «Esistono invece - prosegue lo studioso - strade più promettenti per raggiungere lo stesso obiettivo sulle quali sta lavorando un gruppo di ricercatori giapponesi che ha già dimostrato la serietà dei suoi studi». Voci contrastanti quindi con un unico comUne denominatore, cioè la domanda, dove può spingersi la scienza?

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michelerana2
michelerana2 il 07/09/07 alle 19:53 via WEB
cari LuceIsa un bel post completo...lo integro con una articolo del sole 24ore di altri due scienziati... Ma non è una «chimera» • da Il Sole 24 Ore del 6 settembre 2007, pag. 8 di Elena Cattaneo e Giuseppe Testa Il trasferimento di cellule e geni tra speci diverse costitui­sce ormai da decenni un caposaldo della ricerca biomedica. Solo tre esempi, significativi: l'insulina prodotta dai batteri a cui è stato inserito il gene uma­no dell'insulina, (con enorme beneficio per i malati di diabe­te, che prima dovevano utiliz­zare, con gravi problemi, insu­lina estratta da animali); i tra­pianti sperimentali di cellule umane nel cervello di topo, che hanno fatto da apripista al­la possibilità del trapianto cel­lulare per il trattamento delle malattie neurodegenerative umane; infine, gli esperimenti di trapianto di cellule tumorali umane nei roditori, per studia­re vari aspetti della biologia dei tumori. La parola "chimera", però, suscita nell'immaginario co­mune l'idea della creazione di creature fantastiche, che combinano gli aspetti di varie speci in maniera spesso grottesca o minacciosa. Questi esempi di chimere mitologiche non han­no tuttavia nulla a che fare con gli attuali sviluppi della ricer­ca biomedica, dato che lo sco­po di questa non è la creazione di nuovi animali ibridi, bensì lo studio, nelle primissime fasi dello sviluppo embrionale, del comportamento di cellule o materiale genetico umano. Gli studi a cui l'autorità in­glese ha dato il via libera ri­spondono all'esigenza di tro­vare modi alternativi e più effi­cienti per riprogrammare il materiale genetico delle cellu­le umane adulte, consentendogli di riassumere le proprie­tà delle cellule staminali em­brionali più primitive e quindi più plastiche. Lo scopo è dupli­ce. Il primo è lo studio dei mec­canismi di base che permetto­no al genoma specializzato di una nostra cellula matura (ad esempio di una cellula della pelle che sa essere solo pelle) di riassumere le capacità fun­zionali proprie anche di altri tipi cellulari (per esempio otte­nere, da una cellula della pel­le "ristaminalizzata", una cel­lula neuronale). Il secondo è più applicativo e deriva dalle difficoltà pratiche e per alcu­ni etiche di usare ovociti uma­ni, in eccesso o donati, per "ri-staminalizzare" le cellule umane adulte. Per la maggior parte delle malattie umane di cui non comprendiamo i mec­canismi il principale ostacolo è la scarsità di materiale cellu­lare su cui impostare la ricer­ca. Il via libera dall'autorità in­glese risponde esattamente a questa esigenza.
 
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