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O Signore, la cui voce sento
nei venti
e il cui respiro dà vita
a tutto il mondo,
ascoltami.
Vengo davanti a Te,
uno dei tuoi tanti figli.
Sono piccolo e debole:
ho bisogno della tua forza
e della tua saggezza.
Lasciami camminare
tra le cose più belle
e fa’ che i miei occhi ammirino
il tramonto rosso e oro.
Fa’ che le mie mani rispettino
ciò che tu hai creato,
e le mie orecchie siano acute
nell'udire la tua voce.
Fammi saggio,
così che io conosca le cose
che tu hai insegnato,
le lezioni che hai nascosto
in ogni foglia, in ogni roccia.
Cerco forza,
non per essere superiore
ai miei fratelli,
ma per essere abile a combattere
il mio più grande nemico: me stesso.
Fa’ che io sia sempre pronto
a venire con Te,
con mani pulite e occhi diritti,
così che quando la vita svanisce
come la luce del tramonto,
il mio spirito possa venire
a Te senza vergogna.
Preghiera di Yellow Lark, capo indiano Sioux
Da bambini si è se stessi e si sa e si capisce tutto, come dei piccoli profeti. Poi all'improvviso accade qualcosa e si cessa di essere se stessi, si diventa ciò che gli altri costringono a essere. Si perde la saggezza, e l'anima. Jean Rhys
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« Arte contemporanea | Cupi condizionamenti » |
CONTENUTI E FORMA
Quando viene a non essere chiaro il suo contenuto
l’arte si rifugia nell’indeterminatezza della forma
e la stessa distorsione
o astrazione esprimono sostanza
Nel secolo appena scorso si è venuta a definire con sempre maggiore supremazia il prospetto di un’ arte puramente formale. Ora, credo che sia maturato il tempo di chiedersi quanto in una espressione artistica valga la sperimentazione e quanto una ricomposta finalità, e cioè: in arte è più apprezzabile la ricerca o l’ interpretazione di un fine?
O ancora esprimere se stessi attraverso l’arte o trasformare se stessi attraverso di essa?
Credo che il massimo consista nel conciliare le due forme!
A che servirebbe continuare indefinitamente ad errare quando possiamo rintracciare la strada entro cui riprendere un cammino?
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