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Fili, scoperti.
Post n°125 pubblicato il 06 Aprile 2009 da gizzoragno
Camminare, e poi correre. Di questo ho bisogno. Questo mi ci voleva. Mettere su le scarpe, una maglietta, e andare. Un passo dopo l’altro, niente al mondo è più semplice. Eppure mancavo da questo da mesi. E’ la messa a terra del mio sistema, scarico energia statica crepitante, quella, per capirci, che tira gli scherzi quando non te lo aspetti. Una pressione crescente, giorno dopo giorno, dietro la nuca, l’avverti quando lo stesso lavoro diventa pesante. Arriva il sospetto quando non ricordi il gusto di ogni giornata. E’ manifesta quando l’insofferenza esce con bestemmie tra i denti ad ogni parola pronunciata dal tuo capo. La mia vita si azzera ogni volta che infilo, un balzo dopo l’altro, un metro o due alla volta. Si livellano i pensieri, i numeri smettono di girare e diventano leggibili come prendere la misura della velocità sul mare calmo. E allora lascio in bocca il gusto del mio amaro preferito alla fine del pasto, prima di andare a domani, e ripenso a quanto sono stronzo. Alla fine è proprio la parola giusta. Lascio sedimentare le parole, le avverto sul palato, misuro la distanza tra di loro. Non sono nelle condizioni di contaminare la vita di nessuno, sono ancora contagioso, alla fine dei conti. Ci vuole spazio, ancora. Ti chiedo ancora scusa, per questo mio essere intermittente, per averti dato la scossa, ed essere rimasto ancora filo scoperto. Spero uscirà qualcosa di buono, prima o poi… spero troverò il modo di incanalare la corrente prodotta da questo mio generatore difettoso capace per ora solo di sprechi e non di luce, di energia. Un pozzo di petrolio incendiato, come mi sento. Lascio te e il tuo spazio intatti qui, accanto a me, ovunque, come è stato finora. Ci saranno ancora mareggiate esaltanti da guardare insieme, lontani chilometri uno dall’altra. Ci saranno immagini che scatterò di te, in giro, senza che mai tu lo saprai. Ci sarà la consapevole paura di non vederti più, insieme con tutta la precarietà delle cose che puoi perdere, con la quale tu sai io convivo. Senza aggettivi, senza altri giri di parole. Sarai qui, quando non saprò neppure se davvero era una prigione oppure solo una tastiera troppo immensa da non sapere come cominciare a suonarla. Sarai qui, anche se avrai scelto perfettamente la tua felicità, il tuo vestito, la tua canzone. Io scelgo ora le mie comiche, e andrò con loro dove mi aspetta lo show. Questa dedica è per te, prima della prima del tour, che la sentano tutti. Abbi sempre cura di te. |
Inviato da: gizzoragno
il 29/09/2012 alle 11:13
Inviato da: Giulia_live
il 27/09/2012 alle 17:49
Inviato da: gilio2
il 09/09/2010 alle 10:42
Inviato da: gilio2
il 24/08/2010 alle 11:35
Inviato da: gilio2
il 10/03/2010 alle 22:04