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Post n°122 pubblicato il 04 Marzo 2009 da gizzoragno
Con il braccio della gru che cammina, con i suoi fari accesi là dietro il muro del porto, rientro a casa, ed amo. Amo questa vita, la amo per tutte le facce che mi offre. Amo le persone, quelle che ho scelto e quelle che hanno fatto lo stesso con me. Amo anche il mio lavoro, tuttora, nonostante le complicazioni e il senso dell’obbligo che gli è attaccato come un’ombra. Amo anche il concetto di precarietà, totale, completo, che di vivere è il sinonimo: perché senza di esso non avvertirei suoni e sapori. Amo tutti i piatti che ho assaggiato, amo anche quelli che ho gustato raccontati da voi, e persino quelli che non assaggerò mai. Sono riferimento certo del mio essere in un posto, oppure in un altro, con un me passato, e presente. Amo ogni musica, ho la fortuna di avere con me ancora cuore e l’idea di armonia. Tanto mi basta per emozionarmi con qualsiasi nota io possa ascoltare. Amo i tutti posti che ho visto, quelli che tocco con mano, quelli che buoni narratori mi hanno saputo far arrivare, e quelli che desidero respirare, quando potrò, un giorno. Amo l’idea delle cose al posto giusto, perché sono poche, e costa fatica metterle dove devono stare. Amo il completo caso che distribuisce e toglie, perché è per lui che sono qui, dentro un vestito mio. Amo ridere, ogni istante che ho potuto farlo è stato una scintilla di vita pura. Amo perdere tempo, è piacere immenso proprio perché sempre meno facilmente è possibile concedersi accidia. Amo leggere, non mi basterà la vita per conoscere quanto non vedrò mai, né incontrerò di persona, ne mai potrei immaginare, oltre queste mie insulse pareti. Amo quel poco che di buono può uscire, da queste mie mani, quando scatto, quando suono, quando scrivo. Per me è importante ricordare domani chi sono stato oggi. Amo poter esserci per te, nonostante io mi consideri sostanzialmente un pigro, o forse semplicemente un egoista. Anche in questo modo riesco a guardarmi allo specchio, senza dover abbassare gli occhi. Amo immaginare che ci sei, anche se adesso non sei qui. Ti immagino a prender per le palle la tua felicità. Amo la mia solitudine, con una equazione che non comprendo in qualche modo si trasforma in energia. Ed è proprio così.
Sono qui. E’ pazzesco. Ne vale la pena.
Qualsiasi cosa sia. |
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