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La proscrizione della Giustizia

Post n°14 pubblicato il 15 Novembre 2009 da lukasky

Perchè¨ mai un uomo qualunque, quello che comunemente viene definito "l'uomo della strada" e che partecipa alla comunità  indefinita e indefinibile della "società civile" dovrebbe trovare la necessità  e forse il dovere di far sentire anche la sua debole voce in un contesto così¬ disperso come quello di internet? Particella atomica della moltitudine, ha la medesima capacità  comunicativa di un passante che si mette ad urlare sulla autostrada, indirizzandosi ad un pubblico viaggiante su velocissime automobili. Eppure ciascuno di noi come parte del tutto ha un compito irrinunciabile nella nostra società , a qualsiasi livello operi. Non possiamo lamentarci di quello che la società  non ha fatto o ha mal fatto nei nostri riguardi, se prima non ci siamo domandati cosa mai abbiamo fatto noi per la società . E non basta per sentirsi assolti l'avere apprestato il proprio voto (talvolta anche per motivazioni che noi stessi glissiamo a giustificare moralmente) in occasione delle ricorrenti consultazioni elettorali. Nessuno di noi ignora quali sono le criticità della nostra società civile (civile si fa per dire): la corruzione e l'inefficienza delle nostre istituzioni sono peculiari del nostro paese, dove larga parte del territorio dello Stato è¨ fuori controllo delle istituzioni ed in mano al più¹ forte potere economico e politico dell'Italia,la mafia, e larghe clientele politiche si alimentano con la corruzione e la collusione con la mafia, dove il senso della eguaglianza e della giustizia sono irrise da  componenti della società  che si identificano con la stessa classe dirigente, dove la speculazione prevale sul lavoro e sulla produzione. E dove le disuguaglianze di classe tendono ad aumentare piuttosto che a ridursi, per effetto delle politiche attuate. La legge che in questi giorni viene contrabbandata come riforma della giustizia, per la salvezza indecorosa di pochi, mette non a rischio ma a sicura fine quel poco che rimaneva della certezza della pena per delitti di estrema gravità  sociale, primi fra tutti i delitti di corruzione e di bancorotta fraudolenta, di evasione fiscale , di ricettazione e riciclaggio di denaro sporco e reati collegati. Per assicurare l'impunità di pochi individui (o un solo individuo?) baciati dalla fortuna di potere influire sulla legiferazione, a causa della giusta censura della Corte costituzionale si è¨ reso in ultima istanza necessario approntare, da parte delle stesse persone (o della stessa persona?) che avrebbero dovuto e non vogliono sottoporsi al generale principio del giusto processo, un altro provvedimento ancora più¹ disastroso del precedente, che assicura l'impunità  tombale di alcune tra le più¹ vaste categorie di delinquenti di massimo pericolo sociale: corruttori, bancorottieri ed evasori fiscali (e per il fine voluto non era possibile altrimenti evitarlo, perchè i reati del superiorem non reconoscentem erano per l'appunto i medesimi.) Ed allora? tutti zitti. Perchè¨ il leader maximo ha avuto il consenso degli italiani ed ha i sondaggi manipolativi del consenso costantemente favorevoli. L'assunto di partenza è¨ che non esiste un principio di giustizia da far valere con garanzia di terzietà  e indipendenza da parte del giudice, perchè¨ il giudice non può² giudicare chi è¨ stato investito dalla grazia dello spirito elettorale. Vale invece il giustizialismo della maggioranza come ordalia politica. L'eletto ha sempre e comunque ragione, perchè¨ se non l'avesse con la logica giuridica potrebbe comunque avvantaggiarsi della forza del potere conquistato. Vae victis! I prossimi processi si auspica che nel glorioso futuro imperiale possano essere celebrati con il televoto a mezzo del telecomando del digitale terrestre, preferibilmente su una rete mediaset. Auspice la mafia, che grazie al telecomando ha segnato il solco del progresso allorchè¨ amministrò² la sua giustizia nei confronti di alcune toghe, suggerendo nel coprirle di sangue l'aggettivazione di toghe rosse, aggettivazione molto cara a molti tesserati della loggia P2. D'altra parte niente di nuovo sotto il sole della cara nostra repubblica delle banane. Tutto quello che di male si dice oggi della magistratura lo aveva anticipato parola per parola l'imputato Riina in una famosa dichiarazione al suo processo, allorchè¨ aveva affermato come la mala giustizia nei suoi confronti era opera di macchinazione dello stato fuorviato dai comunisti. In quella dichiarazione il "Maestro" sperava forse che la fiaccola della rivolta contro lo Stato comunista venisse raccolta da uno dei numerosi seguaci di Gelli, per una riedizione in un primo maggio futuro di un'altra Portella della Ginestra. Ma la fantasia gli ha fatto cilecca. Non esiste più¹ alcuna necessità  di operare sommosse per l'eversione. L'eversione si appronta con disegni di legge governativi, dal momento che il vecchio discepolo di Gelli legittimamente risiede a Palazzo Chigi e i veri eversori della futura repubblica presidenziale sono coloro che pretendono la difesa ad oltranza dello stato di diritto, essendo relegati tutti all'opposizione.








 

 

 

 
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