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I colonnelli a Porta a Porta

Post n°18 pubblicato il 17 Marzo 2009 da fiammacaserta

 

La sera del Lunedi 16 Marzo sono sbarcati i colonnelli da Vespa; non erano purtroppo quelli greci degli anni Sessanta ma quelli dalle cosiddette palle di velluto, come li definì a suo tempo la Santanchè.
Motivo della loro presenza lo scioglimento di Alleanza Nazionale. La cosa ha indubbiamente un notevole interesse per le conseguenze che ricadranno sul già misero scenario della politica italiana, anche se a livello strettamente personale la cosa non alcun rilievo dato che quel progetto, nato nel lontano 1995, non ci hai mai interessato.
Non certo per motivi di rancore o di indifferenza verso un partito che comunque almeno all’inizio ha registrato alcune adesioni di notevole spessore intellettuale come quelle del filosofo Domenico Fisichella o di Zeffirelli.
AN non ci hai mai appartenuto in quanto ha rappresentato un taglio, netto, deciso e voluto con il post-fascismo, significando il superamento, di alcune politiche che noi della Fiamma rivendichiamo ancora, si pensi alla socializzazione e alla realizzazione dello Stato Nazionale del Lavoro.
Quello che a parole doveva essere un superamento (la cosiddetta uscita dalla casa del padre), in realtà con il tempo è diventata un’abiura trasformatasi poi in una offesa ad un passato che ancora appartiene ad un certo numero di elettori.
Negli ultimi tempi anni l’offesa ha assunto i tratti del ridicolo, per via dei quotidiani ‘strappi’ del presidente della Camera Fini, che con l’intento di defascistizzare quel che poco che c’era di nero in AN, ha più volte rischiato di collocarsi quasi a sinistra del PDL, ossia dalla parti del PD, cosa che tra l’altro non augureremmo nemmeno al nostro peggior nemico.
E così mentre il Gianfranco nazionale difende con il coltello tra i denti i diritti degli immigrati per di più clandestini, i suoi sodali si sono presentati a Porta a Porta per un ultimo saluto ad AN(ale).
Ciò che più mi ha colpito del dibatto in studio sono state le risposte dei vari Matteoli, Ronchi, Gasparri, Alemanno , Bocchino e Meloni al perché in gioventù scelsero di militare proprio nel MSI.
Le risposte erano di una mediocrità ed una approssimazione forse fin troppo voluta: chi sceglieva il MSI per motivi di famiglia, chi per urlare la propria opposizione al pensiero unico comunista, chi perché morirono Falcone e Borsellino. Questa ultima era la motivazione delle Meloni la quale dovrebbe spiegarci perché nel 1992 entrò nel MSI invece di iniziare una carriera nella magistratura o tentare un concorso in polizia dove forse avrebbe fatto meglio.
Ancora più ridicola fu una dichiarazione di Gasparri lo scorso anno riguardo al saluto romano. In pratica l’italico colonnello disse che nel MSI si usava salutare romanamente per opporre a mò di sfottò un saluto diverso a chi da sinistra faceva il pugno chiuso.
Insomma nessuno ha avuto il coraggio di dire una cosa semplice che tutti sanno: si entrava nel MSI perché spinti da uno spirito cameratesco, perché si ammirava il Duce, perché si credeva in un riscatto della Nazione dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale.
In definitiva perché si era FASCISTI, parola che noi adoperiamo senza remore e che ci da un motivo in più per vivere fra le rovine del mondo moderno.
Il dibattito nel salotto di Vespa si è poi tramutato in un allegro chiacchierata tra amici: da una parte gli ex fascisti ormai pentitesi dei propri peccati di gioventù e dall’altra un Piero Sansonetti contento della loro redenzione e un Pansa sempre più emblematico (quando capirò per conto di chi scrive certe cose così scottanti e per quale motivo lo fa forse sarà morto da un pezzo).
Tutti felici e contenti che i fascisti sono stati liquidati e che l’odioso vizio di alcuni italiani non è entrato più nel parlamento.
Detto questo la fine di AN e la l’entrata di questi signori nel Partito Popolare è l’ultimo sacrilegio al quale dovremmo assistere. Il brutto è che ancora una volta avrà il plauso degli elettori, di quei tanti elettori che ancora oggi usano chiamarsi camerati.
Non esiste solo una cattiva politica, ma esistono anche un cattivo elettorato, come quello italiano.
Un elettorato che non si informa o se lo fa lo fa molto male e approssimativamente; che usa il voto come mezzo per concessioni o favori; e che in definitiva diciamocelo spesso poco comprende di politica.
Il sottoscritto non si considera nè un politologo nè un consumato politico ma almeno riconosce i casi più eclatanti di svendita delle ideologie,anche se non consoce ancora il prezzo di tale commercio.

 

 

 

 
 
 
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